Mentre Biden festeggia vittorioso il suo primo trofeo, la testa del capo dell’Isis Al Qurayshi, ucciso durante un raid di un commando USA. Le forze speciali statunitensi, probabilmente la 173 Brigata Avio-Trasportata con base in Italia a Vicenza. Le vittime sono state 12, tra i quali sei bambini come è stato confermato anche dall’Unicef ed alcuni feriti gravi “La missione ha avuto successo, non ci sono state vittime statunitensi”, ha dichiarato soddisfatto l’addetto stampa del Pentagono John Kirby. Sani e salvi tutti i soldati americani, i “danni collaterali”, i civili morti, e le distruzioni intorno alla casa di Al Qurayshi evidentemente non contano assolutamente nulla.
Chi era Al Qurayshi, conosciuto solo dagli “esperti” dell’Isis, proclamato leader dello stato islamico nel 2019 iracheno, nato a Tal Afar nel 1976. Il vero nome era Amir Mohammed Abdul Rahman al Mawli al Salbi.
Al Qurayshi è stato ucciso in un villaggio della provincia siriana di Idlib, roccaforte di migliaia di miliziani jihadisti e post qaedisti di Ha’yat Tahrir as-Sham che «amministrano» l’area con la protezione dell’esercito della confinante Turchia.
All’orizzonte prendono forma nuovi scenari di guerra: in corso la più grande esercitazione navale nella storia del Medio oriente.
di Antonio Mazzeo
Febbraio 2022 (nella foto della US Navy l’inaugurazione dell’esecitazione navale IMX 2022)- Riposta in soffitta la “lotta al terrorismo internazionale”, i dottor Stranamore di Washington mostrano i muscoli e le cannoniere nei mari di mezzo mondo contro i nemici di sempre, Russia, Cina, Iran, Corea del Nord. Lunedì 31 gennaio ha preso il via in Bahrein quella che è stata enfaticamente definita dal Pentagono come la “più grande esercitazione navale multinazionale” nella storia del Medio oriente. IMX – International Maritime Exercise 2022 – così è denominata – vede la partecipazione di oltre 50 unità di guerra e 9.000 militari di una sessantina di paesi, sotto il Comando Centrale delle Forze Navali degli Stati Uniti / V Flotta (NAVCENT) di stanza a Manama, la capitale del Regno del Bahrein, e il Comando della VI Flotta USA di Napoli che sovrintende alle operazioni navali nell’Oceano Atlantico orientale, nel Mediterraneo e nel continente africano.
Quella di quest’anno è la settima edizione di IMX; l’esercitazione viene svolta a cadenza biennale in una vasta area geografica che comprende il Golfo Persico, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano settentrionale con tre dei corridoi strategici per il traffico marittimo mondiale, lo Stretto di Hormuz, il Canale di Suez e lo Stretto di Bab-al-Mandeb tra Gibuti e lo Yemen. IMX 2022 si concluderà il prossimo 17 febbraio.
Alla cerimonia di inaugurazione nella grande stazione navale USA di Manama erano presenti il principe ereditario del Bahrein Salman bin Hamad, pure vicecomandante supremo delle forze armate, e il viceammiraglio Brad Cooper, comandante di NAVCENT e della V Flotta USA. “L’esercitazione navale pone in rilievo l’importanza di proteggere il traffico marittimo internazionale dalle minacce che hanno un impatto negativo sul commercio mondiale e non possiamo che ringraziare gli Stati Uniti per il ruolo assunto in quest’ambito e per aver espresso la necessità di unificare gli sforzi internazionali per rafforzare la sicurezza nella regione”, ha dichiarato il principe Salman bin Hamad. Per il viceammiraglio Cooper, IMX 2022 “è un’occasione unica per accrescere le capacità operative congiunte, rafforzando i legami marittimi e dimostrando determinazione nel preservare l’ordine internazionale basato sulle regole”. Flotte armate e war games, dunque, soprattutto per attenzionare e “difendere” l’approvvigionamento e il trasporto del greggio nella conflittuale regione mediorientale.
L’appello di Washington e del petro-regno del Bahrein al rafforzamento dei dispositivi bellici nel Golfo Persico è stato raccolto da una lunga ed eterogenea lista di paesi e organizzazioni internazionali. A IMX 2022, oltre alle forze armate USA e del Bahrein, sono presenti navi da guerra o osservatori provenienti da tutti i continenti: per l’Europa ci sono Belgio, Danimarca, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito; per il Medio Oriente Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Israele, Oman, Turchia e Yemen; per l’Africa Comore, Egitto, Gibuti, Kenia, Madagascar, Marocco, Mozambico, Nigeria, Ruanda, Seychelles, Senegal, Somalia, Sudan e Tanzania; per l’Asia Bangladesh, Corea del Sud, Filippine, India, Giappone, Kazakistan, Mauritius, Pakistan, Singapore, Sri Lanka e Thailandia; per il continente americano Brasile, Canada, Colombia e Uruguay; per l’Oceania la Nuova Zelanda.
Protagonista ovviamente della maxi-esercitazione la NATO, presente attraverso l’Allied Maritime Command (Marcom), il Comando centrale delle forze marittime con quartier generale a Northwood (Inghilterra) alle dipendenze dell’Allied Joint Force Command di Napoli; il Nato Shipping Center che ha il compito di creare stretti legami tra l’Alleanza Atlantica e le grandi compagnie di navigazione; i due Standing NATO Maritime Groups, i gruppi navali permanenti composti da unità dei paesi con accesso nell’Oceano Atlantico (SNMG 1) o destinati ad operare nel Mediterraneo orientale e nel Golfo di Aden (SNMG 2).
L’Unione Europea partecipa a IMX 2022 con le unità militari incorporate nella missione EU NAVFOR Somalia (operazione Atalanta) di “prevenzione e repressione degli atti di pirateria marittima” lungo le coste del Corno d’Africa. Ci sono infine alcune importanti istituzioni internazionali come Interpol (l’organizzazione delle forze di polizia dedita al contrasto del crimine); OCIMF (il Forum di oltre cento compagnie petrolifere interessate al trasporto e al terminaling dei prodotti petroliferi); i centri di informazione e controllo del traffico marittimo nelle aree dell’Africa orientale, Australe e dell’Oceano Indiano, RMIFC e RCOC, rispettivamente con sede in Madagascar e alle Seychelles; UNODC, l’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine con quartier generale a Vienna.
E l’Italia? Certo non poteva mancare alla chiamata alle armi di USA, NATO e petro-partner. A IMX 2022 il tricolore svetta sulla fregata missilistica FREMM “Carlo Margottini”, unità al comando dello Standing NATO Maritime Group Two (SNMG2) di cui fanno parte anche le fregate “Göksu” della Marina militare turca e “Blas de Lezo” di quella spagnola. E svetta anche a prua della fregata multiruolo “Carlo Bergamini” da fine gennaio tornata nel Golfo di Aden per fare da unità flagship della task force di EU NAVFOR Atalanta contro la pirateria.
L’invincibile armata USA-NATO-UE e dei più fedeli partner mondiali si distribuirà con differenti task force in quattro aree geografiche, guidate rispettivamente da Emirati Arabi, Egitto, Kenya ed Oman. A Pakistan e Regno Unito il compito di affiancare il viceammiraglio Brad Cooper nella conduzione dei war games. “Le attività si combineranno con l’esercitazione annuale Cutlass Express che l’U.S. Naval Forces Europe-Africa sta svolgendo nelle acque dell’Africa orientale e dell’Oceano indiano occidentale”, spiega l’ufficio stampa del Comando Centrale delle Forze Navali USA. “Le attività addestrative avranno principalmente lo scopo di rafforzare le capacità di comando e controllo nelle operazioni navali e di contromisure mine. IMX 2022 non è però soltanto la più grande esercitazione marittima mai svolta in Medio Oriente ma è anche la maggiore esercitazione con imbarcazioni e velivoli senza pilota al mondo, con più di 80 sistemi a guida remota di 19 nazioni partecipanti”.
Nel corso di IMX è prevista in particolare la sperimentazione in differenti scenari operativi complessi degli ultimi ritrovati tecnologici nel campo delle guerre navali semi-automatizzate (droni, robot, intelligenze artificiali, ecc.). L’area del Golfo Persico da tempo è stata convertita in un vero e proprio laboratorio-poligono dei sistemi a pilotaggio remoto delle forze navali USA. Meno di un anno fa l’US Navy ha attivato in Bahrein la Task Force 59 per sovrintendere all’impiego dei nuovi sistemi d’arma automatizzati, l’ultimo dei quali è il Saildrone Explorer Unmanned Surface Vessel (USV), imbarcazione-robot lunga 7 metri e larga 5 che, in linea all’ipocrita narrazione green delle forze armate e del capitale transazionali, sfrutta il vento per spostarsi e l’energia solare per alimentare i computer e i sensori di bordo. La sperimentazione del Saildrone ha preso il via nel Golfo di Aqaba a dicembre; l’imbarcazione è destinata a missioni a lungo raggio di sorveglianza sottomarina grazie ad un sofisticato sonar che consente di perlustrare gli oceani sino a una profondità di 7.000 metri.
La Task Force 59 di US Navy, anche con la collaborazione di Bahrein e Giordania, sta verificando la funzionalità di altri nuovi sistemi automatizzati, come ad esempio i “Man-Portable Tactical Autonomous Systems Mantas T-12” (speciali imbarcazioni impiegate per il pattugliamento, la sorveglianza e l’intelligence) e i “Devil Ray T-38” (unità che possono viaggiare sull’acqua ad alte velocità, sino a 132 Km/h). Secondo quanto dichiarato da US Navy, i mari mediorientali sono stati scelti per i test delle imbarcazioni-droni per ragioni di tipo geostrategico e climatico-ambientale.
Presente per la prima volta nella storia all’International Maritime Exercise – IMX, la Marina militare di Israele che ha dislocato alcune navi lanciamissili e sottomarini nel Mar Rosso. “L’esercitazione rafforzerà la nostra sicurezza marittima e farà avanzare la nostra cooperazione regionale”, ha dichiarato il portavoce delle forze armate israeliane. E, a sorpresa, il ministro della difesa Benny Gantz il 2 febbraio è giunto in visita ufficiale in Bahrein per incontrare le massime autorità del Regno e firmare un accordo di cooperazione militare il cui contenuto è top secret.
Dopo la firma dei cosiddetti Accordi di Abramo che hanno normalizzato le relazioni politiche, economiche e militari con alcuni paesi del Golfo e del continente africano (Bahrein ed Emirati Arabi prima, Marocco e Sudan dopo), Israele ha intensificato il numero e la qualità delle esercitazioni svolte congiuntamente al Comando NAVCENT della V^ Flotta USA di Manama. Gli odierni war games rappresentano un’occasione storica per “cooperare” con le forze armate di Paesi con cui Gerusalemme non ha ancora stabilito rapporti diplomatici formali, come ad esempio Arabia Saudita, Oman, Comore, Gibuti, Somalia e Pakistan. Un passo avanti verso l’Abramo due, dunque, con gli occhi e le orecchie puntati sull’acerrimo nemico nel Golfo Persico, il regime di Teheran.
“Gli Iraniani sono indipendenti in mare e devono essere tenuti lontani dal Mar Rosso così da non violare la libertà di navigazione di Israele o compiere atti di terrorismo marittimo”, ha dichiarato a The Jerusalem Post un alto ufficiale della Marina israeliana alla vigilia di IMX 2022.
“L’Iran sta tentando di consolidarsi nella regione non solo in ambito terrestre ma anche in mare dove ha già utilizzato droni e altre piattaforme per effettuare attacchi”, ha aggiunto l’ufficiale israeliano. “Nonostante le forti tensioni e gli scontri tra la V Flotta USA e le unità navali iraniane nel Golfo Persico, Teheran sta lavorando per accrescere le sue capacità marittime e modernizzare la Marina, con nuove unità di superficie e nuovi sottomarini”. Lo schieramento della flotta israeliana nel Mar Rosso è più di un monito per l’Iran. Dai war games al rischio della guerra totale i tempi e le distanze si fanno davvero brevi.
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