La Scuola dell’Anno Sabbatico

La Scuola che sogniamo

Scuola Anno Sabbatico. agricoltura biodinamica

di Francesco Cappello

Nell’accezione comune un anno sabbatico è un periodo di interruzione nella carriera di una persona, allo scopo di dedicarsi ad una particolare attività, diversa da quella in corso, lavorativa e/o di formazione, e di esaudire un desiderio.

Per estensione potremmo intendere l’anno sabbatico come un periodo di pausa volontaria percepita come necessaria nel normale corso della vita di una persona.

Perché, in determinate circostanze della nostra vita, fermarsi può essere una buona idea?

È importante riuscire a guardarsi e vedersi, come dall’esterno, nel flusso della vita che stiamo attraversando, ossia in terza persona.
A determinare gli eventi salienti della nostra vita, insieme ai vincoli, alle limitazioni e alle opportunità, concorrono a pari merito le nostre paure e i pregiudizi che coltiviamo sulle nostre possibilità.
Molto spesso abbiamo necessità di conoscerci meglio, sapere chi siamo, chi vogliamo diventare. Essere però costantemente immersi in contesti assordanti, in cui prevale la sensazione che sia tutto urgente e non procrastinabile, non aiuta.
Rischiamo oltretutto di vivere saturati da un eccesso di stimoli visivi ed uditivi, causanti frastornamento e ottundimento delle nostre percezioni che possono impedirci di vedere, di ascoltare e di rielaborare efficacemente quanto ci accade e ci viene offerto. Necessitiamo viceversa di diventare consapevoli degli innumerevoli inviti, sotto forma di proposte, che la vita sa farci, impedendoci di sprecarli.
Avremmo bisogno di sperimentare uno stato di grazia percettiva che ci sappia rendere capaci di cogliere l’immensa ricchezza delle possibilità del fare, del contemplare, del divenire e dell’essere.

Anno Sabbatico

La pausa rompe la continuità. Se dapprima essa potrebbe essere vissuta, soprattutto se forzata, quale elemento di rottura dell’ordine precedente e quindi come elemento disordinante, se non di vero e proprio caos – successivamente – nel suo crogiuolo, si fa strada un altra modalità di ascolto delle cose dell’esperienza personale e di gruppo, uno sguardo rinnovato che permette la focalizzazione di ciò che prima non era ancora visibile anche quando esso fosse già latente in un sottostante livello di coscienza.
La pausa consente l’emergere della visualizzazione della trama delle cose in cui si è svolto sino a quel momento il nostro vissuto, quale passaggio obbligato verso un altro stato di coscienza dal quale risulti naturale quell’assunzione di consapevolezza che ci permetterà di vederci nella storia di cui siamo parte, consentendoci infine di individuarci più esattamente, più felicemente.

Pausa è sospensione del tempo

È liberazione dal suo fardello quotidiano che continuamente ci sovrasta ed opprime tenendo compresse le nostre facoltà percettive ed intuitive più nobili e potenti. Immaginazione, contemplazione, sogno e creatività abitano fuori dal tempo.
Un amore eterno è tale essendo, anche etimologicamente, in grado di condurci fuori dal tempo. Esso è vissuto, infatti, in uno stato in cui il tempo ha smesso di pesare, divenendo per l’appunto sospeso. Confondere eterno con di durata infinita risulterebbe del tutto fuorviante.
Tutte quelle condizioni in cui sperimentiamo l’eternità quale liberazione dalla schiavitù del tempo sono condizioni felici. Sostare nel qui ed ora ci consente l’uscita dal tempo e l’ingresso nella condizione propria della contemplazione, dell’immaginazione creativa, nel sogno che si fa progetto.
Avviene ogni volta che sorpresi, esclamiamo: si è fatto tardissimo senza che me ne sia potuto rendere minimamente conto! Accade in certe feste, nel processo della genesi, della produzione e della fruizione artistica ed in generale in tutte quelle condizioni in cui esercitiamo la nostra creatività, nel contesto di una relazione di amore, una conversazione, etc..

Sosta e ripartenza nella giusta direzione

La pausa non è un semplice fermarsi; equivale a porsi nel punto fermo del mondo che ruota, al centro della piattaforma girevole, sulla giostra della vita. È l’ingresso in un altro stato dell’essere in cui diventano dominanti la percezione del presente, del qui e ora, che permettono di vederci immersi nel miracolo del vivente, nella meraviglia dell’esistenza, un’esperienza d’estasi che ci è normalmente preclusa.
Un qui ed ora che è un’uscita dal flusso del tempo e dal movimento nello spazio. Si tratta di un vedere in compresenza momenti diversi della propria esistenza in un quadro unico complessivo che si fa ora visibile grazie alla percezione di una quarta dimensione temporale pienamente intrecciata con le corrispondenti dimensioni spaziali.
Un viaggio, individuale e di gruppo, in cui si può tornare al punto di partenza in grado di vederlo come fosse la prima prima volta con sguardo del tutto rinnovato.
Prendiamo così coscienza di ciò che stiamo attraversando. Esperienza da Ex-Per-Ire non a caso contiene le particelle ex [fuori], per [attraverso] ed ire [andare]. Nell’esperire prendiamo coscienza del viaggio che stiamo conducendo. Lo vediamo non più frammentato ma come un tutt’uno coerente permettendoci di proseguire la nostra vita in quella che ci si rivela essere la nostra più giusta direzione.

Può così emergere un sapere non ancora cosciente seppure a portata di mano e farsi largo una nuova comprensione, un risveglio, in grado di farci vedere con sguardo rinnovato ciò che era già nel nostro vissuto ma che non aveva ancora trovato modo di emergere alla consapevolezza. Nel presente si disvela il significato del passato e si chiarisce una visione di futuro possibile.

L’insieme di predisposizioni che sembravano aver fissato la specifica traiettoria che avremmo seguito nel corso della vita può ora essere vantaggiosamente ridefinita.

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Scuola Anno Sabbatico

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