di Vittorio Rangeloni
La scure della censura di Youtube si è abbattuta contemporaneamente su diversi media “scomodi” ucraini, come Zik, UkrLive e NEWSONE. Questa piattaforma era diventata il mezzo di diffusione principale delle notizie delle rispettive redazioni dopo l’imposizione delle sanzioni da parte del governo ucraino, con le quali è stata determinata l’esclusione di questi canali televisivi dalle frequenze digitali.
La censura imposta dal presidente dell’Ucraina Zelensky nei confronti dei canali che hanno osato riportare punti di vista divergenti dalla linea ufficiale di Kiev era stata criticata anche dall’OSCE, organizzazione che aveva chiesto di “preservare il pluralismo dei media, il libero flusso di informazioni e la diversità di opinioni in linea con gli standard internazionali pertinenti e gli impegni dell’OSCE”.
Contemporaneamente ai canali televisivi ucraini, anche gli organi di stampa principali delle repubbliche del Donbass hanno denunciato la chiusura dei loro account ufficiali su Youtube senza preavviso e possibilità di appello. Tra essi figurano il canale televisivo principale della LNR, l’agenzia stampa “Lug-info”, i canali delle milizie popolari delle due repubbliche e quello del Ministero dell’informazione della DNR.
Questi episodi non vanno considerati distintamente da quel che accade in una vera e propria guerra dell’informazione. Mettere a tacere chi può mostrare punti di vista alternativi, specie in un momento come questo, quando viene minacciata la possibilità di un conflitto è un cattivo segnale.
Gli Stati Uniti, per la seconda volta in poche settimane, tornano a giurare di avere informazioni attendibili su una presunta “false flag” russa architettata per giustificare l’invasione all’Ucraina. Per Liz Truss, il Ministro degli Esteri del Regno Unito, le presunte prove in mano al Pentagono “chiare e scioccanti”. Secondo USA e Gb, Mosca si starebbe dando da fare per realizzare un filmato ritraente una simulazione di un attacco ucraino al Donbass, con cui giustificare la risposta russa. Per la Truss si tratta di “un intento bellicoso nei confronti di un paese sovrano e democratico completamente inaccettabile”.
A provare l’imminente aggressione russa rimangono solo le solite dichiarazioni di rito. Solo parole, quando prima – almeno – venivano agitate strane provette nella sede dell’ONU.
Dalla guerra dell’informazione al conflitto sul campo – E se la false flag fosse organizzata proprio da USA e GB? I movimenti militari sul fronte ucraino sono imponenti, nonostante Kiev tenti di mascherarli. Dopo l’ammissione di un soldato al fronte ucraino rilasciata alla CNN, riguardo alla presenza di armamenti vietati dagli accordi di Minsk nelle vicinanze, altri militari ucraini hanno sparato contro un drone dell’Osce, minacciando di abbatterne un secondo, con ogni probabilità proprio per nascondere armamenti vietati o altre installazioni militari. Nel report dell’Osce del 3 febbraio è riportato: “Un drone della SMM (Special Monitoring Mission) è stato preso di mira dal fuoco di armi leggere mentre sorvolava le aree vicine Pavlopil (controllato governativo, 84 km a sud di Donetsk)”. E ancora: “Il 2 febbraio a circa 2 km a sud-est di Chasov Yar, un soldato delle forze armate ucraine si è avvicinato alla pattuglia della SMM riferendo del divieto di volo in questa zona, nonostante fossero stati precedentemente concordati. Poco dopo un secondo soldato delle forze armate ucraine si è avvicinato alla pattuglia e ha chiesto alla pattuglia di far atterrare il drone, aggiungendo che altrimenti sarebbe stato abbattuto. La Missione ha fatto atterrare il drone e ha abbandonato la zona.”
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