La questione di genere ha quindi assunto un ruolo centrale al tavolo di Bruxelles. Il coinvolgimento delle donne ai vertici di un’organizzazione militare infatti non ha nulla a che fare con l’affermazione dei principi di uguaglianza, giustizia e pace che sono alla base delle lotte delle donne per la propria liberazione. Al contrario, è stato gridato un forte “sì” alla promozione del ruolo delle donne nei processi di pace, nonché al rispetto delle intenzioni autentiche della risoluzione 1325 delle Nazioni Unite sulla partecipazione delle donne ai negoziati di pace.
L’augurio delle partecipanti è stato quello di coordinarsi nell’informazione e nell’azione, in modo da ricostruire un movimento pacifista internazionale sempre più incisivo e strutturato che sia capace di contrastare le perverse logiche e la propaganda della subcultura della guerra e della difesa dell’occidente e della NATO. Alle parlamentari sono stati consegnati alcuni dossier, tra i quali quello sulla presenza dell’Alleanza Atlantica e sulla situazione della Sardegna, preparato da Patrizia Sterpetti di Wilpf Italia, con il prezioso contributo di Mariella Setzu di Cobas Scuola, entrambe attive nell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.
In seguito alcune delle donne presenti hanno partecipato a una manifestazione a sostegno della Palestina, per denunciare gli ultimi misfatti di Israele, organizzata davanti al Ministero degli Affari Esteri. Molte relazioni sono state di carattere generale, sulle ingerenze NATO nei vari paesi, sulle armi nucleari e sull’uranio impoverito, fino all’analisi dei rapporti politici internazionali dopo l’ingresso recente della Finlandia all’interno della coalizione. Per i paesi africani i temi centrali sono stati il ruolo di AFRICOM e il crescente interesse di molti di essi a entrare nel blocco BRICS.
Stando ai feedback ricevuti, la presentazione dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e del suo lavoro è stata molto apprezzata. Allo stimolo e richiesta di monitorare cosa sta succedendo nei sistemi formativi degli altri paesi, hanno subito risposto le rappresentanti australiana, ungherese e belga, confermando che si stanno verificando gli stessi meccanismi, evidentissimi a livello universitario. Una delle coordinatrici ha accennato l’ipotesi di creare un “sottogruppo” di Global Women che si occupi dei settori istruzione e università.
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