di Enzo Troiano
Eccomi qui, prima di iniziare questa rubrica che sarà dedicata ai fumetti e che chiameremo “nuvole all’orizzonte” è d’obbligo presentarmi: mi chiamo Enzo Troiano classe 1965, sono quello che chiamano un fumettista illustratore si dice di fama internazionale, nel senso che grazie a molte pubblicazioni all’estero, mi conoscono anche in altre nazioni. In questo mio primo articolo, voglio parlarvi degli inizi e di come mi sono appassionato a questo lavoro per poi relazionarvi di un uomo importante per il mondo delle nuvole e determinante per la mia carriera: il grande Claude Moliterni.
Quando avevo appena 4 mesi, mi fu diagnosticato un glaucoma procurato dall’errata somministrazione di gocce per il naso per adulti, anziché pediatriche. Il fattaccio avvenuto a Vercelli, mia città di nascita, mi fece perdere l’uso dell’occhio destro e salvato il sinistro, solo grazie al tempismo del professor Bonavolontà, chirurgo oculista di fama mondiale a Napoli, città dei miei genitori e che poi è divenuta anche mia. Il problema della perdita dell’occhio destro e la grana della pressione oculare, non facevano certo presagire quella che sarebbe stata la mia carriera. Quello che posso dire è che sin da piccolo mostravo grande abilità nel disegno, nel riconoscere auto e persone, cosa che denotava la propensione al fatto che fossi fisionomista e attento al design in genere.
Nel 1986 appena ventunenne mi recavo a Roma per una pratica di recupero crediti per conto di uno studio d’avvocato per cui lavoravo. Avevo con me un fumetto acquistato per impegnare il tempo nel treno che da Napoli mi portava a Roma. All’epoca non esistevano i Freccia Rossa o i treni veloci e quindi la lettura faceva passare prima le circa due ore e mezza che ci volevano per arrivare da Napoli alla capitale. Io lavoravo come impiegato, ma il mio sogno era fare fumetti e disegni. Mi sarei accontentato anche di lavorare in una cartolibreria o libreria dove almeno fare vignette e disegnini per indicazioni, promuovere prodotti, mi avrebbe permesso di disegnare. La lettura di quel fumetto mi fece conoscere un ragazzo sul treno che faceva il militare e conosceva un suo commilitone che lavorava proprio per quella testata allora giovanissima: Dylan Dog. Il fumettista in questione era il grande Claudio Castellini, allora però ancora uno sconosciuto. Quell’incontro e quelle parole di quel militare, mi convinsero che io volevo fare proprio quello: disegnare fumetti. Preferisco parlarvi a tappe di quello che avvenne dopo, magari nel prossimo articolo. Ora mi preme scrivervi di Claude Moliterni, grande figura per il mondo dei comics, colui a cui si deve il festival di Lucca ed Angouleme, un vero pioniere e soprattutto innamorato del mondo del fumetto.
Nel 1965 (coincidenza l’anno della mia nascita) si fonda il primo salone internazionale del fumetto in Italia, precisamente a Lucca. Fra i suoi fondatori c’è un grande sceneggiatore di fumetti e figura di rilievo della BD francese: Claude Moliterni. La sua carriera era iniziata nel mondo dello spettacolo come sceneggiatore radiofonico. Famosi i suoi “allo Police” e “L’inspecteur Vitos” che riscuotono grande successo. Sotto pseudonimo Eric Cartier scrive diversi romanzi di spionaggio che vendono tantissimo. Nel 1964 diventa presidente della Socerlid, la prima “società civile di studi e ricerche delle letterature disegnate”. Nel 1973 diventa direttore del periodico Dargaud, mantenendo il ruolo fino al 1989 ed accompagnandolo nella direzione di riviste come Pilote e Lucky Luke Magazine. Autore di diversi personaggi pubblicati nelle riviste da lui dirette, come Marc Jordan su disegni di Bruno Brunetti oppure Agar su disegni di Robert Gigi. Nato a Parigi nel novembre del 1932, quest’uomo è stato una pietra miliare nel mondo del fumetto. Scopritore per il mercato francese di grandi artisti come Hugo Pratt, Loisel, Serpieri, redattore capo di Lucky Luke, direttore letterario di Pilote e collaboratore di Tin Tin; diresse, inoltre, la collezione Serg, una collana di ristampe delle opere più significative dell’epoca d’oro del comic. Dal novembre 1964 ha organizzato 117 mostre di fumetti, presentate in tutto il mondo complessivamente in 11 musei tra i quali è doveroso ricordare il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, la Kunsthalle di Berlino e il Museo de Arte di San Paolo del Brasile.
Si occupava attivamente dell’organizzazione professionale: infatti era presidente della Société Française des Bandes Dessinées e della SOCERLID (Société d’étude et de recherche des Littératures Dessinées); ha organizzato, da solo o in collaborazione con altri esperti, il Congresso di Lucca – il salone di Angoulême, le Soirées della Société Française des Bandes Dessinées presso il Musée des Arts Décoratifs e la Convenzione del Comic alla Mutualité di Parigi . Con Jean Mardikian e Francis Groux, Claude Moliterni nel 1974 fonda il festival de la BD d’Angoulême. È stato uno dei fondatori delle edizioni Bagheera ed era direttore del sito internet di informazione sul mondo del fumetto BDzoom. È stato, inoltre, uno degli organizzatori nel 1983 del Festival di Ajaccio ed anche del Salone del fumetto di Chambery, del Salone internazionale dei comics e del film di animazione a Roma (Expocartoon) e di Romacartoon nel 2005.
Io incrocio questo mitico personaggio nel lontano 1993 a Bologna, mentre girovagavo per gli stand della Fiera del libro per ragazzi, in quell’epoca principale luogo d’incontro per i professionisti del settore e per chi come me ambiva a divenire un illustratore o disegnatore di Fumetti. Ricordo ancora quando lo vidi allo stand della Bagheera in compagnia del mitico Paolo Elutieri Serpieri. Avevo circa 27 anni e mi affascinò talmente il vedere questi due giganti del fumetto, da rimanere paralizzato ad osservarli per tutto il tempo.
Alcuni anni dopo, precisamente nel 2001 ero a Parigi per chiudere un contratto con la Pointe Noire, casa editrice francese che stravedeva per i miei lavori. Non mi sembrava vero finalmente di essere sotto contratto per un editore francese, dopo aver pubblicato negli Usa nel 1998 una mia storia sulla prestigiosa rivista “Heavy Metal”, ora volevo fare il salto nel paese della BD, il massimo per un disegnatore di fumetti. Con la Pointe Noire firmai ben tre contratti, ma ahimè dopo il primo volume dal titolo Shinedome. La Pointe Noire chiuse i battenti. Il suo capo, Hervé Manuguerra, per non invalidare i miei contratti li girò ad un altro editore francese la Jeat Stream Productions, dovevo solo avere l’Ok dell’art director…e chi era costui? Non credevo ai miei occhi quando me lo presentarono era proprio lui, il mitico Claude Moliterni. Ebbe per me solo parole di elogio e da quel momento nacque un’amicizia tramontata solo con la sua morte avvenuta la mattina del 21Gennaio del 2009 quando lo trovarono sulla sua poltrona senza vita. In quegli anni ha cercato spesso di farmi pubblicare in Francia, stravedeva per i miei lavori, ma non aveva più la stima e la comprensione del mondo della BD, divenuto presuntuoso, ignorante, commerciale e fatto di manager pieni di arroganza che stavano cominciando a solcare con le loro scelte scellerate, il decadimento di questo media di comunicazione unico. Basta in questi giorni girare il Comicon di Napoli, festival celebrato come una manifestazione legata ai fumetti, frequentata in realtà da un pubblico da fiera della casa che giunge da ogni dove per You-tubers, artisti della musica e video games, ma per nulla interessati al fumetto. Mi preme raccontare due episodi, per rendere giustizia alla figura di questo grandissimo personaggio del mondo della BD, a cui proprio in questi giorni ho voluto dedicare il catalogo della mia mostra che si tiene dal 17 Aprile al 29 Maggio al Museo Nazionale Archeologico di Napoli.
Nel 2006 il sottoscritto dopo il grande successo di Korea 2145, a cui Claude aveva dedicato una bellissima prefazione, gli spedii alcune immagini di Lufer, il fumetto che mi accingevo a pubblicare, e la trama per avere da lui una seconda prefazione. Con la sua solita gentilezza e professionalità, mi rispose in poco tempo e mi fece pervenire il tutto nel giro di una settimana. Fra le tante cose belle e significative che ha scritto, c’era questo passaggio: «Io credo che Enzo Troiano sarà uno degli autori che segnerà la sua epoca, come lo sono stati Hogarth, Caniff, Pratt, Crepax, Foster, Moebius alias Jean Giraud attraverso il suo particolare stile, che riflette le tendenze grafiche di questa fine di 21° secolo». Allora mia moglie, che aveva da poco perso il padre ed era molto legata a Claude che vedeva come una figura paterna, gli telefonò e nel ringraziarlo gli aggiunse: «Se uno non conoscesse lei e mio marito, potrebbe pensare che l’abbiamo pagata per scrivere queste cose». Lui subito di rimando rispose: «Cara Teresa, non ci sono soldi per farmi scrivere quello che non penso. Tuo marito non deve ringraziarmi, ho scritto semplicemente quello che ritengo la verità». Lo rividi nel 2007 ad Angoulême, lo incrociai per le strade il primo giorno dopo il mio arrivo. Era triste, deluso e stava tornando a Parigi dopo appena poche ore. Cos’era successo? Lui il fondatore di quel festival dopo appena poche ora già andava via? Chi lo aveva portato a quello stato d’animo? Ci vedemmo dopo pochi giorni a Parigi, avevamo appuntamento in una bellissima e piccola trattoria vicino Notredame, per mangiare cucina italiana. Lo vidi più sollevato, sempre triste, ma contento di vederci. Durante il pranzo all’improvviso mi scattò una foto e io gli dissi: «Claude perché mi ha scattato questa foto?» e lui: « Sto preparando la più grande enciclopedia sul fumetto di tutti i tempi. Tutti i disegnatori e gli sceneggiatori più importanti, voglio inserire anche te!» Non mi sembrava vero quello che diceva. Lui, il più grande di tutti che voleva scrivere il mio nome nella più grande antologia a fumetti mai realizzata; e che sarebbe stata la più grande era sicuro, solo lui poteva fare una cosa del genere. Ci siamo rivisti, come da foto allegate, l’ultima volta a Lucca 2008. Io ero al mio stand con Eracle 91 che vendeva benissimo e Claude mi venne a visitare e portò con lui anche il nuovo art-director della casa editrice le Lombard che stava facendo una Joint venture con la Dargaurd. Ci siamo visti poi all’Hotel che all’epoca si trovava difronte al teatro Giglio. Claude era più sereno rispetto all’anno precedente, ma ce l’aveva a morte con il nuovo mondo della BD francese. Ha spiegato che la maggior parte degli art-director erano tutti ex librai per nulla competenti. Li riteneva facilmente corruttibili da agenti soprattutto stranieri e da scuole di fumetto in cerca di piazzare i propri allievi per giustificare le iscrizioni presso le proprie sedi. Un panorama che lo disgustava, lui uomo tutto di un pezzo che non scendeva a compromessi e che lavorava solo nell’interesse di migliorare il fumetto e di farlo crescere.
Dopo un mese dovevamo andare ad Angoulême per il festival della BD, mia moglie gli telefonò per sapere come sempre informazioni prima di partire. Claude si preoccupava per il nostro arrivo perché c’era lo sciopero dei trasporti in quel momento in Francia e ci spiegò che quando iniziano, non è possibile poi capire quando sarebbe potuto finire e la cosa poteva presentare non pochi problemi, visto che avremmo dovuto viaggiare in treno. Si preoccupò come un padre premuroso…dopo tre giorni Claude è morto portando con sé l’idea dell’antologia sul fumetto più grande mai realizzata, le sue tristezze degli ultimi tempi per un mondo, quello della BD, che lo aveva tradito, offeso, delegittimato. Non ci ha dato nemmeno il tempo di abbracciarlo e salutarlo per un’ultima volta. Dopo la sua morte ad Angoulême lo hanno celebrato. A farlo, molto probabilmente, sono state le stesse persone che qualche anno prima lo avevano offeso e indotto ad andare via dopo poche ore dall’inizio del festival da lui creato.
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