Poche ore fa il gruppo Ezzedin El Qassam, combattenti della Jihad islamica ha annunciato l’inizio dell’operazione “Tempesta di Al Aqsa”, operazioni militari contro alcuni avamposti dell’esercito israeliano. In un breve comunicato, le attività contro l’occupante come risposte ai ripetuti attacchi e provocazioni dell’esercito israeliano sulla spianata della moschea di Al Aqsa a Gerusalemme e gli omicidi mirati contro attivisti palestinesi nella città di Jenin.
Per eludere i sistemi di sicurezza e controllo di Israele, un gruppo di combattenti palestinesi è atterrato nel nord della Striscia di Gaza utilizzando deltaplani. Non è la prima volta dell’utilizzo di questa tecnica di guerriglia.
La sorpresa è stata efficacia, stupore e meraviglia da parte della popolazione palestinese e una forte preoccupazione da pare del comando militare israeliano a Nord di Gaza. I combattimenti sono durati circa tre ore e altri comunicati della Jihad dichiarano di aver attaccato con successo una base militare nel villaggio di Kerim Shalom. Sui social vengono pubblicati molti video e immagini di soldati dell’IDF morti e di attrezzature catturate e un carro Merkava colpito e distrutto. La base militare israeliana non è affatto secondaria e posizionata sul confine con l’Egitto. Il fattore sorpresa è stato ancora una volta vincente.
Continuano i combattimenti nell’area di Nativ Ha Asar, Berri e Sderot. La popolazione dei villaggi sul confine cerca riparo uscendo dai villaggi per raggiungere luoghi più sicuri. La reazione dellìesercito israeliano ha avuto inizio verso le 9:50, con molto ritardo. Il Ministero della Difesa israeliano ha dichiarato esplicitamente: “Hamas è entrato in guerra contro di Noi” e in risposta all’attacco ha avviato l’inizio dell’operazione “Spada di ferro”.
Dalla Striscia di Gaza sono stati lanciati alcune migliaia di missili, agenzie indipendenti ne segnalano 5000. Sono missili “fatti in casa” ma creano molta paura nella popolazione israeliana confinante a Nord con la Palestina. Media e TV israeliane motivano questo intenso lancio di missili dalla Striscia di Gaza come il fuoco per coprire la ritirata a causa dell’attacco delle forze di artiglieria, aeree e di terra di Israele ma al momento le notizie sono frammentate e impossibile verificare le fonti rapidamente ma nessun comunicato indica una ritirata o la fine delle ostilità.
Sui social arabi si ripetono appelli e incitamenti alla rivolta, una nuova fase dell’Intifada e dal mondo politico arabo, al momento c’è solo silenzio. Nessun leader ha fatto una dichiarazione ufficiale. L’operazione militare palestinese è rivendicata da Hamas, la Jihad islamica, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e le Brigate Al-Quds, e il Battaglione Tullkarm.
In un primo comunicato ufficiale dell’IDF da Tel Aviv si dichiarano oltre 200 tra feriti e contusi ma non c’è una conferma ufficiale sul numero di soldati israeliani fatti prigionieri. La Jihad islamica indicata 35 soldati dell’IDF catturati ma non c’0è ancora conferma da parte di Tel Aviv.
Molto probabilmente, a seguito di una riunione di emergenza convocata per la tarda mattinata, Netanyahu dichiarerà formalmente guerra a tutte le fazioni palestinesi. Alcuni analisti e media israeliani scrivono che la risposta sarà una operazione militare utilizzando forze di terra per attaccare le basi e le fortificazioni palestinesi a Gaza.
A seguito dell’attacco palestinese a Nord di Gaza è possibile che ci sia stato un accordo tra i principali gruppi di resistenza palestinese allo scopo di resistere alla probabile e dura risposta israeliana.In questo contesto non c’è solo una tattica di guerriglia ma da Gaza i leader palestinesi si muovono politicamente dimostrando di essere gli unici a difendere il popolo palestinese.
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