di Maurizio Torti
Ad ottobre, la 101a divisione aviotrasportata dell’esercito americano è stata schierata in Europa per la prima volta dalla seconda guerra mondiale come potenziamento militare della linea del fronte della NATO lungo i confini di Ucraina e Russia.
Altri StatI membri della NATO stanno inviando “più navi, aerei e truppe, da concentrare sul fianco orientale, da nord del Mar Baltico a sud del Mar Nero.
Il noto network televisivo CBS ha lanciato la news con questo titolo: “Il 101esimo aviotrasportato dell’esercito americano si sta esercitando per la guerra con la Russia a poche miglia dal confine con l’Ucraina”.
il generale John Lubas è al comando dei 105000mila “supereroi” e ha rilasciato questa dichiarazione alla CBS: “Questo non è uno schieramento di addestramento, questo è uno schieramento di combattimento. Comprendiamo che dobbiamo essere pronti a combattere stasera”.
La 101a divisione aviotrasportata è schierata in Romania e ha lasciato l’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, impegnata nel D-Day.
Il numero di truppe sotto il comando della NATO, dislocate sul fianco orientale della NATO, è stata implementato di 10 volte il numero rispetto al 2021.
Secondo i dati della NATO, nel febbraio 2021, c’erano 4.650 truppe sotto il comando diretto della NATO. Queste truppe erano dislocate in quattro gruppi tattici multinazionali situati rispettivamente in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.
Un mese dopo l’inizio del conflitto Russia Usa sul territorio ucraino, c’erano 40.000 truppe alleate sotto il diretto comando della NATO. La Polonia è passata da 1.010 a 10.500 uomini – mentre quattro nuovi gruppi tattici sono stati istituiti in Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
In un coro perfettamente sincronizzato, molti Paesi europei hanno richiesto la presenza di ulteriori truppe statunitensi sul loro territorio in base ad accordi bilaterali, portando il numero totale di soldati americani in Europa a 100.000 – il livello più alto dal 2005.
L’invio di logistica, uomini, mezzi e armamenti, ha inciso molto sui bilanci, nella spesa militare, degli Stati membri europei della NATO ma il risultato più significativo delle politiche estere degli USA è stata quella di impegnare i paesi NATO ad aumentare significativamente la spesa per la difesa ma non è tutto, i membri della NATO hanno anche avviato un “reset” della loro strategia, concordando di rafforzare ulteriormente le capacità a terra, in mare e in aria. L’industria bellica si è ravviata lavorando a pieno regime con tripli turni di lavoro.
Dell’ultimo vertice NATO a Bucarest ne ho scritto nell’ultimo articolo ma devo segnalare alcuni momenti della conferenza stampa tenuta dal portavoce e porta bandiera della NATO Stoltemberg.
Domanda del giornalista di una televisione tedesca (durante la conferenza non è stato presentato
Domanda: Nel 2008, la NATO ha dichiarato qui a Bucarest che un giorno l’Ucraina sarebbe stata membro della NATO. Dove si trova oggi la NATO, a nome di questa dichiarazione?
Risponde Stoltemberg: “Hai ragione quando abbiamo preso decisioni sull’adesione dell’Ucraina, della Georgia qui al vertice della NATO nel 2008. A quel tempo ero qui io stesso come primo ministro norvegese, quindi ricordo molto bene quell’incontro. Innanzi tutto, accolgo con favore il fatto che da allora abbiamo rafforzato in modo significativo il nostro partenariato con la Georgia e con l’Ucraina. Cosa che non da ultimo è stata dimostrata dal 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea. E da allora, gli alleati della NATO hanno fornito molto sostegno all’Ucraina. E quindi anche le forze armate ucraine erano molto più forti, molto meglio equipaggiate, molto meglio guidate e molto più grandi di quanto non fossero nel 2014. E questo è dovuto soprattutto al sostegno che hanno ricevuto dagli alleati della NATO in questi anni. E noi eravamo preparati, quando l’invasione è avvenuta a febbraio e poi gli alleati si sono intensificati ulteriormente ora con un livello di sostegno senza precedenti all’Ucraina. Mi aspetto che i ministri degli Esteri alla riunione qui a Bucarest di oggi e domani ribadiscano che la porta della NATO è aperta. E lo abbiamo dimostrato negli ultimi anni permettendo alla Macedonia del Nord e al Montenegro di diventare membri e ora anche alla Finlandia e alla Svezia. Quindi abbiamo dimostrato che la decisione di Bucarest di aprire le porte della NATO è qualcosa di cui siamo all’altezza, non solo a parole, ma anche nei fatti, consentendo effettivamente a più membri di entrare nell’Alleanza. Riguardo all’adesione dell’Ucraina, abbiamo affermato che l’Ucraina diventerà un membro. Mi aspetto che gli alleati ribadiscano anche questa posizione. Tuttavia, l’obiettivo principale ora è sostenere l’Ucraina. Siamo nel bel mezzo di una guerra.
Stoltemberg, in questa risposta non svela nessun segreto per chi ha seguito la crisi politica e poi il conflitto nel Donbass dal 2014 ma Stoltemberg rivendica i notevoli aiuti, soldi, formazione, armi, addestramento e tecnologie fornite all’Ucraina, perchè i nazionalisti nazisti e l’esercito regolare ucraino, non erano riusciti a sconfiggere gli abitanti di lingua russa presenti nel Donbass. Dal 2014 al 2016 l’Ucraina ha subito una serie di sconfitte importanti, senza l’aiuto di paesi coma la Francia, l’Inghilterra, gli USA, il Canada, la Polonia e la Germania non c’era storia per i regimi di Kiev dopo il 2016.
Chi oggi sostiene e scrive il contrario dice e racconta il falso, i fatti sono sequenziali e molto chiari, in sintesi, la Russia ha seguito e reagito alle varie fasi di ampliamento della NATO ai confini orientali, dispiegando sul suo territorio nuove basi e nuove forze militari al confine orientale. Dal 2016 ha osservato il comportamento dell’Occidente corso in aiuto dell’Ucraina. La NATO, gli USA e l’Europa erano consapevoli di una reazione della Federazione della Russia. Falliti gli accordi di Misk 1 e Misk 2, Mosca firma gli accordi di cooperazione con le due repubbliche democratiche e popolari.
Dal 16 febbraio 2022, le forze ucraine aumentano l’intensità dei bombardamenti con l’artiglieria nella regione del Donbass. Il volume di fuoco contro il Donbass è pari all’intensità del conflitto del 2014, denunciato dagli osservatori dell’Osce e documentato sul loro sito istituzionale, ne abbiamo pubblicato in altri articoli su queste pagine.
Dal 17 febbraio del 2022 il Donbass è sotto il fuoco dell’esercito ucraino e questa situazione è stato l’accelerante per la reazione della Federazione della Russia. Certo la crisi politica con l’Ucraina era già avviata ma l’Ucraina ha deciso, in quelle ore, di dare il via alla guerra.
Da anni la Duma, sotto la spinta del Partito Comunista russo doveva prendere una decisione rispetto alla situazione del Donbass e l’inizio di nuove e intense operazioni belliche dell’Ucraina, contro gli abitanti di lingua russa del Donbass, non era più possibile ignorare. Sotto il fuoco dei cannoni ucraini, Donetsk e Lugansk, dopo aver firmato accordi di cooperazioni con la Russia inviano una richiesta di aiuto militare a Mosca tra il 20 e 21 febbraio 2022.
Putin, presidente della Federazione della Russia, durante un messaggio video, dichiara di voler raccogliere la richiesta di aiuto da parte dei cittadini di lingua russa del Donbass. La guerra è iniziata prima del 22 febbraio ed è responsabilità dell’ucraina colpevole di aver per l’ennesima volta violato gli accordi di Minsk aprendo il fuoco contro la regione del Donbass.
In questo contesto, in queste ultime ore Mosca apre ai negoziati, “territori in cambio di pace”, una formula non sconosciuta all’Occidente ed è anche un risposta diretta a Biden, disponibile ad avviare i negoziati ma alla condizione di un ritiro delle forze armate della Federazione della Russia dai “confini” dell’Ucraina.
Nell’ambito delle strategie dei negoziati la proposta di Biden non offre nulla a Mosca, chiaramente non verrà neanche presa in considerazione. Queste dichiarazioni non portano ai negoziati ma sono utili solo a “guadagnare” tempo ed in questo caso sono gli “esperti” i consulenti, gli analisti militari che dettano il tempo, probabilmente l’Occidente non è soddisfatto, gli USA non hanno ancora completato il loro disegno di allontanare una volta per tutte, la Federazione della Russia dall’Europa. L’intento USA è quello di “sconfiggere” la diplomazia russa e le relazioni con le ambasciate dei paesi europei, analizzare i comportamenti militari, studiare gli armamenti russi in una reale situazione bellica, scoprire i segreti, le armi russe. Contemporaneamente, le sanzioni stanno provocando disastri economici in Europa, costringendo gli Stati europei ad accettare regole di mercato assurde, più giusto dire, completamente svantaggiose, acquistare materie prime, gas e petrolio direttamente dagli USA o paesi allineati ma con prezzi molto più alti rispetto a quelli prima del 24 febbraio 2022. La Germania è lo Stato europeo a pagarne le maggiori conseguenze, ora in forte crisi, con inflazione crescente e con un tessuto produttivo non più competitivo ne in Europa ne fuori dai confini europei.
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