di Francesco Cappello
Uccisa in un atto terroristico Darya Platonova Dugina, esperta russa di relazioni internazionali, giornalista, editorialista, osservatrice politica del movimento internazionale euroasiatico. L’obbiettivo dell’attentato all’auto di Darya, in una località vicina al villaggio di Bolshiye Vyazyomyavrebbe, potuto essere il padre, il filosofo Alexander Dugin, creatore della moderna scuola di geopolitica, capo del Dipartimento di sociologia delle relazioni internazionali all’Università Statale Lomonosov di Mosca, fondatore del Movimento Internazionale Eurasiatico..
Relativamente recente e comunque datata dicembre 2021, prima dell’inizio della guerra, l’intervista che Darya Platonava aveva rilasciato a Pangea Grandangolo, il notiziario internazionale di Manlio Dinucci ospitato da Byoblu.
La presentazione e la successiva intervista a Darya, a partire dal minuto 11:15, a cura di Luca Belardi:
Ecco il testo dell’intervista:
Vi sono grata per l’invito. Grazie per aver voluto affrontare la questione dell’attuale escalation fra la Russia e l’Ucraina e, perfino su scala più larga, fra la Russia e l’Occidente. Innanzitutto vorrei dire che, dal punto di vista russo, gli Stati Uniti sono il primo fattore degli eventi che si producono in Ucraina, a ridosso delle nostre frontiere. L’amministrazione di Biden, che già in precedenza nella persona di Vittoria Nuland aveva lavorato sulle élite ucraine e sulla popolazione per destabilizzare la situazione dello Stato ucraino, adesso opera per provocare una guerra.
La si può denominare: terza guerra mondiale, o semplice guerra locale, ma rimane il fatto che secondo la Russia è in atto una provocazione del clan conservatore americano per indurre allo scontro bellico due popoli, storicamente fratelli. Bisogna aggiungere che oggi la provocazione si sta spingendo molto più avanti e che anche per la Russia ciò costituisce una novità rilevante. I servizi di sicurezza hanno comunicato di aver individuato 106 agenti ucraini che stavano preparando attentati e stragi in 37 regioni della Russia. Cioè, oltre alla costante tensione sul piano politico e mediatico, dobbiamo oggi confrontarci anche con azioni di gruppi terroristici nel nostro paese, fortunatamente neutralizzati per tempo.
Per quanto concerne la pressione mediatica, bisogna rilevare che l’Occidente presenta il dislocamento di truppe russe alle frontiere come un’intenzionale provocazione, volta a iniziare una guerra. Si tratta di una componente della guerra ibrida. Voglio rammentare che le guerre attuali sono passate dallo scontro campale fra due avversari a nuovi format di guerra ibrida e a rete. Vengono condotte con svariati strumenti, tra i quali rientrano quelli mediatici.
Senza dubbio, oggi assistiamo a un rafforzamento sempre maggiore della propaganda antirussa sui media americani, britannici, tedeschi. In Polonia e nei paesi baltici la propaganda antirussa è un elemento tradizionale della guerra mediatica. In Francia si manifesta in misura minore, poiché la Francia sempre più si orienta a difendere la propria sovranità e autonomia. Prevalgono le tendenze a stabilire contatti pragmaticamente utili con la Russia. Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania e in una serie di paesi dell’Europa orientale è invece in atto un’operazione tendente a sovrastare il Cremlino, a privare la Russia del diritto di difendere il proprio popolo. Del Donbass e della Crimea parleremo oltre. Qui si cerca di mostrare la difesa delle proprie frontiere come se la Russia fosse un paese aggressore. È un’operazione preparata nel dettaglio. Il settimanale Bild ha pubblicato perfino le mappe del piano di aggressione.
Per ora sono solo abbozzi della campagna con cui la Russia sarà accusata di aggressione, nel caso in cui volesse difendere i propri cittadini. Bisogna ricordare che in Donbass si trovano molte persone che hanno ricevuto un passaporto russo. Perciò la Federazione Russa farà di tutto per evitare che la provocazione si estenda. La Russia vuole la pace e i russi entrano in guerra solo quando la pace è minacciata. Questo è il paradosso. Al momento attuale, nonostante questo, l’élite conservatrice americana, l’amministrazione Biden, il cosiddetto deep state degli Usa, sono orientati univocamente a inasprire i conflitti fra Russia e Ucraina, restandone fuori. In precedenza hanno fatto lo stesso con i georgiani, destabilizzando la Georgia. Ma agli appelli di Saakashvili per la guerra non ha fatto seguito alcun sostegno americano. Adesso è stato messo in moto il progetto ucraino. Si tratta di un piano apertamente antirusso, di pura russofobia. Quest’area è diventata un focolaio di tensione a causa della sua funzione geopolitica. L’Ucraina, secondo la teoria geopolitica del cordone sanitario, è il territorio che connette la Russia all’Europa. Scopo principale di questa guerra è impedire la collaborazione fra la Russia e l’Europa, separarle e contrapporle. Ciò avrà ovviamente influenza sul Nord – Stream 2 e viene già minacciata la stessa configurazione del sistema Nord-Stream. Abbiamo già sentito la dichiarazione di Schultz, l’avvertimento del cancelliere, circa la possibilità di rivedere il progetto. Nell’accordo di coalizione del nuovo governo tedesco il Nord-Stream non viene menzionato.
Ciò significa che si lascia la porta aperta alle due opzioni: realizzazione o congelamento. Appare evidente che, nella strategia generale della globalizzazione, bisogna imporre il controllo dell’Ucraina e far sì che il cordone sanitario impedisca l’alleanza tra la Russia e l’Europa. La Russia dovrà difendere innanzitutto i propri cittadini. Molti nel Donbass hanno passaporti russi e la Russia non può accettare passivamente quel che sta succedendo. Il nostro presidente ha definito: genocidio la ripresa dei bombardamenti sulla popolazione civile in Donbass, ed è il genocidio di un popolo russo.
Solo per citare le statistiche, si prendano le cifre dei bambini vittime del conflitto: 152. Sono stati uccisi finora 152 bambini (Pushilin ne dichiara 126). Ed è soltanto un esempio, non parlerò dei dati complessivi. È naturale che, in una simile situazione, la Russia si comporterà com’è dovere di uno Stato sovrano. Se i nostri cittadini vengono minacciati di sterminio, lo Stato dovrà intervenire per difendere il primo dei diritti umani: il diritto alla vita. Quindi la risposta ci sarà. L’ho già detto: i russi vogliono la pace, ma davanti a un genocidio entreranno in guerra, per ristabilire la pace.
La volontà di pace si manifesta anche in guerra. Bisogna ristabilire la giustizia, difendere la popolazione civile. Per quanto riguarda le dichiarazioni dell’Unione Europea, non possiamo non rilevare che sono in perfetta linea con l’agenda globalista. Vorrei tuttavia aggiungere che l’Unione Europea non è l’Europa. Prendiamo ad esempio la Francia. La Francia è membro dell’Unione Europea, ma i candidati alla presidenza del 2017, come Jean- Luc Mélenchon ( Qui tradotto da Google: Ljuksemburg ) e Marie Le Pen, hanno definito inammissibile la rottura dei rapporti con la Russia. Marie Le Pen ha perfino detto alla Polonia che l’Ucraina appartiene alla sfera d’influenza russa.
Quindi in Europa c’è una spaccatura. La prima osservazione da fare è che il governo dell’Unione Europea non rappresenta gli interessi dell’Europa. L’agenda della Ue è identica a quella della community globalista e della minoranza più conservatrice a Washington, che vuole stabilire una dittatura liberale in tutti i paesi del mondo. Naturalmente, il principale avversario e il nemico numero uno di questo progetto è la Russia, poiché la Russia è una civiltà che sussiste in maniera indipendente e si frappone alla realizzazione di questo piano unipolare. Attualmente si vengono unendo anche la Cina e perfino, almeno in parte, l’India.
In definitiva l’Unione Europea con questa sua agenda si pone alla retroguardia della politica di pressione sulla Russia, promossa da Washington. Di fatto è un ripetitore di segnali, che replica ciecamente i diktat del globalismo. Per quanto concerne il rafforzamento delle truppe russe alle frontiere, vale quanto detto dalla direttrice del Dipartimento per l’informazione, Marija Zachàrova: ciò avviene sul territorio della Federazione Russa, che può effettuare qualsiasi disposizione delle proprie truppe sul suo territorio. Non è affare degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Questi stati non hanno alcun diritto di dettare regole sugli spostamenti delle truppe. È un affare interno dello Stato russo. Il vero punto è che sia gli Usa, sia la Ue, stanno conducendo una campagna di propaganda mediatica contro il nostro paese, in cui fra l’altro fanno ampio ricorso a fake-news. Verificando le informazioni che diffondono, si può notare che forniscono dati del tutto errati sulla dislocazione delle truppe. Dicono che si vengono concentrando soprattutto a Voronezh e a Rostov.
Ma basta un minimo di attenzione per capire che il quadro è completamente diverso. Anche i dati sulle altre regioni richiedono un accorto esame. Nondimeno il punto è che la pressione mediatica e politica continuerà. Dove tutto questo porterà, non è ancora chiaro. Scopo degli Usa è la rottura dei rapporti fra la Russia e l’Europa. Purtroppo i partner europei si adeguano all’agenda globalista e non tralasciano occasione per mostrarsi fedeli alleati del globalismo. Tuttavia vorrei rilevare che in Russia, nonostante le dichiarazioni dell’Unione Europea, arrivano anche le voci di un’altra Europa, che ha una visione alternativa degli eventi in corso.
Vorrei credere che questo punto di vista alternativo, la visione di un continente antiglobalista, di un’Europa sovrana nel senso geopolitico del termine, di un’ Europa che sia polis sovrana, ebbene tutti speriamo che queste voci in futuro saranno udite, che si manifesteranno con forza sempre maggiore nell’ambito europeo, ma già adesso si stanno manifestando, grazie a Dio.
Una settimana dopo una successiva intervista di cui riportiamo il testo:
Grazie mille per l’invito. In effetti la situazione sta cambiando molto rapidamente. E’ passata solo una settimana dal nostro ultimo incontro, e di nuovo il mondo sembra avvicinarsi ad una terza guerra mondiale. La situazione si sta facendo sempre più critica. Il ministro degli esteri russo, come voi avete rilevato il 17 dicembre, ha pubblicato il progetto di accordi sulla sicurezza in Europa.
Semplificando per i nostri ascoltatori, illustrerò i punti principali di questo progetto. La parte russa
propone agli Usa di cessare l’ulteriore espansione della Nato e le sue attività belliche nelle repubbliche
post-sovietiche. Il discorso verte sull’Europa orientale e sull’area dall’Ucraina al Caucaso all’Asia Centrale. In questo quadro l’Ucraina costituisce la priorità numero uno, poiché l’ingresso dell’Ucraina nella Nato rappresenterebbe il superamento della linea rossa, in quanto ciò significherebbe la presenza a diretto contatto con le frontiere russe di un’alleanza ostile, sorta inizialmente per contrastare l’Unione Sovietica e diretta oggi contro l’intero blocco euroasiatico.
Attualmente la Nato svolge il ruolo di filiale di quella civiltà del mare, rappresentata dal mondo anglosassone. Quindi la dislocazione di contingenti militari della Nato alle frontiere russe costituisce una minaccia diretta alla sovranità della Russia. Ma la questione va oltre. I tempi della guerra fredda con gli Usa sono trascorsi, nondimeno si è conservata la contrapposizione fra due visioni dell’ordine mondiale, quella del mondo anglosassone e del mondo eurasiatico. Fra i due blocchi si trova l’Europa, che soffre per la grave tensione fra globalisti e antiglobalisti.
Per quanto riguarda la pubblicazione degli atti del Ministero degli esteri russo, va detto che la parte russa intende agire apertamente, a differenza dei partner occidentali, poiché in precedenza era stata concordata la riunione delle due Germanie, alla condizione che la Nato non si sarebbe estesa verso Est. Gli accordi vennero presi in forma orale fra Backer e Shevarnadze, ma gli Usa li hanno infranti più e più volte.
Quando alcuni anni dopo un esperto russo, in una conferenza stampa, pose la questione a Brzezinsky, questi ha risposto apertamente: vi abbiamo ingannato, abbiamo ingannato l’Urss con gli accordi sulla sicurezza in Europa. Questo è il motivo per cui la Russia ha dato stavolta forma pubblica al documento.
Mosca non intende più condurre accordi segreti. Il mondo attuale è tripolare e gli Usa hanno perduto la propria leadership di superpotenza. Al momento si trovano in grave crisi. Devono fronteggiare un’inflazione gigantesca, la crisi migratoria e, soprattutto, si trovano sull’orlo di un conflitto civile. Lo ammettono gli stessi analisti della Cia; lo ha dichiarato Barbara Walter in un’intervista alla CNN.
In questo quadro la Russia ha ripreso la propria sovranità geopolitica, grazie a Putin, ed è orientata alla costituzione di un mondo multipolare, in cui non vi sia l’elezione di un solo centro. Il mondo anglosassone pone invece il globalismo quale primo obiettivo e ritiene che tutti i paesi debbano sottomettersi a un nuovo sistema, che essi denominano: democrazia o liberalismo.
La Russia riconosce invece agli altri popoli il diritto di vivere come vogliono, in un mondo multipolare. La visione multipolare orienta ad esempio l’azione della Russia in Siria e in Africa.
Per quanto concerne le proposte di accordo attuali, la loro pubblicazione rientra in questo quadro. Il presidente russo è pronto ad agire apertamente e ad assumersi al responsabilità di ciò che afferma, quando si pronuncia contro l’ulteriore estensione della Nato a Est. Si tratta di una scelta di metodo interessante, se confrontata ai metodi dell’agenda globallista, in cui la norma è l’infrazione degli accordi conseguiti.
Per giunta negli Usa sussiste un’inaudita turbolenza ai vertici delle élite. Esistono diversi clan neoconservatori e non si scorge alcuna chiara leadership. Nel partito democratico non comandano né i Clinton, né Biden, né Kamala Harris. Anche questo è un grave problema, che ci mette in difficoltà e spinge la Russia ad assumere una posizione di soggetto sovrano, in uno spazio globale alternativo.
La Nato considera una simile prospettiva come un danno ai propri interessi e ai propri principi. Ma il non riconoscimento degli impegni assunti e il rifiuto delle proposte di trattato condurranno automaticamente alla terza guerra mondiale. La situazione che si crea è molto complicata e di nuovo dipende dalla spaccatura interna agli Stati Uniti. Ad esempio ho consultato di recente i materiali sull’argomento e ho notato un articolo di un responsabile alla sicurezza, il quale afferma che gli Usa dovrebbero spostare l’attenzione dall’Ucraina a Taiwan; che la Cina va considerata il nemico numero 1, e la Russia il nemico numero 2.
Si tratta pur sempre di neoconservatori. Dall’altro lato, esiste un clan di neoconservatori, il quale insiste sulla necessità di forniture di armi all’Ucraina: 300 milioni di dollari previsti dal budget della difesa nel 2017. Costoro esigono l’accoglienza dell’Ucraina nella Nato e il rifiuto categorico delle proposte di Mosca. Questo è il punto di divaricazione: se la Nato e gli Usa si orientassero a discutere le proposte, l’espansione si arresterebbe, il fronte si sfalderebbe, si andrebbe al compromesso; l’altra strada condurrebbe all’inizio della guerra.
Ieri, 21 dicembre, il ministro della difesa russo Shoigù, ha dichiarato che in Donbass operano compagnie provate militari statunitensi. Ha destato sensazione la notizia fornita da Shoigù, che tali contingenti dispongono di armi chimiche. La situazione ricorda da vicino quella siriana. Le armi chimiche cioè servire sia il pretesto di un attacco, incolpandone l’avversario, sia per l’uso diretto da parte dei mercenari.
La Russia sarà naturalmente costretta a intervenire. Ricordo che le armi chimiche sono state espressamente vietate dalle risoluzioni Onu del 92 e del 93. Si tratterebbe di un indubbio attraversamento della linea rossa. È una situazione inimmaginabile, ma rimane il fatto dell’escalation in corso. La presenza di mercenari stranieri nella regione significa che la guerra tra russi e ucraini, tra due popoli fratelli, è già stata decisa e che gli Usa respingeranno le proposte, poiché la terza guerra mondiale è per loro indispensabile, sia al fine di imporre il loro progetto di mondo unipolare, sia per risolvere i problemi interni.
Penso che tale situazione non avrà forte influenza sui rapporti fra l’Italia e la Russia. Naturalmente spetta esclusivamente agli italiani e ai loro politici assumere decisioni sulla dislocazione delle bombe nucleari sul proprio territorio. È una questione di politica interna del popolo italiano. I rapporti fra italiani e russi sono sempre stati buoni, quanto alla somiglianza di mentalità, a una certa simpatia emotiva, all’apertura verso il mondo. c’è molto in comune. La presenza in Italia delle bombe nucleari del tipo N1, 10 e 12, non riguarda i sentimenti di amicizia fra i due popoli.
Altra questione è che purtroppo la politica dell’Unione Europea si manifesti con una serie di atti e di leggi antirusse. Il punto è che ciò non viene fatto in base agli interessi dei popoli italiano, francese, tedesco, polacco o ungherese, bensì sulla base di un’agenda globalista, che viene imposta loro dall’esterno.
I geopolitici americani ritengono che il controllo dell’Europa sia possibile attraverso la pressione sulle élite, che dominano l’Unione Europea, e che questa sia la chiave del dominio mondiale. Per tale motivo adesso anche in Europa si delinea una sorta di conflitto civile, una contrapposizione fra coloro che si oppongono all’egemonia dei globalisti e una minoranza, che agisce quale avanguardia della globalizzazione. È molto interessante rilevare che la democrazia occidentale sia divenuta oggi il potere di una minoranza, mentre nel senso classico dovrebbe essere il potere di una maggioranza.
Si tratta di un paradosso. Ma nondimeno, nonostante le basi Nato dislocate in Europa, che dagli anni Novanta hanno cominciato a espandersi verso Est, in barba a tutti gli accordi, ebbene nonostante ciò, non sussistono ostacoli reali a un’amicizia, culturale, diplomatica, politica e, in definitiva, umana, fra i nostri popoli.
In questa fase, in Germania e in altri paesi europei, è iniziato un processo di denuclearizzazione, il che è un indirizzo molto positivo, tanto più che si tratta di un’area in cui lottano due forze: continentale e globalista. La prima propone un’alleanza; la seconda, sottomissione. L’alleanza del continente eurasiatico significa collaborazione; l’unione con gli Stati Uniti significa sottomissione. Comunque va sottolineato che la decisione sul trasferimento delle armi nucleari all’Italia è una questione interna dell’Italia, una decisione che spetta al popolo italiano.
Tale decisione spetta senza dubbio agli italiani. Altra questione è che i globalisti impongono loro un’élite dall’esterno. Ma questo è un alto discorso. Ci vorrebbe un’ulteriore trasmissione sulle fratture interne all’Unione Europea, viste dalla Russia. Per il momento mi sembra che basti.
Grazie. Molte grazie.
Ed ecco l’ultima intervista concessa a cura di Maya Nogradi per Grandangolo su Byoblu:
Maya : “Dottoressa Daria Platonova, benvenuta di nuovo su Pangea, grazie per essere qui con noi. Ho alcune domande da porre a lei che ha partecipato personalmente al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Innanzitutto, potrebbe riassumere ai nostri spettatori quali sono stati i temi centrali del Forum?”
Daria:
Il contesto del Forum economico internazionale di San Pietroburgo è stato quest’anno nettamente diverso da tutti quelli precedenti. Alla fine degli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila, questo evento era il simbolo dell’inclusione della Russia nel mondo occidentale globalizzato. Ora tutto è cambiato. La frattura su larga scala tra l’Occidente e la Russia ha fatto emergere un orientamento diverso. Non sorprende quindi che la maggior parte degli stranieri presenti al Forun di quest’anno provenisse da Asiam, Africa, America Latina e Medio Oriente. Particolare attenzione è stata rivolta allo sviluppo delle relazioni turco-russe, al partenariato tra Russia ed Egitto, Russia e Africa e Russia e Cina.
L’economia mondiale si sta trasformando. Le sanzioni statunitensi sulle riserve valutarie della Russia hanno ridotto la fiducia nella valuta statunitense. Il processo di de-dollarizzazione coinvolge tutto il mondo. Gli Stati Uniti e i loro satelliti europei perderanno inevitabilmente la guerra ibrida globale da loro scatenata. L’Occidente ha provocato un conflitto su scala mondiale per mantenere la propria egemonia in una situazione in cui è già apparso un nuovo centro dell’economia mondiale con un sistema di governance qualitativamente più efficace. Ogni passo di Washington per intensificare questa guerra indebolisce la sua posizione e rafforza i vantaggi di Cina e India. aprendo la strada alla creazione di un nuovo sistema monetario mondiale. Le basi di questo sistema vengono costruite attraverso colloqui e riunioni di esperti al di fuori del mondo occidentale.
Al forum sono intervenuti rappresentanti dei governi e delle banche centrali di Russia, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Venezuela, Egitto, responsabili di organizzazioni internazionali, membri della comunità scientifica e culturale di Russia, Cina, India, Cuba, il governo dell’Afghanistan e rappresentanti di aziende di diversi Paesi.
Maya 2: “In parte ha già risposto alla mia seconda domanda, ma ci interessa sapere qual è il suo punto di vista, quali prospettive apre il forum secondo lei, ha qualcosa da aggiungere su questo punto?”
Daria:
Il forum dimostra che gli attori non occidentali stanno salendo alla ribalta nello spazio economico comune dell’Eurasia. Primo fra tutti è la Cina. Al forum di San Pietroburgo hanno partecipato rappresentanti cinesi di alto livello come Zhang Hanhui, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Popolare Cinese presso la Federazione Russa, Huang Zhaohui, amministratore delegato e presidente del comitato di gestione della China International Capital Corporation Limited e Zhou Liqun, presidente dell’Unione degli imprenditori cinesi in Russia.
Anche i rappresentanti dei Paesi del Golfo Persico sono interessati all’economia russa. Particolare attenzione è rivolta all’Africa. Poco prima del forum di San Pietroburgo, è giunto in visita in Russia il capo dell’Unione Africana, il presidente senegalese Macky Sall. Dopo i colloqui con il leader russo, ha dichiarato che è necessario eliminare le sanzioni contro la Russia per il grano e i fertilizzanti. Anche altri leader africani hanno espresso una posizione favorevole alla Russia. La posizione dei Paesi africani, che, ad eccezione dei regimi fortemente influenzati da Stati Uniti e Francia, hanno assunto una posizione neutrale nel conflitto globale, dimostra la formazione di un nuovo mondo multipolare, in cui le potenze regionali difendono i propri interessi, senza tener conto della volontà degli ex “padroni del mondo”: Stati Uniti ed Europa.
Il Presidente russo Vladimir Putin ha osservato, durante un incontro con Macky Sall, che le relazioni tra la Russia e i Paesi africani stanno entrando in una nuova fase di sviluppo. Nonostante le sanzioni, e probabilmente grazie ad esse, il fatturato commerciale è già cresciuto in modo significativo dall’inizio di quest’anno – del 34%. In futuro la cooperazione si espanderà.
Gli sviluppi della politica e dell’economia mondiale dimostrano che è l’Asia a definire il futuro del mondo. Pechino, Ankara, Mosca e Teheran stanno diventando principali centri politici decisionali. L’Occidente continuerà chiaramente a cercare di dividere i suoi avversari. Tuttavia, la comprensione di questa strategia dell’Occidente dovrebbe aiutare le potenze asiatiche a superare tutte le provocazioni e a presentare un fronte unito contro l’egemonia dell’Occidente.
Un’altra cosa interessante e’ stata che mentre ai forum precedenti i partecipanti si vestivano tutti secondo la moda occidentale, in giacca e cravatta, questa volta i rappresentati dei diversi paesi indossavano i propri vestiti tradizionali, quindi anche su un livello visivo, simbolicamente, e’ stata trasmessa l’idea della multipolarita’ e il rispetto reciproco delle culture diverse.
Maya : “Grazie, e’ stato un piacere averla con noi e spero di poterla rivedere presto qui su Pangea, buona giornata.”
Riportiamo a seguire l’importante intervista al padre di Darya, Aleksandr Dugin, filosofo e politologo russo, a cura di Manlio Dinucci, su Pangea Grandangolo, andata in onda sul canale tv Byoblu il 08/04/2022:
Nel frattempo la vicenda della centrale di Zaporija al confine con la Crimea sta diventando sempre più delicata. Gli ucraini (leggi gli USA) accusano i russi di bombardare la centrale, che però è già in mano russa! I russi bombarderebbero la centrale che occupano… In realtà a bombardare pericolosamente la centrale, rischiando un disastro nucleare, è l’artiglieria ucraina. Zelensky ha dichiarato che colpirà i russi perché usano la centrale atomica di Zaporizhia:
Non vogliamo nemmeno immaginare le conseguenze di un’emergenza radioattività e relativi lockdown nei paesi europei europei in seguito a disastro nucleare provocato da bombardamento della centrale ma capiamo che nella logica patologica ormai chiaramente perseguita in modo sistematico questa prospettiva potrebbe essere ricercata e voluta.
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