Il Metaverso secolare

Ogni nostra città sarà piena di replicanti transumani

Metaverso globale

di Jacopo Brogi

Si chiamava Motorola DynaTac 8000X, era il 6 marzo di quaranta anni fa. Nel 1987 Michael Douglas lo sfoggiava in “Wall Street”, il film di Oliver Stone sulla finanza predatrice pronta a papparsi la società intera, dove la ricchezza virtuale comanda le nostre vite, svalutate e succubi di quotazioni azionarie ed algoritmi.

Mentre l’universo digitale domina la realtà, il denaro è il senso dell’esistenza riflessa sullo smartphone ; specchio connesso di anime disconnesse, dove solitudine è indipendenza; condivisione è vanità.

Curvi e genuflessi, distanziati per normalità. È il telefono che usa la persona, milioni di miliardi di dati: il nostro lavoro, il nostro svago, la nostra umanità, il nostro sesso. Sono il Loro plusvalore.

Se “andare a testa alta” era etica e virtù, una vita a capo chino è sempre stata schiavitù. Mentre i profitti volano in alto, il controllo si diffonde in basso. Mentre l’anarchia realizzata, quella del potere, imbavaglia le persone: la libertà assoluta è Loro, quella dei predatori.

“State a casa”, era per noi. “Andrà tutto bene”, era per Loro.

Digitalizzazione è estinzione: di relazioni, di rapporti, di culture, di economie, della realtà. Che ormai è virtuale, così come il capitale: mellifluo, vigile, paterno, buono, inclusivo, tollerante. Invisibile. Ma più feroce e violento che mai.

Una ragnatela virtuale, globale, creata a scopi di guerra, serve la libertà e la pace? O sta solo avvolgendo la nostra prigione?

Motorola DynaTac 8000X fu il primo, e il nostro smartphone non sarà certo l’ultimo, altro mezzo “di libertà”: la nostra cella di isolamento. Carcere cellulare, non a caso.

I nonni sono stati plagiati dalla radio, convinti dal cinema; i padri fusi dalla televisione. I figli hanno il computer in tasca, ed il videogame della vita a portata di mano; presto saliranno su veicoli a decollo verticale, ma che non serviranno affatto la mobilità sociale.

Ogni nostra città sarà alla “Blade Runner” di Ridley Scott : piena di replicanti transumani – ingranaggi del sistema – a longevità limitata.

“State a casa”, era per noi. “Andrà tutto bene”, era per Loro. E rischiano di godersela davvero, finché noi saremo ancora immersi in una realtà virtuale. Inventata da Loro.

Un Metaverso che perdura, nei secoli, da generazioni.

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