Il Primo potere: chi decide cosa dobbiamo pensare

Propaganda, media e dominio. La lezione di Edward Bernays

Simbolo potere politico Cupola Palazzo Federale - Berna - Svizzera

di Jacopo Brogi

Scriveva il nipote di Sigmund Freud: “Lo Stato sono io proclamava Luigi XIV all’epoca in cui i re detenevano un potere assoluto, e in sostanza aveva ragione, ma da allora i tempi sono cambiati. La macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa – il tridente della Rivoluzione industriale – hanno strappato il potere ai sovrani per consegnarlo al popolo che lo ha ricevuto in retaggio. In effetti la forza economica spesso si traduce in autorità politica e la storia della Rivoluzione industriale rivela come essa sia passata dal trono e dall’aristocrazia alla borghesia. II suffragio universale e la generalizzazione dell’istruzione hanno in seguito rafforzato questo processo, al punto che a sua volta la borghesia incomincia a temere il popolo minuto, le masse che si ripromettono di giungere al potere. Oggi tuttavia si profila una reazione, la minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi, ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito. Un processo inevitabile, data la struttura attuale della società. La propaganda interviene necessariamente in tutti i suoi aspetti rilevanti, che si tratti di politica, di finanza, di industria o agricoltura, delle attività assistenziali o dell’educazione” (1).

Avete appena letto parole di Edward Louis Bernays (1928), il padre della “Propaganda” moderna, quella che oggi è a tutti gli effetti diventato il Primo Potere: “la manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese” (2).

Il Potere mediatico ha superato i Poteri fondanti dello Stato ed è legittimato ad imporre governi, la nascita e la morte di partiti politici. Crea le condizioni per un intervento legislativo o per farlo subire, scatena il panico promuovendo la finanza, fomenta la paura; fa accettare le crisi, le guerre o le scatena; apre commerci e consumi, piccona economie, distrugge onorabilità e credibilità di persone. Inventa il consenso, alimenta il dissenso. Crea buoni e cattivi, amici e nemici, divinità e mostri: veri o presunti.

Intrattiene il popolo: battezza mode, tendenze e social network, diffonde sport, modelli di vita e di virtù. Fabbrica cultura, pensiero e conoscenza comune, ormai globale.

Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare. Ci governano in virtù della loro autorità naturale, della loro capacità di formulare le idee che ci servono e della posizione che occupano nella struttura sociale”

 

Poco importa come reagiamo individualmente a questa situazione, poichè in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla politica agli affari, dal nostro comportamento sociale o ai nostri valori morali, di fatto siamo dominati da un piccolo numero di persone capaci di comprendere i processi mentali e i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano le fila, controllano l’opinione pubblica, sfruttano le vecchie forze sociali esistenti, inventano altri modelli per organizzare il mondo e guidarlo (3)”.

Così scriveva Bernays, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito si incominciavano ad intravedere i primi apparecchi televisivi.

Nel 2022 direbbe cose diverse? In un’ epoca di enormi concentrazioni mediatiche a livello planetario, quando non esiste confine tra notizie ed intrattenimento, tra fatti ed opinioni, tra ciò che è sostanziale e ciò che è banale.

E Noi? Possiamo solo diffidare e approfondire. Diffidare dei bombardamenti mediatici a reti unificate: perchè insistono così tanto su quella notizia, su quel determinato tema? Su quel personaggio? Dare insistente rilevanza mediatica ad un evento politico, economico, commerciale; dare risonanza a quella corrente culturale, ideologica o di pensiero, nasconde un fine. Sempre. E soprattutto: COME viene affrontato quel fatto, quella materia, quell’ennesimo “evento epocale”? Valutare criticamente i singoli messaggi prima di farli anche nostri: vero o falso? Chi parla? Chi scrive? Chi li finanzia? E’ un messaggio buono o  cattivo?

Approfondire sondando più fonti, in modo da essere costretti a doversi orientare fra più idee e tesi a confronto, così da potersi costruire un proprio pensiero autonomo ed adulto.

A meno che non ci risulti indifferente: farsi ancora imporre cosa pensare, cosa dire, come vivere, ed infine, come dovremmo agire. Perchè, come dimostra anche Bernays: Sapere è Potere.

E lo sanno bene i colossi globali dei media d’Occidente: da Netflix a Walt Disney, da Comcast Corp a AT&T, da CHTR a Sony, da Reuters a Viacom (4). Senza considerare i GAFAM del web e dell’informatica, dai cui canali dipende ormai la nostra vita di lavoro e di relazione: Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft.

Chi li possiede? Chi li controlla?

Ce lo aveva già fatto intendere nel 1928 Edward Louis Bernays, colui che per gli standard attuali sarebbe di certo considerato un “complottista”. La versione italiana del suo libro “Propaganda” uscì per la prima volta nel 2008, ben ottanta anni dopo. E oggi più che mai, ce lo dimostra: la realtà vive nel silenzio (mediatico).

Edward Louis Bernays. pubblicitario. E’ considerato il padre delle scienze della comunicazione e delle PR (foto Getty)

NOTE

(1) = Edward Louis Bernays, “Propaganda Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia”, logo fausto lupetti editore, 2008

(2) = Ibidem

(3) = Ibidem

(4) = https://www.investopedia.com/stock-analysis/021815/worlds-top-ten-media-companies-dis-cmcsa-fox.aspx 

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