Si riaccende il laptop di Hunter Biden immediatamente dopo la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica pubblicata dal NYPost e realizzata dal giornalista indipendente Matt Taibbi. Twitter ha censurato l’inchiesta nel periodo precedente le elezioni del 2020.
Elon Musk, da poco amministratore delegato del social media ha pubblicato le comunicazioni interne tra diversi dipendenti e alcuni anche di alto livello.
Nel 2020 quando vengono pubblicate le prime notizie sul ritrovamento del laptop di Hunter Biden Il caos e la confusione avvolgono Twitter e dimostrano che un gruppo di dirigenti di alto livello ha deciso di etichettare la storia del Post come “materiale hackerato” senza alcuna prova. In quel periodo l’amministratore delegato e fondatore era Jack Dorsey.
Musk ha twittato un link all’account del giornalista indipendente Matt Taibbi che ha fatto luce sulla censura di Twitter pubblicando le email tra alcuni dipendenti di Twitter.
Here we go!! 🍿🍿 https://t.co/eILK9f3bAm
— Elon Musk (@elonmusk) December 2, 2022
Secondo Taibbi, la decisione di censurare la storia del Post è stata presa “ai livelli più alti dell’azienda” ma senza il coinvolgimento di Dorsey.
Dichiara Taibbi: Le comunicazioni interne rivelano “quanto sia stato fatto all’insaputa dell’amministratore delegato Jack Dorsey, e quanto tempo ci sia voluto perché la situazione venisse ‘sbloccata’ anche dopo che Dorsey è intervenuto”. Secondo Taibbi, l’ex responsabile del settore legale e politico di Twitter, Vijaya Gadde, ha avuto un “ruolo chiave” nella decisione della censura.
Le e-mail e i commenti di ex dipendenti di Twitter dimostrano che “tutti sapevano” che la censura, da parte del gigante dei social media, dell’inchiesta del Post sul famoso laptop di Hunter Biden. “era un errore gravissimo”.
Secondo Taibbi, la debole motivazione dell’azienda per la censura era che la storia violava la politica dell’azienda sui “materiali violati”, cosa che è stata messa in dubbio da molti addetti ai lavori.
Diverse fonti di Twitter hanno riferito a Taibbi di ricordare di un chiaro avvertimento dell’FBI nell’estate del 2022 riguardo agli hackeraggi stranieri, ma non sono state trovate prove di un coinvolgimento esterno incentrato sulla storia del Post e il portatile di Hunter Biden.
“La scusa era l’hacking, ma nel giro di poche ore tutti si sono resi conto che non avrebbe retto. Ma nessuno ha avuto il coraggio di ammettere l’errore e correre ai ripari”.
Taibbi scrive nella sua inchiesta che Twitter ha usato una strategia molto particolare per fermare la diffusione della storia: bloccare la condivisione dei link tramite messaggio diretto, uno strumento solitamente utilizzato solo in “casi particolari”, come ad esempio per fermare la distribuzione di materiale pedopornografico.
La censura di Twitter ha portato l’allora addetta stampa della Casa Bianca Kayleigh McEnany a essere bloccata dal suo account a poche settimane dalle elezioni del 2020.
In una e-mail condivisa da Taibbi, Mike Hahn, collaboratore della campagna di Trump, ha inviato una missiva molto cattiva al gigante dei social media chiedendo di sapere quando sarebbe stata sbloccata.
Quando Caroline Strom, responsabile delle politiche pubbliche di Twitter, ha notificato l’incidente ai team di sicurezza dell’azienda, questi l’hanno informata che la McEnany aveva violato la politica aziendale in materia di “materiali violati”.
Musk, l’uomo più ricco del mondo che ha acquistato Twitter il mese scorso, ha insistito in precedenza sulla necessità di una piena divulgazione per determinare il motivo per cui l’azienda ha deciso di bloccare l’inchiesta sul figlio del presidente Biden nelle settimane precedenti alle elezioni del 2020.
Il 51enne miliardario, che ha giurato di trasformare Twitter in un bastione della libertà di parola, ha annunciato la pubblicazione dei file interni per diversi giorni, sostenendo che “il pubblico merita di sapere cosa è successo davvero”.
“Questa è una battaglia per il futuro della civiltà. Se la libertà di parola si perde anche in America, la tirannia è tutto ciò che ci aspetta”, ha twittato lunedì dopo aver promesso che i file sarebbero stati “presto pubblicati su Twitter stesso”.
Taibbi ha anche rivelato le e-mail dell’azienda che rispondeva a una richiesta “del team di Biden” durante il periodo precedente alle elezioni del 2020, poco dopo che l’azienda aveva dato un giro di vite alla storia di Hunter Biden del Post.
Taibbi ha anche twittato: “Entrambi i partiti avevano accesso a questi strumenti. Per esempio, nel 2020, le richieste sia della Casa Bianca di Trump che della campagna di Biden sono state ricevute e onorate”.
“Poiché Twitter era ed è composto per la maggior parte da persone di un unico orientamento politico, c’erano più canali, più modi per opporsi, aperti alla sinistra (ai democratici) e alla destra”.
Prima della sua acquisizione da 44 miliardi di dollari, Musk aveva già chiarito la sua posizione in merito alla questione tra il Post e Twitter, affermando già ad aprile che la decisione della piattaforma era “ovviamente incredibilmente inappropriata”.
Twitter, così come Facebook, ha adottato misure di censura straordinarie contro il Post quando ha pubblicato per la prima volta il suo reportage sulla mole di e-mail scoperte nel laptop di Hunter nell’ottobre 2020.
La piattaforma ha proibito agli utenti di condividere l’articolo e ha anche bloccato il The Post dal suo account Twitter per più di due settimane a causa delle affermazioni infondate che il reportage ha utilizzato informazioni hackerate.
Dorsey, all’epoca amministratore delegato di Twitter, ha poi ammesso durante un’udienza del Congresso, sulla disinformazione e i social media nel marzo dello scorso anno che il blocco del servizio del Post è stato un “errore totale”. Ma non ha rivelato chi fosse il responsabile dell’errore.
Mentre molte testate tradizionali hanno inizialmente ignorato o cercato di sminuire il reportage del Post, il New York Times e il Washington Post hanno infine autenticato il contenuto del portatile, circa 18 mesi dopo.
Ancora una volta: gli Stati Uniti si trovano nella situazione surreale in cui i principali sostenitori della censura governativa e aziendale sono le società dei media e i loro dipendenti. È una grande ed incredibile impresa di propaganda: con un obiettivo strategico, fondamentale, convincere i “giornalisti” ad essere gli attori principali nella richiesta di censura politica.
La vera storia non è il contenuto dell’archivio del laptop di Hunter Biden ma come la CIA, i media aziendali e le Big Tech si sono uniti per diffondere le falsità della CIA e manipolare le elezioni del 2020 usandole per censurare i rapporti su Joe Biden.
La CNN accusa di hackeraggio sui testi ad opera della Russia
Lo squallido team pro-censura composto da dipendenti liberali, nascosti nelle corporazioni dei media si è unito 48 ore fa per attaccare il giornalista Matt Taibbi, come sempre fanno con qualsiasi giornalista che racconta una storia vera sui veri centri di potere.
Questo è un piccolo frammento di quanto è stato pubblicato sui social dai dipendenti dei media liberali. Frasi simili e ripetute all’infinito, si muovono in branco, sono attivisti del Partito Democratico USA, strategia scimmiottata anche in Italia, sia nel social Twitter sia in FB. Sono gli animali da soma dell’infamia e del falso.
Sono quelle stesse persone che chiedono di potere censurare Internet per proteggerti dalla disinformazione e loro diffondono il falso, sono i bugiardi più frequenti da ritrovare nei social.
Il teorema è molto semplice, più grandi sono le storie che racconti, più questo sistema produce e diffonde falsità, limitandosi a ripetere ciò che la CIA e Google suggeriscono di dire o scrivere. Odiano i giornalisti onesti e indipendenti.
Ridurre l’inchiesta del NY Post alla vita sessuale e all’uso di droghe di Hunter Biden è molto limitativo e poco dignitoso. È irrilevante. Questi contenuti sono stati dati ai media solo allo scopo di coprire le storie e gli squallidi affari di Joe Biden in Ucraina e Cina. Se come raccontano in molti, nel laptpo, nell’archivio non c’era nulla di importante, perché tutti hanno mentito per censurarlo?
Alcuni di questi dipendenti dei media e propagatori di false news non possono essere dimenticati per il loro ruolo, all’interno del governo o nei media aziendali, giornali, tv etc etc. Un esempio è Natasha Bertrand
Mentire così bene, negli USA, nei media non si trasforma mai in una ammenda, una punizione, anzi, più la falsità è importante poi arrivano promozioni e avanzamenti di carriera.
Quello che è accaduto nel 2020 è uno degli scandali più gravi degli ultimi 10 anni. Non è stato coinvolto solo il social Twitter, anche lo stesso FB, ha subito la stesa censura sulla storia del laptop di Hunter Biden ed è proprio Zuchemberg ad ammetterlo.
Mark Zuckerberg spiega chi ha influenzato la decisione di Facebook nell’ottobre 2020 e che FB avrebbe soppresso algoritmicamente le inchieste del NY Post sulle attività della famiglia Biden
A distanza di due anni diventa sempre più difficile nascondere la veritò anche per un sistema così potente e con radici nelle più grandi aziende di comunicazione e informazione e nei settori strategici del governo USA:
Ecco il testo di una mail inviata dal Senato degli USA WASHINGTON, DC 20510 – 15 novembre 2019
Onorevole Ken A. BIanco
Direttore crimini finanziari
Dipartimento del Tesoro
Egregio Direttore Blanco:
La Commissione Finanze del Senato e la Commissione per la Sicurezza Interna e gli Affari governativi
datata 6 novembre 2019, al Dipartimento di Stato, mentre l’allora vicepresidente Biden era in carica,suo figlio, Hunter, lavorava per Burisma e “veniva pagato fino a 50.000 dollari al mese”.
All’epoca, Burisma e il suo proprietario erano sotto inchiesta da parte delle autorità ucraine e britanniche.
Secondo un rapporto, nel 2016, l’allora vicepresidente Biden minacciò di non concedere aiuti all’Ucraina
a meno che il procuratore ucraino che stava indagando su Burisma non fosse stato licenziato, cosa che alla fine è avvenuta.
Inoltre, la società di consulenza di Burisma, Blue Star Strategies, ha utilizzato il consiglio di amministrazione di Hunter Biden per ottenere l’accesso ai funzionari dell’amministrazione Obama al Dipartimento di Stato e di influenzare potenzialmente le questioni sottoposte ai funzionari governativi per conto di Burisma.
I Commissari hanno giurisdizione sulle operazioni finanziate dai contribuenti del Dipartimento di Stato e del Financial Crimes Enforcement Network.
1 – Lettera di Ron Johnson S. Comm. on Homeland Security & Govemmental Affairs, & Charles E. Grassley. S.
Comm. on Finance, lo Mike Pompeo, Dep’l ofSlate (6 novembre 2019).
2 – Paul Sonne, Michael Kranish e Matt Viser, Il magnate del gas e il figlio del vicepresidente: La storia di Hunter
Biden in Ucraina, 28 settembre 2019, https://www.washingtonpost.com/worldlnationalsecurily/
lhe-gas-tycoon-and-the-vice-presidenls-son-the-story-of-hunter-bidens-foray-inukraineI2019/
09128I1aadfl70-dfd9-lle9-8fd3-d943b4ed57eO_story.html; Polina Ivanova, Maria Tsvetkova, et al,
What HUnler Biden did on the board ofUkrainian energy company Burisma, Reuters, 18 ottobre 2019,
https://www.reuters.comlarticle/us-hunter-biden-ukraine/what-hunter-biden-did-on-the-board-of-ukrainian-energycompany-burisma-idUSKBN l WX l P7.
3 Un altro rapporto indica che il vicepresidente Biden ha fatto questa minaccia alla fine del 2015. Si veda, ad esempio, Kenneth P. Vogel e luliia Mendel, Biden Faces Conflict oflnterest Questions That Are Being Promoted by Trump Ailies, N.Y. Times, I maggio 2019, https://www.nytimes.comI20 19/05/01 /us/politicSlbiden-son-ukraine.html; Glen Kessler, Correcting a errar dei media: la prova di forza di Biden in Ucraina risale al dicembre 2015, Wash. POSI, 2 ottobre 2019,
https://www.washingtonpost.com/pol itics/20 19/1 0/02/correcting-media-error -bidens-ukraine-showdown-wasdecember/.
4 John Solomon, Hunter Biden’s Ukraine gasfirm pressed Obama adminislration end corruption accalions,
memos show, johnsolomonreports.com, 4 novembre 2019, https://johnsolomonreports.com/hunter-bidens-ukraine-gasfirm-pressed-obama-administration- to-end-corruption-allegations-memos-show/.
Per assistere i Comisssari nell’esame di queste questioni, chiediamo una copia di tutte le segnalazioni di attività sospette (SAR) e dei relativi documenti che sono stati depositati in merito alle seguenti persone o entità:
La Commissione per la sicurezza interna e gli affari governativi è autorizzata dall’articolo XXV del Regolamento permanente del Senato a indagare “sull’efficacia, l’economia e la sicurezza dei trasporti”.
QUI il documento in lingua originale