Musica&Parole Lettera di un musicista

Il nostro patrimonio culturale è la nostra anima

di Alessio Felicetti

Ho fatto anni di sacrifici, anni a sognare quel futuro tra le mura del conservatorio di Milano e una professione straordinaria, il Musicista.

Anni con la speranza di poter studiare, di potermi formare, nel luogo in cui grandi artisti si sono formati.

Non sono nato in una famiglia benestante, ne in una regione prosperosa come la Lombardia, ma vado molto fiero delle mie origini e sono molto orgoglioso di esser partito dal nulla per essere arrivato dove sono ora…

Ma, dai sacrifici pretendo che qualcosa mi torni indietro. Ciò che mi è tornato indietro è stata una delusione totale.

Mi chiamo Alessio Felicetti, ho 21 anni e sono un musicista.

Ho studiato tromba e sto frequentando un biennio di specializzazione. Studio Composizione e le politiche italiane fanno di tutto per impedirmi lo studio della Direzione d’orchestra.

Cari ministri, cari onorevoli, è la prima volta che mi rivolgo a delle figure politiche, tendenzialmente non stimo la politica, anzi, per essere chiari, io ho totalmente perso la speranza e la fiducia nella politica già molti anni.

Scrivendovi non penso infatti di ottenere qualcosa, dopo tutto perché la politica dovrebbe dare ascolto ad un cittadino di 22 anni figlio di nessuno?

Per anni non si è dato ascolto a grandi artisti, se penso al discorso di Renzo Piano fatto al Senato il 23 Gennaio 2014 in memoria di un altro grande artista Italiano che combatteva per la nostra Cultura: Claudio Abbado.

Oppure pensiamo ad un Gigante come il Maestro Riccardo Muti che è da una vita che fa battaglie per ricordare l’importanza della cultura, della musica, delle orchestre e dei teatri. Una vita spesa a favore dell’Arte Italiana, a favore di noi giovani e delle nuove generazioni, presenti e future…

Basti guardare, anche solo ultimamente, che i teatri sono ormai chiusi da un anno al pubblico, a quanti appelli sta facendo, da Torino a Bergamo fino ad arrivare a Palermo, per riaprirli in sicurezza. Fiato sprecato, purtroppo, ma lo ringrazio: è l’unico che si preoccupa per noi giovani ed è l’unico a far qualcosa di concreto!!!!

Proprio pochi mesi fa, leggevo una lettera aperta del Maestro all’ex Premier Conte e da cittadino, da musicista, non posso non notare come quest’ultimo rispose a quelle parole prendendole davvero con troppa leggerezza e facendo, da buon politico, ancora promesse e rassicurazioni. “Siamo già a lavoro per un effettivo rilancio di tutte le attività dello spettacolo”.

Promesse su promesse, come fossimo in continua campagna elettorale e non a caso, in campagna elettorale, si parla solo di tasse, di economia, di immigrazione e di manovre economiche-sociali: mai di cultura ed istruzione!!! Però poi ci sono i fatti. Le belle parole non bastano più, volano via. Concretamente, questo Stato, cosa sta facendo se non distruggere la cultura Italiana??

I fatti dicono che la politica per anni ha tagliato i finanziamenti alla cultura: alle scuole, alle università, alle accademie di belle arti, alla ricerca e tutto ciò che è istruzione e crescita culturale.

Ma così come sono stati fatti per la sanità, il che è vergognoso perché avete tagliato fondi proprio a quegli eroi che oggi, da oltre un anno, stanno in corsia e da cui tutti poi pretendiamo i miracoli.

Se si fosse investito di più anche in questo settore, magari oggi avremmo un vaccino pubblico e totalmente ITALIANO. Invece ci si rivolge alle aziende farmaceutiche private e non italiane.

I fatti dicono che ogni intervento fatto sulla scuola, dalla riforma Gelmini al Jobs Act di Renzi fino anche all’intervento della Fedeli, ha portato solo danni all’istruzione e quindi ai noi giovani, il futuro di questo paese. Per non parlare dell’andamento scolastico nell’ultimo anno.

I fatti dicono la musica non viene insegnata nelle scuole come chiedeva il Maestro Abbado, come ribadiva Renzo Piano e come ancora oggi chiede il Maestro Muti.

E vi svelo un segreto. Oggi la musica non viene più insegnata in modo adeguato nemmeno nei conservatori grazie alle scelte politiche in vigore dal 2011, il nuovo ordinamento che equipara i conservatori alle università.

E i fatti dicono che non nascono nuove orchestre e che risulta sempre più facile chiudere un teatro anziché aprirlo. Ci siamo dimenticati della cultura, dell’arte, così come della storia… e ci siamo dimenticati in pratica dell’Italia. Mentre un’infinità di musicisti fanno la fame. Mentre dobbiamo quasi mendicare un po’ di attenzioni da parte di uno Stato.

Allora se non si è dato ascolto a Grandi per davvero, che speranze ho io, studente e praticamente nessuno?

Ma ci tengo all’esporvi la situazione, facendo appello all’articolo 21 della nostra Costituzione.

Siamo stati trasformati in eterni studenti e di scarsissima qualità. Oggi non si parla altro che di Economia e di finanze.

Tutto è rapportato al denaro, al guadagno molto spesso privato e poco pubblico. Sembra che tutto sia finalizzato ad ottenere un utile, esattamente come fosse un’azienda. Potremmo chiamarla “Italia Spa” questa nazione perché è questo ciò che sembra.

E la musica? Vi parlo dell’istruzione.

Il conservatorio italiano è certo che si sta trasformando in una vera è propria azienda. Impresa che deve vendere il suo prodotto. Sono forse aumentati i numeri di iscritti ma la qualità è totalmente svanita. Si fa continua pubblicità e naturalmente si dà un’immagine della realtà molto falsificata e poi quando si entra lì dentro si viene a contatto da una marea di problemi che fanno passare la voglia di suonare e di studiare, dal personale fino alla didattica.

Questa riforma ci sta distruggendo e nessuno capisce i danni che provoca. L’ordinamento tradizionale, in vigore fino al 2011, era di gran lunga superiore, chi l’ha conosciuto lo conferma e chi non lo conferma è perché probabilmente in vita sua non ha mai fatto realmente questo mestiere respirando il teatro.

Non siamo un’università e non ci siamo equiparati, ci siamo svenduti. Abbiamo ceduto la nostra qualità in cambio di un titolo più… nobile? Ma voi avete mai messo piede in un conservatorio? Sapete cosa voglia dire studiare musica, fare questo lavoro, respirare questa benedetta polvere del palcoscenico? Forse tra voi ci sarà qualcuno che ha studiato in conservatorio, vi invito ad entrarci oggi, dove sprechiamo tempo in materie teoriche e inutili come “tecniche di espressione e consapevolezza corporea”. Mi è stato detto da una docente, durante questo corso, “sei sicuro di star seduto correttamente mentre suoni?”. Per esperienza, all’orchestra e ad un direttore, tanto meno al pubblico, non gliene può importar di meno di come sto seduto purché sia una postura elegante e che suoni bene. Voi avreste il coraggio di andare da un grande orchestrale di una grande orchestra a porgere questa domanda? Io sinceramente no perché ho paura che qualcuno si capovolga e mi faccia rimbecillire suonando anche a testa in giù!!!

Ma noi in Italia perdiamo tempo così. Poi c’è fisica del suono… insomma, vi potrei fare un elenco infinito di quante materie inutili vengano svolte oggi togliendo tempo ed energie allo studio dello strumento e della musica vera e propria. E la cosa che mi fa rabbia è che poi la formazione strumentale per sostenere un’audizione, un concorso, per suonare in orchestra non è minimamente sufficiente. Ci state trasformando in teorici dell’arte, ma chi la pratica?

La formazione in un conservatorio era superiore a quella delle università, la nostra formazione è sempre stata molto più complessa perché è un lavoro di artigiano.

Non abbiamo alzato gli standard qualitativi, li abbiamo abbassati. Pensate a storia della Musica, oggi al 18 ci arriva chiunque. Esami sparsi nei vari anni. Una volta era un esame unico, 12 tesi, tre estratte a sorte e il 6 occorreva sudarselo. Quello che oggi si fa in vari esami prima stava tutto in unico esame. Meglio ora? No, la qualità è calata. C’era chi lasciava a causa di quest’esame. Era difficile, certo. Ma era giusto, bisognava studiare. La gente a 17 anni era già diplomata e iniziava a suonare in orchestra e che orchestre che avevamo!!!! Che musicisti! Che Maestri di Musica! Spesso mi domando cosa farà questa nuova generazione, me compreso.

Una volta avevamo docenti di un grandissimo rilievo. Persone che facevano questo mestiere sul campo. Insegnanti di strumento che suonavano in orchestra, insegnanti di composizione, pianoforte o direzione che erano direttori o artisti in carriera.

Le prime parti delle orchestre insegnavano nei conservatori. Poi arrivò la legge che implica che chi suona in orchestra non può avere il ruolo in conservatorio e, giustamente, la maggior parte hanno sempre scelto l’orchestra che l’insegnamento.

L’Italia era una nazione che si è sviluppata sull’artigianato. Ogni mestiere era così, pensate al barbiere o parrucchiere. C’erano le scuole una volta? No, si andava dietro il cosiddetto “Maestro” e si imparava a fare il mestiere.

La musica è artigianato, lo era.

Un altro disastro del nuovo ordinamento? Essendo equiparata all’università non si possono svolgere due corsi di laurea contemporaneamente. Io sono costretto ad abbandonare un percorso per iniziarne un altro.

E’ la cosa più triste che ci sia per noi. Ci sono alcune discipline che sono consequenziali ad esempio Pianoforte e Composizione che si svolgevano in contemporanea o, ancora più evidente, Composizione e Direzione.

Una volta si arrivava al quinto o al settimo anno di composizione, materia fondamentale per la direzione, e poi si iniziava direzione d’orchestra e si supponeva che si aveva già un diploma in qualche altro strumento. Oggi, invece, prima del diploma di scuola superiore è impossibile prendere un titolo, essendo un’università. Quindi, ammesso che uno studente abbia già una base, occorre frequentare, partendo dai 19 anni, un triennio e un biennio di strumento. Chi non ha una base non inizia a formarsela a 19 anni: è troppo tardi. Se magari si insegnasse musica seriamente nelle scuole, come si studia italiano e storia, magari potrebbe anche funzionare, invece ciò non accade.

Poi, dopo uno strumento principale, propedeutico, triennio e biennio di composizione, poi un triennio e un biennio di direzione. Occorre finire uno e iniziare l’altro percorso. Passano ben 15-20 anni. Ai 19 si era già diplomati una volta, 21/22 per un direttore… oggi ai 19 a malapena si comincia. A limite dai 15 anni ne togliamo qualcuno perché, oggi, si può accedere al corso di direzione anche senza studiare composizione: la prova più evidente che questa riforma è stata progettata da chi non aveva competenze a farlo.

Vogliamo parlare della famosa base? Sotto l’università ci stanno le scuole elementari, le scuole medie e le scuole superiori e tutte danno la formazione di base per una qualsiasi facoltà universitaria. Sotto conservatori me lo dite voi cosa ci sta? Siamo un’università senza nulla sotto.

Volete ancora una prova che non possiamo essere un’università? Ebbene, io posso studiare musica per anni e poi ad un certo punto iscrivermi all’università a discipline come lettere, filosofia, Matematica o Chimica se ho una buona base scolastica, Giurisprudenza e così via. Gli studenti universitari possono fare lo stesso? Solo se suonano uno strumento altrimenti proprio no.

Spero che lo capiate da voi quanto è scellerato questo sistema.

E sapete perché? Perché è stato formato da incompetenti. A qualcuno dava fastidio che una volta al diploma di conservatorio ci arrivava anche chi aveva banalmente solo la terza media e oggi invece almeno serve il diploma superiore. Pensate di aver innalzato la qualità dell’istruzione quando in realtà è il contrario.

Si, alcuni avevano solo la terza media.. esattamente come i Maestri artigiani. L’Italia facendo leva solo sull’artigiano, sulla cultura, sulla propria arte e sul proprio paesaggio potrebbe fare una fortuna.

Questa nazione ha sfornato nei secoli dei Geni indiscussi in ambito artistico. Dalla letteratura, alla scultura, alla pittura. Ovunque l’artista Italiano faceva invidia. Abbiamo dato al mondo la musica così come qualsiasi arte. Abbiamo donato meraviglie all’umanità. I migliori artisti mondiali, a livello storico, erano i nostri.

Andava bene così perché da sempre il mondo passava da noi. La stragrande maggioranza dei musicisti, dei letterati, dei poeti, degli artisti di qualsiasi ambito venivano a formarsi in Italia e poi tornavano nei loro paesi. Oggi è il contrario. Siamo noi a dover emigrare e non torniamo più. Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo.. da Nord a Sud l’Italia aveva delle capitali mondiali di arte e cultura che voi, assieme ai vostri predecessori, avete distrutto.

Io sono del Sud, vogliamo parlare del meridione? Parliamo, ad esempio, della Sicilia? Della Calabria? Delle tradizioni bandistiche di cui sembra ignorate l’esistenza? Parliamo di Napoli che è stata per secoli un centro mondiale di arte e cultura? Di una Napoli che ha dato migliaia di geni amati in tutto il mondo?

La Calabria è una regione piena di grandi artisti, grandi menti geniali, persone con grandi doti e meriterebbero tutti la possibilità di eccellere. Ma gli si blocca le ali ancor prima di imparare a volare.

Il mondo artistico deve all’Italia moltissimo. Pensate a Mozart, studiò in Italia, prima a Bologna e poi a Napoli. Pensate a Salieri che era il musicista di corte a Vienna. E come loro migliaia di grandi artisti in tutti gli ambiti. Insomma, questa penisola per secoli, in musica e in qualsiasi altro campo artistico, è stato l’unico punto di rifermento per tutti, Nazione amata e invidiata.

Abbiamo dato al mondo il bello, lo stesso che oggi non sappiamo più riconoscere, ne riprodurre. In Italia abbiamo le migliori menti, i migliori artisti eppure non li valorizziamo. E’ una vergogna. Dovremmo tutti vergognarci, se solo avessimo una coscienza. Ma, per come viviamo oggi pare proprio che non ci sia.

E questa vergogna, per prima cosa, dovrebbe stare sul volto della politica italiana, che ha operato nel corso degli anni.

Poi non capisco, se una persona con la terza media studia in conservatorio e impara un’arte non va bene, invece fare politica con la terza media va bene?

La politica Italiana non solo ha frantumato le possibilità lavorative, abbiamo un tasso di disoccupazione altissimo, ma ha frantumato l’istruzione, la cultura, la ricerca. L’articolo 9 e l’articolo 33 della Costituzione Italiana sono ormai da anni diventati articoli di fantascienza.

Ricordatevi: la musica, l’arte, la nostra storia è educazione, è cultura, è civiltà ed è insegnamento di valori che oggi sono perduti. L’orchestra rappresenta il modello ideale per una società di successo, tante parti diverse che lavorano assieme per un bene comune: l’armonia.

In questi giorni ho molti colleghi che, a Milano, stanno dando l’anima nelle piazze e in varie strutture, con varie manifestazioni. Il Teatro Piccolo è stato occupato per 38 giorni, lo sapevate? Stanno sputando sangue tutti coloro che studiano e lavorano nelle belle arti e per cosa?? Per urlare “esistiamo anche noi”. Per elemosinare un aiuto, delle attenzioni, un futuro di esistenza: è una tristezza assoluta. Spero che non vengano ignorati. Quei ragazzi meritano un futuro!

Ma continuiamo a raccontarci che tutto va bene, vero?

I Teatri chiusi, ma piazza Duomo che implode per festeggiare uno scudetto va bene, giusto?  E sono anche tifoso interista, ma ero chiuso in casa, come da oltre un anno nella speranza di ricevere qualche chiamata di lavoro.

Io non so minimamente dove ci porterà questa strada. Mi auguro davvero che si faccia un intervento serio. E che la politica diventi qualcosa di più elegante. Le ultime riunioni che ho visto sono state quelle fatte durante la crisi di governo, vedere certi atteggiamenti nelle aule parlamentari è stato vergognoso.

In diretta tv con il paese, i parlamentari erano i primi a non rispettare le leggi, come non creare assembramento, ad esempio. Trovo straordinario il modo in cui il Presidente Casellati richiamava di continuo all’ordine, all’educazione, al decoro che si dovrebbe avere in quelle aule, anche se è triste che debba farlo di continuo. In quella riunione lo fece molte volte dicendo che in quel momento non eravate di esempio per il paese. E ricordo frasi specifiche come “per cortesia, un po’ di educazione!” che in un’aula parlamentare dovrebbe essere davvero la base della democrazia..  e ricordo una domanda retorica particolare: “ma che figura ci facciamo davanti gli Italiani?”

Come al solito c’avete fatto una bella figura di merda, soprattutto davanti ai giovani come me!!!

Non so cosa serve al paese per rinascere. Un tempo uno di voi disse che non c’erano soldi per i teatri. Non ricordo minimamente chi sia, meglio così, ma ci tengo a dire che non è la ricchezza a generare cultura, ma è la cultura a generare ricchezza.

Non so proprio cosa ne sarà di noi, ne cosa fare per rimediare a questa situazione (sempre ammesso che farete qualcosa di concreto), non so che manovra politica sarebbe efficace e sono lontano nel dare indicazioni, in fondo, ho solo 22 anni e chi sono? Nessuno.

Sicuramente credo sia arrivato il momento di fermare un attimo l’evoluzione tecnologica e di far evolvere, invece, l’essere umano.

Ma lasciate che sia una citazione di un grande Maestro che tutto il mondo ci invidia a darvi la retta via da seguire: “Tornate all’antico e sarà un progresso” – Giuseppe Verdi!

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