La crisi politica interna del Pakistan

Imran Khan annulla la marcia di protesta per evitare di creare caos e il partito PTI si dimette da tutte le provincie

Imran Khan ex primo ministro del Pakistan e il suo partito si dimettono da tutte le assemblee provinciali
di Maurizio Torti
Cosa sta succedendo in Pakistan?
Negli ultimi 60 giorni il Pakistan vive una delle crisi interne mai registrate prima, cosa è accaduto? Segnaliamo una sintesi degli eventi
L’ex primo ministro pakistano Imran Khan, durante uno degli interventi in piazza, ha annunciato, a fine settembre, l’avvio di una nuova fase della protesta Haqeeqi Azadi (Vera Libertà). Imran Khan ha chiesto a i suoi sostenitori di tenersi pronti e a un suo segnale di marciare verso Islamabad. Rivolgendosi poi alla leadership in carica, guidata da Shahbaz Sharif, Khan ha dichiarato: “avete il tempo sufficiente per prendere la sola decisione giusta e possibile, indire elezioni anticipate per il capo di Stato”.
Il governo pakistano e lo Stato Maggiore dell’esercito e della Polizia non ha ascoltato i suoi appelli e non ha dato alcun credito all’ipotesi della marcia verso Islamabad, nonostante la grave inflazione e la crisi nel paese. ll Ministro degli Interni Rana Sanaullah ha rifiutato e escluso la possibilità di colloqui con Imran Khan, definendo quest’ultimo un “pazzo” con cui non è possibile dialogare. Rana Sanaullah ha dichiarato che la marcia verso Islamabad è un diritto democratico di ogni pakistano, purché sia pacifica. Nel frattempo, il Pakistan continua ad affrontare le conseguenze delle inondazioni. Nella provincia di Sindh, il lago Hamal ha rotto gli argini provocando gravi danni all’agricoltura nella stessa regione più numerosa (oltre 50 milioni di abitanti. Queste inondazioni hanno colpito una quantità significativa di prodotti agricoli, creando ulteriori problemi all’economia pakistana.
Sostenitori di Imran Khan durante la manifestazione di oggi 26 novembre a Rawalpindi Pakistan
Durante la 77esima riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Primo Ministro Shahbaz Sharif, ha denunciato le conseguenze delle inondazione e gli immensi danni che stanno peggiorando la situazione di crisi socio-economica senza trovare alcuna soluzione per i debiti. A seguito degli appelli, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti, al momento.la comunità internazionale non ha risposto alle richieste di eventuali sussidi finanziari e di condonare i debiti contratti dai contadini pakistani nei confronti dello Stato a causa del grave disastro provocato anche dai problemi climatici.
Nel frattempo, la situazione politica interna è sempre molto tesa, anche a seguito delle dichiarazioni e gli inviti alla protesta dell’ex Primo Ministro Imran Khan sempre più impegnato a fare pressioni politiche e costringere l’amministrazione Sharif a dimettersi e a indire elezioni anticipate. L’invocazione della marcia verso Islamabad è certamente oggi la leva più forte.
Alla crisi peggiorata dalle inondazioni, il Pakistan rivive i vecchi conflitti e subisce l’attività di gruppi armati come il Wilayat Khorasan nel nord e le milizie autonomiste nel nord-ovest, a queste si aggiungono le proteste evocate da Imran Khan, il risultato potrebbe vedere il Pakistan in una guerra civile. Come sempre, questo grave momento di debolezza, favorisce l’interferenza di alcuni Paesi occidentali pronti a promuovere i propri interessi nella Regione e indebolire l’influenza della Cina.
L’attentato alla vita Imran Khan non è stato utile a placare la rivolta nel paese, anzi, i leader del partito Justice Movement hanno invitato i cittadini pakistani a scendere in piazza nelle città contro l'”arbitrarietà” delle autorità. Un’ora dopo il tentato omicidio all’ex primo ministro, migliaia di persone in diverse città pakistane si sono riunite in manifestazioni spontanee bloccando la circolazione e la movimentazione di mezzi e merci in gran parte del paese. A Peshawar, centinaia di persone hanno iniziato a manifestare davanti alla sede del Pakistan Army Peshawar Corps. I residenti hanno gridato slogan contro il comando militare del Paese per il suo legame con l’estromissione di Imran Khan dal potere e la complicità nel tentativo di uccidere l’ex primo ministro. Lo stesso Imran Khan ha dichiarato che le sue intenzioni non cambieranno e che l’attentato non fermerà in alcun modo il movimento del popolo pakistano. “La Grande Marcia” verso Islamabad continuerà a prescindere da tutto.
La marcia verso Islamabad
Imran Khan, dopo aver subito un tentativo di omicidio ha raccolto la solidarietà di molte istituzioni e politici del Pakista ma anche la solidarietà internazionale espressa da i governi di Norvegia, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Stati Uniti, Canada, Arabia Saudita, Regno Unito, Germania e Turchia e la ferma condanna del tentativo di assassinarlo.
Il Ministro della Difesa Khawaja Asif,nemico giurato dell’ex ministro ha dichiarato che il tentativo di assassinio di Imran Khan fa parte di una cospirazione. Ritiene che l’opposizione stia usando l’evento per i propri scopi, scaricando tutta la colpa al governo in carica.
Il Ministro degli Interni pakistano Rana Sanaullah ha detto che l’ex Primo Ministro dovrebbe stare attento alle sue parole per non peggiorare la situazione ma nessuna di queste dichiarazioni ha colto l’attenzione della popolazione e le proteste di massa sono in corso in quasi tutte le principali città del Pakistan, i cittadini erigono barricate nelle strade. Un numero significativo di abitanti di Rawalpindi intende marciare spontaneamente verso Islamabad per mostrare il proprio sostegno all’ex primo ministro.
Il fallito attentato ha aumentato la frattura politica e le responsabilità ricadono in particolare, contro il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Qamar Bajwa, a causa del suo diretto coinvolgimento nella rimozione di Imran Khan dal potere.
Imran Khan, ripresosi pienamente dalle conseguenze dell’attentato alla sua vita, alla sua prima uscita pubblica ha invitato le migliaia di cittadini presenti in piazza a riprendere la marcia verso Islamabad, il primo appuntamento è il concentramento nella città di Rawalpindi, in questo momento “invasa” pacificamente da centinaia di migliaia di cittadini ed il numero cresce di ora in ora.
L’amministrazione della città di Rawalpindi ha schierato 5.000 agenti di polizia con il compito di “garantire la sicurezza dei manifestanti”.
Sono stati allestiti accampamenti di tende in diverse aree della città e ai cittadini saranno forniti alloggio, cibo e tutti i servizi necessari fino alla fine della marcia.
Nell’area dell’autostrada di Murree, unità di commando d’élite e squadre di cecchini saranno di pattuglia per garantire la sicurezza di Imran Khan.
Nella città di Rawalpindi stanno convergendo altri enormi manifestazioni provenienti da Sindh, Punjab, Khyber Pakhtunwa e Gilgit-Baltistan, la carovana ripartirà e dirigerà verso la capitale.
Intanto, dalla capitale Islamabad, il sindaco non ha concesso il permesso di atterrare ad un elicottero, si presume per trasferire in sicurezza l’ex ministro ma questa negazione pare sia stata smentita dall’ufficio del sindaco.
La pressione sul governo è molto forte, anche altri leader dell’opposizione chiedono di riconsiderare l’eventualità di accettare il suggerimento dell’ex primo ministro ed indire una data per le elezioni anticipate, in modo da evitare un peggioramento della situazione.
Alti leader dell’opposizione hanno esortato la leadership in carica a prendere sul serio le richieste di elezioni anticipate prima di raggiungere il “punto di non ritorno”.
Per il momento, dal Governo pakistano non c’è alcuna dichiarazione in merito, anzi, alcuni esponenti insistono nel citare Imran Khan come principale fonte di instabilità per tutto il Pakistan. Lo stesso primo ministro Shahbaz Sharif sembra non aver rinunciato, rinviato il suo viaggio in Turchia per una visita di due giorni, forse per non ascoltare nuovamente le parole in piazza del suo avversario. E non ha preso in considerazione le dichiarazioni del Ministero degli Interni pakistano su una possibile minaccia di attacchi armati da parte di vari gruppi militari, tra cui IS, Al-Qaeda e movimenti autonomisti come i Baloch.
Le pressioni dei contadini guidati dall’ex primo ministro raggiungo i primi obiettivi nel cambio di alcuni vertici militari prima della ripresa della marcia su Islamabad, la partenza del generale Qamar Bajwa come Capo di Stato Maggiore dell’Esercito pakistano e la nomina di un successore, il generale Asim Munir. Il cambio ai vertici militari avverrà solo dopo il 29 novembre.
Da segnalare, in Pakistan, il comando militare svolge un ruolo importante nella politica dello Stato. E’ la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito è la più alta per status e importanza. Il modo in cui il generale Munir inquadra la politica nei confronti di Imran Khan determinerà le prospettive di ritorno al potere.
La città di Rawalpindi ha accolto centinaia di migliaia di sostenitori dell’ex primo ministro alla sua prima manifestazione dopo l’attentato alla sua vita ad inizio novembre.
Le strade sono colorate di verde, rosso e le bandiere, una folla immensa per ascoltare le parole del loro leader, la manifestazione è trasmessa da almeno 5 networktv e visibile attraverso youtube.
Le misure di sicurezza applicate dalle autorità della città hanno impegnato oltre 10mila agenti, cecchini e unità speciali, il palco nella parte centrale protetto da una barriera di vetro ma quando è salito Imran Khan, la folla non ha contenuto la gioia e la determinazione, poi il silenzio alle prime parole dell’ex ministro che ha spiegato la nuova strategia per convincere il governo pakistano ad indire nuove elezioni. Khan ha invitato il suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (PTI), a dimettersi da tutte le assemblee provinciali, dimissioni già avvenute ma rimane al potere in due province. Continua Imran Khan: “Ho deciso di non andare a Islamabad perché so che ci sarà il caos e la perdita sarà per il Paese”.
Il braccio di ferro continua, se queste sono le previsioni, Imran Khan ritornerà presto al suo posto, a quida del governo del Pakistan.
Si teme molto per la tenuta e la sicurezza sia dello stesso Imran Khan ma anche del Paese, la tensione è alta e ora si attendono le ripercussioni delle dimissioni del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf dalle assemblee di tutte le provincie del Pakistan.

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