Di Paolo Maddalena
Logica ed etica, oltre che i principi costituzionali, escludono l’auto candidatura a Presidente della Repubblica, ma Mario Draghi lo ha fatto usando la figura retorica della preterizione, affermando cioè di non aver nessuna pretesa personale, ma preannunciando in pratica il suo desiderio di essere Presidente della Repubblica italiana.
Egli ha voluto rassicurare che la riduzione dei parlamentari di 335 posti si verificherà solo alla fine della legislatura e che quindi tutti avranno lo stipendio completo fino all’ultimo secondo, oltre il vitalizio.
Ha inoltre sottolineato che questa maggioranza resterà al governo, facendo intendere che le funzioni del Capo del governo passeranno a una persona di piena fiducia che continuerà la linea finora da lui perseguita.
In sostanza egli ha detto di aver adempiuto al suo mandato, di aver cioè arginato la pandemia con le vaccinazioni, di aver adempiuto a tutti gli obblighi imposti dal PNRR e che, di conseguenza, qualche altro potrà agevolmente perseguire la via tracciata.
Egli si è detto nonno delle istituzioni, delle quali è servitore, ma dal suo discorso si evince che egli considera le istituzioni servitrici di lui.
A mio avviso parlare di aver adempiuto ai suoi doveri può significare nella realtà che egli considera terminato il suo impegno a portare danni all’economia italiana secondo la volontà delle multinazionali e di quella parte di Europa che queste ultime sostengono.
Ricordo i casi di Alitalia, Ita (per la quale egli ha ridotto l’apporto statale da 3 miliardi a 1,3), il suo disegno di legge sulla concorrenza, che pone sul mercato beni e servizi demaniali appartenenti al Popolo sovrano, come il servizio di spiaggia e il servizio taxi, la delocalizzazione di molte imprese strategiche (per ultima la Caterpillar di Jesi), e proprio oggi, a suggello di questa politica economica deleteria per il Popolo italiano, arriva la notizia che il Superenalotto finisce in mano irlandese. E il discorso, lo si creda, potrebbe continuare a lungo.
Purtroppo egli ha ricevuto il plauso unanime della stampa, che tuttavia non pare abbia scosso l’indifferenza generale che domina le menti degli italiani.
Il suo discorso potrebbe essere considerato conclusivo di un’opera di distruzione del nostro Paese senza che sia possibile prevedere qualcosa di buona per l’imminente futuro.
Io resto convinto che l’unica arma di salvezza che abbiamo è il ricorso all’attuazione della Costituzione, nominata da Draghi per la prima volta solo ieri, per far capire la sua disponibilità a essere Presidente della Repubblica, e calpestata ignominiosamente dalla sua politica neoliberista, che non si occupa dei licenziamenti e delle perdite di lavoro, e parla di sviluppo riferendosi unicamente a quello delle grandi multinazionali da sempre nemiche dell’economia italiana.
Per questi motivi insisto che l’unica nostra salvezza è nell’attuare gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
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