di Stefano Sylos Labini (Gruppo Moneta Fiscale)
Lo scorso giugno Milano Finanza ha lanciato il manifesto per il Tagliadebito e la valorizzazione del risparmio italiano che è stato già sottoscritto da imprenditori, banchieri, economisti. Ciò nasce dalla consapevolezza che la nostra economia si trova in una situazione di estrema debolezza a causa dell’elevato debito pubblico e della dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio. L’inflazione energetica sta alimentando la risalita dei tassi di interesse in tutti i paesi occidentali. Si tratta di una miscela esplosiva che potrebbe mettere in ginocchio il nostro paese in modo irreversibile: alla recessione messa in moto dalla perdita di potere d’acquisto per gli elevati costi energetici si sta aggiungendo una recessione provocata dall’aumento dei tassi di interesse che rende più costosi i mutui, i prestiti a famiglie e imprese, il finanziamento del debito pubblico.
La proposta di MF mira a tagliare l’enorme debito pubblico che ha raggiunto i 2.700 miliardi di euro sfruttando due assi di intervento: la mobilizzazione dell’ingente risparmio privato e la valorizzazione del patrimonio pubblico immobiliare. Quella parte della popolazione che può permettersi il lusso di risparmiare ha accumulato una ricchezza finanziaria liquida che ha superato i 5.000 miliardi di euro (di cui oltre 1.600 miliardi di euro depositati sui conti correnti bancari). MF sottolinea che circa il 75% di questa liquidità è investita all’estero sottraendo risorse al finanziamento dell’economia nazionale: solo il 5% del risparmio italiano è investito in aziende italiane. Per questo bisognerebbe “mettere a frutto il patrimonio immobiliare che lo Stato italiano, nella folle logica del federalismo, ha passato agli enti periferici gravandoli di oneri di mantenimento e di strutture per lo più inutilizzabili”…”Quel patrimonio è un tesoro che attraverso l’intervento di una banca nazionale può restare italiano coinvolgendo come possibili sottoscrittori milioni di risparmiatori italiani che sono da tempo alla ricerca di investimenti che garantiscano rendimento”. Dunque si tratterebbe di riportare sotto la gestione dello Stato centrale l’enorme patrimonio immobiliare che è stato “regalato” agli enti locali e sarebbe opportuno convogliare il risparmio nel finanziamento dell’economia nazionale.
E’ evidente che il problema per attuare una simile operazione sta non solo nella serietà con cui sarà presentata al mercato ma anche nel rendimento economico che può garantire. L’arma ipotizzata da MF è quella dell’incentivazione fiscale per attrarre il risparmio privato su cui però bisogna ragionare con attenzione per evitare di creare un ulteriore buco nelle casse dello Stato. Se si riuscisse a presentare un piano basato su un’incentivazione fiscale differita in modo da guadagnare tempo per bloccare il circolo vizioso che ci sta trascinando a fondo potremmo essere in grado di riprendere il controllo della situazione. In sostanza i risparmiatori potrebbero ottenere dei titoli fiscali futuri trasferibili a terzi che consentono di scontare le tasse dopo due anni dall’emissione ma non danno il diritto ad essere rimborsati in euro. Così il risparmio potrebbe essere sfruttato immediatamente per ridurre il debito pubblico mentre i rendimenti per gli investitori e quindi le minori entrate nelle casse dello Stato sarebbero posticipati di due anni. Ciò eviterebbe di registrare un aumento del debito pubblico all’emissione poiché gli sconti fiscali futuri sarebbero “non payable” determinando un impatto sul bilancio dello Stato solo al momento e per la quota che viene effettivamente esercitata.
Questa è un’applicazione particolare della proposta che il Gruppo della Moneta Fiscale ha formulato sin dal 2014. La differenza sta nel fatto che gli sconti fiscali futuri non vengono assegnati gratuitamente come sta accadendo oggi nel caso dei bonus edilizi e dell’efficienza energetica ma verrebbero offerti in cambio di investimenti del risparmio privato in un Fondo Immobiliare Nazionale.
Accanto alla riduzione del debito dobbiamo comunque spingere sulla crescita dell’economia. L’assegnazione di sconti fiscali futuri cedibili senza limiti ha già dimostrato di essere uno strumento molto potente che ha rimesso in moto il settore dell’edilizia e dei comparti ad esso associati: l’ottimo risultato ottenuto nel 2021 in termini di Pil e di riduzione del rapporto debito Pil deriva anche dalla circolazione dei crediti fiscali nell’economia. Ora dobbiamo estendere la cedibilità degli sconti fiscali al settore industriale (incentivi del Piano Industria 4.0), all’acquisto di beni durevoli a basso impatto ambientale, al finanziamento dei lavori pubblici. La circolazione di sconti fiscali futuri trasferibili a terzi è l’unica arma che abbiamo per attrarre l’enorme risparmio privato e per rimettere in moto la crescita del reddito e dell’occupazione.
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