di Danilo D’Angelo
So che dovrei scrivere un articolo sull’attuale situazione italiana e in effetti di motivi per scrivere ce ne sarebbero diversi. Mi ricordo per esempio che, quando è stata eletta la Meloni, tutte le trasmissioni radio televisive che pensano di essere di sinistra hanno cominciato la campagna di screditamento della nuova P.M. a cominciare dal mancato accenno all’anniversario della marcia su Roma (non credo perché avrebbero voluto che la Meloni lo festeggiasse), fino alle politiche in materia economica del tutto simili a quelle del vicepresidente della Goldman Sachs, ossia il nostro ex P.M.
Mi ricordo anche della nausea che ho provato nel vedere due minuti di trasmissione di Fabio Fazio, che si ergeva a paladino degli indifesi, assieme a pseudo giornalisti che fino a ieri avallavano le politiche del vecchio governo e mi ricordo che mi chiedevo dov’erano questi burattini quando le politiche economiche della Meloni portavano la firma di chi c’era prima. Ma ricordo anche che mi sono chiesto come fosse possibile che persone comuni di sinistra si avventassero con tanto ardore sulle dichiarazioni dell’attuale governo che non mi sembrano tanto in discontinuità con le precedenti. L’unica differenza che vedo è che queste politiche prima erano promosse da una pseudo-sinistra che portava avanti idee di destra mascherate da sinistra e ora sono la bandiera della destra che si maschera da…destra. Quindi, chi di questi signori se la sente di scagliare la prima pietra?
Vi prego, non parlate di ideologie perché da alcuni decenni direi che le ideologie o quello che ne resta sono solo uno specchietto per le allodole. Una trappola per farci guardare da una parte mentre ciò che conta avviene dall’altra.
Solo che quello che succede in Italia è per me un ricordo fumoso, dato che da un po’ di settimane sono in India, la mia seconda casa, visto che sono trentotto anni che la frequento e dove ho cominciato la mia collaborazione con una scuola di Varanasi, quasi dieci anni fa.
Ad ogni modo, cercherò di darvi un’idea di come gli indiani vedono, per esempio, la crisi ucraina e il loro ingombrante vicino cinese, perché d’Italia non se ne parla mai.
Sul Times of India, il più importante quotidiano indiano, il sei novembre si leggeva un trafiletto che faceva riferimento ad un articolo apparso sul Washington Post sabato 5 novembre, che riportava testualmente: “L’amministrazione Biden sta incoraggiando ufficiosamente il leader ucraino a segnalare un’apertura per negoziare con la Russia e ritirare il rifiuto ufficiale ad impegnarsi in colloqui di pace fintanto che Putin resta al Cremlino […] I funzionari statunitensi riconoscono che il divieto del presidente ucraino Zelenskiy di avere colloqui con lui sta generando preoccupazione in Europa, in Africa e nell’America Latina, dove gli effetti della guerra sui costi del cibo e del carburante si fanno sentire pesantemente.”
Ma ciò che più colpisce sono i commenti dei lettori a questo articolo:
“Questo buffone sta giocando con l’Europa e con gli Stati Uniti e ha reso l’Ucraina un laboratorio per la guerra.”
“Basta con i test sulle armi da parte della NATO!”
Il 4 novembre c’è stato il primo incontro di un membro del G7 dopo la pandemia con il primo ministro cinese Xi Jinping: il tedesco Olaf Scholz.
Sempre il Times of India riporta la notizia in un flash dove si dice che Scholz avrebbe chiesto a Xi di unirsi a lui nell’opporsi all’uso di armi nucleari nel conflitto e a essere più “pressante” nei confronti della Russia per porre termine alla guerra. Xi si è detto d’accordo nell’osteggiare l’utilizzo di armi nucleari, ma si è “trattenuto” dal criticare l’operato della Russia.
Anche qui i commenti sono interessanti:
“È tragicamente comico il modo in cui l’imperialismo occidentale sta cercando disperatamente conferme al suo punto di vista. L’Occidente è così isolato che sarebbe disposto a raccattare consensi ovunque li trovi. Sfortunatamente per gli occidentali la porta della stalla non solo si è aperta, ma è ormai da lungo tempo che si è richiusa e i cavalli non si vedono più all’orizzonte. Il mondo unipolare è finito, ma questi dinosauri sperano ancora che possa ritornare.”
Ripeto, stiamo parlando del più letto quotidiano indiano e le voci dei lettori sono centinaia e tutte su questo tenore, proprio lo stesso punto di vista dell’italiano medio.
La notizia dell’incontro tra Scholz e Xi Jinping l’ho trovato anche su “The Hindu”, seconda in termini di tirature solo al Times of India; con una piccola aggiunta.
Si sottolineava il fatto che Scholz fosse arrivato per la visita di un solo giorno in Cina con uno stuolo di imprenditori e banche tedesche, per stipulare nuovi accordi commerciali. D’altronde, sottolineava il redattore, la Mercedes ha venduto in Cina 758.863 automobili durante lo scorso anno, più delle vendite registrate in ogni altra parte del mondo!
L’unica notizia che riguarda direttamente Putin l’ho trovata su “The Hindu”, affianco a quella sull’incontro tra Scholz e Xi Jinping (riquadrata in rosso nell’immagine allegata) dove si menziona la decisione del capo delle forze armate russe di evacuare Kherson, così da non mettere a repentaglio la vita di civili innocenti.
Ma ci tengo a sottolineare una cosa: queste notizie sono in penultima pagina e occupano quasi lo stesso spazio della gattina che non riusciva più a scendere dall’albero.
Si direbbe che tutta l’attenzione che i media europei riservano alla guerra, dirigendo l’attenzione del cittadino europeo, qui in Asia non trovi terreno su cui poggiare e la notizia assumesse connotazioni da noi ritenute complottiste. Da noi è in atto un indirizzamento delle coscienze.
Vorrei finire questa mia prima corrispondenza asiatica con una considerazione. Sapete qual è la più grande differenza che un occidentale nota quando viene in India? Immagino direte, la sporcizia e la povertà, certo, anche quelle, sebbene oggi in molte zone occidentalizzate del Paese le strade sono molto più pulite che da noi e la borghesia abbia acquisito talmente tanto potere economico da ritenere noi italiani dei pezzenti e guardarci dall’alto in basso. No, non è questa. La più grande differenza sta nel sorriso delle persone.
Un sorriso luminoso, sincero e puro. E più le persone che avete davanti sono di origini umili, più il loro sorriso vi lascia esterrefatti, senza fiato.
Ma di questo, se il Direttore vorrà, ve ne parlerò più approfonditamente una prossima volta.
Per inciso, questi sono gli argomenti a cui dovremmo prestare maggiore attenzione, non ai giochetti dei politici e delle multinazionali. Se imparassimo a dare attenzione a ciò che veramente conta, automaticamente taglieremmo le gambe ai cosiddetti poteri forti.
“Free at last, free at last, thank god almighty we are free at last!”
“Liberi finalmente, liberi finalmente, grazie a Dio onnipotente siamo finalmente liberi!”, conclusione del discorso che Martin Luther King tenne il 5 dicembre 1957 in Alabama.
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