L’europa alla rincorsa dell’atomo verde

Vietato acquistare il gas russo e avanti con la costruzione di reattori nucleari

Atomo verde e pacifico

Buon anno all’Europa ma i vecchi problemi che si riprensentano uguali come la difficoltà di tenere uniti tutti gli Stati, questa è la sfida più grande ed è un test non del tutto superato.

Oggi assistiamo all’atto finale di un’opera teatrale tragica e comica allo stesso tempo, nel passato tanti paesi rifiutavano l’utilizzo dell’energia nucleare ma oggi ne sostengono lo sviluppo ritenendo di essere sicuri della tecnologia e quindi avere molte più garanzie per l’ambiente e la stessa sicurezza dell’uomo.

Dalla stampa londinese apprendiamo i nuovi piani degli strateghi europei dalla barba lunga, Times ed altri, citando le proprie fonti, scrivono che la Commissione europea prepara, per i prossimi 25 anni, dei corposi piani di investimenti nei settori dell’energia nucleare e del gas.

In sintesi, il governo di Bruxelles muove i primi passi e chiede con urgenza a tutti i suoi partner di riconoscere l’atomo e il gas naturale come fonti di energia rispettose dell’ambiente, contemporaneamente viene avviato il processo per rimuovere tutte quelle restrizioni normative e tecno legali a discapito delle fonti energetiche tradizionali e alternative.

Il sostegno di molti Stati membri non si è fatto attendere, dal dicembre 2021 ad oggi, è un continuo volta faccia e timidamente viene confermato dalla stampa europea. Il primo Stato membro da tenere sotto osservazione è la Bulgaria, per rispettare gli accordi con gli USA, dopo la rinuncia al progetto South Stream non ha calcolato i vantagi ed i benefici acquisiti automaticamente dalla Turchia, in quanto oggi è il principale hub del gas per l’europa meridionale. La pipeline russa, che ha completamente sostituito quello di Varna, lasciando ai bulgari solo il modesto ruolo di paese di transito. La volontà politica strategica della Bulgaria è racchiusa nella dichiarazione del diplomatico Dimitar Abadzhiev: “il Paese è totalmente dipendente dalle forniture di energia dalla Russia. Il 95% del gas naturale e il 90% di tutti i prodotti petroliferi in Bulgaria sono di origine russa.

È sempre la storia a riservarci delle sorprese, la Bulgaria non accettò di partecipare al programma definito da Rosatom di costruire la centrale nucleare a Belene, semplicemente si rifiutò di consentire agli scienziati nucleari russi di partecipare alla gara. E ora in Bulgaria è attiva l’unica centrale vicino alla città di Kozloduy, dove sono operativi dei vecchi reattori sovietici VVER-440 e un paio di più moderni reattori VVER-1000, in poche parole quasi l’unica fonte energetica nel paese.

Il governo della Bulgaria, analizzando tutto ciò che stava accadendo, ha immediatamente cambiato strategia e ha annunciato di chiedere l’inclusione dell’energia nucleare tra quelle ecocompatibili.

Anche se la Polonia non si è presentata allo start in tempo, ha avviato importanti processi politici e tecnici,

in modo particolare e come prima mossa ha azzerato le forniture energetiche russe, sostituendole con il GNL degli USA ma c’è in Polonia molta preoccupzione perché la società Gazprom non ha indicato il giorno in cui non saranno più prenotate le strutture di transito sulla sezione polacca del gasdotto Yamal. Anche in questo caso, la Polonia rischia molto e quindi non ha abbandonato il carbone per soddisfare i bisogni interni e essendo abbastanza grave la cisi economica impedisce di adempiere alla sua parte del cosiddetto Green Deal, quindi anche la Polonia guarda ora verso l’atomo verde. Gli accordi corrono velocemente, pochi gionri fa, la società polacca Synthos Green Energy ha firmato un accordo con l’americana GE Hitachi Nuclear Energy e la canadese BWXT, obiettivo, la realizzazione di almeno dieci piccoli reattori modulari BWRX-300.

Sono felici anche i cittadini polacchi desiderosi dell’atomo verde, si sono espressi con il 75% a favore ma secondo indiscrezioni, nei contratti USA-CANADA c’è una piccola clausula, entro il 2029, la Polonia dovrà abbandonare le forniture energetiche russe, tutte. La Polonia, ha un consumo pari a 11 miliardi di metri cubi di gas russo, il 73% di tutte le importazioni, cosa fare a seguito di questi avvenimenti? Anche in Polonia, oggi si inneggia “viva l’atomo verde.

Negli ultmi anni, il vero motore per il riconoscimento dell’atomo verde è la Francia con i suoi 56 reattori nucleari ed una capacità produttiva pari a 60 gigawatt è la seconda al mondo e prima in Europa. Più del 70 per cento dell’elettricità francese viene prodotta nelle centrali nucleari e, a causa dell’economicità dei prodotti, la Francia esporta oltre 76 terawattora all’anno, ricostituendo così il bilancio statale di almeno tre miliardi di euro. Ricordiamo e non dimentichiamo i numerosi incidenti, ultimo pochi gionri fa.

A questo punto, visto il sostegno di paesi come la Polonia, Slovacchia, Slovenia, Romania, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Croazia e Bulgaria, il governo francese ha inviato una lettera alla Commissione Europea chiedendo di riconoscere l’energia nucleare come sicura per l’ambiente.

Tutto sembra filare liscio per la Francia ma ecco apparire il vecchio amico-nemico della Germania raccolta in una posizione di rifiuto alla proposta francese sostenuto dalle parole del ministro dell’Ambiente tedesco Steffi Lemke e dalla sua collega austriaca Leonora Gevesler, in coro confermano: “l’energia nucleare non può essere considerata sicura e può portare non solo a terribili disastri causati dall’uomo, ma anche avvelenare l’ecologia del pianeta per molti decenni.

Le politiche energetiche promosse e praticate da alcuni Stati membri dell’Europa rivelano due scelte politiche strategiche: la prima, evidenzia sempre più quanto sia ancora lontana l’unità dei paesi europei, richiamata di volta in volta ed esclusivamente provocata da fattori e poteri esterni, la seconda, continuare ad aggravare con ulteriori sanzioni tutte di tipo economiche, i rapporti con la Russia, o meglio, come eliminare ed azzerare le politiche energetiche della Russia verso l’Europa. La politica della diplomazia europea è altalenante e non è la prima volta, nel momento in cui la crisi economica ed energetica diventa sempre più una minaccia, i protocolli diplomatici vengono completamente ignorati e si ritorna tutti alla ricerca del mercato energetico più economico.

Dato che la nostra stampa, sembra guardare ad un altro mondo, cerchiamo altre risposte alle nostre domande rivedendo, in questo caso, la storia dell’unione delle due germanie.

Durante l’unificazione della RFT e della DDR, una delle condizioni chiave per la creazione di una Germania unificata era l’immediata chiusura delle centrali nucleari. Fu allora che le centrali nucleari della Germania dell’Est di Greifswald e Rheinsberg, che producevano elettricità a basso costo, furono definitivamente chiuse e fu messa fine alla costruzione della centrale nucleare di Stendal, dove era prevista l’installazione di reattori VVER-1000. Inoltre, proprio la scorsa settimana, la Germania ha dismesso tre dei suoi sei reattori nucleari rimanenti.

La Germania ha abbandonato il nucleare come fonte energetica. La scelta tedesca è stata avviata da diversi decenni, e cosa abbastanza curiosa, accolta favorevolmente da tutti, in attesa di analizzare i veri risultati.

Ma la crisi economica globale non ha favorito l’esperimento tedesco, Stato ricco ma che non può più affrontare una importante ed impegnativa transizione di questo tipo.

Oggi assistiamo all’atto finale di un’opera teatrale tragica e comica allo stesso tempo, nel passato tanti paesi rifiutavano l’utilizzo dell’energia nucleare ma oggi ne sostengono lo sviluppo ritenendo di essere sicuri della tecnologia e quindi avere molte più garanzie per l’ambiente e la stessa sicurezza dell’uomo. Nonostante l’abbandono totale allo sviluppo dell’energia nucleare, stessa cosa verso gli armamenti nucleari, la Germania è riconosciuta da altri membri dell’Europa come uno Stato arretrato sia da un punto di vista scientifico sia ecologico. Appare evidente la confusione dell’Europa sulle politiche energetiche, oppure è il segnale dell’insufficienza delle fonti energetiche rinnovabili? La crisi è evidente, la velocità con cui cresce il fabbisogno energetico di ogni paese, condiziona i leader ad alchimie dei nel prevedere una risposta al fabbisogno energetico. Da una parte si promuove l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dall’altra la corsa all’atome verde. A sostegno del riconoscimento dell’energia nucleare come sostenibile e verde il Paul Scherrer Institute, sito in Svizzera, impegnato a sviluppare ricerca e innovazione di nuove tecnologie, ha presentato una ricerca sui tassi di mortalità in ogni settore energetico.

Le conlusioni sono sorprendenti.

Per la produzione di un terawattora sulla base di un atomo, tutti i processi di gestione – dall’estrazione del minerale al suo arricchimento, muoiono meno dello 0,01 di lavoratori all’anno. Il confronto: in un ciclo simile di utilizzo del gas naturale, muoiono 71 lavoratori nell’industria petrolifera, ma la situazione più drammatica è indicata nella lavorazione con il carbone, oltre 120 lavoratori per terawattora.

E’ un cambiamento radicale e molto favorevole per le aziende ed i grandi fondi finanziari internazionali, per la costruzione dei reattori nucleari e la corsa all’atomo verde è iniziata, ora ci sono tutti i partecipanti come la società russa Rosenergoatom: con una una produzione record di elettricità pari a 222 miliardi di kilowattora, risparmiando così più di 110 milioni di tonnellate di emissioni di CO 2. E’ la stessa società russa a confermare la possibilità di contenere l’emissione di CO 2 e raggiungere paramentri interessanti, impossibile da riscontare con altre tecnologie produttive.

Inoltre anche in Russia le tecnologie e la ricerca corrono velocemente, oggi la Russia ha sviluppato e testato una tecnologia per la rigenerazione dell’uranio e del plutonio esausto. A novembre, l’impianto chimico siberiano sito nella città di Seversk ha prodotto il primo lotto commerciale di tale combustibile denominato Remix, gli assemblaggi di combustibile con pellet di combustibile uranio-plutonio sono utilizzati nei reattori VVER-1000.

La Francia, primo attore europeo, non si ferma e investe risorse nella stessa direzione: oggi fino al 16% dell’elettricità prodotta dai reattori francesi viene generata sulla base di combustibile riprocessato.

Questo nuovo scenario determina la fine delle energie rinnovabili? I Governanti dell’Europa ed i costruttori di reattori nucleari hanno scelto per noi, pressati dall’Agenda 2030 e probabilmente attratti da soluzioni tampone che ci restituiscono solo enormi pale di turbine eoliche da interrare nel terreno, economicamente non più redditizie da riciclare e che si decomporranno non prima di 100 anni. E’ fallito anche l’utilizzo del solare? Basta osservare tutti gli impianti di pannelli fotovoltaici esauriti, milioni di tonnellate di vetro di silice abbandonate su tutto il territorio.

L’Europa, deve fare i conti con scenari di un passato ed un futuro costruito con le proprie mani, dove da un lato l’obbligatoria agenda verde schiaccia tutto e tutti e dall’altro le leggi del mercato e la geopolitica.

Tutto questo è semplicemente insostenibile. Restano aperte tutte le possibili soluzioni

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