di Loreto Giovannone
È in atto nelle scuole dalla piattaforma HUB scuola (Mondadori, Rizzoli education) una iniziativa denominata “Consenso e rispetto nelle relazioni”, sotto forma di percorso didattico sul consenso e il rispetto nelle relazioni. Dunque, appare singolare e strano che HUB scuola insieme ad Amnesty International hanno ideato un percorso didattico dedicato alla Scuola Secondaria di secondo grado denominato “Consenso consapevole” per stimolare la curiosità e la riflessione degli studenti. Le domande da porsi sono:
- Quali fini persegue una campagna di convincimento così massiccia sul consenso preventivo dei genitori?
- Il “Consenso informato preventivo dei genitori” è in sostanza un cedimento della potestà genitoriale ad un soggetto terzo?
- Cosa si nasconde dietro la indefinita formula di “scuola–comunità”?
Se l’ambito dei ruoli genitori – scuola sono fissati da 25 anni «L’autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere» (Legge 59 – 1997 art. 21.9), quali scopi persegue l’iniziativa non è chiaro. Non è chiaro in quali ambiti sia necessario una ulteriore autorizzazione, gli obiettivi dichiarati delineano una certa direzione:
- Favorire la discussione e l’apprendimento cooperativo
- Sviluppare le abilità di empatia, analisi, pensiero critico
- Esplorare e comprendere il concetto di consenso consapevole
- Aiutare gli alunni a identificare comportamenti adeguati a stabilire relazioni sane e sicure.
Ma tutto ciò è già contenuto negli strumenti e negli obblighi che la scuola adempie, a cosa e a chi serve trasferire il consenso, aiutare gli alunni a identificare comportamenti adeguati a stabilire relazioni sane e sicure non è compito dei genitori nell’ambito dell’educazione familiare educare i figli a sane relazioni?
Dietro l’intento didattico del rispetto delle relazioni si cela un primo passo verso altre forme di consenso preventivo? E cosa c’entra un grave attacco all’integrità fisica, mentale e all’autonomia sessuale della vittima?
L’iniziativa appare come un terreno preparatorio per altri tipi di consensi dove la scuola o le altre istituzioni dello stato dilagano e si impongono per legge, come surroga della potestà genitoriale già ampiamente sancita dal Codice Civile e da un insieme di regole comportamentali, didattiche, educative che la scuola persegue al passo della evoluzione delle regole civili. Valicato il confine delle relazioni familiari, niente garantisce che l’invasione in atto nei diritti privati dei singoli e delle famiglie possa travalicare nella invasione del consenso sanitario preventivo e del più personale consenso preventivo alla correzione psicologica nei minori. Il rischio è diventato reale e la sempre più pervasiva presenza dello stato va ad occupare spazi che spettano naturalmente ai soggetti privati ai cittadini di cui è formato, è questo il rischio grave che la società corre con il dirigismo centralista di uno stato che impone ogni forma di controllo, educativo, sanitario, sociale. Sembra spianata la strada di una nuova forma di dittatura che con il consenso preventivo si garantisce quel controllo sociale a priori, e il cittadino perde a priori la sua autonomia, i diritti garantiti dalla Costituzione, alla piena realizzazione ed indipendenza sociale, economica, sanitaria. La scuola non è estranea alle problematiche della sanità pubblica, stante la direzione intrapresa con il consenso informato preventivo, netto è il contrasto con il diritto dei genitori ad una scelta consapevole in ambiti privati, personali, sanitari dei propri figli. Per esempio, le nuove norme sul consenso informato previste dalla legge sul testamento biologico impongono un ancora più scrupolosa attenzione nella raccolta della volontà del paziente in relazione ad ogni attività invasiva a cui dovesse essere sottoposto per la cura della propria salute. Stante l’obbligo sanitario sui minori in obbligo scolare, una imminente interferenza statale, come avvenuto negli ultimi due anni, andrebbe in collisione con il diritto all’autodeterminazione in campo sanitario. La sentenza della Cassazione n. 26827 del 14 novembre 2017 ha ribadito che il consenso non solo deve rendere noti i possibili pregiudizi conseguenti alla prestazione (giuridicamente inerenti allo stato di salute) ma anche deve mettere il paziente in grado di avvalersi del suo diritto all’autodeterminazione (giuridicamente inerente alla persona). In buona sostanza, la Suprema Corte conferma che il consenso informato, riportato su un semplice prestampato, non è sufficiente a provare l’adempimento da parte del medico di acquisire un valido e consapevole consenso informato. La semplice compilazione, con relativa sottoscrizione di un modulo di consenso informato del tutto generico da parte della paziente, non è prova idonea a far desumere che il medico, a ciò contrattualmente obbligato, abbia comunicato oralmente tutte le informazioni necessarie alle decisioni da parte della stessa paziente. Pertanto, al fine di salvaguardare il diritto della paziente a una scelta consapevole ed informata riguardo a trattamenti che incidono sulla sua salute nonché a evitare comportamenti censurabili dal punto di vista medico-legale, è obbligatoria una scrupolosa compilazione del documento di consenso e soprattutto che ciò avvenga (salvo casi di manifesto impedimento) in modo ‘olografico’ (compilato cioè di pugno dalla paziente). In parole povere, non più il medico che compila il modulo del consenso e chiede alla paziente di firmarlo bensì la paziente che scrive mentre il medico lo sottoscrive dopo la firma della paziente stessa! Naturalmente il consenso non dovrà esprimere generiche informazioni ma specifici riferimenti alla prestazione in oggetto e alle possibili conseguenze oltre ai rischi ed alle eventuali alternative terapeutiche. (https://www.aogoi.it/notiziario/archivio-news/consenso-informato-consapevole/) Le istituzioni, tramite la scuola, con la sottoscrizione del consenso informato preventivo, privano i genitori di volontà e onere creando campo libero per intervenire istituzionalmente e imporre obblighi oggi educativi, domani sanitari. La scuola pubblica smette di avere funzione didattica, oggi costruisce un modello di società con l’agenda 2030, trasformata in azienda è investita da compiti quali l’educazione alle relazioni (passata per educazione civica), educazione alle relazioni nel mondo del lavoro (scuola-lavoro), l’indirizzamento mentale con lo sportello psicologico, ora l’educazione sessuale.
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