Contro la guerra e il riarmo: boicottare le banche armate

9 miliardi e mezzo di euro il valore delle operazioni segnalate dalle banche italiane relative al commercio di armi

fiera delle armi

Milano 28 luglio

Intervista di Laura Tussi a Alex Zanotelli

Le esportazioni militari aumentano il proprio quantitativo in maniera esponenziale. La spesa bellica e i sistemi d’arma sono esportati nei paesi che oltraggiano i diritti del genere umano.

Le banche finanziano questo sistema guerrafondaio e la trasparenza del commercio e dell’export degli armamenti è ai minimi storici. Quando ha preso avvio la campagna di pressione sulle banche armate e in cosa consiste?

Sono arrivato a una sola conclusione ormai.

Non ho mai visto un governo italiano così prigioniero del complesso militare industriale di questo Paese. Spaventoso. Ma davvero dentro lo stesso governo questo prostrarsi alla Leonardo è impressionante. Veramente. Mai visto. Questo di solito era riferito agli Stati Uniti. In Italia siamo arrivati alla stessa identica situazione.

E questo è gravissimo. Proprio l’altro giorno si è tenuto un incontro fatto a Roma dalla Aiad che è l’associazione del comparto Militare italiano. Tra l’altro era presente Crosetto. Ha detto che lui vuole cambiare e modificare la legge 185 perché sta bloccando troppo la vendita di armi.

Inoltre è molto preoccupato per le banche etiche perché diventa difficile adesso trovare soldi dalle banche che si sentono accusate di non essere etiche. Per cui lui ha deciso di fondare una grande nuova banca che investa soltanto nel militare. Quindi siamo davvero messi malissimo.

Penso che diventi fondamentale in questo momento proprio l’invito a tutti a evitare e soprattutto boicottare le banche armate. E veramente siamo arrivati a un punto di parossismo totale.

Con la guerra in Ucraina verranno prodotte molte armi. La guerra in Ucraina andrà avanti perché è importante produrre armamenti e poi smaltirli subito. E si procede così. Sempre.

Soprattutto quello che mi preoccupa di più non è tanto la società civile, che purtroppo non è molto cosciente, ma mi preoccupa il problema delle comunità cristiane. Il livello dovrebbe essere molto chiaro: non possono lasciare i loro soldi in mano alle banche che investono nella produzione di armi. Quel povero Gesù di Nazareth era il profeta della nonviolenza. Il grande teologo Enrico Chiavacci, al Concilio Vaticano Secondo, ha detto una cosa molto chiara. Un cristiano è obbligato a sapere dove tieni i propri soldi e in quali banche. E come quella banca usa quei soldi. E’ un dovere questo fondamentale per ognuno di noi. Quello che mi sconcerta di più è questo silenzio da parte delle comunità cristiane. E anche da parte delle parrocchie, delle diocesi, dei vescovi. Non riesco a capirlo. Ormai noi cristiani siamo talmente conformati al sistema economico, finanziario, militarizzato e ne facciamo parte. Accettiamo come una cosa normale che i nostri soldi vengano investiti in tutta questa infernale produzione. Penso che sia importante un appello alle comunità. A tutti i cittadini perché davvero devono incominciare veramente a fare una scelta sostanziale.

Non vogliamo la guerra. Siamo per la pace.

Ma se poi i soldi li depositiamo in una banca che investe in armi e ordigni militari, il fatto non è coerente. Davvero è necessario aiutare i cittadini a capirlo questo. E non è facile. Perché chiaramente sono pochi coloro che portano avanti questo discorso, ma è fondamentale. Altrimenti andremo avanti a spendere davvero per continuare a costruire armi a non finire. L’anno scorso abbiamo speso in Italia e abbiamo investito per 32 miliardi di euro in armi. Ma è pazzia collettiva. Sono tutti soldi che poi vengono tolti alla scuola, alla sanità pubblica e avanti così. La campagna di boicottaggio delle banche armate dovrebbe davvero molto motivare la gente a capire che i propri soldi non possono essere usati per costruire armamenti che ci stanno conducendo inesorabilmente a questo disastro planetario. Siamo sul crinale del baratro dell’esplosione nucleare.

E quindi dell’inverno nucleare.

E dall’altra parte, ricordiamoci, pesano altrettanto sull’ecosistema queste guerre che provocano un altissimo tasso di inquinamento e qui siamo davanti ad una estate molto calda.

Vendere armi nelle zone calde, nelle aree di conflitto armato è vietato dalla legge 185/1990 come anche dalla nostra Costituzione.

L’export di armamenti è veicolato verso i paesi impegnati nella guerra contro lo Yemen, verso i paesi come l’Egitto di al Sisi e la Turchia di Erdogan.

Puoi argomentare queste considerazioni?

Il problema drammatico. Il Ministro della Difesa Crosetto è molto preoccupato della 185 perché blocca troppo la vendita d’armi e lui vorrebbe al contrario accelerarla. E’ una legge nata su una lunga battaglia di cui ho fatto parte all’inizio con la rivista Nigrizia. Poi mi hanno “defenestrato” e sono andato in Africa. Ma quel movimento, che includeva tantissime organizzazioni, ha portato poi alla legge 185 che è l’unica legge, l’unica questa legge 185, è unica anche in Europa, nessun’ altra nazione in Europa ha una legge del genere. E’ un piccolo strumento, per prevenire un sacco di disastri, che abbiamo tra le mani, per cui è fondamentale allora incominciare a difendere questa legge davvero ostinatamente, ma per difenderla soprattutto è necessario anche pagare di persona.

I caricatori del porto di Genova i Calp, ma anche di altri porti, si sono rifiutati per esempio di caricare le armi sulle navi destinate all’ Arabia Saudita per la guerra contro lo Yemen. I portuali stanno pagando di persona. Sono incriminati. Rischiano di essere processati. E’ necessario correre il rischio di essere processati. Di avere il coraggio davvero di arrivare a questo. Diventa ormai fondamentale quello che è la disobbedienza civile.

Proprio giorni fa ho partecipato a un incontro sul caporalato in Campania e il vescovo emerito di Caserta Monsignor Nogaro ha detto proprio queste parole che è arrivato il tempo di gridare che è necessaria oggi la disobbedienza civile. Siamo arrivati a questo punto. Per cui dobbiamo davvero disobbedire.

Questo però vuol dire pagando nella propria vita e non è facile. So che questo non è facile. Ma siamo davvero messi alle strette oggi. Il cittadino che capisce quanto è folle un po’ tutto questo sistema drammatico deve davvero avere il coraggio. Vale questo per le armi.

L’idea di base della campagna di pressione sulle banche armate è valida perché tende a bloccare questo sistema di commercio di armamenti. In quali modalità?

Le modalità di questa campagna di boicottaggio delle banche armate è molto semplice. E’ necessario comprendere il problema. Si deve reagire. E’ necessario semplicemente ritirare i propri soldi dalla banca che investe in armi e vedere di trovare una banca etica, ossia un’altra banca che non investe in armi. E’ fondamentale questa azione. Tutto questo non è facile perché è chiaro che gli interessi anche spesso sono tanti perché certe banche, come le tre banche principali in Italia Unicredit, Intesa Sanpaolo e Deutsche Bank danno alti dividendi che sono molto più vantaggiosi che in altre banche dove non investono in armi e quindi ognuno anche qui ci perde a livello personale. Alla fine però a questo punto dobbiamo vedere di cominciare a capire che non si può continuare così e quindi bisogna davvero muoversi in questo senso.

Per fare questo per arrivare a che sia efficace la campagna, penso che ci siano due fattori fondamentali. Finora abbiamo lanciato questa campagna con Pax Christi e le tre riviste Nigrizia, Missione Oggi, Mosaico di pace, ma non basta. Stiamo premendo per esempio a livello di chiesa. La chiesa italiana faccia un passo in avanti a questo livello. Non è possibile questo continuo investimento in armi e spero davvero che si riesca a arrivare a questo boicottaggio delle banche armate.

Ma poi ci vorrebbe anche per la società civile la capacità da parte almeno di alcuni giornalisti di rilanciare con forza tutta questa azione, perché molta gente non sa nulla di queste cose. Sono nella totale ignoranza, per cui questo è fondamentale. Questa campagna davvero si deve rilanciare con grande forza. Solo così mettiamo in crisi il sistema. L’altra cosa che chiaramente è ancora più dura sarebbe una disobbedienza civile di tanti che lavorano in fabbriche d’armi che si rifiutino di continuare a fare il proprio lavoro. Purtroppo il problema è che questo sistema in cui viviamo è un sistema che non ha nessun valore e ideale. Ho scritto recentemente in occasione del funerale di Berlusconi che l’amoralità, cioè non moralità di Berlusconi è diventata l’etica del popolo italiano.

Purtroppo questo è il problema.

Il problema fondamentale è che non ci sono più valori e non più ideali e questo richiede soprattutto da parte della rete della Chiesa che, nelle esperienze religiose, occorre tornare davvero a formare una coscienza di valori perché i cittadini mi sembra che abbiano perso la percezione di quello che sta avvenendo e bisogna arrivare alla coscienza di principi che è fondamentale.

Sfiora di molto i 9 miliardi e mezzo di euro il valore delle operazioni segnalate dalle banche italiane relative al commercio di armi.

Le riviste missionarie Nigrizia, Mosaico di pace e Missione oggi come denunciano il fatto che gli istituti di credito si sono messi al servizio delle aziende belliche?

In generale le tre riviste sono molto chiare sulla denuncia di tutto questo. E’ incredibile. Nove miliardi di utili. Praticamente di una gravità estrema. Utili fatti sulle armi. Fatti sulla pelle e sul massacro di tanta gente. Alla fine è fondamentale dire che le tre riviste continuano in questa loro denuncia però non è sufficiente. Sono tre voci e tra le riviste missionarie che non hanno gran peso alla fine nella società italiana. Ci vorrebbe davvero che qualche televisione seria o qualche grosso giornale iniziasse una campagna fondamentale per questo livello di denuncia. Ma chiaramente il problema è che sono tutti parte del sistema e basta vedere un giornale e chi lo paga, da dove ricevono fondi economici e quindi diventa veramente difficile. Penso che anche questa è una vera e propria missione. Sono un missionario e a volte sembra sempre di parlare al deserto. Ma è importante continuare a declamare la nostra posizione. Invitare tutti davvero a incominciare a riflettere su come usano e come i propri soldi vengono usati. Vale per le banche armate; vale anche per chi investe in fossili: le aziende e anche le banche. E’ la stessa cosa; perché sono le due realtà che ci stanno portando alla possibilità che la presenza umana non ci potrà più essere in futuro per l’esplosione nucleare o per l’estate incandescente. Per cui diventa un problema anche l’investimento sui fossili. E’ difficilissimo fare passare queste scelte. E’ una lotta costante, ma dobbiamo continuare senza stancarci.

Anche il PNRR sarà sempre più proiettato all’investimento e produzione di armi?

Aumenta la produzione di armi e si tolgono i fondi dalle scuole, dalla sanità, dalla cultura, dall’istruzione.

Il PNRR cioè il piano nazionale di ripresa e resilienza si utilizza per le armi e chiaramente toglie anche la spina alla sanità, ma anche a Bruxelles adesso non so cosa abbiano deciso effettivamente. Perché sembra che la proposta di uno dei programmi è che il PNRR venga utilizzato per le armi e non so come il Parlamento Europeo abbia votato con discussioni che stanno andando avanti, ma è chiaramente qualcosa di estremamente grave questo. Il PNRR dovrebbe servire alla società, alla società civile e soprattutto servire a portare avanti la scuola. Sto vedendo a Napoli il disastro scolastico che abbiamo, ma altrettanto, non soltanto a livello di scuola. Ma la sanità. E’ pauroso il crollo della sanità. Così i fondi vanno a finire in armi e non ci sono più per tutto il resto. Questa è una cosa assolutamente grave.

 

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