Lo stivale è pieno di rifiuti da nord a sud

Stop veleni nelle nostre terre

di Maurizio Torti

Fanghi velenosi venduti per fertilizzanti e pesticidi utilizzati ovunque In Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, circa 150mila tonnellate di veleni vari, fanghi, idrocarburi, acidi sono stati utilizzati, come fertilizzanti nei terreni agricoli. Un danno ed un pericolo per noi cittadini enorme, tutto questo per un business di 13 milioni di euro, questo è emerso dalla prima indagine dei carabinieri di Brescia. Il denaro, contano solo i soldi, la salute delle persone, la qualità del cibo a questi imprenditori non importa proprio nulla, forse mangiano altro? Cosa mette sulla tavola chi è colpevole di questi crimini? Le indagini, realizzate dal 2018 al 2020, hanno evidenziato come centro dell’affare una società bresciana operante nella gestione dei rifiuti nei comuni di: Quinzano d’Oglio, Calninato e Calvisano, ora sequestrati ma il velenno è già nei terreni. L’Affare era molto semplice, l’azienda ritirava i fanghi prodotti da lavorazioni industriali, in modo particolare dalla depurazione delle acque reflue, industriali ed urbane. Fin qui, sembra tutto regolare ma cosa doveva fare questa azienda bresciana con le acque reflue? Semplicemente trattarle
per garantirne la depurazione e trasformare l’acqua in una sostena fertilizzante “pulita” Qui entra in gioco il denaro, per ottimizzare i guadagni, l’azienda bresciana non faceva nulla di questa trasformazione e depurazione, anzi, riversava in queste acque già avvelenate
ulteriori prodotti chimici pericolosi. Ma come è arrivato nei campi questo veleno? Semplice, come avviene da anni in Italia e lo dimostrano le numerose inchieste e denunce, semplicemente così: i fanghi risultanti da questa attività criminale venivano classificati come “gessi
di defecazione” ed in questo modo venivano poi sversati sui terreni destinati alla coltivazione situati nelle province di Mantova, Cremona, Brescia, Pavia, Milano, Lodi, Varese, Piacenza, Como, Novara e Vercelli. Coinvolte nella la fase di sversamento, aziende nel bresciano e nel cremonese. Per facilitare e velocizzare al massimo, lo sversamento dei fanghi velenosi, ai proprietri dei terreni, veniva offerto a prezzi vantaggiosi, il fertilizzante e l’utilizzo di mezzi meccanici per completare l’aratura dei campi. Cosa è che invoglia al contadino di accettare l’offerta? Semplice, il risparmio
sulle spese di lavorazione senza farsi troppe domande sull’efficacia di questo “nuovo fertilizzante? In poco più di 12 mesi, questa attività criminale ha riempito i conti in banca di 7 aziende dedite al crimine ambientale compiendo una serie di reati gravissimi come l’attentato terroristico ambi- entale e attentato alla salute pubblica. Dal ricco nord spostiamoci al centro dello stivale per conoscere i dettagli di un altro veleno utilizzato nei campi agricoli, tonnellate di pesticidi. Una enorme filiera di vendita e utilizzo di pesticidi illegali in Toscana. Questa è la goccia che fatraboccare il vaso, evidenziando come sia urgente e necessario cambiare totalmente strategia, non solo norme ma coordinamento e controlli sul tema dell’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura. Tre tonnellate di pesticidi illegali sequestrati e 2,8 tonnellate sparse sui campi coltivati le cui produzioni sono finite nel circuito della grande distribuzione in Toscana. Insetticidi, fungicidi e diserbanti venduti e utilizzati da diversi anni, che rappresentano un altro pericolo per i cittadini-consumatori, ma anche per gli stessi agricoltori. Oltre 56 persone denunciate, 53 avvisi di reato
con circa un milione di euro di sanzioni elevate, 24 sequestri di pesticidi fuori legge, contenenti sostanze pericolose per la salute umana e l’ambiente. Questi i risultati dell’indagine condotta dai Carabinieri Forestali in Toscana, partita da Pistoia nel 2018 ed estesa ad altre provincie (Firenze, Prato, Pisa e Lucca) e regioni italiane, che mettono in evidenza una situazione fuori controllo e fuori legge nella gestione dei pesticidi
nel nostro Paese. Questa diffusa illegalità è favorita anche da un parziale divieto dell’utilizzo dei pesticidi, in particolare l’obiettivo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030. Errore gravissimo, quanto imposto dall’Europa non è la nostra scelta, per la nostra agricoltura l’obiettivo deve essere zero pesticidi. E’ necessario introdurre regole e divieti più severi sulla vendita e utilizzo delle sostanze chimiche di sintesi utilizzate in agricoltura. Gli agricoltori inoltre sono spesso ignari della pericolosità dei pesticidi che utilizzano sui terreni e sulle loro colture agroalimentari e sono indotti da commercianti privi di scrupoli a utilizzare prodotti chimici illegali che avrebbero dovuto essere invece destinati allo smaltimento come rifiuti speciali. Per questo sarebbe indispensabile attivare un servizio pubblico di consulenza ed assistenza tecnica alle aziende agricole per eliminare il pericoloso conflitto di interessi che si determina quando chi vende i prodotti fitosanitari è lo stesso soggetto che fornisce assistenza tecnica agli agricoltori. Per questo l’incompatibilità tra commercianti di pesticidi e consulenti per l’assistenza tecnica alle aziende agricole, è da anni denunciato. Continuando il nostro viaggio virtuale arriviamo in Terra dei fuochi al sud.Veleni, rifiuti di ogni tipo, confezionati in “ecoballe” giacciono da anni in Campania e si è fatto veramente poco o nulla ma certamente malissimo come l’esempio della tentata vendita di rifiuti alla Tunisia. Inchieste, arresti, multe, processi, scandali quotidiani e una riflessione è d’obbligo ma come è possibile inventare il “Green Deal italiano” In poche righe è rappresentato il disastro ed i danni ad un territorio da nord a sud incluse le isole. L’Italia è al collasso per la gestione ambientale e per la salute pubblica, entrambi settori hanno bisogno di un cambiamento radicale, non solo di competenze ma è necessaria una nuova strategia e non accettare ulteriormente le politiche scellerate dei burocrati europei. Non basta sventolare mazzette di denaro, i nostri territori, la tradizione contadina e la nostra sovranità alimentare
non hanno prezzo.

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