di Carlo Martin,
Il 10 di febbraio il conflitto apre una nuova fase il che non vuol dire che fino a prima si giocava, ma la tattica e l’approccio nella conquista dei territori da parte russa è cambiata. Quel giorno ci sono state contemporaneamente esplosioni a Kiev, nella regione di Vinnitsa, a Lviv (Leopoli), a Zaporozhye, nella regione Ivano-Frankivsk, a Kherson, a Kharkov, a Krivoy Rog, a Odessa, a Kremenchug, a Poltava, nelle regioni di Kirovograd e Nikolaev, a Kharkiv. Insomma un massiccio attacco con missili balistici con allarme aereo in tutta l’Ucraina. Secondo lo stato maggiore ucraino, nella giornata appunto del 10 febbraio, le forze armate russe hanno lanciato 106 missili da crociera e 28 droni kamikaze contro obiettivi in Ucraina. Obiettivi strategici, centrali elettriche e infrastrutture energetiche in generale: il complesso infrastrutturale, militare e industriale dell’Ucraina sembra destinato a subire le peggiori perdite dall’inizio dell’operazione militare speciale.
Un’offensiva su larga scala tanto da creare o inventare a seconda delle opinioni degli allert in cui dei missili russi hanno sorvolato i cieli della Moldavia e della Romania (la prima non è membro della Nato mentre la seconda si) per dirigersi a Leopoli: se si osserva una cartina geografica potrebbe essere che quei missili siano stati sparati da sud dal Mar Nero anziché da Est, ma non importa. L’importante è che Kiev subito ha alzato il telefono per gridare che i missili hanno sorvolato i cieli di un membro dell’alleanza. E la NATO? E l’ONU? Non pervenute come nei migliori film comici.
Secondo la Reuters (agenzia di stampa britannica con sede a Londra), “Il ministro della Difesa rumeno non ha confermato le notizie di missili russi che attraversano lo spazio aereo del paese”. E qui ci starebbe bene la pernacchia di Totò a Zelensky.
La Moldavia invece sempre nella stessa giornata del 10 febbraio convoca l’ambasciatore russo per la questione del sorvolo del missile. Qualche ora dopo esce la notizia che tutto il governo della Moldavia, con a capo Natalia Gavrilita si è dimesso. Una notizia che fa stupore, ovviamente non nei nostri telegiornali, ma in generale diciamo che è un bel colpo perché la Gavrilita fa parte degli invitati al WEF di Klaus Schwab (qui potete leggere un articolo sulla partecipazione all’evento dell’anno scorso a Davos della prima ministra della Moldavia https://trm.md/en/economic/natalia-gavrilita-articipa-in-perioada-24-25-mai-la-forumul-economic-mondial-de-la-davos). A lei comunque ne seguiranno altri di dimissionari come la premier della Scozia Nicola Sturgeon leader del partito indipendentista dell’Snp (partito politico britannico di orientamento nazionalista, regionalista e socialdemocratico), perché stanca delle responsabilità politiche a cui deve far fronte. Anche il presidente della Banca Mondiale David Malpass ha annunciato la sua decisione di dimettersi. Persino la CEO di YouTube, Susan Wojcicki, si dimette dal suo ruolo nel gigante della tecnologia in coincidenza con la diminuzione per il secondo trimestre consecutivo delle entrate pubblicitarie.
E a Bruxelles cosa accadeva al consiglio straordinario per parlare di Russia/Ucraina, economia e immigrazione? (consiglio straordinario avvenuto nei giorni 9 e 10 febbraio).
Il primo ministro ungherese Viktor Orban e il cancelliere austriaco Karl Nehammer in un incontro a Bruxelles con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si sono rifiutati di fornirgli armi.
Mentre il mondo sta con gli occhi rivolti al cielo a osservare palloni e eventuali alieni (solite fals flag per destabilizzare i popoli e distogliere la loro attenzione), il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning rilascia la seguente dichiarazione sul coinvolgimento degli Stati Uniti nell’incidente del Nord Stream: “Il gasdotto Nord Stream è un’importante infrastruttura transnazionale. L’incidente dell’esplosione ha avuto un grave impatto negativo sul mercato mondiale dell’energia e sull’ambiente ecologico globale… gli Stati Uniti devono rendere conto al mondo”.
Il 15 febbraio la Russia accusa gli Stati Uniti convocando una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul sabotaggio al Nord Stream 1 e 2 del settembre scorso, dopo un’inchiesta pubblicata dal giornalista americano Seymour Hersh che indica come responsabili gli Usa con la complicità della Norvegia (qui il link dell’inchiesta https://seymourhersh.substack.com/p/how-america-took-out-the-nord-stream). Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha accusato l’Occidente di avere nascosto la verità sugli attacchi al gasdotto Nord Stream.
Altre nuove notizie a riguardo del sabotaggio al Nord Stream sono state pubblicate il 17 febbraio: “Emergono nuove prove del coinvolgimento degli Stati Uniti nell’esplosione del Nord Stream. Il giornalista americano John Dugan ha presentato nuove prove del bombardamento del gasdotto russo: una lettera anonima, con tanto di foto e documenti” (qui il link dell’articolo in cui si parla di queste novità https://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/nord_stream_stati_uniti_esplosione_coinvolgimento_lettera_documenti_ultima_ora-7235303.html?refresh_ce).
Durante il consiglio straordinario la Meloni a Bruxelles ha dichiarato: “Europa come il Titanic, così si affonda tutti”, riferendosi al fatto dell’incontro e relativa foto tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e quello francese Emmanuel Macron. “Un invito inopportuno” continua la premier riferendosi all’incontro con Zelensky e gli altri due presidenti europei. “A Parigi erano in due, non c’erano gli altri venticinque”, riferendosi al fatto che i rappresentanti europei sono 27. La caduta libera dell’Europa continua, intanto noi portiamo a casa dei piccoli risultati in materia economica e di migranti: “Sono molto contenta dei risultati ottenuti dall’Italia in questo Consiglio europeo, sono soddisfatta di importantissimi passi avanti fatti su alcune materie particolarmente delicate” annuncia la nostra premier che non le manda a dire a nessuno, ma si sta facendo largo in Europa, tant’è che è uscito anche un articolo sul New York Times molto interessante in cui ritratta la personalità della Meloni: “Altro che pericolo per la democrazia. La sua ordinarietà mette in crisi l’ UE” (qui i links https://www.nytimes.com/2023/02/14/world/europe/giorgia-meloni-italy.html ; https://www.msn.com/it-it/notizie/politica/il-nyt-ritratta-su-meloni-altro-che-pericolo-per-la-democrazia-la-sua-ordinariet%C3%A0-mette-in-crisi-l-ue/ar-AA17tEve?ocid=winp1taskbar&cvid=9ee2a19242ea4bc3af2b763bd6cc4150)
Ma continuiamo nelle news salienti di questo periodo.
In Romania la senatrice Diana Lovanovici interviene, il 10 febbraio, in Parlamento sull’uso della tecnologia HAARP nel terremoto in Turchia e Siria!
La tecnologia HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), mi limiterò a scrivere come viene descritta su Wikipedia per non essere etichettato come complottista, è in grado di inviare onde elettromagnetiche sulle onde corte con una grande potenza nella ionosfera così da riscaldarla e creare delle piccole perturbazioni che poi vengono studiate per l’impatto che hanno sulle comunicazioni a breve e a lunga distanza. Lascio altre interpretazioni su che altri usi ci potrebbero essere.
Dall’Ungheria arriva un messaggio forte e chiaro per l’America che è preoccupata per le relazioni con il paese a guida Orbán. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Futsal Szijjártó dichiara: “L’Ungheria è un Paese sovrano, nessuno dall’esterno ci dirà come vivere”. Il ministro degli Esteri ungherese ha dichiarato che le opinioni dell’ambasciatore statunitense sono “irrilevanti” e che egli non dovrebbe interferire negli affari interni dell’Ungheria. “È del tutto irrilevante ciò che (l’ambasciatore statunitense in Ungheria) David Pressman o qualsiasi altro ambasciatore pensa del processo politico interno in Ungheria, perché non ha nulla a che fare con lui. Non spetta a lui interferire negli affari interni dell’Ungheria”, continua il ministro ungherese. “Non accettiamo governatori o reggenti. Non è stato mandato a dirci come vivere nel nostro Paese. Quell’epoca è finita”.
Dopo le dichiarazioni della Lovanovici e del ministro degli Esteri ungherese, tre giorni dopo e per due giorni di seguito ci sono delle scosse di terremoto a 14 km dalla Romania che superano i 5 gradi della scala Richter. Avvertimento? A nord della Romania c’è anche l’Ungheria. Lascio sempre ai lettori la risposta.
Intanto il conflitto va avanti e sempre il 10 febbraio i Russi che secondo i medi occidentali sono in difficoltà, colpiscono i pilastri del ponte levatoio a Zatoka nella regione di Odessa con l’ausilio di droni d’acqua. Il ponte resta transennato, gli Ucraini perdono un’altra via per i loro rifornimenti. Non c’è nessun morto o ferito. Secondo un funzionario militare ucraino la Russia sta preparando 1.800 tank e 400 jet per una «nuova massiccia offensiva» in Ucraina. Cosa che altri analisti militari dicono che l’offensiva Russa è già in corso e si intensificherà all’avvicinarsi del 24 febbraio, il primo anniversario dall’inizio dell’operazione speciale (fonte https://www.ilmessaggero.it/mondo/putin_carri_armati_russi_grande_offensiva_ucraina_attacco_armi_24_febbraio_russia-7224949.html).
Piccolo siparietto comico sugli F16 chiesti da Zelensky a tutto il mondo. Il primo ministro estone Kaja Kallas trasferirà in Ucraina 10 velivoli che l’Estonia non ha, ma non importa: “Sono molto lieta di annunciare che oggi l’Estonia ha consegnato a Kiev 10 caccia F-16. Mentre altri Paesi sono ancora in dubbio, noi stiamo fornendo assistenza. Sfortunatamente, non abbiamo questi caccia, ma il fatto stesso che noi si decida per il trasferimento, sarà un enorme supporto morale per il popolo ucraino. Se questo numero non è sufficiente, allora siamo pronti a discutere il trasferimento di altri 30 aerei da combattimento”. Piccola considerazione che è d’obbligo, ma di che droga fanno uso i leader di questa Europa ormai allo scatafascio?
La Spagna idem, non fa dichiarazioni imbarazzanti come la signora Kallas, ma il ministro della Difesa spagnola, Margarita Robles, si limita a dichiarare che questo tipo di caccia la Spagna non li ha.
I Paesi Bassi e la Danimarca non parteciperanno alla fornitura di carri armati Leopard 2 a Kiev, scrive il quotidiano Die Welt.
La ministro degli esteri tedesca, Annalena Baerbock ha reagito con cautela alla richiesta del presidente ucraino per la consegna di aerei da combattimento. “Questo argomento non è al momento all’ordine del giorno”, ha detto la Baerbock (fonte https://globalhappenings.com/politics/307775.html). Già forse la Germania (e anche la Francia) ha altri pensieri dopo le dichiarazioni a febbraio di Mosca del taglio di 500.000 barili di petrolio al giorno a partire da marzo per i paesi occidentali che hanno imposto il price cap (fonte del taglio di produzione https://insiderpaper.com/russia-says-will-cut-oil-production-by-500000-barrels-per-day/).
E l’Italia? L’ Italia può stare tranquilla grazie al “Piano Mattei” cominciato con il governo Draghi e continuato tutt’ora con il governo della Meloni in cui si è attuata la diversificazione dei Paesi di approvvigionamento grazie ad accordi importanti a sud dell’Italia, con l’Africa. Oltre a essere il paese in primo piano per lo sviluppo della tecnologia a idrogeno.
Intanto onore all’Italia che con la dichiarazione di uno stato di emergenza per il sisma in Turchia e Siria, è il solo paese UE che sta inviando aiuto e mezzi di soccorso e sostentamento (fonte https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/dal-territorio/terremoto-in-turchia-stato-di-emergenza-per-lintervento-italiano). Persino il quotidiano siriano “Al-Watan” annuncia che “l’Italia romperà in parte l’assedio imposto alla Siria e che invierà due aerei militari all’aeroporto di Beirut, portando rifornimenti sanitari a Damasco”. Glia aerei sono stati inviati l’11 febbraio e Trieste è diventato l’hub logistico per questi aiuti, l’unica nazione nella vergognosa Europa. Il 13 febbraio in Croazia (a 200 km circa da Trieste) avviene un terremoto di magnitudo 4.o. Le scosse vengono avvertite anche nella capitale friulana. Solita casualità o avvertimento. Questi fenomeni stanno accadendo sempre più spesso nel mondo soprattutto dopo dichiarazioni contrarie alla narrativa ufficiale da seguire. Lascio sempre ai lettori l’interpretazione.
Il presidente siriano Bashar al Assad ha ringraziato i soccorritori russi che stanno aiutando 24 ore su 24 a mitigare le conseguenze del terremoto in Siria, in una sua visita il 12 febbraio. Nel video che si possono trovare in alcuni gruppi Telegram (qui metto una delle fonti https://t.me/WarRealTime/6299) si può vedere il presidente siriano in mezzo alla sua gente e ai vari soccorritori russi a ringraziare per il loro operato. Strano per un uomo che è considerato dall’occidente (Stati Uniti in primis) un sanguinario dittatore. A me pare sia amato e notare bene che è lui che si è mosso per ringraziare i soccorritori ed è andato in mezzo alle macerie: strano comportamento per un dittatore.
Intanto nel Vicino Oriente si fanno vive le opinioni che Israele bombarderà le consegne di aiuti iraniani a Damasco, colpita dal disastro, sostenendo che Teheran (Iran) cercherà di approfittare della tragica situazione per inviare armi e attrezzature al gruppo di resistenza libanese Hezbollah. E infatti il 18 febbraio Israele ha bombardato Damasco come se non bastasse già quello che stanno passando: sembra che gli israeliani stiano danneggiando le piste dell’aeroporto siriano proprio per impedire agli aerei con gli aiuti di atterrare. Tra l’altro verso le 11 di sera ci sono state altre due scosse di terremoto avvertite in Siria. Chissà se avranno mai pace in quelle zone. Qualche azione verrà messa in campo da Iran, Arabia Saudita (che hanno il pieno supporto degli Stati della Lega Araba) e Turchia nei confronti di Israele. La pazienza credo sia finita se anche di fronte alle tragedie che sta attraversando la Siria (e anche Turchia) causa terremoto non ci si ferma con armi e bombe.
Andiamo avanti
Elon Musk il 13 febbraio risponde su Twitter all’ex astronauta statunitense Scott Kelly che si adoperava alacremente per convince Musk a concedere STARLINK (una costellazione Internet satellitare gestita da SpaceX, di proprietà di Elon Musk, che fornisce una copertura di accesso a Internet via satellite a 48 Paesi) per il pilotaggio dei droni e dei missili ucraini verso obbiettivi russi: “Non permetterò che la mia tecnologia conduca all’escalation, verso la Terza Guerra Mondiale” (fonte https://www.dailymail.co.uk/news/article-11744069/Elon-Musk-slaps-astronaut-Scott-Kelly-pleading-ramp-Starlink-Ukraine.html). Sempre di più applaudo Musk, che resta pur sempre un imprenditore e un’affarista con intrallazzi vari soprattutto con il dipartimento della difesa americano, ma sta facendo un ottimo lavoro di divulgazione su Twitter e non le manda di certo a dire quando viene interpellato sui sostegni che può dare nel conflitto russo-ucraino.
Per l’agenzia stampa Reuters che riporta le parole di un diplomatico europeo, “Nel caso l’Europa volesse entrare nel conflitto contro la Russia, le munizioni finirebbero in pochi giorni” (fonte https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/nato-expected-raise-munitions-stockpile-targets-war-depletes-reserves-2023-02-13/?utm_medium=Social&utm_source=twitter). Devo dire che resto sempre più perplesso per le dichiarazioni di politici europei nel contesto in cui siamo attualmente in Occidente.
Intanto mentre gli Stati Uniti fanno sapere a Kiev di aver esaurito i missili ATCMS che avevano promesso di dare e mentre i nostri giornalisti danno la notizia che l’esercito russo è in forte difficoltà, dal fronte in data 14 febbraio sembra che il destino della guarnigione ucraina insediata a Paraskoviivka (a nord di Donetsk) è di fatto scontato. Secondo i rapporti dal campo, il nemico che si tratta di unità della 125esima brigata di difesa terroristica, della 24esima brigata di fanteria meccanizzata e della 57esima brigata di fanteria motorizzata delle Forze Armate dell’Ucraina, è praticamente circondato. Le vie di fuga di 1,5 mila soldati delle Forze Armate dell’Ucraina sono state tagliate dalle truppe russe.
Inoltre in questi giorni la Russia sta sconfinando per così dire e si sta avvicinando o invadendo gli spazi aerei della Nato: diversi droni di scopo sconosciuto, probabilmente di ricognizione, o palloni aerostatici con riflettori si muovevano dal confine della Bielorussia attraverso la regione di Zhytomyr verso la Moldavia. Ancora, due F-35A olandesi hanno intercettato una formazione di tre velivoli militari russi vicino all’area di responsabilità NATO della Polonia da Kaliningrad. Addirittura il NORAD (North American Aerospace Defense Command) ha intercettato 4 aerei russi che operavano nella zona di difesa aerea dell’Alaska. E la NATO? Muta, neanche una parola. Insomma abbaia in continuazione ma non fa nulla o non ha i mezzi e i fondi necessari per muoversi. Anche se Stoltenberg annuncia che “il tasso di spesa per le munizioni in Ucraina ora supera la possibilità della loro produzione da parte dei paesi NATO”. Almeno un’ammissione che sono infognati la fanno! Lo stesso Stoltenberg che ha annunciato che a ottobre lascerà la guida della NATO. Come scappano tutti!
Secondo la TASS, la Duma di Stato ha adottato un progetto di appello dell’Assemblea federale russa ai parlamenti di tutto il mondo in relazione all’attività biologica militare statunitense al di fuori del suo territorio. Vedremo come risponderanno tutti i paesi su questa questione in cui la Russia ha tutte le prove delle attività illegali in questi bio laboratori (fonte https://tass.com/defense/1576111).
La cabala americana è sempre più sotto pressione e perde ogni giorno dei pezzi importanti: la senatrice Dianne Emiel Feinstein del partito democratico e nel Senato americano dal 1992 annuncia che si ritirerà dal Congresso e non verrà ri-eletta. Questa senatrice per 30 anni ha trattato gli argomenti più cruciali per l’America dall’accesso alle armi d’assalto, all’ambiente, all’intelligence e alla sicurezza nazionale, ai diritti delle donne e molto altro.
La Russia, intanto, ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 22 febbraio. Siamo agli sgoccioli, vedremo cosa avrà da dire.
Russofobia: Non senza sorpresa è stato appreso all’inizio di febbraio che l’Ambasciatore dell’Ucraina in Italia ha chiesto ai sindaci di Bergamo e Brescia Giorgio Gori e Emilio Del Bono di vietare le esibizioni del pianista russo Denis Matsuev al 60° Festival Pianistico Internazionale. I sindaci hanno ceduto alla richiesta dell’Ucraina e hanno ottenuto l’annullamento dei concerti del virtuoso russo di fama mondiale, affermando che il suo profilo sarebbe da considerarsi «non artistico, ma pienamente politico». A questo proposito non possiamo fare a meno di ricordare come, nel marzo-maggio 2020, gli stessi sindaci di Brescia e Bergamo abbiano accettato con gratitudine l’assistenza della missione militare-umanitaria russa nella lotta alla diffusione del coronavirus. Allora, il «profilo politico» dell’aiuto disinteressato dello Stato russo al popolo italiano non era un ostacolo.
Il ministro degli Esteri Lavrov ha chiamato l’ambasciatore italiano in Russia facendogli sapere che loro non imporranno restrizioni a personalità della cultura italiana e che rimane sconcertato di fronte a questi accadimenti russofobi in Italia. E credo che agli italiani stessi non siano indifferenti certe prese di posizioni, anche se comunque veniamo da un periodo sanitario in cui la parola discriminazione era all’ordine del giorno.
Vorrei lasciarvi però con delle parole di ottimismo e chissà di una visione futura diversa dal globalismo di cui siamo pervasi.
Ho scoperto leggendo nei vari social l’esistenza di un sito di Paesi non allineati che si chiama Istituto Italia Brics. Ebbene siamo insieme alla Russia, al Brasile, all’India, alla Cina e al Sudafrica. Il sito è stato creato l’anno scorso ed è un’associazione che persegue finalità civiche e nello specifico lo studio, l’analisi e la divulgazione delle questioni relative ai rapporti internazionali ed in particolare negli aspetti politici, strategici, economici e culturali dei paesi non allineati (fonte https://www.italiabrics.it/chi-siamo/). In più nello stesso giorno in cui vengo a conoscenza del sito mi imbatto nei contratti pubblici n° 19 pubblicati nella Gazzetta n° 5 serie speciale: alla sezione Avvisi Esiti di Gara, pagina 91, spiega che ci saranno anche valute fuori dall’area Sepa e bonifici diversi dall’euro. E allora non posso non fare il collegamento con il sito internet di prima. Riprendo le parole de Il Sofista (account twitter @intuslegens): “Certo, la terza guerra mondiale è una possibilità. Ma ce n’è un’altra: la Russia vince. #Kiev va sotto il suo controllo, l’espansionismo NATO va in crisi, il dollaro tracolla, i BRICS rilanciano l’economia, l’UE implode, l’Italia torna libera. Non smettiamo di sperare, amici miei”.
Da Google: https://www.marcopolousa.org