di Maurizio Torti
Negli ultimi mesi, contemporaneamente alle news del conflitto armato tra Russia e USA sul territorio ucraino, cittadini, movimenti, associazioni e singoli individui si sono opposti al conflitto, raggiungendo pochi risultati ma centrando un obiettivo: dichiarare senza alcuna sbavatura la follia di questo ennesimo conflitto armato, ignorando completamente la diplomazia e ostacolando ogni tentativo di avvio dei negoziati.
Molti cittadini hanno resistito ai canti dei media guerrafondai e sono riusciti a intercettare e analizzare tutti gli eventi, riuscendo così a non cadere nella “trappola” dell’aggressore e dell’aggredito, esaminando solo gli ultimi frame dell’intera storia degli ultimi 10 anni. Assistiamo da mesi alle performace degli analisti e dei militari, strateghi delle campagne militari e delle armi mentre i leader dei partiti italiani e europei, guidano, lentamente, giorno dopo giorno l’Italia e l’Europa in guerra.
Ancora una volta la contrarietà alla guerra è stata urlata nelle piazze, nelle strade italiane, nelle centinaia di pubblicazioni indipendenti e nonviolente ma la risposta non è stata come nel 1991 per l’aggressione contro l’Iraq o l’Afghanistan. Perché? Le risposte sono diverse una in particolare contiene una verità storica, in quel contesto, il movimento pacifista era “chiuso” nel recinto di alcuni partiti.
Il contesto attuale, socio e politico delle società europee negli ultimi 36 mesi è caratterizzato dal sovrapporsi delle emergenze, alimentando così nuovi movimenti ma solo in Italia si è arrivati al delicato e obbligato bivio, entrare nelle istituzioni o restare movimento?
La scelta è stata quella di entrare nelle istituzioni e i risultati sono da dimenticare.
La necessità di fare “muro” è una scelta giusta ma ancora una volta l’obbiettivo è sbagliato, probabilmente le analisi fatte non hanno visto l’orizzonte e la scelta del referendum contro l’invio delle armi a Kiev è da archiviare nello scrigno delle sconfitte. Non è stata una battaglia persa, perché la grande partecipazione, nonostante i continui ostacoli piazzati dai media, hanno evidenziato una grande risposta popolare.
Sono da poco attenuati gli echi del referendum contro l’invio delle armi a Kiev e Michele Santoro, Raniero la Valle e Massimo Cacciari, sulle orme della nota trasmissione televisiva “Servizio Pubblico”, lanciano l’appello per un nuovo soggetto politico per la terra, la dignità e la pace.
L’unico obiettivo dichiarato, almeno per ora non è diffuso un programma, è la volontà di partecipare alle elezioni europee di giugno 2024.
Alcune righe tratte dall’appello di Michele Santoro, Raniero la Valle e Massimo Cacciari: “LA TERRA stessa è in pericolo, le politiche ecologiche sono sospese e rovesciate, il clima si arroventa e le acque si rompono. Già ora i Grandi col nucleare sfregiano la Terra (in Ucraina con le bombe ricche di uranio impoverito). Per i potenti della Terra si direbbe che non esiste il futuro.
LA DIGNITÀ delle persone e di tutte le creature viene negata e umiliata, a cominciare dalla dignità dei migranti che sono abbandonati al mare o vengono scambiati per denaro percheé siano trattenuti nei lager libici o nei deserti tunisini.
A tutto questo noi diciamo NO. Siamo sicuri che se si potesse fare un referendum mondiale, la grande maggioranza dei popoli e dei cittadini della Terra direbbe NO alla guerra come salute dei popoli, NO all’entusiasmo per il massacro, NO alla competizione strategica per il dominio del mondo, NO alla sfida culminante dell’area euro-Atlantica con la Russia e con la Cina”
L’appello integrale evidenzia molto la necessità della partecipazione dei cittadini, movimenti, gruppi, singoli individui ed è pronto ad accogliere anche i partiti esistenti ma in conclusione l’appello è per la costituzione di un soggetto politico nuovo, probabilmente una lista da presentare alle prossime elezioni europee. Questo è il primo e grave errore, continuare a chiedere ai cittadini di essere ancora rappresentati da questa “democrazia rappresentativa” oramai morta come un ramo secco di un albero. In più di una occasione i cittadini lo hanno ribadito, il 40% dei votanti in Italia ha già espresso la sua volontà e in modo chiaro e determinato, “no a questo sistema partitico”.
A Michele Santoro, Raniero la Valle e Massimo Cacciari, da queste pagine, vogliamo chiedere un vero e concreto cambiamento, lasciare i cittadini di rappresentarsi nelle forme della democrazia diretta e partecipativa e offrire a loro strumenti per esprimere l’intenzione per la NEUTRALITÀ PERMANENTE DELL’ITALIA.
Gli sforzi economici e organizzativi vanno indirizzati per rendere il territorio italiano e la sua popolazione neutrali in modo permanente in qualsiasi conflitto bellico estero, presente e futuro.
Si può fare? Si. Uomini e donne sono già in cammino, si chiamano:”Terra Neutrale”, un libero collettivo di Difensori dei Diritti Umani tutelati dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite (Risoluzione ONU 53/144, 8 marzo 1999). Attivisti per promuovere e proteggere i diritti inalienabili dell’uomo e dell’infanzia.
Qui ulteriori info
È facile? No! Accrescere la consapevolezza dei popoli per la NEUTRALITÀ PERMANENTE è un percorso, prima personale e poi di comunità. Ci sono ostacoli e obiettivi da raggiungere, a breve, medio e lungo periodo. Esempi degli obiettivi sono: erodere la spesa per gli armamenti per creare filiere educative alla nonviolenza nelle scuole di ogni ordine e grado sia nel pubblico sia nel privato. Rendere più forte e continua la campagna per l’obiezione di coscienza, in questo caso obiezione alla guerra e poi il disarmo. La nonviolenza è prevenzione al conflitto armato ed è l’unica alternativa.
Visto quante cose si possono fare e scoprire che milioni di cittadini sono pronti a condividere?
Riproporre ancora oggi “cambiamo il sistema da dentro”questo è il secondo errore, non ha alcun senso, “dentro” si è sempre in pochi” fuori invece c’è la maggioranza consapevole e lo ha dimostrato durante questi mesi del conflitto esprimendosi contraria alle scelte dei governati italiani e europei. Nell’ultimo secolo ha resistito solo il movimento nonviolento, la storia ha condannato i “guerrieri” ma no chi ci ha insegnato a prevenire il conflitto armato rifiutando ogni tipo di guerre come risoluzione dei conflitti. La nonviolenza è prevenzione, nel momento in cui piovono le bombe la parola è sola dei militari, poco possono fare gli attivisti, soccorrere, portare aiuti ma la scelta della NEUTRALITA’ PERMANENTE metterà fuori la guerra dalla storia dell’umanità futura.
Gli attivisti della nonviolenza, gli obiettori alla guerra sono ovunque, in Russia, in Ucraina e in Italia e nonostante gli enormi investimenti economici riversati nei media “guerrafondai”, la rete della nonviolenza è una realtà concreta. Raccontare chi e come alimenta questa rete nonviolenta merita molti approfondimenti. In Italia da oltre 24 mesi si è consolidato un appuntamento, Eirenefest festival degli editori del libro della pace e della nonviolenza. La seconda edizione si è tenuta a maggio, dal 28 al 28 e gli organizzatori promettono il terzo incontro per il prossimo anno.
Tra decine di organizzatori, centinaia di libri, presentazioni e tavole rotonde, durate tre giorni, caro Michele Santoro, Raniero La Valle e Massimo Cacciari non vi ho visti e spero di avere l’opportunità, nella prossima edizione di Eirenefest, di incontrarvi al fine di condividere con voi ulteriori idee ma faccio solo una premessa, non per parlare del nuovo soggetto politico alle elezioni europee di giugno 2024.
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