Da Bruxelles le Donne Globali per la Pace dicono no alla politica di guerra della NATO

Dichiarazione mondiale di pace

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di Laura Tussi

Il 6 e 7 luglio si è tenuto a Bruxelles l’incontro internazionale della rete Donne Globali per la Pace. In opposizione alla politica bellicista della NATO, all’interno delle aule del Parlamento Europeo le delegate si sono confrontate per produrre una Dichiarazione mondiale di pace. Ecco un resoconto e un’analisi di ciò che è scaturito dal meeting, resa possibile grazie alle informazioni diffuse e inviate con dovizia e tempestività da Cristina Ronchieri dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

Un ampio insieme di donne provenienti da tutto il mondo, un autentico incontro internazionale al femminile, Donne globali per la pace unite contro la NATO, già presente il primo giorno 6 luglio 2023 a Bruxelles, ha partecipato all’incontro organizzato all’interno del Parlamento Europeo per presentare la dichiarazione di pace che è stata discussa nei giorni del seminario contro il vertice NATO che si è tenuto a Vilnius in Lituania.

La delegazione ha potuto confrontarsi con due parlamentari del gruppo LEFT  Gue/NGL: Clare Daly e Ozlem Alev  Demirel. I paesi rappresentati nella riunione del 6 luglio 2023,  attraverso tante realtà pacifiste e politiche anche molto diverse tra loro, erano Belgio, Germania, Francia, Italia, Grecia, Cipro, Ungheria, Finlandia, Afghanistan, Australia, Stati Uniti, Ucraina, Marocco.

IL PRIMO GIORNO

Tutte le relatrici intervenute hanno sposato totalmente nei loro interventi i principi espressi nel documento, che si articola intorno a tre grandi rifiuti:

  • No alla NATO globale, a blocchi militari sempre più armati, alla guerra come modalità di risoluzione delle controversie internazionali
  • No alla militarizzazione della ricerca scientifica. Le giovani generazioni hanno diritto a un’educazione laica e democratica, ispirata ai valori della pacifica convivenza tra i popoli e gli Stati
  • No al coinvolgimento delle donne nei piani di guerra del patriarcato. No a qualsiasi “approccio di genere” nelle file della NATO

La questione di genere ha quindi assunto un ruolo centrale al tavolo di Bruxelles. Il coinvolgimento delle donne ai vertici di un’organizzazione militare infatti non ha nulla a che fare con l’affermazione dei principi di uguaglianza, giustizia e pace che sono alla base delle lotte delle donne per la propria liberazione. Al contrario, è stato gridato un forte “sì” alla promozione del ruolo delle donne nei processi di pace, nonché al rispetto delle intenzioni autentiche della risoluzione 1325 delle Nazioni Unite sulla partecipazione delle donne ai negoziati di pace.

L’augurio delle partecipanti è stato quello di coordinarsi nell’informazione e nell’azione, in modo da ricostruire un movimento pacifista internazionale sempre più incisivo e strutturato che sia capace di contrastare le perverse logiche e la propaganda della subcultura della guerra e della difesa dell’occidente e della NATO. Alle parlamentari sono stati consegnati alcuni dossier, tra i quali quello sulla presenza dell’Alleanza Atlantica e sulla situazione della Sardegna, preparato da Patrizia Sterpetti di Wilpf Italia, con il prezioso contributo di Mariella Setzu di Cobas Scuola, entrambe attive nell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

In seguito alcune delle donne presenti hanno partecipato a una manifestazione a sostegno della Palestina, per denunciare gli ultimi misfatti di Israele, organizzata davanti al Ministero degli Affari Esteri. Molte relazioni sono state di carattere generale, sulle ingerenze NATO nei vari paesi, sulle armi nucleari e sull’uranio impoverito, fino all’analisi dei rapporti politici internazionali dopo l’ingresso recente della Finlandia all’interno della coalizione. Per i paesi africani i temi centrali sono stati il ruolo di AFRICOM e il crescente interesse di molti di essi a entrare nel blocco BRICS.

Stando ai feedback ricevuti, la presentazione dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e del suo lavoro è stata molto apprezzata. Allo stimolo e richiesta di monitorare cosa sta succedendo nei sistemi formativi degli altri paesi, hanno subito risposto le rappresentanti australiana, ungherese e belga, confermando che si stanno verificando gli stessi meccanismi, evidentissimi a livello universitario. Una delle coordinatrici ha accennato l’ipotesi di creare un “sottogruppo” di Global Women che si occupi dei settori istruzione e università.

IL SECONDO GIORNO

Il venerdì 7 luglio 2023, erano presenti circa 40 persone in sala e 30 collegate in streaming. A fine pomeriggio le partecipanti hanno organizzato un flash mob molto bello e partecipato in pieno centro a Bruxelles, simulando in una performance come la NATO stia distruggendo la libertà, l’economia e la vita dei paesi “sudditi”.

In seguito si è svolta l’ultima, intensissima, giornata ufficiale del  seminario di Global Women, con le relazioni mattutine – quasi tutte online – da parte di rappresentanti dell’area del Pacifico, come Australia, Hawai, Guahan, Filippine, Corea del Sud e alcune isole a sud del Giappone, Ryukyu e Okinawa. Ne è emerso un quadro di controllo totale da parte degli USA, e in parte anche del Giappone, con immani basi militari che oltretutto distruggono territori e ambiente, cui si aggiungono i continui test nucleari nelle isole Marshall, che devastano gli ecosistemi dei popoli indigeni, nel caso migliore ignorati.

Sono intervenute rappresentanti dall’America Latina, come Colombia, Venezuela e Brasile, poi ricercatrici e un ricercatore attivista da USA e Canada. Il punto di vista nel presentare le attività e le strategie della NATO e le analisi della situazione sono stati molto interessanti. Infine una pacifista ucraina che attualmente vive in Ungheria e una rappresentante afgana. Questo importante evento è organizzato da un movimento pacifista e femminista, molto politico, lucido e schierato senza tentennamenti, che sta cercando di ricomporsi e di ricostruire quella rete internazionale che ha sofferto e soffre in questi anni di una debolezza estrema.

 

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