di Alessandro Fellagara
Aveva da poco terminato la colonna sonora del film di Tommaso Minniti “non è un caso, Moro” quando Johannes Bickler sentì una voce uscire dal proprio pianoforte. In un primo momento fu un sussurro, in sordina, poi, dopo i primi ascolti, quella voce divenne sempre più viva e allo stesso tempo naturale, tanto svelata da mettere a nudo il pianoforte stesso. Nell’intimità del proprio mondo creativo nacquero i 5 brani di Mondo di Mezzo, suonati rigorosamente con la sordina abbassata e usciti nella notte del 21 dicembre 2022 sulle principali piattaforme di streaming (Youtube, Spotify, ecc.).
Sulle note di Mondo di Mezzo e con la partecipazione di Verena Vaglio come co-creatrice, nasce il “tour intimo”, un viaggio nelle case private che, messe a disposizione per il concerto, diventano salotto creativo e co-creativo con il musicista. Alla fine del concerto i partecipanti sono invitati a condividere il proprio sentire suscitato dalla musica, le proprie storie, i progetti, i sogni in cui la musica di Bickler diventa colonna sonora, ambiente, scintilla creativa.
Come è nato Mondo di mezzo?
JOHANNNES BICKLER:
L’idea è nata con l’arrivo di nuovi brani, completi, che mi piacevano davvero molto, ma la scintilla del progetto è dovuta al cambio di strumento. Quando ho cambiato il pianoforte ho iniziato a sperimentare il suono della sordina. Ho denudato il pianoforte, ho posizionato i microfoni ed ho sperimentato nuovi suoni. In quel momento ho capito che tutto ciò mi avrebbe portato una grande ispirazione, infatti, sono nati di getto nuovi brani, che ho registrato e che poi sono finiti nell’EP.
Era la prima volta che suonavi con la sordina abbassata?
JOHANNNES BICKLER:
Per me è stato un po’ come tornare alle origini perché da ragazzo ho iniziato praticamente contemporaneamente a suonare il pianoforte e la batteria. La batteria è stata una folgorazione, mentre l’amore per il pianoforte è cresciuto pian piano. Le mie sorelle prendevano lezioni, ma non suonavano, io non prendevo lezioni, ma suonavo il pianoforte buttando giù delle idee che registravo sulle cassette. Devo avere ancora dei nastri da qualche parte… Nel tempo sono passato alla tastiera, ai campionatori, all’uso del midi e di tutta la tecnologia che serve. Ma con il pianoforte è tutto diverso. Ho cominciato a sperimentare con la sordina abbassata nel periodo della pandemia: avvertivo la necessità di un suono intimo, caldo, nel quale potermi immergere. Ho registrato alcune idee, che una volta riascoltate mi hanno fatto sentire alleggerito, non più con quella tensione nel corpo e nella mente. Le vibrazioni del suono avevano modificato la percezione della mia realtà. Mi piace pensare di poter far provare lo stesso a chi mi ascolta. . Questo è stato lo spunto da cui sono partito.
Il “Tour intimo” mi pare un progetto dove la musica diventa espediente per raggiungere il cuore più vero delle persone e costruire con loro un mondo nuovo, uno spazio dove emerge non solo il musicista, ma anche il pubblico stesso. Quale è stato il ruolo di Verena nella creazione del “tour intimo”?
VERENA VAGLIO:
In questo progetto mi occupo di comunicazione e organizzazione. Nell’incontro con Johannes è stato importante poter sperimentare diversi ruoli che in qualche modo sto ancora affinando perché c’è sì la parte comunicativa, e quindi comunicare un contenuto che non è il tuo, come facevo prima, ma anche mettere in contatto il fruitore del contenuto con il creatore del contenuto. In questo caso io stessa sono creatrice di questo contenuto nella misura in cui insieme a Johannes porto i temi del progetto e che grazie alla musica arrivano nelle case delle persone. Questo, di fatto, è sempre stato un mio sogno: quello di mettere in contatto persone, di creare rete, in qualche modo di raccogliere e raccontare i sogni, i progetti e le storie di realizzazione delle persone che incontro sulla via.
Mettere a proprio agio il pubblico e pre-disporre un foglio bianco e una matita per ogni partecipante è un chiaro invito a partecipare attivamente alla serata. In qualche modo invitate le persone a registrare, a prendere nota dei propri pensieri, delle più intime sensazioni così da poterle condividere con tutti a fine concerto. In questo modo, mi pare, che questo progetto vada molto oltre alla musica stessa…
JOHANNNES BICKLER:
Io sento questo progetto come uno stacco vero e proprio, anche se poi, naturalmente, dal punto di vista stilistico sono sempre io. Con questo progetto abbiamo creato qualcosa che va oltre la musica stessa e per questo passaggio l’incontro con Verena è stato determinante. Quindi già il fatto che il progetto non sia solo la musica dell’album, ma che sia un qualcosa che va oltre, è significativo. In questo posso proprio dire che il progetto, nei suoi valori fondanti di musica, incontro, viaggio, ha potuto prendere vita in questa precisa veste grazie all’incontro con Verena, lei si è occupata dell’aspetto comunicativo, ma incarna ed amplifica perfettamente lo spirito del progetto. Anche chi fa esperienza d’ascolto è parte attiva del progetto, l’incontro con l’altro, che grazie alle condivisioni diventa anche incontro con l’interiorità dell’altro, è la testimonianza più reale del disvelamento.
Come sono organizzate le date del tour?
VERENA VAGLIO:
Una volta che mi viene data la disponibilità, contatto i proprietari degli spazi ospitanti e insieme decidiamo come costruire su misura l’esperienza. . A volte sono spazi che già fanno eventi e quindi hanno il loro format, per esempio hanno l’aperitivo e poi il concerto piuttosto che invece sono solo case private che non l’hanno mai fatto prima e quindi si decide insieme.
Anche gli orari e il format lo decidiamo insieme, se c’è un aperitivo prima o un piccolo buffet alla fine delle condivisioni, tutto è personalizzato.
A Milano torneremo più avanti, ma in un altro spazio dove faremo una cosa totalmente diversa, quindi posso dire che non esiste un format che sia univoco, ma davvero cambia tanto a seconda del posto o della stagione. E a noi piace armonizzarci con l’identità del posto.
Come scegliete le nuove date?
JOHANNNES BICKLER:
Passaparola. Uno vede un concerto, per esempio a Brenta e ci invita in Emilia nella casa di campagna. Oppure lo racconta a un amico che ci contatta.
Lo spazio all’interno del quale questa musica viene diffusa è uno spazio che nasce per quel momento lì e quindi ha una sua individualità che noi vogliamo rispettare.
Il padrone di casa apre casa propria a persone sconosciute che alla fine condividono il proprio sentire o quello che hanno vissuto. Ecco, il condividere rispetto al proprio “mondo di mezzo”, in qualche modo riempie questi rapporti di un’intimità vera. È di fatto la creazione del nuovo mondo. Perché in questa intimità vera, non c’è competizione. Ogni ispirazione è legittima, lecita e non è in competizione con quella di qualcun altro. C’è autenticità derivata dall’ascolto e la musica in tutto questo è il terreno su cui tutto ciò può nascere.
In effetti voi chiedete al pubblico di entrare nel proprio “mondo di mezzo” e di condividerlo, ribaltando così i ruoli a fine concerto. La sensazione che ho avuto nella tappa di Milano è stata quella di entrare nel “bardo”, in un mondo dove gli individui ritrovano se stessi, la propria autenticità e dove -insieme-, solo insieme, è possibile generare qualcosa che prima non c’era.
JOHANNNES BICKLER:
È assolutamente così. Il “dopo concerto” è parte integrante dell’esperienza. Mettersi a parlare di certe cose, aprire un dialogo fra le persone che per la maggior parte non si conoscono è per tutti un’esperienza nuova e unica. Non è solo una cosa del tipo “che bello, adesso parliamo di certi temi”, ma è un intimo scambio ispirato dalla musica che attraverso un momento di condivisione, cioè di “disvelamento”, conduce di fatto nel proprio “mondo di mezzo”.Come è nata la vostra collaborazione?
VERENA VAGLIO:
Nell’incontro con Johannes è nato qualcosa di nuovo, che ha permesso l’emergere di questo progetto. Io arrivo da un ambito comunicativo da cui, tanti anni fa, mi sono distaccata perché non lo vedevo affine a me. Negli anni a seguire mi ci sono riavvicinata occupandomi di comunicazione e organizzazione per alcune associazioni culturali, ma ho sempre sentito che anche qui c’era qualcosa che non mi convinceva fino in fondo. Lavorare in ambito comunicativo per me è stato un po’ come urlare ad una valle che recepisce soltanto una lontana eco di quello che viene detto, le briciole probabilmente di un senso che comunque è lontano da quello che voleva essere l’intento iniziale. Quindi sentire questa disparità è stato motivo per me di ulteriore allontanamento dalla comunicazione. Almeno apparentemente. Per alcuni anni mi sono occupata della comunicazione tra umano e cane; ho studiato quella che è la comunicazione che va al di là del verbale e approfondisce il paraverbale. Questi studi mi hanno permesso di comprendere che il modo con cui si comunica cambia radicalmente il significato se viene comunicato in una modalità che è antitetica rispetto a quello che è il messaggio originario.
Anche io sto in qualche modo creando il mio ponte sul “mondo di mezzo”: la sfida è comunicare il progetto Aletheia in una nuova forma, anche perché non ricopro solo il ruolo di ambasciatrice di un contenuto che non è mio, ma sono co-creatrice di questo contenuto e quindi anche, nel mio piccolo, co-creatrice di cambiamento.
Si potrebbe pensare che questo progetto sia più un esperimento sociale che musicale? Come siete arrivati a tanto?
VERENA VAGLIO:
Mi ha sempre emozionato tantissimo come ognuno nel suo piccolo, in sordina, sia capace di veicolare la sua capacità di cambiare il mondo, ma poi magari il vicino di casa non sa che tu lo stai facendo in quel modo specifico. Ma di fatto è così; nel silenzio della propria quotidianità ognuno porta la sua impronta nel mondo che lo circonda e il fatto di poterlo raccontare attraverso la musica -arrivando poi da questi tre anni folli- è per noi un modo straordinario di raccontare il mondo nuovo che sta nascendo. Aletheia, parola greca che dà il nome al progetto e che viene tradotta con “disvelamento” – anche se la nostra accezione preferita è: quello che rimane alla fine, nonostante tutto – sarà il nome dell’album che uscirà il 21 dicembre 2023: sarà l’espressione musicale del viaggio intimo nel cuore delle persone che stiamo incontrando. Una narrazione musicale la cui ispirazione deriva sia dalle intuizioni che arrivano durante le date del tour, che da alcuni dialoghi con le persone incontrate durante il viaggio, che raccogliamo in formato podcast. Si tratta di racconti di trasformazione che testimoniano un numero sempre più ampio di realtà, che se congiunte creano una rete che veicola arte, cultura e bellezza in senso lato. Il podcast si chiama “Stella Polare” e si può ascoltare sul sito di Aletheia (https://www.jobi-music.it/stellapolare).
Quali sono le prossime date? Come è possibile partecipare?
VERENA VAGLIO:
Suoi nostri canali social (Facebook, Instagram e Telegram) pubblichiamo le date, ma chi vuole mettere a disposizione il proprio spazio e il proprio pianoforte verticale, mi può contattare personalmente alla mail tour@jobi-music.it Insieme organizzeremo la prossima tappa del “tour intimo” di Johannes Bickler.
Per sapere di più sul progetto Aletheia:
Sito internet: https://www.jobi-music.it/aletheia
Facebook: johannesbicklerofficial
Instagram: johannes_bickler
Canale Telegram: aletheiatourintimo
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