di Patrizia Scanu
Non è facile accorgersi di essere manipolati. Nell’articolo precedente, abbiamo visto quali sono gli indizi che devono farci pensare che qualcuno si stia approfittando della nostra buona fede per scopi non dichiarati, ma sicuramente dannosi per noi. Conoscere le tecniche della manipolazione consente senza dubbio di generare reattanza, cioè di resistere e di prendere contromisure.
Non si tratta di un’impresa facile, perché ogni giorno viene messo in campo l’intero arsenale delle arti persuasive, senza risparmio di mezzi, e perché la pressione della maggioranza indottrinata è difficile da sostenere. Servono molta centratura e molta consapevolezza per rimanere lucidi. In ogni caso, dipende da noi e dalla nostra forza interiore. Ci sono alcune cose su cui possiamo lavorare:
- Volersi bene: non ce lo insegna quasi nessuno, ma se ci vogliamo bene non permettiamo a nessuno di insinuare in noi i semi dell’odio, dell’ostilità, della paura. Se lo permettiamo, facciamo il gioco dei manipolatori.
- Ascoltarsi: essere in profonda connessione con noi stessi ci aiuta ad accorgerci di quando ci viene imposto qualcosa di dannoso. Se ascoltiamo i nostri bisogni, non accettiamo ordini ingiusti e non ci immoliamo per nessuno e nemmeno ci pieghiamo a danneggiare altri.
- Saper dialogare: la verità si ricerca solo attraverso il dialogo. Non dobbiamo mai accettare verità precostituite, ma coltivare il dubbio e accettare il confronto, come ha insegnato Socrate.
- Prendersi la responsabilità: lo stravolgimento del linguaggio di questi mesi ha definito “responsabilità” l’obbedienza passiva e acritica. Ma essere responsabili vuol dire scegliere di agire eticamente, in modo da non danneggiare né se stessi né gli altri. Non vuol dire obbedire all’autorità che impartisce ordini ingiusti. Bisogna ricordare che la responsabilità delle proprie azioni è sempre individuale e non ci si può fare scudo dell’obbligo dell’autorità per giustificare un’azione dannosa.
- Non cedere alla contrapposizione e non parteggiare: se ci sentiamo spinti a schierarci da una parte o dall’altra, dobbiamo bloccare la spinta alla contrapposizione e osservare con imparzialità gli eventi, per comprendere e decidere il da farsi.
- Tollerare la differenza di opinioni e punti di vista: se riusciamo ad accettare che si possano avere posizioni diverse su una questione, ci diamo la possibilità di comprendere meglio e contribuiamo a generare un clima sociale più tollerante. Può essere utile imparare le tecniche di comunicazione non violenta.
- Rifiutare l’esclusione morale: non dobbiamo accettare la discriminazione e la negazione dei diritti personali e civili per nessuna ragione e in nessun caso. Se la accettiamo la de-umanizzazione anche una sola volta, non saremo mai al sicuro da essa.
- Non affibbiare etichette a nessuno, ma trattare sempre gli altri con rispetto, senza giudicare e senza condannare. Altrimenti facciamo il gioco dei manipolatori, che vogliono una società divisa, spaccata e in perenne conflitto, per dominare indisturbati.
- Diffidare del potere: poiché nella storia il potere è stato quasi sempre esercitato nell’interesse di pochi e nell’indifferenza verso il destino dei popoli, una sana diffidenza dovrebbe rendere più capaci di percepire la manipolazione e non dare accordo a misure dannose o non etiche, percependo le intenzioni non dichiarate.
- Non colpevolizzare: far sentire gli altri in colpa è uno dei modi con i quali perpetuiamo il conflitto e portiamo la guerra dentro le persone. Non ci serve stabilire le colpe, ma osservare con distacco ciò che è avvenuto effettivamente e trovare vie d’uscita. Allo stesso modo, non dobbiamo accettare di essere colpevolizzati da altri, ma osservare con la Coscienza le azioni nostre e altrui. Ci serve sviluppare l’ascolto empatico.
- Verificare le informazioni, specie le statistiche, che vengono facilmente manipolate con giochi di prestigio o falsificate. Non possiamo permetterci di essere ingenui e ignoranti. Dobbiamo leggere, verificare, confrontarci senza mai assumere posizioni dogmatiche. Solo gli ignoranti sono convinti di sapere tutto. Noi sappiamo di non sapere e questa ignoranza consapevole è la nostra vera forza.
- Mantenersi imperturbabili, non farsi guidare dall’emozione, ma sforzarsi di osservare e comprendere. I filosofi stoici parlavano di apatia, gli epicurei di atarassia, ma entrambi portavano l’attenzione sull’attitudine spirituale al distacco dalle proprie emozioni e alla necessità di essere padroni e non schiavi delle emozioni. Oggi questa attitudine ci serve più che mai, perché non farci catturare, travolgere e dominare da emozioni suscitate ad arte è la migliore garanzia di rimanere integri, lucidi e inattaccabili. Un popolo solidale, che non nutre in sé i semi dell’odio e dell’intolleranza, è un baluardo invincibile per i valori umani più sacri. Questo i manipolatori lo sanno bene. Perciò fomentano la divisione. Basta non assecondarli.
- Ricordarsi che i manipolatori costruiscono sempre nuovi scenari, alimentati dalle nostre credenze. Bisogna quindi usare l’intuizione per comprendere la logica sottesa agli eventi, come fa Neo quando comprende il funzionamento della Matrix, e non conferire mai realtà alla finzione. Come spiega il teorema del sociologo William Thomas, una situazione definita come reale diventa reale nelle sue conseguenze. Si chiama “profezia che si autoadempie” ed è alla base di quella strategia sottile che si chiama “programmazione predittiva”. Sono le nostre credenze a creare la realtà; i fabbricanti di credenze, attraverso il cinema, la televisione, i videogiochi, le canzoni, la stampa asservita ci mostrano solo dei futuri possibili e per loro desiderabili, ma è la nostra mente che dà loro energia, anche quando li contrastiamo, perché li pensiamo. La nostra responsabilità è invece pensare ad altri scenari e ad altri futuri che noi riteniamo desiderabili e ricordarci che siamo esseri infiniti e molto più potenti di quanto siamo abituati a credere. Noi siamo, e questa è l’unica certezza. E lo scenario apocalittico che stiamo vivendo è una splendida occasione per scoprirlo.
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