Il 9 maggio, per gli occidentali, è diventato quasi più importante rispetto a come viene commemorato in Russia, a Mosca e per tutti i cittadini russofoni residenti nel mondo, il 9 maggio è il giorno della vittoria contro i nazisti durante la seconda guerra mondiale.
In Italia è incluso nella narrativa del conflitto tra Russia ed Ucraina già dal primo giorno di guerra. Si sono costruite ipotesi e scenari di ogni tipo, fiumi di articoli, ore di trasmissioni di intrattenimento, questo tenendo in considerazione solo l’Italia ma è indicatore di pluralità ma non la qualità dei media. Il 9 maggio doveva essere il giorno della dichiarazione di guerra della Russia contro l’Ucraina, anche con una eventuale opzione di guerra totale. Questo scenario è stato declinato ed analizzato da esperti, analisti e commentatori televisivi con il calcolo delle nuove forze dispiegali, da parte di Putin, sul campo di battaglia.
In pochi minuti, il 9 maggio ha riportato tutti ad una crudele normalità, forse avrà deluso chi si era sforzato ad esporre analisi profonde e dettagliate, al dunque, Putin non ha fatto alcuna dichiarazione di guerra, non ha accennato alle armi nucleari, non ha pronunciato la parola Ucraina, non ha dichiarato la vittoria ma ha solo ribadito quanto già detto in video messaggio sui motivi e gli obiettivi di questo conflitto. La guerra continuerà così come è iniziata.
Durante il discorso sono stati approfonditi pochi temi e non sono mancati encomi e parole di eroismo, rivolte ai militari della regione del Donbass e della Federazione della Russia, impegnati contro i nazisti nazionalisti dell’Ucraina.
La parte forse più interessante, per cui sono inclusi messaggi diretti all’amministrazione americana, ora non ci sono più veli, è chiara la consapevolezza di entrambi i leader, Putin e Biden sono in guerra tra di loro sul territorio dell’Ucraina, con una sostanziale differenza, Putin porterà il lutto ed il dolore dei russi caduti in Ucraina, Biden dovrà solo preoccuparsi della sua sedia da presidente degli Stati Uniti e del budget per continuare ad inviare armi agli ucraini. Fermatevi, fermate questo massacro.
Altro particolare interessante sono stati i richiami storici, agli eroi, ai sacrifici dei soldati russi che hanno combattuto e sconfitto il nazismo durante la seconda guerra mondiale. La sfilata, i mezzi militari, le armi, la musica, i colori ed il clima patriottico creatosi in quella grande piazza, le parole di Putin ci hanno fatto ritornare indietro di qualche anno, l’Unione Sovietica è ritornata.
Aiutiamo i distratti ed anticipiamo gli esperti analisti evidenziando un’assenza alla grande festa di Mosca, sul palco non c’era il Capo di Stato Maggiore dell’esercito della Federazione della Russia: Valerij Vasil’evič Gerasimov. Ricordiamo il 30 aprile, con un comunicato ufficiale dell’esercito ucraino si leggeva: “presso la città di Izum è stato portato un attacco ad un comando russo”, per cui veniva segnalata la presenza del Capo di Stato Maggiore dell’esercito della Federazione della Russia: Valerij Vasil’evič Gerasimov. Da Mosca nessuna conferma o smentita e non ci sono ulteriori conferme del ferimento oppure dell’uccisione del generale Valerij Vasil’evič Gerasimov.
La festa del 9 maggio di tutti i russofoni nel mondo ma riceviamo alcune notizie alimento della tensione politica e diplomatica, in Polonia, al cimitero commemorativo di Varsavia, dedicato ai soldati sovietici liberatori, una folla di persone ha impedito all’ambasciatore russo in Polonia S.V. Andreev e a sua moglie di deporre una corona di fiori in occasione del 77° anniversario della vittoria del popolo sovietico nella Grande Guerra Patriottica. L’Ambasciata ha protestato con forza presso il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia chiedendo che entro la giornata del 9 maggio sia possibile per l’Ambasciata deporre una corona di fiori nel suddetto cimitero con le dovute garanzie di ordine pubblico e di sicurezza per i membri della missione diplomatica russa.
Il 9 maggio è commemorato anche in Ucraina? Si laddove il conflitto non è presente, ed è il caso della città di Energodar, migliaia di persone hanno sfilato alla marcia del reggimento immortale, bandiere sovietiche e nastri di San Giorgio testimoniano il favore della popolazione verso il ritorno con la Russia.
Festeggiamenti ridotti a piccole manifestazioni a Malitopol ma l’impressione è la stessa, l’Unione Sovietica è ritornata ora in piazza, con le sue vecchie canzoni di resistenza e vittoria e le bandiere con falce e martello. Anche a Mariupol le scene sono le stesse con un occhio particolare alla oramai ridotta area dell’industria Azovstal dove si nascondono i nazionalisti e nazisti del battaglione Azov.
Come per gli altri giorni di feste particolari, la guerra non si è fermata, l’esercito ucraino ha colpito Donetsk, esattamente il mercato nel quartiere Tekstilshchik è ora in fiamme.
Giornata intensa anche a livello diplomatico, in particolare dobbiamo segnale la dichiarazione di Macron “il negoziato deve essere condotto dalla Russia e dall’Ucraina”. Il messaggio è chiaro, dopo le dichiarazioni del segretario della Nato e rivolto agli USA, oramai dentro questa guerra che hanno deciso di vincere e punire Putin, combattendola consegnando un mandato virtuale ed una concreta assistenza finanziaria e militare all’Ucraina.
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