A volte ritornano: Marcello Foa e l’analisi (ingenua) di sistema

Chi sono i nuovi padroni del nostro destino

Il sistema (in)visibile. Autore Marcello Foa

di Franz Ferrè

Marcello Foa è stato presidente della RAI nel triennio 2018-2021; giornalista di estrazione montanelliana, era stato per lungo tempo corrispondente dagli Stati Uniti prima di dedicarsi allo studio delle tecniche di comunicazione, mettendo a frutto la lunga esperienza nel mondo dei media per elaborare una visione originale dei principali meccanismi di manipolazione delle notizie e formazione dell’opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Da questi studi erano derivati due libri dal titolo Gli Stregoni della Notizia, pubblicati nel 2006 e poi, in una seconda edizione aggiornata, nel 2018, appena prima di diventare Presidente della RAI, su proposta del governo gialloverde Lega-5 Stelle. L’opposizione durissima delle forze “di sistema” alla sua elezione segnalava la paura che una figura come la sua, altamente qualificata e consapevole dell’uso distorto dei media, incuteva. Nonostante l’intenso fuoco di sbarramento, Foa venne comunque insediato nella carica e da quel momento, sostanzialmente, sparì dai radar. La RAI continuò, come tutti i media mainstream, la sua linea fedele ai dogmi LGBTQ etc etc, europeisti e globalisti. Le trasmissioni RAI attaccarono serene il governo gialloverde, magnificarono quelli successivi, passando poi agilmente al circo della pandemia, con tanto di bare in fila, bollettini giornalieri della Paura e tutto il menu che ben conosciamo, senza che il Presidente dicesse bè. Lui oggi racconta di pressioni fortissime (anche personali e sui suoi familiari) e costante isolamento all’interno della struttura, dove gli venne fatta intorno terra bruciata un attimo dopo il suo arrivo, e non si fa fatica a credergli: l’informazione manipolata è una delle pietre angolari su cui si regge tutto: lui non sarà stato un Cuor di Leone, ma sicuramente la difesa del fortino di Viale Mazzini è stata totale, costante e spietata.

Oggi, tornato “libero”, lo studioso Foa ha ripreso a fare quello che, probabilmente, più gli si addice e pubblica un nuovo saggio, intitolato “Il sistema (in)visibile”. Perché non siamo più padroni del nostro destino” dove prova a fare qualche passo in più rispetto ai suoi precedenti libri, forte dell’esperienza vissuta. Foa non si limita più a spiegare (efficacemente) come i media manipolano le notizie per ottenere conformismo ed obbedienza, ma prova a delineare un quadro più generale di come il Sistema socio-economico funziona. Foa non abbandona una certa sua tipica visione America-centrica per cui gli esempi sono quasi sempre presi da situazioni e meccanismi del mondo statunitense. In più, degli americani, Foa sembra abbracciare una certa visione manichea e un po’ ingenua del mondo secondo cui i “valori” americani erano buoni e funzionavano fino a un certo punto, per poi annacquarsi fino a scomparire nel mondo odierno. In più, Foa, pur descrivendo l’uso nel mondo occidentale di tecniche di manipolazione sistematica dell’opinione pubblica, sembra dirci che, in fondo, se gli americani adesso fanno così, è “colpa” del KGB che inventò quelle tecniche, “costringendo” – così dice a un certo punto – anche la CIA ad usarle.

Al di là di questo, comunque, il libro di Foa apre interessanti finestre su varie tecniche inerenti i metodi di manipolazione di massa; tuttavia, la parte più interessante ed originale del saggio è senza dubbio quella che riguarda le così dette flex nets. Il concetto è stato codificato per la prima volta dalla sociologa americana Janine R. Wedel nel 2009 e individua la spina dorsale del Potere in una rete flessibile e multiforme di gruppi trasversali ai diversi ambiti che, nella visione della Wedel, condivisa da Foa, nascono nel mondo degli Enti privati per poi espandersi e occupare tutto il mondo degli Enti Pubblici. Foa riporta una serie molto lunga di esempi che mostra le interconnessioni, ottenute per lo più attraverso il meccanismo delle “porte girevoli” che porta ai posti di comando di strutture pubbliche americane (compresi i massimi livelli) ex manager di aziende ed enti privati, che poi – questo è l’aspetto più importante – replicano negli Enti federali le stesse catene di comando cooptando le stesse persone, favorendo così una sorta di “privatizzazione-ombra” di tutta la macchina federale statunitense. Personaggi che poi, una volta ottenuto il risultato voluto, spesso ritornano come se niente fosse a lavorare per i privati (cosa che probabilmente non hanno mai smesso di fare).

Le flex nets sono il risultato (o più probabilmente la causa) di questo processo: reti informali ed autoreferenziali di persone la cui carriera si basa non tanto e non solo su competenze e abilità specifiche, ma deriva prevalentemente da reti consolidate di relazioni, dove le persone si cooptano a vicenda in posti sempre diversi, ma interconnessi, nei quali affermano un modello “privatistico” di gestione. Modello che prevede principalmente l’arricchimento e il rafforzamento della (o delle) flex nets di riferimento, anche (soprattutto) a scapito dell’interesse pubblico: in pratica, si privatizza l’Ente pubblico senza chiedere alcun esborso economico a nessuno per comprarlo, nel senso che – affidandolo a manager di provenienza privata che restano strettamente interconnessi con questo mondo – lo si mette semplicemente al servizio di interessi privati, pur lasciandolo apparentemente pubblico. Tuttavia, l’aspetto che Foa sottolinea solo in parte è che questi non sono interessi privati nel senso di “non-pubblici”, ma sono interessi di un piccolo gruppo particolare di persone, non di un Ente, per quanto privato. Un altro aspetto che Foa sembra non cogliere è che queste reti, che lui considera tipiche delle società capitalistiche, erano state trovate in gran numero negli anni ’90 in tutto il mondo ex-sovietico. Come potevano esserci reti private che comandavano un mondo dove la proprietà privata non esisteva? A Foa, però, non viene il dubbio, che per chi scrive è una certezza, che queste reti esistano in realtà in TUTTI i sistemi sociali complessi, e ne costituiscano la vera spina dorsale, indipendentemente dalla struttura istituzionale che formalmente governa il sistema stesso. Le flex nets sono sempre esistite e sempre esisteranno, perché rispecchiano l’unità base di tutti i sistemi sociali umani, fin dalla notte dei tempi, ovvero il clan, che i greci chiamavano φρατρία (fratria) raggruppate poi in γένος (genos), i romani chiamavano “curiae” costituenti poi le “gens”, etc. Gruppi di individui, insomma, non troppo grandi, in relazione diretta tra loro che operano all’interno, a fianco, sopra e sotto le eventuali strutture istituzionali del sistema sociale di appartenenza. E’ la “oikocrazia” di cui parla anche Fabio Armao in un saggio di argomento simile.

In effetti, come dice Foa, non siamo noi ad essere i “padroni del nostro destino”, ma i clan (fratrìe, gens, flex net, etc) e lo sono da sempre, con brevi e – purtroppo – limitate eccezioni. Sono reti di persone, esseri umani in carne ed ossa, e nemmeno tante. Se vogliamo contrastarle e provare a riprenderci in mano almeno un pezzetto del nostro destino (come anche Foa sembra intenzionato a fare) bisogna partire da qui. E’ argomento che va approfondito: proveremo a farlo nei prossimi articoli.

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11 Commenti

  1. 1:Scusate ma perché non gl date un nome ben preciso?

    Cioè sostanzialmente trattasi di rete messoniche sovranazionali occidentali e soprattutto di reti paramassoniche sovranazionali atlantiste di ferro, a tale ultimo proposito approfondimento nel punto a seguire.

    2. La Gabanelli e’ una famosa giornalista della RAI, che con il suo programma inchiesta REPORT che va in onda su RAI 3, ha spesso creato imbarazzo nelle autorità politiche. Ma come tutti i giornalisti non supera quella famosa linea rossa dell’informazione, che pero’ in questo caso sembra aver varcato anche se in modo soft.

    Pensate che stanno censurando questo video in tutto il mondo negli archivi on line Rai la puntata e’ stata letteralmete eliminata!!! E dovremmo pagare il canone per questi servi criminali!!

    La denuncia della Gabanelli che fa tremare “mezzo mondo”.Ecco chi ci comanda veramente.Il video della trasmissione “Report” da non perdere e condividere.

    “Quando la politica non funziona diventa tecnica ( o meglio tecnocrazia, vedi i governi tecnici susseguitisi in italia dopo la caduta pilotata di Berlusconi, Monti in primis ), con queste parole la Gabanelli esordisce all’ inizio di questo video, che svela ciò che molti non sanno e che altri non vogliono che si sappia….

    Riferimento e proseguimento:

    https://laveritadininconaco.altervista.org/la-conduttrice-report-milena-gabanelli-denuncia-comanda-veramente-la-rai-elimina-video-della-trasmissione/

    Il link per il video:

    https://ilgiornaledellasera.blogspot.com/2016/03/la-denuncia-della-gabanelli-fa-tremare.html

    Commento finale.

    Prima parte

    Ovviamente dell’esistenza di società paramassoniche di matrice anglosassone atlantiste di ferro in salsa sion che fanno il bello e il cattivo tempo è una cosa risaputa per chi sa l’abc della controinformazione, quello che io personalmente invece non sapevo è che Report della Gabanelli ci aveva fatto un’inchiesta e la Rai l’ha censurata di brutto, un giornalista con un minimo di schiena dritta si sarebbe dovuto dimettere subito e invece la Gabanelli no, chissà come mai…….

    Seconda parte.

    La Nato a comando americano è la gabbia militare per i popoli europei e l’euro ne è la gabbia economica, le rete messoniche sovranazionali occidentali e soprattutto le reti paramassoniche sovranazionali atlantiste di ferro lavorano in sinergia per consolidare sempre di più queste gabbie per i popoli europei.

    Per quanto riguarda gli USA sono fondamentalmente un regime oligarchico corrotto, lo disse persino chiaramente Jimmy Carter, e quindi chi va con lo zoppo impara a zoppicare, that,s it!

    • Ciao caro. Se cerchi primo e secondo anno editoriale, sul cartaceo, vediamo poi online articoli di Francesco Veronese ha scritto diversi articoli sulla trilaterale. Grazie dei tuoi suggerimenti sempre preziosi per noi e i lettori.

      • @Sovranità Popolare Redazione

        1. Ok , grazie mille del vostro positivo feedback.

        2. A proposito di Indro Montanelli , maestro di Marcello Foa ( parole sue ), e a proposito della pesante influenza di reti massoniche e reti paramassoniche…… , ecco una chicca, arriva!

        Montanelli: un Cilindro col doppiofondo
        Le smanie golpiste di Cini, Clare Boothe Luce e “il lacchè”

        Scheda tratta dalla sezione sull’Italia

        Nella galleria degli intellettuali italiani che hanno fatto parte dell’Associazione per la Libertà della Cultura non poteva mancare il principe dei giornalisti anticomunisti, Indro Montanelli. Nato da una famiglia fiorentina dedita alle ebbrezze del futurismo (da cui il nome, Cilindro, poi abbreviato in Indro), Montanelli fu legatissimo a due figure chiave del CCF: l’ambasciatrice Clare Boothe Luce, moglie del magnate americano grande sostenitore di Mussolini (a Henry Luce il dossier dedica un ampio articolo) e l’ufficiale inglese Michael Noble, diretto superiore di Hubert Howard nel Psychological Warfare Branch britannico. Noble fu colui che riorganizzò l’intera vita culturale italiana nelle città liberate, stilando tra l’altro il Press Plan for Northern Italy, che confermò la proprietà dei grandi quotidiani nelle mani di chi l’aveva avuta durante il fascismo.
        Di Clare Boothe Luce, Montanelli rivendicava addirittura il lancio della carriera e di averla così segnalata al futuro marito. “Era una giornalista di taglio cultural-mondano… Stavamo molto spesso insieme a New York. Poi lei venne in Italia, dove dapprima scrisse, sotto mia dettatura, qualche cronaca politica, che la fece notare agli occhi del grande magnate Henry Luce, proprietario ed editore di Time e di Life, che la sposò. Perché lei era anche una bella donna… Così sposò Luce e Luce appoggiò con tutte le sue forze Eisenhower, che – quando diventerà presidente – nominerà la moglie ambasciatrice in Italia”.
        Queste frasi sono tratte da un’intervista che Montanelli concesse con grande imbarazzo nel 1998 al direttore della rivista Storia Contemporanea, a corredo e spiegazione di un carteggio in cui egli e l’allora ambasciatrice USA in Italia discutono la preparazione di un golpe. L’epistolario documenta come nel 1954 Montanelli abbia convinto la Luce a sedurre il conte Vittorio Cini per fargli finanziare il piano, che sarebbe servito a “Preparare una forza come fu Gladio, che nacque due anni dopo e alla quale spero di aver dato un mio contributo”, spiega Montanelli 44 anni dopo.
        Nella prima delle tre lettere pubblicate da Storia Contemporanea, Montanelli si rivolge così alla Luce:
        “Noi dobbiamo creare questa forza. Quale? Non si può sbagliare, guardando la storia del nostro Paese, che è quella di un sopruso imposto da una minoranza di centomila bastonatori. Le maggioranze in Italia non hanno mai contato: sono sempre state al rimorchio di questo pugno d’uomini che ha fatto tutto con la violenza: l’unità d’Italia, le sue guerre e le sue rivoluzioni. Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l’unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta.. e un capo.”
        Con Cini organizzatore dei finanziamenti e l’ex ambasciatore fascista Dino Grandi responsabile dei rapporti diplomatici, “il movimento sarebbe destinato ad entrare in azione (azione armata) solo il giorno in cui, elettoralmente, la battaglia fosse definitivamente persa. … difendere la democrazia fino ad accettare, per essa, la morte dell’Italia: o difendere l’Italia fino ad accettare, o anche affrettare, la morte della democrazia? La mia scelta è fatta…”

        Proseguimento:

        https://www.movisol.org/ccf.htm

        • Ciao anche questo passaggio molto interesasnte, la nostra storia è ancora impolverata e seppellita da falsità

  2. Marcello Foa nel suo libro si chiede perché in Italia non siamo più padroni del nostro destino, ecco la risposta più semplice ed efficace possibile!

    “Noi sfruttati senza pietà, caduto lo spauracchio dell’Urss”, Prof Massimo Bordin per Micidial Blog, pubblicato da Libreidee, 12 dicembre 2018

    https://www.libreidee.org/2018/12/noi-sfruttati-senza-pieta-caduto-lo-spauracchio-dellurss/

    In particolare i seguenti due passaggi dell’articolo:

    Il caso europeo è emblematico. Nel vecchio continente, infatti, c’era un capitalismo molto temperato, perennemente spaventato dalla possibilità che il modello dei vicini paesi del blocco comunista potessero convincerci ad assumere altre forme di governo. Detto diversamente, il capitalismo del dopoguerra ci concesse di tutto, ma senza rinunciare ad accumulare ricchezza. In quella stagione – per paura che arrivasse il comunismo – il capitalismo occidentale rinunciò ad accumulare tutta la ricchezza, come sarebbe nella sua natura, ma ne distribuì una minima parte. Il che, tradotto, significò orari di lavoro ridotti, il tempo indeterminato, il reintegro sul luogo di lavoro a seguito di vittoria ad un processo contro l’azienda, l’accesso gratuito o semigratuito a beni essenziali come la salute, l’istruzione, la casa ed il trasporto. Tutto questo – che passa sotto il nome di welfare State – contenne la ricchezza dei capitalisti senza che questi si impoverissero.

    Semplicemente, con questa modalità, le ricchezze che si accumulavano vennero ridistribuite, seppur in parti davvero risibili. Le modalità di ridistribuzione furono diverse, ma su tutte i contratti di lavoro e gli investimenti pubblici tramite l’emissione di debito pubblico. Dopo il 1989, finita la paura che i governi potessero assumere forme inclini alla pianificazione economica statale, il capitalismo si tolse la maschera e mostrò il suo vero volto. Il volto di chi non intende distribuire la ricchezza creata, ritenendo di poterlo fare non a seguito di presunti meriti, ma in virtù di rinnovati rapporti di forza. Nemmeno negli anni ’50, ’60, ’70 e ’80 il capitalismo voleva distribuire la ricchezza, ma voleva accumularla perché questo è nella sua natura. Dunque, in quella stagione, noi e chi ci ha preceduto non è vissuto al di sopra delle sue possibilità, ma al di sopra della volontà dei capitalisti.

    Breve commento finale.

    In medio stat Virtus!!

    • Ciao interessante lo spaccato del prof ma ritengo la questione Urss Usa Italia molto più profonda. Ci stiamo lavorando, lascio una piccola anteprima, prepariamo un monografico

      • “Ci stiamo lavorando, lascio una piccola anteprima, prepariamo un monografico”, Sovranità Popolare Redazione

        Non vedo l’ora di leggerlo!!

      • @Sovranità Popolare Redazione

        The Elephant In The Room!!

        Luciano Gallino, “La lunga marcia dei neoliberali per governare il mondo”, da “La Repubblica” del 27 luglio 2015, ripreso da “Micromega”, pubblicato su Libreidee, 8 agosto 2015

        Quando apro le finestre al mattino, di questi giorni, lo sguardo mi cade inevitabilmente sul Mont Pélerin, al di là del lago. È una montagnola svizzera a pochi chilometri da Montreux, nota sin dagli anni Venti per i buoni alberghi e il clima mite. È anche il luogo da cui ha avuto inizio, con la fondazione della Mont Pélerin Society (Mps) nel 1947, la lunga marcia che ha portato il neoliberalismo a conquistare un’egemonia totalitaria sull’economia e la politica dell’intera Europa. Con le drammatiche conseguenze di cui facciamo ancor oggi esperienza. Gramsci avrebbe trovato di grande interesse la strategia adottata dalla Mps per conquistare l’egemonia, intesa nel suo pensiero come un potere esercitato con il consenso di coloro che vi sono sottoposti. Anziché costituire l’ennesima fondazione o un think tank specializzato nel promuovere questo o quel ramo dell’economia, Mps scelse di costruire su larga scala un “intellettuale collettivo”. Quando Friedrich von Hayek nel 1947 chiamò a raccolta un piccolo gruppo di economisti e altri intellettuali (tra cui Maurice Allais, Walter Eucken, Ludwig von Mises, Milton Friedman, Karl Popper) per fondare la Mps, i convenuti erano soltanto 38, per la maggior parte europei. Alla fine degli anni ‘90 erano diventati più di mille, sparsi in tutto il mondo, sebbene la maggioranza continuasse a provenire dall’Europa.

        Proseguimento:

        https://www.libreidee.org/2015/08/mont-pelerin-il-vivaio-degli-oligarchi-che-ci-stanno-uccidendo/

        In particolare il passaggio finale:

        Se uno potesse chiedere a Gramsci come mai le sinistre europee comunque denominate, a cominciare da quelle italiane, sono state travolte senza opporre resistenza dall’offensiva egemonica del neoliberismo partita nel 1947 dal Mont Pélerin, forse risponderebbe «perché non li avete saputi imitare». Al fiume di pubblicazioni volte ad affermare l’idea dei mercati efficienti non avete saputo opporre niente di simile per dimostrare con solidi argomenti che i modelli con cui si vorrebbe comprovare tale idea si fondano su presupposti del tutto inconsistenti. Inoltre, proseguirebbe Gramsci, dove sono i vostri articoli e libri che rivolgendosi sia agli esperti che ai politici e al largo pubblico si cimentano a provare ogni giorno, con solidi argomenti, la superiorità tecnica, economica, civile, morale della sanità pubblica su quella privata; delle pensioni pubbliche su quelle private, a fronte degli attacchi quotidiani alle prime dei media e dei politici, basati in genere su dati scorretti; dello Stato sulle imprese private per produrre innovazione e sviluppo, oggi come in tutta la seconda metà del Novecento; dell’importanza economica e politica dei beni comuni sull’assurdità della privatizzazioni? Poiché la natura ha orrore del vuoto, il vuoto culturale, politico, morale delle sinistre è stato via via riempito dalle successive leve di lettori, elettori, docenti, funzionari di partito e delle istituzioni europee, istruite dall’intellettuale collettivo sortito dalla Mps. Il consenso bisogna costruirlo, e la MPS ha dimostrato di saperlo fare. Le sinistre non ci hanno nemmeno provato.

        Commento

        Quando Alberto Bagnai era ancora solo un professore universitario che nel tempo libero teneva aggiornato anche il suo Blog “Goofynomics” raccontò in un suo post che una volta chiese a una dirigente politica del PDS come mai avessero rinnegato le loro radici socialiste a favore del lavoro e dei lavoratori italiani per imbarcarsi invece nel progetto neoliberista dell’euro, la sua risposta fu che pur di andare al potere erano disposti a tutto!

        Pierluigi Fagan , analista geopolitico ed economico, di una certa età ( sui 70 ) e soprattutto di grande esperienza professionale e personale, ha scritto un significativo articolo sulla non autenticità storica della sinistra italiana in quanto composta per la maggior parte da arrivisti opportunisti e carrieristi, cioò non toglie comunque che il tradimento della sinistra è avvenuto anche in altri paesi europei importanti come ad esempio Francia, Spagna, Germania, UK, ovviamente, non è il classico caso di mal comune, mezzo gaudio.

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