Metaverso: la nuova frontiera

Il Metaverso cancella i confini fisici delle nazioni

Metaverso nuove frontiere digitali

di Rachele Tizzano

Sempre più spesso compaiono nei media riferimenti al Metaverso e alle sue possibilità. Ma che cos’è il Metaverso? E’ un enorme ambiente virtuale parallelo al mondo fisico nel quale le persone si muovono in forma di avatar, anche mediante visori e altri strumenti per la realtà aumentata; un sistema che registra e incrocia i dati virtuali dell’avatar con quelli della persona fisica e le sue attività nel mondo reale, ovvero spostamenti fisici, interessi personali, acquisti, relazioni sociali, etc. E’ simile al mondo di Second Life, ma molto più complesso; sia per l’interrelazione costante tra spazio e ciberspazio che perché interagendo con social di grande diffusione come facebook e istagram, il Metaverso coinvolgerà una quantità enorme di persone. Non è un caso che Mark Zuckerberg recentemente abbia cambiato il nome dalla sua celebre piattaforma proprio in Meta e abbia dichiarato di voler assumere 10 mila persone nell’Ue nei prossimi cinque anni per costruire la struttura del Metaverso. Anche le Big Tech cinesi come Baidu o Ali Babà hanno subodorato l’enorme affare e stanno investendo sempre di più nel Metaverso, registrando una serie di marchi relativi al mondo virtuale. Le nostre identità digitali stanno crescendo sempre più di importanza e i grandi colossi non vogliono farsi trovare impreparati.

Sempre più attività stanno migrando dal mondo fisico a quello virtuale: dalla fatturazione elettronica ai servizi della pubblica amministrazione, fino alla stretta all’uso del contante, anche in Italia la spinta alla digitalizzazione arriva da ogni lato. Banche e istituti di credito stanno chiudendo gli sportelli per il ritiro dei contanti e con l’arrivo del 2022 è prevista una nuova riduzione del tetto massimo di spesa/prelievo in contante, da 2000 a 1000 euro. Molte operazioni oggi possono essere effettuate solo in maniera digitale e lo spid (identità digitale) o la carta d’identità elettronica sono ormai divenuti necessari anche per operazioni semplici come pagare le tasse scolastiche dei figli.

Persino il PNRR preme in maniera massiccia per la digitalizzazione, assegnando a questa missione una delle fette più consistenti del finanziamento (25% dell’investimento totale). Assieme alla transizione ecologica, la digitalizzazione costituisce oltre il 60% dell’intero PNRR.

Ma perché tanta pressione per accelerare questo processo? E come si sposa tutto ciò con la conversione ecologica? La giustificazione più salda che viene data alla spinta verso digitalizzazione e innovazione riguarda la lotta all’evasione fiscale, che si ritiene sarà agevolata dalla tracciabilità dei flussi finanziari. Sul fonte della sostenibilità, invece, la smaterializzazione dei processi e l’innovazione tecnologica dovrebbero dare grande impulso alla riduzione degli impatti ambientali. Eppure, in assenza di una normativa specifica, l’inadeguatezza della tracciabilità dei flussi ad arginare l’evasione dei colossi del commercio on line è stata ampiamente documentata e anche per quanto riguarda la tutela dell’ambiente è più che evidente che digitalizzazione e transizione ecologica non sono esattamente la stessa cosa. E’ vero, infatti, che mandare una mail (e non stamparla) fa risparmiare carta, ma è anche vero che internet con i suoi ripetitori, data center e strutture a supporto della Rete genera un consumo di energia che è stato stimato pari al 7% del consumo totale di energia elettrica mondiale, ancora in buona parte proveniente da fonti fossili (dati GreenPeace). Lo stesso Cingolani, Ministro per la Transizione Ecologica, ha in più occasioni invitato i giovani a ridurre l’utilizzo dei social perché inquinanti.

Se la conversione green, quindi, è una delle sfide prioritarie del prossimo decennio per assicurare la sopravvivenza della specie umana, non è ben chiaro perché si spinga tanto verso la digitalizzazione, visto che non sempre le due missions camminano nella medesima direzione.

E non è tutto. Ancora più preoccupante è il già citato vuoto giuridico che interessa il Metaverso. Questo territorio di frontiera, ancorchè solo virtuale, è come il far west: Terra di Nessuno. Un cyber-luogo dove vige la legge del più forte. Chi possiede le infrastrutture comanda e gli Stati non hanno giurisdizione, nemmeno per tutelare i cittadini o se stessi.

Dunque, chi controllerà il Metaverso? Con quali leggi, scritte dove e da chi e applicate da quale organo amministrativo? In un mondo che si avvia a fondere in un unico sistema realtà digitale e realtà fisica questi interrogativi diventano di importanza capitale.

Oggi le piattaforme social sono di proprietà di privati che a pieno titolo decidono ciò che può essere scritto e ciò che deve essere censurato, esercitando di fatto un potere enorme sulla libertà di informazione. Hanno la facoltà di decidere se il singolo individuo ha diritto di “vivere” su quel social, oppure se dev’esserne bannato per un po’ di tempo o per sempre. Un potere degno di un dio.

Le informazioni relative all’individuo alle quali hanno accesso le piattaforme, inoltre, sono enormi e destinate a divenire praticamente illimitate: a breve gli utenti saranno sottoposti ad un rilevamento permanente di dati biometrici eye-tracking e motion tracking (riconoscimento dell’iride e archiviazione in un database di tutti i dati associati), raccolti da telecamere, dispositivi indossabili, droni e agenti robotici situati sia nel Metaverso che negli ambienti fisici, generando di fatto un controllo totale sul movimento dell’individuo sia nello spazio che nel cyberspazio.

Una ricerca pubblicata dal China Institutes of Contemporary International Relations, un think tank statale affiliato con il Ministero della Sicurezza di Stato cinese, ha evidenziato la capacità del Metaverso di esercitare impatti non trascurabili sulla sicurezza nazionale. I temi riguardanti la sovranità digitale, quindi, non riguardano solo la tutela del singolo cittadino; il Metaverso supera i confini fisici delle nazioni, per cui la sua stessa natura solleva problemi di politica internazionale. Nasce una nuova geopolitica che deve includere necessariamente il territorio non fisico del mondo virtuale. Nel Metaverso si rispecchieranno e prenderanno nuove forme antichi rapporti di forza, con le medesime criticità. La dominanza tecnologica delle grandi potenze digitali, per dirne una, potrebbe innescare nei confronti di paesi meno sviluppati nuove forme di colonialismo basate sulla dipendenza dalle grandi infrastrutture tecnologiche.

E’ un nuovo mondo che si sta creando, una nuova dimensione. Vi si riverseranno avventurieri, affaristi, cercatori d’oro e mercanti di schiavi. E’ importante costruire questa nuova realtà con la dovuta consapevolezza: la nuova frontiera potrebbe diventare l’ulteriore espansione del nostro mondo imperfetto e autodistruttivo, oppure potrebbe essere l’occasione per sperimentare nuove relazioni internazionali e umane più eque e solidali.

 

 

 

 

 

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