I tamponi per COVID19 non servono a niente

Incapacità intocabile (?)

di Sergio Pomante

Nel primo anno dell’era COVID, che si preannuncia lunga e piena di colpi di scena, scopriamo, grazie al Ricercatore Stefano Scoglio, che autorità sanitarie Europee ed americane affermano che vi siano dubbi sull’effettivo isolamento del virus SARS-CoV2 e poi, senza alcun apparente rapporto causale, la Commissione Europea e l’Istituto Superiore di Sanità ammettono candidamente che i tamponi per covid19 siano del tutto inaffidabili, come del resto i vari test sierologici.

In Europa circolano 78 tamponi diversi, di cui nessuno validato da organismi indipendenti, nessuno valutato o autorizzato, e addirittura per la stragrande maggioranza di essi non viene dichiarata neppure quale sequenza genica utilizzi, e quindi potenzialmente contengono qualunque cosa. Pare che ciò sia stato possibile, da un punto di vista normativo, perché trattasi di un virus nuovo!

Questi tamponi sono in circolazione solo grazie al fatto che si è creato un vuoto normativo tra il Regolamento del 1998, che limitava la lista dei virus solo a quelli conosciuti e il Regolamento del 2017, che abroga quello del ’98 ma entra in vigore solo nel 2022. Se questi tamponi Covid19 sono utilizzati è solo grazie ad una anomalia legislativa, e dal 2022 sarebbero del tutto illegali.

È ammissibile che a tali tamponi, in vita per puro miracolo o distorsione giuridica, si affidino le sorti di intere nazioni e dell’intera economia mondiale? Ovviamente no, non dovrebbe essere ammissibile, e se lo sarà, sarà solo perché la forma giuridica viene fatta prevalere sulla sostanza giuridica.

Veniamo però alla sostanza scientifica. Il primo punto è che sono del tutto senza significato visto che il virus non sarebbe mai stato isolato, e dunque non esisterebbe nessun marker realistico che ne supporti la presenza. Facciamo però finta di nulla. Vedremo che anche da questo punto di vista, i tamponi restano del tutto inaffidabili e privi di significato.

Uno dei problemi fondamentali è la continua mutazione del virus. Come scrive lo stesso Istituto Superiore di Sanità:

“…il virus infatti può mutare e nuove sequenze nucleotidiche depositate nelle banche dati possono rivelare se queste mutazioni possano a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace…È importante puntualizzare che per la diagnostica di questo virus emergente, con uno stato dell’arte in evoluzione, le reali prestazioni del dispositivo osservate possano differire rispetto a quelle determinate dallo studio iniziale delle prestazioni condotto dal fabbricante ai fini della marcatura CE, in uno stato dell’arte precedente.”

Se al GISAID, dove si raccolgono le sequenze geniche del SARS-Cov2, ci sono oltre 100.000 sequenze diverse, e aumentano costantemente, che valore ha un tampone messo a punto nel febbraio 2020 e utilizzato nel Luglio 2020, quando il virus era certamente mutato?

La gran parte dei tamponi in circolazione sono stati strutturati sul virus sequenziato dai Cinesi a Wuhan. Ma in Italia sono stati sia lo Spallanzani che il San Raffaele a fornire sequenziamenti genici diversi, tanto da poter dire che il virus presente in Italia sia notevolmente mutato da quello originale cinese.

Si è compreso che non solo il virus muta da continente a continente, da nazione a nazione, ma addirittura da provincia a provincia, e di fatto da persona a persona! Come afferma lo stesso ISS, “…queste mutazioni possono a loro volta rendere un particolare test meno efficace o addirittura inefficace”.

La costante mutazione del SARS-Cov2, tale da renderlo di fatto irriconoscibile, è stata confermata anche a livello internazionale. Insomma, se il virus muta costantemente, allora il test tampone è inutile, perché va a cercare un virus sempre precedente e sempre diverso rispetto a quello attualmente in circolazione.

Un altro grave problema è che l’affidabilità di tale metodica dipende dal numero di cicli che vengono usati per trovare il virus SARS-Cov2.

Il materiale genetico ottenuto con il tampone viene duplicato attraverso un procedimento chiamato Reazione a Catena della Polimerasi Inversa. Dopo diversi cicli di duplicazione il materiale originale viene amplificato di diversi ordini di grandezza!

Diceva il Prof. Stephen Bustin: “…il numero di cicli di per sé non è una buona misura…, quando sali oltre i 35 cicli, cominci a preoccuparti dell’affidabilità dei tuoi risultati…quindi, vuoi assicurarti che i tuoi risultati siano prodotti dai 20 a un massimo di 30 cicli…”.

E dato che la maggioranza dei tamponi sale fino e oltre i 40 cicli, ne segue che il loro risultato sia fortemente discutibile. In tal modo la PCR inizia a raccordare basi nucleotidiche in modo casuale.

Il dr. Remuzzi del San Raffaele, riferisce che: “…la positività nei tamponi dello studio del Mario Negri emergeva solo dopo 34-38 cicli di amplificazione. Ma più si amplifica, più il segnale si fa debole e incerto, facendo pensare a tracce di RNA virale ormai residuali e inattive. Niente infezione, insomma.”

In tal modo l’affidabilità DIAGNOSTICA dei tamponi sparisce del tutto. Ma in ogni caso il loro risultato viene usato per spaventare la gente e giustificare provvedimenti assurdi e senza alcuna reale giustificazione scientifica.

È assodato che il numero dei cicli è in media attorno a 38 e supera per un buon 40% quota 40. Questo significa che nella maggioranza dei casi i tamponi danno o risultati fantasma, o se anche “vedono” il virus, lo trovano in uno stato talmente indebolito da non costituire più nessun pericolo.

Questo significa anche che non c’è più nessuna motivazione per terrorizzare la gente con lo spettro dei positivi asintomatici, perché come minimo si tratta di individui incapaci di infettare alcunché. Ma la verità, come abbiamo compreso, è che i tamponi producono risultati senza nessun significato, risultati fantasma o comunque non indicativi della presenza del SARS-CoV2.

Per ultimo abbiamo il problema della mancanza di specificità. I coronavirus – a noi noti – in grado di infettare gli uomini sono 7. Abbiamo il 229E, NL63, OC43 e HKU1, responsabili del raffreddore e della comune influenza, che possiamo trovare ovunque! Poi abbiamo il MERS-CoV, il SAR-CoV e finalmente il famigerato SARS-CoV2.

I tamponi, come anche i test sierologici, sono ASPECIFICI, cioè non distinguono il SARS-CoV2 dagli altri coronavirus benigni che possono non determinare sintomi, oppure determinare un raffreddore o una banale influenza. Questo implica – visto che i coronavirus sono diffusissimi – che troveranno positivi al test fin quando vorranno in misura del livello di amplificazione!

Quindi si capisce il motivo per cui un presunto positivo “asintomatico” non è certamente infetto ma sarà con elevata probabilità, superiore al 90%, un falso positivo.

Aveva ragione Kary Banks Mullis, premio nobel per la chimica e scopritore della PCR, quando cercava, inutilmente, di convincere i suoi colleghi del fatto che il suo test non avesse in alcun modo valore diagnostico!

Bisogna dire basta a questa truffa epocale che sta distruggendo le nostre vite!

 

 

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