di Tamara Nassar
ll mese scorso un tribunale israeliano ha respinto una petizione presentata dalla chiesa greca ortodossa per annullare la vendita di proprietà immobiliari a Gerusalemme a un’organizzazione estremista di coloni israeliani. La decisione dà nuovamente il via libera ad Ateret Cohanim, un gruppo di destra coinvolto in città nella colonizzazione di terra palestinese, per impossessarsi delle tre proprietà. Lo scorso agosto, la Corte distrettuale di Gerusalemme aveva sentenziato a favore del gruppo di coloni che cerca di far sì che ci sia una maggioranza ebraica nella Città Vecchia, attra verso la colonizzazione e l’espulsione con la forza di nativi palestinesi. Ateret Cohanim sostiene di aver stipulato contratti in leasing nel 2004 per terreni della chiesa con Ireneo I, all’epoca il patriarca greco ortodosso. I contratti sarebbero scaduti dopo 99 anni. La chiesa ha detto che ricorrerà in appello contro la deci-sione del 24 giugno presso la Corte Suprema israeliana e ha accusato la Corte distrettuale di Gerusalemme di aver ignorato “varie nuove prove di comportamenti criminali, come estorsione, frode e inganno ”riguardanti i contratti del 2004. “Il pronunciamento della Corte è stato una sorpresa ed è arrivato questa mattina a meno di 24 ore dalla conclusione dell’udienza, senza che si fossero esaminate le prove e senza averne consentito l’audizione,” ha detto il patriarcato. “Noi crediamo che la Corte Suprema accoglierà il nostro caso dopo aver riesaminato le prove e ribalterà la decisione della Corte distrettuale.”Ma questa fiducia è probabilmente mal riposta, dato che in precedenza la Corte aveva già deciso a favore dell’organizzazione dei coloni autorizzando il passaggio di proprietà. La battaglia legale di Ateret Cohanim contro la chiesa per tentare di impossessarsi degli immobili nei pressi della Porta di Giaffa nella Città Vecchia si protrae da 16 anni. Due delle tre proprietà, l’hotel New Imperial e l’hotel Petra, sono al momento occupate da organizzazioni palestinesi che Ateret Cohanim cerca di sfrattare. Sono due degli edifici più antichi della città e si affacciano sulla Cupola della Roccia e la Basilica del Santo Sepolcro. Ireneo I era stato rimosso dalla chiesa perché accusato di aver approvato le transazioni. I tre siti sono stati concessi in leasing per molto meno del loro valore e dei funzionari della chiesa erano stati accusati di essere stati pagati dal gruppo dei coloni per mandar avanti l’operazione. Nel 2005 una commissione formata dall’Autorità Nazionale Palestinese aveva esaminato il fatto e scagionato Ireneo I. L’indagine concludeva affermando che, dato che gli accordi non erano stati approvati dal Sinodo di Gerusalemme, ciò li rendeva “legalmente nulli in quanto incompleti.”Ireneo I sostenne che la sua estromissione era illegale e continuò a considerarsi il patriarca. Theofilo III, che ora è il patriarca, ha bloccato le vendite che il suo predecessore avrebbe approvato perché c’erano di mezzo bustarelle e corruzione. Dopo la sua nomina la chiesa ha acquisito i siti. Il patriarcato sostiene che Ateret Cohanim abbia corrotto Nikolas Papadimos, il direttore delle finanze, per mandare avanti l’accordo.La chiesa greca ortodossa è fra i maggiori proprietari terrieri nel Paese. Mentre cerca di impedire che i coloni israeliani si impossessino delle tre proprietà, lo stesso Theofilo III è accusato di cercare di vendere altri beni ecclesiastici, spesso ad acquirenti misteriosi, inclusi investitori israeliani. Per questo motivo i palestinesi cristiani hanno richiesto la sua estromissione dalla carica di patriarca.
(foto:Il patriarca greco ortodosso Teofilo III Wisam Hashlamoun (APA images)
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