Intervista a Stephanie Kelton

La MMT ed il suo possibile utilizzo anche in Italia

Confindustria manifestazione a Milano

di Francesco Chini

Perché è importante garantire a tutti i cittadini un lavoro? A questa e ad altre domande ha risposto, in occasione di una sua breve permanenza a Milano, Stephanie Kelton, professoressa di economia e politiche pubbliche alla Stony Brook State University di New York e già capo economista presso la Commissione Bilancio del Senato degli Stati Uniti d’America. Collaboratrice di Bernie Sanders (primo senatore USA a definirsi “socialista”), durante le ultime elezioni la professoressa Kelton ha fatto parte del gruppo di esperti che hanno stilato il programma elettorale dell’attuale presidente statunitense, Joe Biden. La Kelton è una dei principali teorici della Moneta Moderna, o MMT, scuola economica di matrice post-keynesiana nata con lo scopo di dimostrare come sia possibile conseguire una condizione permanente di pieno impiego unitamente alla stabilità dei prezzi. Definita come la “rockstar” dell’economia progressista, è stata inclusa tra i pensatori più influenti al mondo da Bloomberg BusinessweekPolitico e Prospect Magazine. Economista, articolista e saggista, il suo libro Il mito del deficit è entrato nella lista dei bestseller del New York Times.

In che modo la Teoria della Moneta Moderna, o MMT, contribuisce a cambiare la cornice, ossia la narrativa legata all’economia e ai fatti economici?

Domanda non banale. Anzitutto va specificato quale sia questa cornice, ossia il perimetro entro il quale opera l’economia. Detta nel modo più semplice possibile, si tratta di scarsità e scelte. Sicché, di norma parliamo di economia come lo studio riguardo al modo in cui allochiamo le risorse di cui si dispone. In questa ottica si può quindi affermare che la Teoria della Moneta Moderna rispetti tale definizione, sebbene la MMT si concentri anzitutto sul tema della possibilità d’impiego e dell’utilizzo effettivo delle risorse reali di cui ciascun Paese dispone al fine di produrre quanto serve alla propria popolazione. Quindi, quante persone sono necessarie per realizzare un determinato obiettivo. Quante macchine, fabbriche, materie prime, acciaio, cemento servono in un modo sufficiente a utilizzare al meglio il potenziale umano disponibile.

Pertanto, ciò che la MMT fa è di provare a porre la nostra attenzione sul tema delle risorse effettivamente impiegabili ossia di quanto noi effettivamente disponiamo visto che al momento non stiamo utilizzando le nostre risorse nel modo più efficiente. Si dice spesso che un Paese stia vivendo al di sopra dei proprio mezzi e, quando si fa tale affermazione, le persone fanno riferimento ai saldi di finanza pubblica. Ci si chiede come contenere il deficit pubblico poiché ora il Paese starebbe vivendo al di sopra dei propri mezzi. La MMT invece dice: “attenzione, guardate che la maggior parte dei Paesi sta vivendo al di sotto dei propri mezzi” in quanto non tutte le risorse sono effettivamente utilizzate in modo efficiente.

Penso dunque che, in essenza, ciò che la MMT faccia sia di spostare l’attenzione dal tema finanziario al tema delle risorse. Invece di chiedere “come si finanzia?”, la MMT chiede: “quali risorse sono necessarie?”. Quali risorse servono per investire in infrastrutture, per realizzare ambiziose politiche progressiste come un new deal verde, per rendere la cultura e le università pubbliche gratuite. In altre parole, in che modo reperire le risorse reali necessarie per realizzare tutto ciò. E questo è un cambio fondamentale di cornice e di narrativa.

In che modo il new deal verde differisce dal new deal promosso nella prima metà del ventesimo secolo dall’allora presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt?

Anzitutto ci sono alcune somiglianze. Il new deal promosso da Roosevelt era una risposta politica all’allora situazione economica della grande depressione. Sotto questo aspetto, il new deal verde non nasce come risposta di tipo politico al collasso della nostra economia bensì quale risposta a una situazione ecologica sempre più preoccupante. Di conseguenza, l’interesse di Roosevelt era di capire come impiegare i disoccupati in un contesto economico nel quale il mondo del lavoro era al collasso e, da questo punto di vista, ritengo sia importante ricordare come egli attuò il programma Civilian conservation corps attraverso cui le persone venivano impiegate nella piantumazione di boschi e singoli alberi e per svolgere attività di conservazione delle aree naturali. Pertanto vi sono aspetti, di quanto fatto negli anni trenta e quaranta durante il new deal, che coincidono con quanto prospettato nel new deal verde, sebbene in quest’ultimo l’attenzione sia posta in larga parte sul come ottenere un pianeta più abitabile per le future generazioni e si tratta di una sfida per noi.

Perché il Lavoro Garantito è così importante nell’ambito del quadro macroeconomico della MMT?

È così importante in quanto, senza il Lavoro Garantito, capiterà sempre che vi sia una fascia di cittadini disponibile a lavorare, cioè che vuole lavorare, che vuole inserirsi nel mondo del lavoro, che vuole contribuire al benessere della società e che non sarà posta nelle condizioni di poterlo fare.

In altre parole, senza il Lavoro Garantito si lasciano inevitabilmente un certo numero di persone ai margini della società. Ad esempio. per i soli Stati Uniti stiamo parlando di milioni di persone fuori dal mondo del lavoro. Tutto ciò per il semplice fatto che il mercato da solo non crea sufficienti possibilità d’impiego per coloro i quali vogliono essere parte attiva nella società con il proprio lavoro e di conseguenza il Lavoro Garantito è il solo modo per eliminare ciò che si chiama disoccupazione involontaria, dicendo alla gente: “se tu sei pronto e disponibile a lavorare, e non trovi altri impieghi nel sistema economico, tu hai garantito il diritto a disporre di un impiego e noi creiamo il lavoro per te”. Senza il Lavoro Garantito è come se si condannassero milioni di persone a restare senza lavoro. È quindi come se si condannassero queste persone a soffrire delle conseguenze della disoccupazione, cioè a pagare un prezzo molto alto sia dal punto di vista economico che sociale. Questa situazione fa male alle prestazioni economiche di un Paese e, per la società, è un danno avere milioni di persone in difficoltà per il fatto di essere senza lavoro.

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2 Commenti

  1. Penso che alle generazioni future,prima che un mondo “verde”,occorra garantire un mondo “democratico!

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