Cronologia di un mistero sui dati raccolti in Regione Lombardia al tempo del Covid-19
Giugno 2020
I dati a disposizione dei ricercatori sono solo aggregati ed inutili alla ricerca epidemiologica
Tutto ha inizio da una dichiarazione del sindaco di Bergamo Giorgo Gori del Pd, nella Regione Lombardia “i dati sui decessi per province sono stati accessibili fino al 26 aprile, collegati ad una mappa sviluppata con il software ArcGis. Dopo l’inchiesta di Infodata sulle Rsa, del 24 aprile, è stato fatto sparire tutto”
Il 10 giugno – il giorno prima della sua accusa – il sindaco di Bergamo aveva già criticato la scarsa trasparenza sui dati dell’epidemia da covid-19 della Regione Lombardia, che si era difesa dicendo che la sua diffusione dei dati è sempre rimasta la «stessa».
Ma che cosa è successo veramente con i dati per i deceduti divisi per province? Anche in questo caso un algoritmo instabile oppure una manina furbetta?
Per circa 35 giorni, sulla sua piattaforma dedicata alla Covid-19 la Regione Lombardia – inconsapevolmente – ha pubblicato diversi dati molto dettagliati sui contagiati da covid-19 nella regione, e di conseguenza sui deceduti.
Da un lato, questi dati hanno consentito ai giornalisti ma non ai ricercatori di fare delle elaborazioni statistiche sull’avanzamento dell’epidemia; dall’altro lato, la violazione della privacy delle persone contagiate e poi decedute è gravissima.
Quando la Regione Lombardia si è resa conto di cosa stava accadendo – probabilmente in seguito anche ai citati articoli di Infodata – ha rimosso questi dati, togliendo sia il rischio di violazione della privacy sia la possibilità di avere un quadro più trasparente dell’epidemia. Quindi possiamo dire che Gori dica una cosa sostanzialmente vera quando parla della rimozione dei dati sui decessi.
In ogni caso, questa decisione della Regione Lombardia non era l’unica possibile, anzi. Ad oggi molti appelli sono rivolti all’amministrazione di Attilio Fontana (Lega) di fare maggiore chiarezza con i dati sull’andamento dell’epidemia nella regione, dove attualmente, tra le altre cose, non vengono divisi i dati tra i guariti e i dimessi.
Stavolta, possibilmente, senza divulgare i dati sensibili delle persone coinvolte.
Se con tutte queste incertezze non è possibile comprendere cosa stà accadendo in Regione Lombardia da febbraio e l’emergenza sanitaria non è affatto superata, ci chiediamo come è possibile definire degli interventi futuri se la verità, incisa nei numeri viene continuamente negata?
Le difficoltà di recepire i dati dalle 8 ATS (Agenzia Tutela della Salute) e nelle RSA lombarde è notevole e dopo tre mesi di ripetute richieste di accesso agli atti e altrettatnti dinieghi, solo due ATS hanno risposto inviando i dati sui decessi negli ospedali e nelle RSA, in particolare Milano ed Insubria.
La questione è molto grave, non si riesce a fare nessuna misurazione di quanto è accaduto.
Stessi risultati ottenuti dalle SST di Seriate, dall’ospedale di Alzano Lombardo di Bergamo, diniego alle nostre richieste, solo il giorno prima dell’audizione al Presidente del Consiglio, come persona informata, per inchiesta voluta dalla Procura di Bergamo ed i dati confermano una situazione molto preoccupante.
Quanto è accaduto a Bergamo, sulla chiusura e poi riapertura dell’ospedale di Alzano Lombardo è molto grave, poche ore fa ci sono stati i primi due iscritti nel registro degli indigati ma non se ne conoscono ancora i nomi.
Oggi è impossibile conoscere il numero dei decessi negli ospedali e nelle RSA, distinti per reparto per competenza, il numero dei sanitari sottoposti a tampone e anche per i pazienti già ricoverati.
Negli ospedali di Bergamo est, sono stati certificati, come decessi Covid 577, un numero pari al doppio dell’anno scorso. I dati, pochi, dall’ospedale di Alzano Lombardo confermano alcune denunce di dipendenti sanitari, – è stato indicato come reparto Covid il reparto già esistente di Psichiatria, – i dati poi confermano che 14 persone ricoverate in psichiatria sono state colpite da Covid, una è deceduta in chirurgia generale.
Continuamente, nelle tv, radio, sui giornali si danno i numeri ma per i ricercatori non servono a nulla, non è possibile fare alcuna ricerca epidemiologica e quindi comprendere e scegliere quali strategie applicare.
Le motivazioni sui dinieghi agli accessi agli atti e ai dati sono diverse: l’ATS (Valtellina e Valcamonica) ha rifiutato, perché essendoci un’inchiesta in corso dare i dati porebbe essere fuorviante; stessa risposta di Mantova e Cremona, cito: “rifiutiamo per non intaccare il corretto svolgimento del dibattito pubblico non diffondiamo i dati, perché ancora in corso di validazione” ma la fiera del diniego non finisce qui, “non vi trasmettiamo i dati, perché li abbiamo inviati ad una commissione regionale istituita dal Presidente Attilio Fontana ad inizio aprile.
Questo è veramente paradossale, le ATS, articolazione amministrativa della Regione Lombardia, viene inibita alla diffusione dei dati, in sintesi la Regione Lombardia non riconosce, non ha fiducia nelle ATS. I ricercatori ed esperti di epidemiologia sono furibondi ed allibiti, non hanno i dati per definire le possibili strategie per il futuro, perché la Regione Lombardia è dispobile a trasmetterli solo già aggregati, cioè un diagramma già preparato per una lettura dei dati già configurata dalla Regione Lombardia.
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Buona visione
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