di Daniela Bezzi
Nella più vergognosa disattenzione da parte dei media mainstream, si moltiplicano in tutto il mondo le manifestazioni di protesta “Free Julian Assange” che reclamano a gran voce libertà per il fondatore di Wikileaks Julian Assange.
Sabato scorso è stata la volta di Londra, con migliaia di persone che fin dalle prime ore del mattino si sono date appuntamento nella zona lungo le sponde del Tamigi dove ha sede il Parlamento, per formare una spettacolare Catena Umana: tenendosi l’un l’altro per mano, persone di tutte le età e stazze, fino a chiudere il cerchio intorno a quello che per il Regno Unito rappresenta da sempre il centro del potere. Incredibilmente ignorate persino dalla BBC, ma il flusso dei filmati su You Tube e vari social non si è mai fermato.
Nelle stesse ore una situazione analoga succedeva a Washington D.C. con un partecipato presidio di fronte al Dipartimento di Giustizia per ribadire che “non c’è democrazia senza libertà di stampa, perché solo un giornalismo senza bavaglio può vigilare sulla condotta del governo e finché Julian Assange non verrà liberato tutto questo è in pericolo” come ha detto Ben Cohen, tra i principali organizzatori. Una volta di più è stata reiterata la richiesta al Procuratore Generale Merrick Garland perché faccia pressione presso il Governo degli Stati Uniti per annullare la richiesta di estradizione che condannerebbe Julian Assange a 175 anni di detenzione.
Analoghe manifestazioni si sono verificate a San Francisco, Denver, Tulsa, Seattle, Minneapolis, ma è soprattutto a Londra, sotto un cielo blu smagliante, che la mobilitazione si è trasformata proprio in festa. “Ce l’abbiamo fatta” ha tweettato entusiasticamente Stella Assange, moglie del detenuto Julian accusato di spionaggio per aver rivelato i tanti ed efferati crimini di guerra commessi dalle forze americane in Afghanistan, Iraq e in altre parti del mondo. “Benchè in prigione Julian non potrà fare a meno di ricevere l’energia e il calore che si è sprigionata oggi grazie a tutti voi, con questa azione che circonda entrambe le sedi del potere su entrambi i lati del Tamigi.”
Tra coloro che si sono uniti alla protesta non poteva mancare Jeremy Corbyn, che dalle fila del Partito Laburista è sempre stato tra i più robusti oppositori a qualsiasi intervento militare in Medio Oriente e in particolare in Iraq. “Questa è una battaglia per la libertà di stampa ovunque nel mondo” ha sottolineato. “Se riescono a imbavagliare Assange, il bavaglio sarà per tutti noi, per chiunque nel ruolo di giornalista si troverà a denunciare atrocità che non possono essere ignorate. Non è accettabile criminalizzare il giornalismo investigativo come fosse un reato.”
Messaggio ulteriormente ribadito da Kristinn Hrafnsson, attuale direttore di Wikileaks:
“Assange è un intellettuale, un giornalista di prima classe incriminato di spionaggio per aver denunciato la verità. Se una cosa simile può succedere a lui, può succedere a chiunque.”
Non sono mancate iniziative anche in Australia, per esempio a Melbourne, dove il fratello di Assange, Gabriel Shipton ha sollecitato il primo ministro australiano Anthony Silbanese perché chieda a Joe Biden di revocare l’istanza di estradizione e restituire a Julian la piena libertà: “Non ha sofferto abbastanza? Non è ora che torni ad essere un uomo libero?” è stato il messaggio di Gabriel Shipton alle autorità australiane.
E veniamo alla data che ci riguarda più da vicino, sabato 15 ottobre, con la maratona di eventi che al solo descriverla sembra già straordinaria, perché trasformerà l’Italia e un buon numero di città anche fuori Italia in un Teatro Diffuso di eventi, iniziative, sit-in, letture, riflessioni, parole, proiezioni per dire tutti insieme Free Julian Assange.
Straordinaria anche la tempistica: era solo fine luglio quando l’idea venne lanciata dalla testata OnLine Pressenza e incredibile ma vero (gli stessi organizzatori usano la parola miracolo) l’iniziativa ha ricevuto in poco tempo un tale numero di adesione per cui non solo succederà in versione maratona fruibile anche su streaming il prossimo sabato 15 ottobre, ma continuerà a succedere per naturale contagio anche in successive occasioni.
Il principale obiettivo di sollecitare ovunque possibile dei momenti di sensibilizzazione sul caso Assange, può dirsi quindi raggiunto, con risposte pervenute anche da comuni piccolissimi, ma caratterizzati da una associazionismo e da una partecipazione non meno attiva che nella grandi città del nord. E il tutto si potrà seguire come abbiamo detto anche on line, sintonizzandosi con la lunga diretta streaming che gli organizzatori stanno calibrando proprio in queste ore, e che verrà presto resa pubblica sui vari canali Facebook, Telegram, oltre che sul sito che già da tempo pubblica una Mappa degli Eventi in progress che sembra proprio l’embrione di una Global Solidarity in progress, con tanti bollini che si addensano soprattutto sull’Italia, ma segnalano anche una quantità di iniziative in vari altrove nel mondo: l’inizio forse di una rete che a partire dal caso-Assange rinnoverà l’urgenza di difendere i diritti più fondamentali, in primis appunto quello della libertà di dissenso e dell’informazione, ovunque sotto attacco.
Mappa degli eventi qui:
Qui di seguito un riepilogo dei principali eventi in programma il prossimo sabato, rimandando al sito per le adesioni dell’ultimo minuto che, anche senza entrare nella diretta streaming, potranno sentirsi parte di questa neo-nata e già bella rete.
Programma davvero ricchissimo, non solo di eventi ma anche di interviste, a Noam Chomsky, all’infaticabile Stella Assange, a John Rees che è stato tra i principali organizzatori della catena umana dell’8 ottobre a Londra, e soprattutto a Fidel Narvàez, l’ex console dell’Ecuador in Gran Bretagna che per ben sette anni, a partire dal 2012, accolse Julian Assange nei locali dell’Ambasciata, offrendo asilo politico (e protezione di ogni genere) in circostanze difficilissime, come ha recentemente rievocato con un’importante testimonianza su Pressenza: con le forze dell’ordine notte e giorno piantonate dinnanzi all’edificio e intrusioni di ogni tipo da parte dell’intelligence. Una protezione che purtroppo venne a mancare con l’insediamento dell’attuale governo in Equador e che nel 2019 determinò il trasferimento di Julian Assange nel carcere di Belmarsh, estrema periferia sud di Londra – con quelle immagini della ‘cattura’, trascinato di peso fuori dall’Ambasciata come un animale, che solo brevemente fecero notizia e finirono poi sommerse nel dimenticatoio di quel che venne dopo, Covid, recessione e ora la guerra.
Non per tutti. Per un piccolo gruppo di attivisti inglesi il caso Assange non ha mai smesso di essere una priorità anche dopo le tante iniziative che nel 2019, videro brevemente protagonisti tanti artisti. E proprio con questo gruppo di attivisti, che tutti i santi sabato, dalle 12 alle 14 si ritrova davanti alla prigione di Belmarsh, e poi ancora nel pomeriggio in pieno centro di Londra, a Piccadilly, ci sarà un collegamento live verso le nostre ore 17.
Altro collegamento live è previsto a Manchester, presso un pub molto particolare, noto per ospitare eventi decisamente fuori schema e su temi spesso difficili. Dalla Gran Bretaga all’Australia: a Sidney è previsto di nuovo un presidio davanti all’ufficio del primo ministro per sollecitare la pressione a Joe Biden negli stessi termini già espressi sabato scorso, come ci racconterà da Melbourne anche l’amico di Julian, Niraj Lal e poi il regista e poeta Kym Staton da Byron Bay. A Taiwan, gli studenti della National Chengchi University con sede nella capitale Taipei, organizzeranno una classica marcia. Dalla Spagna hanno risposto le città di Madrid e Barcellona, la prima con un presidio, la seconda con un film. Dalla Francia ha aderito chissà perché solo Tolosa, dal Belgio il collegamento sarà con la cittadina di Namur. Dalla Germania arriverà un video della deputata di Die Linke ?aklin Nasti?. In Canada un gruppo di attivisti manifesterà davanti al Municipio di Regina, nel Saskatchewan mentre dal Cile interverrà il deputato umanista Tomás Hirsch, intervistato da Pia Figueroa, condirettrice di Pressenza.
E veniamo all’Italia, dove ovviamente si concentra il maggior numero di eventi. Cominciando dalla città di Torino con una doppia convocazione: si comincia la mattina con il presidio per la pace che da mesi viene promosso ogni sabato dal Coordinamento AgiTE a Piazza Carignano (e alle 11 è previsto il collegamento in streaming con tanti attivisti e amici del Sereno Regis); e si prosegue nel pomeriggio dalle 16 in poi con una mobilitazione a Piazza Castello nelle stesse ore in cui ad Avigliana (Auditorium Daniele Bertotto, Via Martiri della Libertà) ci sarà uno “spazio aperto alle testimonianze di solidarietà per Julian Assange” con contributi di Amnesty International, ANPI Avigliana, ARCI Valle Susa Pinerolo, Centro Studi Sereno Regis, Controsservatorio Valsusa, Fornelli In Lotta, Karim Metef, Movimento NoTav, Presidio Europa, Trancemedia.eu e la partecipazione dell’Amministrazione e della cittadinanza di Avigliana.
Doppio anzi multiplo appuntamento anche per Milano, dove la mattina si comincia con un Flash Mob alle 11 in piazza Liberty sul tema “Il giornalismo non è un crimine” che verrà brevemente seguito in diretta streaming; dalle ore 16 presidio in Piazza Liberty; dalle 17 un’iniziativa a Piazza Fontana, promossa da CLN Lombardia, Comitati Liberi Pensatori e altri che intende unire alla protesta per la detenzione di Assange, anche quella contro l’aumento delle spese militari e “contro un’emergenza che non finisce mai, ma che tutto disciplina”; infine un webinar dalle 21, di nuovo a cura di Mondo Senza Guerre.
A Roma si è mobilitata in particolare la testata Left, che dalle 18 in poi ospiterà in redazione i contributi di Moni Ovadia, Vauro, la giornalista Francesca Fornario, il politico Giovanni Russo Spena, il portavoce di Amnesty Riccardo Noury, Lazzaro Pappagallo e Giuseppe Giulietti (rispettivamente Stampa Romana e FNSI), Roberto Musacchio e Roberto Mora (Media Alliance), e poi Vincenzo Vita per Art 21, oltre a Patrick Boylan (Free Assange Italia) e Dale Zaccaria (G.N.S. Press) che sono stati tra i più attivi promotori di questa 24hxAssange. (collegamento streaming dalle 19 alle 19.30)
A Bologna, Piazza del Nettuno diventerà il teatro di un vero e proprio happening di cittadinanza attiva che dalle 11 di mattina alle 20 di sera vedrà alternarsi momenti di costruzione collettiva (per esempio della cella in cui Assange è detenuto) con momenti di riflessione, testimonianze di prigionia, letture di brani, in particolare dal libro di Stefania Maurizi “Il Potere Segreto”.
E non poteva mancare la stessa Stefania Maurizi che sarà in diretta dalle ore 16, dalla sede de “Il Fatto Quotidiano” per discutere del caso Assange con altri colleghi.
In diretta subito dopo ci sarà anche Como, dove la performer-attivista Lorena Corrias, è già da tempo impegnata in una originalissima campagna di sensibilizzazione che la vede tutti i sabati pomeriggio seduta per terra, a Piazza Verdi, all’interno di un perimetro demarcato con nastro adesivo colorato per segnalare le dimensione della cella che rinchiude Julian Assange: 2 metri per 3. Titolo della performance: “Anything To Say?”ovvero “Abbiamo qualcosa da dire?”.
E poi ci saranno Firenze con un presidio in Piazza Signoria; Faenza con un mattiniero sit-in in Piazza della Libertà, e un dibattito serale al Circolo Prometeo (Vicolo Pasolini 6); Venezia, con una iniziativa a cura di una certa Biblioteca navigante e persino il piccolo comune di Acquedolci, in provincia di Messina che dalle 17 in poi alla Casa delle Culture (Via Vittorio Emanuele II 3/5) ospiterà un incontro con il giornalista Farid Adly e altri esponenti della locale cittadinanza attiva, oltre a una mostra che l’artista Alba La Mantia ha dedicato a Julian Assange. A Trapani, nella Sala Laurentina (ex Chiesa del Sacramento) ci sarà un incontro promosso da Sinistra Libertaria e Amnesty International; e poi Potenza, Luino, Varese, Milazzo e altri che stanno facendo pervenire proprio in queste ore le loro adesioni. E ci piace concludere questo rapido elenco con Pinerolo, che il 15 ottobre conferirà la cittadinanza onoraria a Julian Assange.
L’europarlamentare Sabrina Pignedoli e il Movimento 5 Stelle hanno presentato ufficialmente la candidatura nella prima fase della selezione per il Premio Sacharov, il massimo riconoscimento assegnato a chi si distingue nella battaglia per il rispetto dei diritti umani.
“Quello di mio marito è un caso politico, Julian è un prigioniero politico, premi come il Premio Sakharov fungono da protezione politica e nel suo caso questo premio potrebbe salvargli la vita. Vincere questo premio cambierebbe sicuramente le cose”, afferma la signora Assange.
“Abbiamo voluto promuovere la candidatura di Assange al Premio Sakharov perché Assange sta pagando a caro prezzo il fatto di aver detto la verità, quindi crediamo che sia il candidato migliore”, ha dichiarato Sabrina Pignedoli.
SEGUI LA DIRETTA DELLA MARATONA
La diretta della Maratona per Julian Assange di sabato 15 ottobre si potrà seguire a partire dalle ore 9 fino a tarda sera sulle piattaforme:
Pressenza Italia, Terra Nuova Edizioni, oltre che su YouTube e Ottolina TV su Twitch.
Informazioni in continuo aggiornamento su:
https://www.24hassange.org/it/
https://www.facebook.com/julianassangelibero/
Promuovono, oltre a Pressenza (in ordine alfabetico): Amnesty International, Articolo21, Atlante delle guerre, Centro Studi Sereno Regis, Comitato di solidarietà Leonard Peltier (Milano), Ecomapuche, Free Assange Italia, Italia che Cambia, Left, L’indipendente, Media Alliance, Movimento NoTav, Presidio Europa NoTav, Terra Nuova, transform! Italia, Sostenitori di Julian Assange, Sovranità Popolare, Unimondo
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