L’Italia non esiste, ma gli italiani ci sono da sempre

Animali sociali strani, questi italiani. Così diversi ma così uguali

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di Jacopo Brogi

Animali sociali strani, questi italiani. Così diversi ma così uguali.

Sul 1861 possiamo dire tanto e anche di più: l’Unità la volevano più o meno tutti, tranne il popolo. E allora, secondo qualcuno molto importante, bisognava “farli” questi italiani, dopo aver ingegnerizzato e assemblato “l’Italia”.
Eppure esiste da millenni: uno stivale ficcato lì, nel mezzo al Mare nostrum, quel Mediterraneo culla della civiltà e forse del mondo, per come lo conosciamo noi.
Lo storico e saggista Loreto Giovannone parla dell’Unità come Primo Grande Reset: la guerra di annessione sabauda per conto terzi, il Regno dei Borbone annientato e saccheggiato, il ricco Meridione condannato al sottosviluppo e alla sopravvivenza; a serbatoio di manovalanza e intelletto a basso costo, per arricchire un nord che oggi è colonia industriale della Germania euroatlantica.
Animali sociali strani, questi italiani. Che per secoli hanno insegnato al mondo cos’è la Cultura, anche quella del comando. Divide et impera e Panem et Circenses. Da Roma antica a Londra, fino alla Washington contemporanea, il passo è enorme, ma anche breve. Se la Grecia ci ha insegnato a Pensare, l’Italia ci ha insegnato a subire il Potere.
E purtroppo è così. Costretti in una prigione dorata fatta a stivale, dove c’è tutto il ben di dio del mondo, arenato nella Storia: pesa troppo, talmente tanto da cristallizzare sempre ciò che è, negando perennemente spazio a ciò che invece potrebbe essere.
Se Roma era Caput Mundi, oggi non è detto sia diverso. Anche se noi non ce ne accorgiamo. Siamo sconfitti, occupati, colonizzati, depressi – al solito – e convinti a non muovere paglia che dio (o il Principe di turno) non voglia.
Chissà com’è vivere in una nazione che può bacchettare una multinazionale, esercitare politiche autonome e indipendenti per il proprio popolo. Magari non esiste da nessuna parte, forse non c’è mai stato, un Paese così.
Chi è di qui, non può saperlo, perché non l’ha mai vissuto. Ed è impossibile. Anche solo pensarlo.
Quale indipendenza? E da chi?
Il Paese più bello, gestito dai peggiori. Agli ordini, occupato e colonizzato non dai forti, ma dai più prepotenti.
Animali sociali strani, questi italiani. Così diversi, così omologati; così individualisti ma pacifisti; Passivi, ma creativi. Indolenti, ma appassionati; tanto istrionici, quanto ipocriti. Adattivi.
I più ingegnosi del mondo, tanto da farsi inventare un’Italia altrui che non è mai esistita.
Ma gli italiani ci sono da sempre.

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2 Commenti

  1. Mi sovviene che gl’Italiani si chiamarono così’ perché’ erano allevatori di “vitaloi” che sarebbero i vitelli… certo che di strada ne abbiamo fatta pur restando sempre qui, che sarebbe dall’Alpe alle Piramidi, come canta il poeta… nel centro del Mediterraneo che anticamente era il centro dei traffici del mondo occidentale… e non solo! L’Iliade e poi l’Odissea narrano di viaggi e di guerre… eravamo naturalmente il centro del mondo terraqueo per secoli… o millenni… Troia, Atene, Roma… e siamo sempre qui, anche se ora si guarda a Londra o NewJork… caterina

    • Ciao Caterina. Hai toccato tanta storia, millenaria di noi italiani. Bellissimo rileggere quella storia. Grazie per il tuo contributo

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