di Pietro Mazzucca
Coloro i quali si occupano di libri gialli, conoscono questa espressione, che in pratica è l’espressione pistola di Checov, la quale si usa onde indicare un elemento introdotto nella narrazione in modo all’apparenza casuale e che rivelerà la propria importanza solo al momento del colpo di scena finale.
Quello della “pistola di Cechov” è un principio drammaturgico fondamentale della narrazione (romanzesca, cinematografica, teatrale…): lo vediamo sempre in azione, ma non tutti sono consapevoli della sua esistenza.
Anton Cechov diceva che se compare una pistola in una scena e poi, nel resto del libro, nessuno la usa è un elemento inutile che va eliminato. Se c’è una pistola, prima o poi deve sparare. Ogni elemento della storia deve avere una funzione.
“Casualmente” sulla narrazione della guerra Russia/Ucraina, sono apparsi due elementi (pistola di chechov) che ancora sono marginali e che sono appunto i laboratori biologici e le centrali.
Sarebbe il pretesto perfetto per una escalation del conflitto.
Ma allora cosa manca affinchè sparino?
La giusta temperatura di ebollizione del sentimento russofobico. La politica mediatica a senso unico spinge e con velocità sulla Russofobia, colpendo, dove capita nelle espressioni Russe anche di arte e cultura. Se ci si fermasse a pensare, sarebbe facile capire l’orrore di tali scelte, ma niente il pensiero unico omologato non si ferma
Ma se è facile ragionare sul conflitto come indica la pistola di cechov, perché non si avvera subito? Ebbene per neutralizzare momentaneamente la pistola di cechov, il narratore introduce l’aringa rossa.
Vi chiedo: possiamo dunque smettere di leggere un libro o di guardare un film perché ne intuiamo subito la soluzione? Per fortuna no, interviene in nostro aiuto l’aringa rossa, che indica quando un indizio o un’informazione sono inseriti nella narrazione apposta per distogliere l’attenzione da altro.
L’espressione deriva dall’usanza dei cacciatori inglesi di utilizzare le aringhe affumicate durante le campagne di caccia per distrarre dalla traccia i cani dei concorrenti e può essere tradotta con l’equivalente di specchietto per le allodole nella nostra lingua.
Esempio tipico è un innocente presentato di proposito in una luce di colpevolezza dall’autore, utilizzando indizi illusori, falsa enfasi, parole ambigue o altri trucchi descrittivi: si vuole in questo modo distrarre e fuorviare il lettore o lo spettatore dalla reale identità del criminale e permettere al colpevole di passare almeno temporaneamente inosservato. Magari proprio nascondendo una pistola di Cechov.
Data la velocità con la quale stanno correndo su questo fronte, è probabile che l’evento la pistola che spari veramente si verifichi entro l’estate.
Dio non voglia
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