La crescente controreazione dei popoli alla narrazione pandemica secondo la teoria dei Sistemi

Il sistema crolla sotto la sua insostenibilità

Effetto Snowball

di Paolo Genta

Conoscete l’effetto “snowball”? E’ quello tipico delle reazioni a catena, ben noto a fisici e chimici. Ma forse non sempre si ricorda che, in certe situazioni, si tratta di un processo del tutto reversibile, che rilancia con la stessa energia un’azione, uguale e contraria, che annulla quella precedente e ristabilisce un nuovo equilibrio. Spesso vi è, però, nei processi chimici reversibili, una differenza tra la fase iniziale e quella finale, di ritorno. Per esempio: negli esperimenti di sintesi artificiale di certi composti succede che a lente difficoltà iniziali di cristallizzazione in laboratorio si succedono, improvvisamente e dopo diversi tentativi, crescente facilità di sintesi e veloce ripetibilità. E’, in sostanza, come costruire quei fantastici percorsi di domino che poi vengono distrutti con un solo dito. La costruzione pezzo per pezzo può richiedere tempi lunghi e accurata organizzazione, ma la distruzione seriale, a catena (o, nell’esempio chimico, la sintesi ripetibile del composto) avviene, appunto, in tempi rapidissimi rispetto a quelli della solidificazione della struttura originaria. E’ un fenomeno costitutivo di intere aree di ricerca; si presenta nella teoria delle Catastrofi, in matematica frattale con la teoria degli attrattori di Lorenz e, incredibilmente, in alcune nuove teorie biologiche e fisiche, alternative al Neodarwinismo. Un esempio recente è quello della, ardita e italianissima, Teoria delle Risonanze Evolutive (TRE): dopo una catastrofe di specie le nuove speci si originerebbero grazie ad un incontro (una risonanza, una reazione a catena originata da oscillazioni del pool genetico in tempi lunghi) tra il loro potenziale sviluppo morfologico, pienamente disponibile e pronto a manifestarsi, e una memoria di campo (il campo “morfogenetico”) che, attraverso oscillazioni dei cambiamenti ambientali, recepisce, per risonanza appunto, la ripetizione di questo potenziale negli individui e, per mezzo di una improvvisa catastrofe creativa, farebbe “precipitare”, incredibilmente dal nulla, le nuove caratteristiche di specie, perfettamente adatte al nuovo ambiente. Si tratta di una tensione, di una molla di potenziale che, in determinate condizioni, scatterebbe, dando così origine al cambiamento con la comparsa di nuove speci (https://www.enzopennetta.it/2017/05/teoria-delle-risonanze-evolutive/). Per i sociologi della Comunicazione e dei Mass Media, ma anche solo per storici e filosofi in generale, si tratta di una configurazione ricorrente. Essa si ritrova spesso nei processi dinamici delle società, specialmente durante i periodi rivoluzionari, dove gerarchie e ordini costruiti in tempi lunghi, per progressiva sedimentazione, si invertono, questa volta in tempi brevissimi, in modo catastrofico e finiscono per demolire, con sorprendente velocità, le strutture precedenti, come i costrutti ideologici, le istituzioni consolidate e internalizzate dagli individui e la stessa dinamica sociale. Insomma, quando la “polarità” dell’energia collettiva si inverte, il sistema subisce una demolizione, che questa volta, tuttavia, può manifestarsi nella forma di un processo incontrollato o, addirittura, incontrollabile (ricordate l’89 della caduta del muro di Berlino?). Thomas Kuhn, il grande storico della Scienza ed epistemologo, nel suo The structure of scientific revolutions (1962), parlava, a proposito di rivoluzione scientifica, di un vero e proprio “riorientamento gestaltico”: vi è “incommensurabilità” tra due visioni opposte (due Gestalt, appunto, o visioni della forma generale di oggetti della realtà percepita) che si succedono con velocità diverse e che sono del tutto antitetiche. Esse possiedono linguaggi descrittivi diversi (per questo sono “incommensurabili”), visioni del mondo antitetiche, e possono occupare le stesse posizioni nel tempo e nello spazio solo per un periodo limitato, essendo destinate a rimanere del tutto inconciliabili. Riassumendo: la Natura e i processi sociali ci mostrano continuamente cambiamenti di tipo termodinamico anche reversibili, non solo esclusivamente entropici (irreversibili). Questi cambiamenti mostrano spesso una struttura formale, un andamento comune, che si presenta sia nella produzione di conoscenza scientifica, che nello sviluppo dell’ordine sociale: il primo equilibrio che si forma, quello che Kuhn in Epistemologia chiamava “scienza normale”, viene costruito in modo graduale, in tempi lunghi o lunghissimi, attraverso continui riadattamenti e modifiche. Nell’esempio sociale una ideologia finisce per venire universalmente accettata dai diversi attori per pigra inerzia, per intima convinzione, per forzato cedimento a minaccia e ricatto, per mera convenienza o per semplice stupidità e ignoranza. Le domande critiche vengono soppresse, la censura e la manipolazione gestiscono il dissenso, la propaganda crea e sedimenta le forme di consenso, la condivisione della conoscenza subisce continui cortocircuiti e reiterate inibizioni, la pressione sociale crea le condizioni per una crescente insoddisfazione verso lo status quo (scientifico o politico che sia). Ma sotto una apparente desertificazione delle opposizioni e un totalitarismo percepito ormai come pienamente stabilizzato, si sviluppano energie creative, rivoluzionarie, pronte a manifestarsi non appena alcune condizioni ambientali (ma anche di coscienza collettiva) agiscano come “trigger”, come fattore scatenante, proprio come nella TRE. A questo punto, superato il punto di non ritorno, avviene il fenomeno catastrofico (quello che Kuhn, nel pensiero scientifico, chiamava fase di “rivoluzione”): le crepe iniziali del sistema (una teoria scientifica, una ideologia sociale) accelerano e si richiamano reciprocamente, aumentando in magnitudine e velocità di diffusione (reazione a catena, effetto valanga). Il sistema crolla sotto la sua insostenibilità e lo fa, generalmente, in tempi assai minori di quelli che sono stati necessari alla sua edificazione. La nuova condizione è capace di portare il sistema ad un nuovo equilibrio. Fin qui il formalismo. Vediamolo ora in piena azione, sotto i nostri occhi e a velocità di decollo. Le prime avvisaglie del crollo della narrazione pseudopandemica (così definita da autorevoli protagonisti della Medicina critica, costantemente zittiti, umiliati e crocifissi) erano apparse nei social di informazione seri (cioè documentati e di livello internazionale, quindi anche leggibili in inglese ad altre lingue) già all’inizio dell’estate 2021: forti dubbi sul senso dell’operazione serpeggiavano, potentemente, già un anno prima (inizio estate 2020). E’ però con l’autunno 2021 che il totalitarismo scientista ha cominciato a subire lo scacco continuato dei dati statistici anche da parte delle sue stesse istituzioni governative (a proposito: siamo sempre in attesa, da Settembre 2021, del decimo rapporto trimestrale AIFA che, curiosamente, non sta uscendo). Le contraddizioni e le controprove fattuali della critica si stanno ormai succedendo in progressione geometrica. Con l’inverno 2021, fino ad oggi, sono cominciati i rocamboleschi dietro front delle virostar che, con doppio salto mortale e “supercazzula” hanno sfacciatamente invertito la rotta, passando da un decisionismo che rasentava (e, talvolta, affermava pubblicamente) minaccia e disprezzo verso i non vaccinati, a un velato possibilismo di apertura, se non addirittura a una autentica retromarcia. I vaccinati, così come la Dottoressa Loretta Bolgan, del Corvelva di Padova, già nella primavera del 2020 aveva dimostrato con i suoi studi di alto livello (“Covid: il vaccino che verrà. Uno sguardo sulle sperimentazioni in atto”: https://www.corvelva.it/speciale-corvelva/corvelva-ebook/covid-19-il-vaccino-che-verra.html) fanno proprio quello che il Mainstream governativo ha imputato cocciutamente per mesi ai non vaccinati: selezionando le varianti più forti immettono in circolazione un virus (poco più che influenzale, per i sani), diventando essi stessi portatori e nuovamente contagiati. Il tutto senza contare gli effetti avversi, dovuti alla potente genotossicità del dispositivo, notoriamente non un vaccino, ma un “farmaco sperimentale a vettore lipidico, contenente codice mRna, atto a far produrre dalle stesse cellule dell’organismo adeguata risposta anticorpale” (cosa che, invece, non è avvenuta). L’indebolimento delle mutazioni circolanti (se non si fosse proceduto alle “vaccinazioni”) era stato previsto già nel 2020 dal premio Nobel Luc Montagnier, purtroppo ridicolizzato e trattato come un vecchio rimbambito da individui che non riusciranno mai a raggiungere la sua statura scientifica. La debole variante “Omicron”, infatti, ha assicurato, nel tempo, una endemizzazione e, questa volta sì, una “immunità di gregge” naturale ai non vaccinati. Essi possono così tornare in contatto con varianti anche più forti che, però, passano, per loro, come una normale (o al più fastidiosa) influenza, ma che, invece, costituiscono per il sistema immunitario dei vaccinati, in via di graduale compromissione, un problema, come minimo per la narrazione governativa, che ha continuamente colpevolizzato i non vaccinati come untori. Il fenomeno di una schiacciante e palese contraddizione dell’impostazione di regime sta quindi ostacolando i piani autoritari di asservimento economico-finanziario del nostro Paese, almeno nella loro interezza (l’attacco biosanitario non ci immunizza, purtroppo, dalle conseguenze finanziarie in arrivo). La nostra, però, è una nazione in netto ritardo rispetto ad altre che, con maggiore determinazione dei loro popoli, hanno imposto una accelerazione dei movimenti di protesta, mettendo in crisi le cabine di regia governative. Non vi è dunque alcuna marcia indietro possibile, ormai, per nessuna delle parti. Esattamente come avviene per un doppio articolato lanciato a massima velocità contro un apparentemente solido ostacolo (come i Freedom Convoy canadesi), la montante protesta di quella parte di popoli che hanno compreso l’inganno secolare della grande finanza internazionale e dei loro strumenti di eutanasia mondiale, potrebbe davvero travolgere i piani dell’élite globalista di Davos e realizzare il contro-reset. Ma questa volta non si potranno perdonare i danni indelebili perpetrati, per gli anni passati e futuri, all’intera comunità umana di questo pianeta.

 

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