I morti diventano statistica e si discute esclusivamente di armi: È GUERRA!

Parole di guerra tra Russia Gran Bretagna Nato ed USA

Non un euro nessun uomo per la guerra. Sabotaggio disertare

Oltre ai bollettini di guerra che quotidianamente vengono diffusi dai belligeranti, le statistiche e l’elenco delle armi, spiegate nel dettaglio con schede tecniche, oscurano e occupano il posto ai necessari approfondimenti e riflessioni, in primis un sempre più necessario cessate il fuoco.

In tv, sui giornali si scrive e si vedono solo dibattiti sulle armi, le loro tipologie, la loro capacità di distruzione. E dai corrispondenti, in particolare per quelli italiani, massimo rispetto per il loro lavoro, ma non riescono proprio ad avere quell’etica di neutralità, principio fondante del giornalismo e importante guida per raccontare e parlare ai propri lettori e telespettatori. Questo è indicatore e lo vediamo tutti i giorni, dell’immaturità professionale che si acquista con anni di esperienza, non si improvvisa. Comprendo che i servizi e le immagini sono controllati e per questo motivo richiamo nuovamente l’eticità sta alla base della scelta di andare a lavorare in un territorio attraversato da un conflitto armato, non è assolutamente facile ma tutto decade nel momento in cui si ritorna in Italia ma vedo che non cambia nulla nel racconto.

Mi chiedo come è possibile che tutti i nostri corrispondenti non abbiamo visto in questi mesi, a Kiev, Odessa e tante altre città ucraine cosa accade a chi viene considerato filo-russo? Ad un semplice controllo dei documenti, adesso come prima, possono controllarti il telefono, vedere sui social i messaggi, i video personali e poi l’agenda dei numeri. Se trovano un numero russo o altre immagini e video che collegano ai russi scatta la punizione, la gogna e questo lo deve denunciare l’Economist?

Nessuno dei nostri corrispondenti è mai stato testimone di questa pratica fascista datta da civili, poliziotti e militari e nazionalisti ucraini, legare le persone ai pali e fustigarli a culo ignudo. Nessun processo basta il dubbio di essere o avere un amico o contatti con un russo. Questo accadeva anche prima del conflitto.

La redazione ha scelto i meno crudeli

 

Oltre 5 milioni di rifugiati, sommando le cifre ufficiali non è esagerato che i morti, tra i soldati belligeranti sono circa 70000mila, sui civili non ci sono dati. Infrastruttura idriche, elettriche e nei trasporti, completamente distrutte. È difficile capire queste cifre? L’abitudine prenderà presto il sopravvento. È successo per la guerra nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan. È la nostra natura, siamo fatti così. Per giorni, settimane, ci affidiamo ai nostri smartphone, guardiamo la tv poi improvvisamente nel momento più importante, tutto diventa normale. Chi si ricorda del rifugio antiaereo colpito a Baghdad? Chi si ricorda dei bombardamenti a Gaza?

Indicatore di quanto sta accadendo è la partenza di tanti colleghi giornalisti, perchè non si può stare su un territorio in conflitto per lunghi periodi, così qualcuno ritorna, magari anche un pò triste ma consapevole che potrà ritornare tra qualche settimana. Continuano a fare un grande lavoro di testimonianza i giornalisti locali, tutti i giorni mettono a rischio la loro vita per continuare i racconto e inviarlo a noi, nei nostri salotti e giorno dopo giorno sempre più abituati, sempre più distratti, le nostre emozioni sono asciutte.

Sul campo

Mariupol ancora invariata la situazione dei nazionalisti nascosti all’interno della fabbrica Azovstal. I civili restano bloccati, o meglio durante i ripetuti corridoi umanitari attivi, pochi sono stati i civili che ne hanno approfittato.

Oggi il maggiore ucraino Sergiy Volyn, comandante della 36esima brigata di fanti di marina, ha fatto un appello ad Erdogan, presidente della Turchia, per chiedere “l’estrazione” dei militari rinchiusi dentro l’Azovstal in un paese terzo.

Su questa vicenda i media si alternano per raccontare fughe notturne, tentativi di sfondamento, la sofferenza dei nazionalisti che hanno sete e fame. “I civili sono bloccati”. No possono uscire tutti, i civili, i militari ed i nazionalisti disarmati, dichiarare la loro identità e su queste basi chi non è ricercato, chi non ha commesso crimini tornerà a casa immediatamente, i militari saranno prigionieri di guerra e dato che ci sono già scambi di prigionieri tra i due belligeranti, perchè Kiev, la Nato, gli Usa e la Gran Bretagna non accettano queste condizioni? Oggi sono uscite 25 persone.

L’attività di controllo sui rifugiati “attività di filtraggio” è applicata anche dagli ucraini

Il segretario del consiglio comunale di Zaporizhzhya, Anatoliy Kurtev, ha dichiarato: “molti rifugiati del Donbas stanno arrivando in città, quindi la polizia deve fare dei controlli e delle verifiche, Continua: “si devono identificare i traditori, collaboratori o sabotatori”. Per fare questo, la polizia controlla i documenti, deve fare domande.

Alcuni testimoni segnalano che la polizia controlla i telefoni, leggono i messaggi su Telegram, quali canali l’utente segue.

l’Ucraina continua ad applicare le politiche, già esistenti, contro le persone con opinioni filorusse in questo caso, a volte costrette al ritorno in Ucraina, a causa delle difficoltà di ottenere documenti della Federazione Russa. Pertanto, persone completamente innocenti possono ora essere soggette alla repressione dell’SBU. (servizi segreti ucraini)

Tali dichiarazioni confermano l’atmosfera russofobica a Zaporizhzhya.

Colpito da un lancio di missili balistici, in città non c’è stato alcun allarme, l’aeroporto di Shkolny vicino Odessa. Distrutti alcuni depositi ed hangar in cui erano stipati armamenti e la pista, due aerei ucraini sono riusciti a decollare durante l’attacco.

Sempre sui media italiani, suggeriti dalle veline dei servizi segreti USA e Gran Bretagna, prima la data del 9 maggio era la data della fine della guerra, perchè Putin avrebbe approfittato della grande festa in memoria della vittoria contro i nazisti durante la seconda guerra mondiale, nelle repubbliche popolari la parata è già stata rinviata, certo resta quella di Mosca. Oggi da metà giornata corre di redazione in redazione un’altra velina, Putin non dichiarerà nessuna vittoria ma farà una dichiarazione di “guerra totale”.

La guerra come tale, viene riconosciuta da chi non riscalda la propaganda, il continuo dibattito sulle parole ha solo questa desiderata, scaldare la propaganda ma deve essere chiaro a tutti, questa è la prima guerra del ventunesimo secolo.

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