di Francesco Cappello
La scienza di regime si fa generalmente beffa del sapere scientifico.
Insegnare al cospetto di studenti con il volto parzialmente coperto da mascherine non è affatto piacevole nè per gli studenti né per i docenti. Averle imposte persino ai bambini delle scuole primarie non può giudicarsi che folle e sadico. Razionare l’aria da respirare a lavoratori impegnati in attività che li impegnano fisicamente è ormai tortura quotidiana inflitta a milioni di persone senza una valida ragione che possa avere una qualche attinenza con la motivazione che giustificherebbe l’uso delle maschere quale presidio di sicurezza limitante l’incidenza della covid sintomatica nella comunità.
La motivazione, nemmeno tanto recondita, per cui il presidio mascherina è stato imposto, come nel caso del green pass, è stato rivelato esplicitamente da tutte quelle dichiarazioni che lo hanno giustificato quale incentivo alla vaccinazione. Il ministro Speranza, senza pensare minimamente alle conseguenze delle sue affermzioni, ha candidamente dichiarato che agli studenti di tutte quelle classi scolastiche, integralmente vaccinate, sarebbe stato permesso, bontà sua, il privilegio di respirare liberamente. Una chiara incentivazione ministeriale al bullismo nei confronti degli studenti non vaccinati…
L’incentivazione alla vaccinazione essendo necessaria dato il pessimo rapporto beneficio-rischio per i giovani: beneficio zero, rischi enormi a breve e medio termine. (vedi, in particolare, le dichiarazioni di Maurizio Rainisio a partire dal minuto 7 e quelle di Vanni Fraiese dal min 43)
A proposito dell’uso delle mascherine in ambiente educativo, un gruppo di ricercatori, autori di Masked education? The benefits and burdens of wearing face masks in schools during the current Corona pandemic afferma che:
(…) coprire la metà inferiore del viso riduce la capacità di comunicare, interpretare e imitare le espressioni di coloro con cui interagiamo. Le emozioni positive diventano meno riconoscibili e le emozioni negative vengono amplificate. Il mimetismo emotivo, il contagio e l’emotività in generale sono ridotti e (quindi) il legame tra insegnanti e studenti, la coesione del gruppo e l’apprendimento, di cui le emozioni sono un fattore importante. I benefici e gli oneri delle mascherine nelle scuole dovrebbero essere presi seriamente in considerazione e resi ovvi e chiari a insegnanti e studenti. La situazione specifica della scuola deve anche informare qualsiasi decisione riguardante l’uso della maschera facciale.
Le scoperte relative alle conseguenze del suo uso vanno però molto oltre. Le mascherine non sono solo inutili, esse arrecano effetti negativi accertati alla salute di chi è costretto ad indossarle.
Ecco le conclusioni di una ricerca – Is a Mask That Covers the Mouth and Nose Free from Undesirable Side Effects in Everyday Use and Free of Potential Hazards? – che utilizza i risultati di 44 studi sperimentali e 65 pubblicazioni: “L’uso prolungato della maschera da parte del complesso della popolazione potrebbe portare a effetti e conseguenze patologiche rilevanti in molti campi medici”, leggibile sull’abstract riportato qui di seguito
Molti paesi hanno introdotto l’obbligo di indossare maschere negli spazi pubblici per contenere SARS-CoV-2, rendendolo comune nel 2020. Fino ad ora, non sono state condotte indagini complete sugli effetti negativi sulla salute che le maschere possono causare. L’obiettivo era trovare, testare, valutare e compilare gli effetti collaterali correlati scientificamente provati dell’indossare maschere. Per una valutazione quantitativa si è fatto riferimento a 44 studi per lo più sperimentali e per una valutazione sostanziale sono state trovate 65 pubblicazioni. La letteratura ha rivelato effetti negativi rilevanti delle maschere in numerose discipline. In questo articolo, ci riferiamo al deterioramento psicologico e fisico, nonché ai molteplici sintomi descritti a causa della loro presentazione coerente, ricorrente e uniforme da diverse discipline come Sindrome da esaurimento indotto da maschera (MIES). La valutazione oggettivata ha evidenziato cambiamenti nella fisiologia respiratoria dei portatori di maschera con una correlazione significativa tra caduta di O2 e affaticamento (p <0,05), una co-occorrenza raggruppata di compromissione respiratoria e caduta di O2 (67%), maschera N95 e aumento di CO2 (82%) , maschera N95 e calo di O2 (72%), maschera N95 e mal di testa (60%), insufficienza respiratoria e aumento della temperatura (88%), ma anche aumento della temperatura e umidità (100%) sotto le maschere. L’uso prolungato della maschera da parte della popolazione generale potrebbe portare a effetti e conseguenze rilevanti in molti campi medici.
ed ecco gli effetti negativi – fisiopatologici – provocati da un suo uso prolungato sinteticamente riassunti: Aumento volume dello spazio morto respiratorio; Aumento della resistenza respiratoria; Aumento dell’anidride carbonica nel sangue; Diminuzione della saturazione di ossigeno nel sangue; Aumento della frequenza cardiaca; Aumento della pressione sanguigna; Diminuzione della capacità cardiopolmonare; Aumento della frequenza respiratoria; Mancanza di respiro e difficoltà respiratorie; Cefalea; Vertigini; Ridotta concentrazione; Ridotta capacità di pensare; Acne, lesioni e irritazioni cutanee
Oltre alle patologie indotte dall’prolungato nel bilancio complessivo va fatta pesare la sua totale inutilità quale presidio di sicurezza limitante la diffusione del virus da un soggetto all’altro. Lo si evince, ad esempio, da uno studio danese pubblicato degli annali di medicina interna nel quale si sono cercate ma non si sono trovate differenze statisticamente significative nel confronto di due gruppi, relativamente alla protezione del rischio covid, di cui il primo facente uso della mascherina verso il secondo che non la indossava.
Un totale di 3030 partecipanti sono stati assegnati in modo casuale alla raccomandazione di indossare maschere e 2994 sono stati assegnati al controllo; 4862 ha completato lo studio. L’infezione da SARS-CoV-2 si è verificata in 42 partecipanti mascherine raccomandate (1,8%) e 53 partecipanti di controllo (2,1%). La differenza tra i gruppi era di -0,3 punti percentuali (IC 95%, da -1,2 a 0,4 punti percentuali; P= 0,38) (odds ratio, 0,82 [CI, da 0,54 a 1,23]; P = 0,33). L’imputazione multipla che tiene conto della perdita al follow-up ha prodotto risultati simili. Sebbene la differenza osservata non fosse statisticamente significativa, gli IC del 95% sono compatibili con una riduzione del 46% fino a un aumento del 23% dell’infezione.
Sul documento TERAPIA DOMICILIARE FARMACOLOGICA DEL PAZIENTE SINTOMATICO a cura della dott.ssa Loretta Bolgan si legge al paragrafo relativo alla reinoculazione (pag. 4):
“L’aria espirata da una persona infetta è considerata “carica” di bioaerosol di particelle e goccioline contenenti il virus che ad ogni espirazione e inalazione può essere reinoculata (Vedi qui) , e questo rischio aumenta qualora venga indossato un dispositivo di protezione individuale come la mascherina (vedi qui).
Per ridurre la reinoculazione è quindi necessario mantenere una buona ventilazione con le finestre aperte o con l’uso di ventilatori che scambiano l’aria con l’esterno, oppure trascorrere lunghi periodi di tempo all’aperto lontano dagli altri senza coprirsi il viso in modo da disperdere e non inspirare nuovamente il bioaerosol virale.
Per i pazienti ricoverati la reinoculazione può essere limitata con l’isolamento in camere in cui l’aria viene mantenuta a pressione negativa rispetto alle aree circostanti e con un minimo di 6 ricambi d’aria all’ora. L’aria proveniente da queste stanze dovrebbe essere scaricata direttamente all’esterno o essere filtrata attraverso un filtro ad alta efficienza antiparticolato (HEPA) direttamente
prima del ricircolo”.
Tutto questo è noto da tempo. Le pubblicazioni scientifiche più recenti non fanno che confermare risultati già noti, come nel caso di un importante articolo che fa riferimento a ben 14 studi randomizzati: Nonpharmaceutical Measures for Pandemic Influenza in Nonhealthcare Settings—Personal Protective and Environmental Measures
Ecco le conclusioni in estrema sintesi estratte dall’abstract della pubblicazione:
le prove di 14 studi randomizzati controllati di queste misure non hanno supportato un effetto sostanziale sulla trasmissione dell’influenza confermata in laboratorio. Allo stesso modo abbiamo trovato prove limitate sull’efficacia di una migliore igiene e pulizia ambientale
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