di Loreto Giovannone
L’Italia non è stata realmente unita, è un paese fondato sull’ipocrisia e sulla menzogna reiterata, una pratica in uso da 162 anni in politica, in tutti gli ambienti istituzionali, di vertice dello Stato, negli uomini che siedono nei palazzi del governo e dell’alta finanza. A sancire la incontrovertibile verità fu Il Sole 24 ore l’11 gennaio 2015 in un articolo di Stefano Brusadelli del titolo Quel Nord predatorio sul Sud: Quando all’indomani dell’unificazione si fece il primo censimento del Regno d’Italia, si registrò nell’ex territorio borbonico un numero complessivo di occupati dell’industria pari a un milione e 189mila. Sommando gli operai di Lombardia, Piemonte e Liguria, non si arrivava che a 810mila. Nell’ex reame delle Due Sicilie, a Pietrarsa, in Campania, e a Mongiana, in Calabria, erano localizzati i due più importanti stabilimenti siderurgici della Penisola. Il solo opificio di Pietrarsa, all’avanguardia europea nelle costruzioni ferroviarie, contava il doppio di addetti rispetto agli stabilimenti genovesi dell’Ansaldo. Ma già nel giro di un decennio la situazione si sarebbe più che ribaltata. E tutta l’industria del Mezzogiorno avrebbe conosciuto dapprima un forte ridimensionamento e poi la totale liquidazione.
Dura 162 anni la depredazione del Mezzogiorno dai politici e dalle classi dirigenti nordcentriche che violano in modo sistematico, mirato e pedissequo l’art. 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Di fatto ciò non avviene, a parità di doveri non corrispondono parità di diritti e non si verifica l’assunto È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Di fatto dal 1860 il Sud venne annesso con la forza militare a colonia interna e dopo 162 anni rimane tale. La Repubblica non ha mai rimosso gli ostacoli che l’unificazione sabauda creò con la colonia interna, la spaccatura di fatto in due italie è la prova di un paese mai realmente unificato. L’art. 5 della Costituzione La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali i governi non applicano tale indivisibilità in materia di finanziamenti dei servizi primari e dello sviluppo economico, sempre a senso unico e sempre a favore del Nord sbilanciando i finanziamenti a danno e a sfavore delle aree del Mezzogiorno facendolo galleggiare al di sotto della linea del sottosviluppo, favorendo le classi imprenditoriali che appoggiano i partiti che hanno generato. Il bilancio è sempre a danno dell’emisfero meridionale, avvolto nelle spire di partiti e coalizioni filonordiste. Un Sud che non riesce mai ad esprimere classi dirigenti in grado di contrastare il senso unico da 162 anni e a dare dignitoso sviluppo al precario Mezzogiorno. Il principio dell’art. 5 di indivisibilità soffoca ogni legittima idea di indipendenza o smarcamento dai partiti del Nord da sempre permeati nelle politiche economiche dal liberismo nei profitti e statalizzazione dei costi per le grandi aziende private o a partecipazione statale. È vero sulla carta l’art. 3 della Costituzione Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ma tutti i governi, da oltre 70 anni, non hanno garantito ai cittadini del Mezzogiorno pari dignità sociale, hanno agito sottraendo fondi, quindi, in modo lesivo e a danno del Sud.
Evoluzione delle Costituzioni giacobine e massoniche nel teatro politico
Il principio giacobino Unité et indivisibilité de la Répubblic vige replicato e asfittico nelle costituzioni preunitarie e nella Costituzione della Repubblica italiana. Non stupiscono le origini massoniche della Costituzione della Repubblica italiana del 1948, molto simile alla Costituzione della Repubblica Romana del 1849, gli otto titoli nei quali era articolata la versione definitiva erano: Dei diritti e dei doveri dei cittadini. Dell’ordinamento politico. Le origini giacobine e massoniche delle costituzioni sono note ai ricercatori storici esteri da molti anni. A partire dal 09/10/2017, quando la Gran Loggia d’Italia ha pubblicato gli atti del XIII Simposio Internazionale del Centro di studi storici della Massoneria spagnola tenuto a Gibilterra, con introduzione curata dallo storico della massoneria Aldo Mola, le origini giacobine e massoniche sono note anche in Italia. Il titolo dello studio di Mola è: Il Mito della Costituzione di Cadice nel Risorgimento e nell’unificazione dell’Italia (1814-1861), pervaso da totale faziosità massonica, tuttavia alcune riflessioni appaiono decisamente interessanti. L’uso strumentale delle costituzioni ordite dalla Massoneria a partire da quella di Cadice Tuttavia l’età franco-napoleonica fu per l’Italia un periodo di sperimentazione di costituzioni, cioè di enunciazione della identità degli Stati e dei modi attraverso i quali essi dovevano conseguire i loro fini. Fini stabiliti da un ampio programma massonico su scala mondiale. Interessante poi la sequenza sulle costituzioni preunitarie in pochi anni si susseguirono le costituzioni della Repubblica di Bologna (1796), di quelle Cispadana (1797) e Cisalpina (1797 e 1798), la costituzione della Repubblica Romana (1848), quelle della Repubblica Napoletana (1799) e della Repubblica Italiana (varata dai Comizi di Lione del 1802), la Costituzione del Popolo Ligure (1802), quella provvisoria della Repubblica di Lucca (1799) e lo Statuto costituzionale dello Stato di Lucca (1801). Dal 1805 si registrarono nove Statuti costituzionali del regno d’Italia (1805-1810) e quello del regno di Napoli e di Sicilia (1808) per il regno di Giuseppe Bonaparte prima e di Murat poi. Le teorie liberiste, con alterne fortune, si intrecciarono con sistema politico-diplomatico fondato sulla conservazione delle “assolutistiche” monarchie amministrative, manovrate dall’interno dalle logge massoniche che fecero, all’ora come ora, da esecutori del potere finanziario mondiale che impose ed impone attualmente politiche liberiste attraverso prestanome e figuranti.
Conclusione. I controllori del potere finanziario europeo e mondiale agiscono attraverso le reti massoniche scavalcando la stessa Costituzione da loro formulata, imponendo politiche e governi che da 162 anni sottraggono risorse umane, fondi e risorse economiche al Mezzogiorno per mantenere nel sottosviluppo la sponda nord del Mediterraneo e tenere in uno stato perenne di vassallaggio la colonia interna del Sud. Permane l’ipocrisia costituzionale della Repubblica una e indivisibile anche di fronte ai fatti conclamati, all’evidenza, all’ignavia.
Quadro riepilogativo del furto
Vorrei comentare il nord ruba risorse al sud :sarà vero ? Può essere ma una cosa è certa :a capo di qualsiasi istituzione ,da Aosta a Palermo NON mi pare ci sia qualcuno del NORD i militari le forze dell’ ordine negli uffici pubblici chi ce ? E non lo dico da uomo del nord ma xchè è vero