di Guido Grossi
E come faccio a saperlo, con tutto quello che è stato fatto nei millenni per elevare lo Spirito a mistero magico, lontanissimo da noi. Lontananza utile, mi sembra, soprattutto a sottomettere gli ingenui. Capita ai giorni nostri.
Ancora, con quello che viene fatto, soprattutto dalle nostre parti occidentali, per sotterrarlo sotto chilometri di scetticismo, realismo, materialismo, scientismo… Quasi a volerlo esorcizzare per scioglierlo nell’acido di un pensiero razionale che, mentre nega e rifiuta sdegnosamente la dimensione divina, aspira ad elevare grazie alla tecnologia le magnifiche sorti e progressive dell’umanità oltre i limiti dell’umano… fino a voler divenire essa stessa in tal modo, di fatto, proprio quel dio creatore che nega! Piccole incongruenze.
A leggere la storia ma anche a guardarsi intorno, si fa un po’ di difficoltà ai giorni nostri a concepire l’umano come essere “razionale”. Quel po’ di corteccia cerebrale cresciuta malamente negli ultimi attimi dell’evoluzione, direi che stenta davvero a collocarsi con dignità nel caos delle emozioni e delle sensazioni che a tutt’oggi dominano con schiacciante evidenza le nostre scelte e i nostri comportamenti, sia individuali che collettivi.
Se non condividiamo la sensazione della schiacciante evidenza, per esempio, potremmo domandarci se non sia proprio a causa di una sottile prevalenza dell’inconscio, nota bene: tutt’altro che razionale, che rifiuta di accettare l’evidenza della Ragione.
Eh… Povero Spirito; e poveri noi!
Eppure, c’è fra gli umani chi giura di “sentirlo”, di percepirlo con chiarezza. Chi afferma addirittura di essere in grado di “usarlo”. Magia bianca, magia nera, per non scomodare quello sconfinamento verso la Fisica quantica che ultimamente è sulla bocca di molti, fra coloro che parlano di spiritualità.
Io, confesso, sono scettico ma, bada bene: mica perché mi considero razionale. Da un po’ di anni a questa parte, anzi, sono sempre più convinto della totale insipienza della capoccia mia, ché mi porta sistematicamente in vicoli ciechi e senza speranza. Cosa buffa, però: contemporaneamente, mi capita con una certa insistenza di fare incontri proprio con quel tipo di umani lì: esseri con “esperienze spirituali” che desiderano raccontarsi proprio a me, che non ne capisco nulla. Mi piacciono. Li adoro. Sento di amarli, senza alcuna invidia. Sento dentro di me la loro buona fede anche quando la mia capoccia si domanda: ”sarà vero? In che misura? In che forma?”
Posso solo intuire, visto che è praticamente impossibile conoscere ciò di cui non abbiamo avuto esperienza diretta e, personalmente, di esperienze spirituali non posso certo ricordare di averne avute di serie. Magari piccolissime avvisaglie.
Quindi, attenzione. Non è che non credo a queste persone. So che non inventano certo storie per farsi belli con me (avrebbero ben poco da guadagnarci, no!). Do per scontato che siano in perfetta buona fede. Buona Fede, “appunto”, e mi dico: “si tratta di fede e pure buona: essi dunque credono!” E forse credere potrebbe essere la chiave. Ma io non lo so. Non so credere e questa cosa mi rattrista un po’.
Credere: essere convinti di una cosa senza averne avuta esperienza.
Diverso da “sapere”, essere consapevoli.
Diverso, certo, lo intuisco, ma se mi chiedi di spiegarti la differenza, oltre a questo fatto dell’esperienza vissuta, non ti so dire altro.
Allora, forse, per quadrare il cerchio, potremmo allargare il concetto stesso di esperienza fino ad arrivare a concepire come tale anche quel tipo di vissuto che, come dire, ci risulta un po’ al di fuori del normale, intendendo come normale ciò che percepiscono chiaramente i nostri occhi, il naso, le orecchie, la pelle, la bocca: insomma, i cinque famosissimi sensi che ci insegnano alle elementari.
Cos’altro c’è, ti domandi?
Prova. Fa una semplice prova. Prova a stare in silenzio in un prato o in un bosco, ad occhi chiusi. In un bosco è sicuramente più intenso, forse troppo. Comunque, non farlo in città, non può funzionare bene. Fermati, e aspetta, pazientemente; respira. Aspetta ancora, e respira. Lascia che l’aria pura entri dentro di te, sentila scorrere prima dentro, poi fuori. Sentila invadere i tuoi polmoni. Visualizza l’ossigeno che si scambia con l’anidride carbonica e segui il flusso del sangue verso il cuore e da lì in ogni intimo anfratto del tuo corpo. Poi trattieni il respiro. Fallo per un po’, con sforzo. Ora il tuo cuore batte più forte. Torna a respirare con calma. Aspetta, e respira. Prima o poi, se sei paziente, se insisti, accade un miracolo: i pensieri razionali divengono più leggeri, evanescenti, trasparenti. Non svaniscono, ma passano in secondo piano. Rumori, odori, che all’inizio sembravano amplificarsi nel mistero infinito della natura, volano ora via leggeri anche loro, insieme ai pensieri. In questo spazio nuovo, forse, puoi avvertire qualcosa che non ti è mai prima d’ora capitato di sentire.
Ho detto: “visualizza”. Ti capita? Hai mai pensato intensamente e in profondità a cosa materialmente voglia dire visualizzare? Non è forse creare un’immagine nella mente ma senza usare gli occhi? Un’immagine identica a quella che ci potrebbe arrivare tramite gli occhi, ma senza averli usati! Da dove viene?
Percepire dalla Natura, senza usare i sensi. Sentire, oltre i sensi? Senza che vengano coinvolte le orecchie, gli occhi, il naso e la bocca, né la pelle. Qualcosa che, eppure, in qualche modo lo sai, è ora dentro di te. In realtà (e questo lo percepiscono chiaramente anche i tuoi sensi) questo qualcosa riscalda delicatamente ogni tua cellula, o ti infiamma il cuore accelerandone il battito, o produce un lampo inatteso quanto insperato di intuizione. Di fatto, molti ormoni sono in giro e scatenano reazioni biofisiche che chiamiamo emozioni.
Io, nel bosco (era notte) ho avuto terrore. Un muro di terrore che mi ha spinto prepotentemente indietro. Mi ha impedito di varcare la soglia. Nota bene: la Paura non è solo un pensiero ma una tempesta ormonale, molto, molto biofisica.
Possiamo dire che la nostra mente non sa definire ciò che va oltre la ragione e che ci sembra arrivare oltre quelli che consideriamo i nostri unici organi sensoriali, ma una cosa è certa: questo qualcosa interagisce di fatto biologicamente e fisicamente con il nostro organismo.
Le emozioni, come dice la parola, muovono, scatenano l’azione. O la re-azione, ma poco cambia: l’emozione determina le nostre scelte molto più spesso di quanto non vorremmo ammettere.
Da dove vengono?
Confesso, essendomi fermato di fronte all’ignoto, non posso testimoniare granché, di persona. Non ora.
Un’altra volta, in uno spazio totalmente buio ho visto quella che qualcuno chiamerebbe la mia aura: il mio corpo rischiarava l’ambiente. Debolmente, ma con evidenza che mi ha spaventato.
Ancora una cosa che mi accade con crescente frequenza è quella di sognare a occhi semiaperti. In uno stato di dormiveglia, sprofondato in poltrona o sul letto, ancora sufficientemente consapevole di ciò che accade nello spazio fisico intorno a me, accade che visioni e scene a colori si mescolino intensamente con i pensieri. Fino a prendere il sopravvento. Fino a invadere quello che immaginavo, ingenuamente, come uno spazio mio “privato”: uno spazio di pensiero che appartiene alla mia mente e non è penetrabile da nessuno. Da dove vengono? Dove mi portano?
Non so nulla.
Eppure, un pensiero, un concetto, un’immagine prepotente si fa strada ormai da anni dentro di me: lo Spirito è fisico. Lo Spirito è.
Non so dire esattamente quando questa idea sia entrata a far parte della mia consapevolezza, dopo decenni di ateismo professato e dichiarato. Non c’è stata una folgorazione, un momento magico. Piuttosto un processo lento e lungo, fatto di lievi intuizioni, dubbi, conferme, smentite, nuove ipotesi, nuove conferme, incontri, scoperte, confronti.
Di certo, i dieci anni intensissimi vissutiti ad Icciano, dentro la potente natura umbra, hanno portato un contributo decisivo.
E la guerra? Cosa c’entra la guerra con tutto questo?
Vorrei proporti questa suggestione, anche se so che è un azzardo.
Ecco, la guerra, quando cominci ad avere queste esperienze, queste visioni, ti appare in tutta la sua inconcepibile, abnorme, assurda, stupefacente inutilità.
Si, lo so, avresti preferito a questo punto che usassi altri aggettivi, tipo “criminale, orribile, sconvolgente, disumana…”! Ma no, guarda bene: è solo stupida, priva di senso, piccola, inutile, marginale. Semplicemente da non concepire.
E ti rendi anche conto, forse, che è proprio questo il motivo per cui le guerre, al giorno d’oggi, che pure ci sembrava di vivere in democrazia ed in pace, succedono ancora, e non hanno senso: non abbiamo imparato ad ascoltare bene oltre quelli che ci sembrano… gli unici sensi.
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