Cosa è la prigione di Belmarsh dove è prigioniero Julian Assange

Julian Assange vittima dei crimini USA e suoi alleati

Mentre Julian Assange attende di conoscere se sarà estradato negli Stati Uniti, un nuovo rapporto ci fa conoscere cosa sia realmente la terribile prigione di Belmarsh a Londra. La preoccupazione cresce di ghiorno in gionrno ed evidenzia quanto siano labili le condizioni di tutti i detenuti attualmente prigionieri nella prigione di Belmarsh. Il dettaglio del report qui.

julian Assange vittima dei crimini di guerra compiuti dagli USA e soi alleati.

Il 12 novembre, l’ispettorato delle prigioni di Sua Maestà ha pubblicato un rapporto sulle condizioni del carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra – soprannominato ” La Guantanamo della Gran Bretagna” – che descrive in dettaglio l’ambiente da incubo in cui il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è costretto a subire ingiustamente.

Il rapporto si basa su osservazioni fatte durante due ispezioni senza preavviso condotte a luglio e agosto. Assange è rimasto a Belmarsh, senza alcuna accusa che motivasse la sua detenzione, da quando la Gran Bretagna ha respinto la richiesta di estradizione degli Stati Uniti a gennaio, che era imperniato su una valutazione psicologica che ha provato un rischio reale di suicidio se inviato ad affrontare il processo a Washington – dove potrebbe subire una condanna fino a 175 anni in isolamento ed in un carcere di massima sicurezza.

Gli ispettori hanno scoperto che il personale di Belmarsh non ha prestato sufficiente attenzione ai crescenti livelli di autolesionismo tra i detenuti, e non c’è stata sufficiente supervisione o cura dei prigionieri a rischio di suicidio, il che significa che un’azione urgente doveva essere presa per garantire che i prigionieri fossero tenuti al sicuro. Dall’ultima visita dell’ispettorato nel 2018, ci sono stati quattro suicidi, mentre gli incidenti registrati di autolesionismo erano quattro volte superiori. Le cifre dei tentativi di suicidio non sono indicate nel rapporto, anche se le indagini interne su tali incidenti sono state definite molto superficiali.

I detenuti a rischio di autolesionismo o suicidio sono stati sottoposti a vari controlli ma questa attività è stata giudicata molto limitata mentre l’assistenza fornita attraverso il processo ufficiale di valutazione, cura in custodia e lavoro di squadra era scarsa perché raramente controllata dal personale.

Il numero di incidenti di autolesionismo registrati è raddoppiato a causa delle restrizioni Covid-19, con 315 incidenti, che hanno coinvolto 94 prigionieri nei 12 mesi fino a giugno 2021. E’ possibile che Assange sia tra questi ma non ne abbiamo conferma – come ha fatto notare il giudice Baraitser, che ha richiesto l’intervento dei “Samaritans” una organizzazione di assistenza e beneficenza del Regno Unito che fornisce supporto emotivo a coloro che si trovano in difficoltà emotive, che lottano per far fronte, o a rischio di suicidio.

L’ispettorato dipinge un quadro inquietante di agenti penitenziari non curanti nei confronti dei detenuti vulnerabili. Si legge nel rapporto: “molti agenti hanno abitualmente omesso di accendere le telecamere di sorveglianza puntate sui detenuti, e invece di sorvegliare i prigionieri più vulnerabili sono stati visti seduti a leggere il giornale. Inoltre, solo il 50% dei detenuti non aveva sperimentato alcuna vittimizzazione da parte degli agenti penitenziari, e un numero significativamente maggiore di detenuti rispetto ad altre prigioni simili aveva ricevuto abusi verbali o fisici dal personale.

L’ispettorato ha registrato livelli molto alti di violenza dalla sua ultima visita, nonostante le restrizioni Covid-19 che limitano il tempo che la maggior parte dei prigionieri erano fuori dalle loro celle. Sono stati raccolti dati sulla violenza e sull’uso della forza, ma non sono stati utilizzati in modo tangibile, come lo sviluppo di una strategia per ridurre la violenza. Non c’è stato alcuna volontà formale per contrastare la violenza per oltre 18 mesi.

In tutto, 341 incidenti violenti erano stati registrati nei 12 mesi precedenti, un aumento di quasi 70 rispetto all’anno precedente, la maggior parte dell’aumento attribuibile alla violenza tra detenuti. Questo ha creato un ambiente in cui troppi prigionieri si sono sentiti insicuri, con il 60% che ha detto di essersi sentito a rischio ad un certo punto durante la sua incarcerazione, e, quando l’ispettorato ha effettuato i controlli improvvisi, uno su quattro ha riferito di essere preoccupato per il suo benessere personale. Inoltre, le cifre interne erano state falsificate per suggerire che la violenza era diminuita ma in realtà, questo era dovuto al minor numero di prigionieri nel carcere.

Dato questo ambiente terrificante – in cui Assange si sposerà a breve – forse non sorprende che una valutazione psicologica gli abbia diagnosticato un grave disturbo depressivo ricorrente, caratterizzato da frequenti pensieri suicidi, perdita di sonno, perdita di peso, concentrazione compromessa, una sensazione di essere spesso sull’orlo di cedere, e uno stato di agitazione acuta in cui stava camminando nella sua cella fino allo sfinimento, prendendo a pugni la testa o sbattendola contro un muro della cella. Pensava di togliersi la vita centinaia di volte al giorno e aveva un desiderio costante di autolesionismo o suicidio.

La valutazione a seguito delle ispezioni ha concluso che, se Assange fosse tenuto in isolamento negli Stati Uniti per un periodo prolungato, la sua salute mentale si sarebbe “deteriorata in modo sostanziale, con conseguente depressione clinica persistente e la grave esacerbazione del suo disturbo d’ansia, PTSD e idee suicide”. Alla recente udienza d’appello per l’estradizione, gli avvocati dell’amministrazione Biden hanno offerto assicurazioni che Assange non sarebbe stato imprigionato nel famigerato ADX Florence in Colorado, il carcere più duro d’America, né sottoposto a “misure amministrative speciali” eccessivamente dure.

Contraddittoriamente, però, le richeste ufficiali e la documentazione presentata dai legali di Washington affermano che gli Stati Uniti detengono il potere e la volontà di fare entrambe le cose, cioè di decidere come vogliono.

Sul destino di Joshua Schulte, accusato di aver fornito a WikiLeaks documenti sensibili della CIA – il cui rilascio ha portato l’allora direttore dell’Agenzia Mike Pompeo a designare l’organizzazione come servizio di intelligence ostile – offre un’istantanea di ciò che potrebbe attendere negli Stati Uniti.

I documenti della corte depositati a gennaio dagli avvocati di Schulte hanno descritto come il loro cliente non era stato fuori da quando era entrato nel Metropolitan Correctional Center di New York più di due anni prima, ed era stato tenuto in condizioni solitamente riservate agli imputati di terrorismo, per impedire loro di comunicare con altri. Di conseguenza, quando Schulte viene spostato fuori dalla sua cella, è incatenato dalla testa ai piedi.

La cella di Schulte è stata definita “sporca… piccolissima e infestata da topi, escrementi, scarafaggi e muffa, senza riscaldamento, aria condizionata o tubature funzionanti, mentre la luce del sole è bloccata da una finestra oscurata, le temperature sono così basse che l’acqua nella sua cella diventa ghiaccio e nonostante indossi quattro paia di vestiti, cinque paia di calzini, due coperte e tre paia di calzini sulle mani, trema continuamente di freddo e le luci artificiali non si spengono mai.

Probabilmente una sentenza sull’estradizione di Assange è attesa per dicembre.

Fino ad allora Julian Assange e prigioniero del crimine americano e dei suoi alleati, nella prigione rimane londinese a Belmarsh.

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