di Sonny Batrouni
La rabbia del Sud globale, e in particolare dell’America Latina, si sta scatenando per la pulizia etnica in corso a Gaza da parte delle forze israeliane, che ha creato un potente movimento contro la dubbia politica estera dei Paesi occidentali. Allo stesso modo, la guerra di Gaza ha evidenziato le divisioni tra i Paesi dell’Unione Europea e ha complicato il suo piano di sostegno all’Ucraina. Le nazioni sudamericane hanno espresso la loro disapprovazione per le azioni di Israele nella Striscia di Gaza: la Bolivia ha interrotto le relazioni diplomatiche, il Cile e la Colombia hanno convocato gli ambasciatori e il Brasile ha criticato gli attacchi aerei. Altri Paesi, tra cui Messico, Sudafrica, India, Malesia e Singapore, hanno chiesto un cessate il fuoco e condannato i bombardamenti e gli attacchi di terra di Israele. Il sostegno dei funzionari occidentali a Israele durante i bombardamenti in corso ha alimentato le polemiche, poiché i Paesi occidentali lottano per affrontare la questione palestinese e al contempo si impegnano a sostenere incondizionatamente l’Ucraina.
I leader occidentali sono accorsi a Tel Aviv.
Per dimostrare la loro piena solidarietà al governo di Netanyahu quando, in seguito, hanno effettuato massicci bombardamenti, creando enormi atrocità civili. I governi occidentali hanno difficoltà ad affrontare il bisogno fondamentale di sopravvivenza dei palestinesi, pur continuando a promettere il loro inequivocabile sostegno all’Ucraina, il che ha scatenato divisioni tra gli alleati europei. Le divisioni tra gli Stati membri dell’UE sono sorte in seguito alla mancanza di una reazione uniforme alla guerra di Gaza, che potrebbe rendere più difficile per l’UE svolgere un ruolo unificante nel conflitto e mantenere l’unità nel sostegno all’Ucraina. Il 26 e 27 ottobre, i leader dell’UE si sono riuniti a Bruxelles per un vertice durante il quale hanno discusso del conflitto in corso tra Israele e Hamas, del confronto in corso tra Ucraina e Russia, della migrazione e di una proposta di aumento del bilancio.
L’Ungheria e la Slovacchia si sono opposte a un accordo da 50 miliardi di euro per gli aiuti militari all’Ucraina e hanno chiesto un cessate il fuoco umanitario a Gaza. Anche se si è impegnata a sostenere l’Ucraina contro la Russia, l’Unione Europea è divisa su come gestire il Medio Oriente, in particolare il conflitto tra Israele e Hamas. Il potere dell’UE di plasmare il futuro del conflitto e di promuovere le sue soluzioni preferite, come quella dei due Stati, è limitato. La questione mediorientale sta inoltre producendo scissioni tra l’UE e il Sud globale, nonché tra l’UE e il mondo arabo in generale. Ciò renderà più difficile per l’Occidente ampliare la cooperazione internazionale a sostegno delle sanzioni economiche contro la Russia. L’affievolimento dell’influenza europea sarà evidenziato dalla spaccatura su ulteriori tensioni globali, come l’occupazione dell’enclave del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian, l’interferenza della Francia in Niger e, infine, la decisione finale di elaborare un pacchetto di aiuti per l’Ucraina entro la fine del 2023 e il modo in cui potrebbe giustificare la russofobia, condonando al contempo l’olocausto plastenico a Gaza.
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