Musica&Parole L’arte del coraggio

Sostenere i talenti serve coraggio per inseguire i propri sogni

Asia Ventura

E’ assai chiaro che per inseguire i propri sogni, seppur appaiono impossibili, occorre rischiare. L’ambizione di raggiungere certe mete non può minimizzarsi ad essere solo un “mi piacerebbe poter fare/diventare/essere”. Queste sono frasi, parole. Ma dopo aver provato l’ambizione del desiderio, occorre inseguire il proprio io, serve essere se stessi, occorre prendere di petto le difficoltà, affrontarle e vincere per realizzare quelle ambizioni. Bisogna essere chi si vuole, bisogna pretendere da se stessi e per farlo serve coraggio: serve l’arte del coraggio.

Asia Ventura è nata a Terlizzi nel 1995, ha compiuto gli studi musicali in Violino presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari diplomandosi con il massimo dei voti e lode nella classe del Maestro Francesco D’Orazio.
Ha frequentato Masterclass e corsi di perfezionamento con il M° Franco Mezzena (Conservatorio “Ciampani” di Mantova; Euro Music Festival di Wuppertal, Germania) con Felix Ayo (Conservatorio N. Piccinni) e Giovanni Angeleri (Primo premio del concorso N. Paganini).
È primo premio assoluto nella Rassegna Nazionale Giovanissimi Talenti “Domenico Sarro” (Trani, 2009), primo premio di musica da camera nel concorso internazionale “Magnificat Lupae” (Lecce) e vincitrice nel concorso per Giovani Musicisti “Rosa Ponselle” (Matera, 2017).
Vincitrice per la classe di violino al concorso tra i migliori studenti del Conservatorio di Bari, ha tenuto un concerto per la Camerata Musicale Barese.
Cosa vuol dire essere musicisti, cos’è la musica nella vita professionale? Com’è la vita di un musicista nel costante studio per cercare una perfezione che sembra sempre irraggiungibile?
Essere musicisti per me significa amare intensamente la musica e vivere per lei e in lei. Non è solo un impegno, ma è uno stile di vita, un qualcosa senza il quale non si vive. E’ passione, amore, sacrificio. Spesso la vita del musicista è frustrante perché si cerca sempre di arrivare a qualcosa di impossibile, sempre alla ricerca costante di una perfezione che spesso esiste solo nel nostro immaginario e che nessun altro può comprendere.. ma le rare volte che si raggiunge quella perfezione c’è qualcosa di magnifico. Ovviamente gli anni di studio sono intramontabili, si studia costantemente ore e ore al giorno con poche pause per cercare traguardi. Lo studio è difficile spiegarlo perché è il momento più intimo per un musicista, è come per una qualunque persone fare la doccia, studiare vuol dire proprio essere a nudo davanti al proprio strumento, spogliarsi ed evidenziare, però, tutti i difetti per levigarli e appunto andare alla ricerca della perfezione, della magia. In quel momento tutte le paure, i pregi e difetti, le emozioni e le sensibilità, le ambizioni … tutto viene a galla. E’ difficile parlarne, è un qualcosa di estremamente privato e non a caso è un qualcosa che si fa in solitudine. Certo, ci sono poi le prove di assieme ma quello è un altro capitolo dello studio della musica.
Cosa l’ha convinta ad aderire al progetto Musica&Parole?
Alessio! Sembra banale come risposta ma in realtà è la verità più sincera. A parte che, da come me lo descrisse, mi sembrava un progetto molto interessante in quanto spesso musica e parole vanno a stretto contatto, poi lui ci mette un entusiasmo ed energia che anche se qualcosa è piccolo lo fa apparire come un progetto stratosferico. Lui ha creato un gruppo formato da ragazzi, suoi colleghi ed amici, da nord a sud, che hanno aderito al progetto. O meglio, Alessio ha organizzato il progetto e poi l’ha affidato a noi in quanto effettivamente lui non sarà poi attivo in prima persona e questo è molto bello perché è un segnale di estrema fiducia. Ma questo è un qualcosa a parte, il punto di partenza è l’amicizia che ci lega. Ci conosciamo da circa un anno e ci siamo conosciuti perché io sono arrivata a Milano per lavoro da un giorno all’altro, cercavo alloggio e capitai nella casa dove lui abitava già. Siamo stati coinquilini e abbiamo legato subito. Certamente condividiamo la stessa professione, ma io appena arrivata a Milano ebbi una marea di peripezie e lui con me fu molto gentile, devo essere sincera, mi aiutò. Per esempio, ricordo una giornata infernale per vari motivi e lui mi vide magari giù di morale e quella sera cucinò per me e lo fece tante altre volte, trasformando momenti un po’ in bilico in momenti di allegria e amicizia con estrema disinvoltura. Quindi ebbi come coinquilino un gentil uomo soprattutto perché è una persona che dona amicizia con sincerità, senza mai aspettarsi qualcosa in cambio, senza pretese e queste sono le amicizie vere! Quando me l’ha proposto non potevo dire di no. Ovviamente il fatto che un giornale, in questo caso Sovranità popolare, si metta a disposizione per un progetto del genere è assolutamente fantastico!
Qual è l’importanza di questo progetto secondo lei?
Ha tanti aspetti positivi. Il progetto è culturale. Si tratta di organizzare delle semplici serate, in cui si alternano dibattiti con la Musica. I dibattiti saranno vari, si parlerà di attualità, questioni sociali, tematiche particolari come razzismo e la violenza sulla donna, tematiche importanti e quindi si andranno non solo a parlare di cose delicate ma anche ad abbattere certe barriere sociali, se si pensa ad un argomento come l’omosessualità. Considerando, inoltre, che questo progetto coinvolge prevalentemente ragazzi, mi sembra molto importante riuscire a spronare i nuovi talenti emergenti. E la parola “spronare” è molto importante perché occorre mettersi in gioco, rischiare e, a volte, compromettersi per raggiungere gli obiettivi. Spesso non è sicuro che si riesca ad ottenere il risultato desiderato, ma per saperlo bisogna rischiare e provarci lo stesso. Per realizzare le proprie ambizioni serve coraggio! Chi ha pensato questo progetto sa bene quanto sia fondamentale avere coraggio nel nostro mestiere.. personalmente, tempo fa, dovevo prendere un tipo di decisone professionale in cui serviva coraggio e chiamai proprio Alessio, non perché lui potesse dirmi con sicurezza ciò che sarebbe successo, ma perché in qual momento avevo bisogno di parole forti, decise, senza filtri, senza rassicurazioni sdolcinate, ma piuttosto volevo sentirmi dire qualcosa di severo e reale… e sapevo che lui mi avrebbe dato il giusto coraggio, severo, ma coraggio… Questa è la chiave per noi musicisti, coraggio e speranza. Sovranità popolare ora sta semplicemente aiutando a diffondere questo coraggio cercando di spronare i giovani a far vedere quanto valgono senza paure. Il progetto serve anche per infondere grinta.
Considerando che i giovani vengono messi al centro del progetto, crede sia importante secondo lei aderire, sostenere, magari finanziandoli, progetti come questi?
Assolutamente si! Essere giovani musicisti oggi è dura perché sempre meno vengono messi in risalto e sfortunatamente la situazione pandemica non ha aiutato affatto. Perciò mi sembra molto importante finanziare progetti come questi per incoraggiare il futuro dei giovani. Il fatto che questo progetto nasca da un ragazzo giovane pensato per i giovani è fondamentale perché spesso, soprattutto in Italia, i giovani sembrano essere l’ultima ruota del carro e spesso non hanno voce in capitolo. Le opportunità sono poche per tutti i settori lavorativi, ma nel mondo della musica e dell’arte in generale maggiormente. Vi sono tanti stereotipi, spesso si sente dire che per fare carriera occorre avere un certo tipo di supporto, chiamasi volgarmente “raccomadazione”. Spesso si evidenziano diversità tra chi nasce in un certo tipo di famiglia rispetto ad un altro, differenze tra ricchi e poveri, ma anche più banalmente tra nord e sud. E poi sembra che vi sia un totale disinteresse da parte delle istituzioni nei confronti di noi ragazzi. Anche queste sono barriere sociali, dovrebbero esserci pari opportunità per tutti. Quindi ben vengano progetti del genere nei quali si da un’opportunità a tutti quanti i giovani.
Può ed eventualmente come può relazionarsi la Musica, secondo lei, con altre tematiche differenti, lontane dalla musica?
La musica è l’unica arte capace di relazionarsi con tutti i tipi di tematiche. Se si pensa ai compositori del passato, questa cosa è stata già fatta. Verdi per esempio lo ha fatto con tutte le sue opere rinascimentali toccando tematiche di carattere politico, i Vespri siciliani, La forza del destino, Nabucco eccetera. E poi non sono tematiche lontane dalla musica. Pensiamo al femminicidio, siamo passai dall’epoca in cui la sofferenza per amore generava arte all’epoca in cui si perde la testa al punto di uccidere. Eppure la storia musicale è piena di compositori che hanno sofferto per amore, ma così come la letteratura italiana, quanti poeti hanno sofferto per amore eppure nessuno veniva ammazzato, era l’arte, la cultura che salvava l’umanità. Quindi si, sono convinta che la musica possa fare qualsiasi cosa.

Portare questo progetto su tutta Italia, soprattutto al Sud, è secondo lei un traguardo da porsi? Può questo progetto, attraverso la cultura, unire il popolo Italiano da Nord a Sud?
Io sono pugliese e mi rendo conto che sfortunatamente l’arte, non solo la musica, non sono per niente valorizzate, al Sud specialmente. Eppure abbiamo tanti pregi, basti pensare banalmente alla cultura bandistica del meridione, non la si conosce affatto in Italia eppure è una delle più importanti e invidiate al mondo. E’ un vero peccato perché ci sono tante realtà fantastiche, ma anche tantissimi talenti che spesso rinunciano a inseguire i propri sogni perché non vengono ascoltati, sono tanti i giovani che lasciano le proprie ambizioni e accantonano i propri talenti perché non si ha un terreno fertile in cui si può coltivare. E’ molto triste tutto questo perché, al contrario di ciò che si pensa, il nostro sud è un qualcosa di meraviglioso.. La storia lo dimostra, da Federico secondo di Svevia in poi abbiamo una storia ricca di arte e cultura. Ad esempio, Napoli rappresenta un centro di storia e cultura mondiale, è una capitale della cultura tutti i grandi hanno soggiornato a Napoli, Mozart compreso. Ma Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia non sono affatto inferiori ad altre regioni di Italia. Per cui questo progetto potrebbe certamente unire il popolo italiano da nord a sud facendo conoscere le diverse culture.
L’idea del progetto parte dalla pubblicazione di una poesia di una giovane poetessa di nome Ilaria Rocco, Figlio della Terra, cosa ne pensa? L’arte poetica può essere messa in relazione con la Musica?
Come ho già detto sono convinta che la musica possa fare qualsiasi cosa e si possa abbinare bene con qualsiasi tematica e quindi anche con la poesia. Debussy ha scritti numerosi poemi sinfonici che appunto sviluppano attraverso la musica un’idea di poetica. Ma abbiamo tanti esempi, dalla lideristica di Schubert, alla Nona di Beethoven, alle sinfonie Mahleriane. La musica è piena di poetica. Per quanto concerne la poesia “figlio della terra” trovo che sia una molto bella, nonostante la giovane età della scrittrice è riuscita comunque a comunicare l’importanza dei legami e di come bisogna sempre mettersi in gioco nella vita. Credo che tutti siamo dei figli della terra, ma bisogna esserne consapevoli, quelli sono puri consigli di vita da seguire, ma non è facile! Alessio me la mandò questa estate e mi colpì come affronta certe tematiche, ossia attraverso la poesia. Sorvolo sull’entusiasmo con il quale ne parlava, ma siamo d’accordo entrambi che questa ragazza può rappresentare un’innovazione della poetica italiana e sicuramente una speranza a livello artistico, non solo per chi la legge, ma proprio per tutti coloro che hanno un talento artistico e vorrebbero mettersi in gioco. Ecco, questa autrice è una di quelle persone ad incarnare proprio quel Sud composto di meraviglie che dicevo prima, vi è arte, vi è genialità, talento, cultura e, al tempo stesso, incarna quel coraggio descritto in precedenza. C’è un mondo da scoprire o comunque da inventare, questa poesia parla di problemi molto seri, soprattutto tra i giovani. Prendere tematiche del genere a trattarle attraverso l’arte, in questo caso la poesia, è geniale. Serve talento, serve coraggio. Il sud è pieno di persone così, sarebbe bello valorizzarle tutte. E sarebbe bello coinvolgere queste persone nel progetto e non solo per portare la loro arte in giro per l’Italia, partendo da Milano, ma anche per avvicinarci noi lì, in quelle terre e in quella cultura.
In qualche modo si porterà il pubblico tra attualità e arte, può essere uno strumento utile per avvicinare un pubblico più vasto ai centri culturali e alle arte che andrete a toccare?
Se sviluppate bene, queste idee si possono si considerare uno strumento per avvicinare il pubblico all’arte. Bisogna cercare di far capire alla gente che la musica o l’arte in generale non è noiosa. Perché spesso viene percepita così. L’arte è rapimento, non comprensione e qualcosa che ci rapisce non può essere noiosa!

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