La Democrazia è una conquista, nessuno ce la regala

Si illudono quelli che pensano che basti fare un partito e vincere le elezioni

di Davide Gionco

Gran parte degli italiani attribuisce alla classe politica le responsabilità dei molti problemi del paese: la perdurante crisi economica, il malfunzionamento dei servizi pubblici, della sanità, della giustizia, la criminalità organizzata che in certe zone del paese fa quasi quello che vuole…
Gran parte degli italiani è convinta che questo accada perché i politici sono disonesti. E se non lo sono quando entrano nei palazzi romani, lo diventano in fretta. E’ questo il paradigma su cui si è costruito l’effimero successo elettorale del Movimento 5 Stelle.
In realtà ritengo che non sia vero che tutti i politici sono disonesti, anche se sono convinto che di disonesti ce ne siano non pochi. E’ molto più probabile che molti politici siano semplicemente mediocri. Ovvero non sono in grado di contrastare, nel loro compito di rappresentanza democratica, i molti “poteri più o meno occulti” che decidono le sorti del nostro paese.
I danni più gravi causati dalla “mala politica” non sono i soldi che i politici eventualmente rubano, ma sono le conseguenze di decisioni politiche sbagliate.

Facciamo un esempio: pensiamo ad esempio alla sciagurata decisione, presa alla fine degli anni 1990 da Romano Prodi e Massimo D’Alema, di privatizzare la rete delle telecomunicazioni ovvero Telecom Italia. La creazione di un monopolio privato su di una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del paese ha causato i seguenti danni: costi fissi eccessivi per l’uso della rete, che hanno danneggiato famiglie ed imprese; mancati investimenti sull’estensione in tutto il paese della fibra ottica, con grave perdita di competitività per le nostre imprese sui mercati internazionali e costi aggiuntivi a carico degli italiani causati da una rete inefficiente. Danni che sarebbero quantificabili probabilmente in svariate decine di miliardi di euro.

Nonostante questo gli italiani continuano ad essere convinti che l’importante sia avere politici onesti, mentre sulla competenza sono molto meno esigenti. Ma poi: competenza su che cosa?
I nuovi partiti che nascono sulla base di questa aspettativa sono convinti che per risolvere i problemi sia necessario:
1) Fare un partito e raccogliere il consenso.
2) Vincere le elezioni.
3) Andare al governo e cambiare il paese.

Se tutto fosse così semplice, anche se vincere le elezioni ovviamente non è semplice, l’Italia non si troverebbe nella situazione sempre più disperata in cui si trova.
La realtà è che a maggior parte dei problemi che abbiamo deriva dal perseguimento di interessi privati da parte di vari gruppi di potere a quali la politica non ha voluto o non ha saputo porre freno. In molti casi la politica non è neppure consapevole dei meccanismi attraverso i quali i gruppi di potere agiscono. Oppure non ha gli strumenti per intervenire, magari perché il potere decisionale è stato delegato a soggetti che sfuggono al controllo democratico, come la Commissione Europea, la NATO, la Banca d’Italia, gli accordi interbancari di Basilea, ecc.

La realtà è che la Democrazia non ce la regala nessuno. In giro è pieno di soggetti che tentano di operare a proprio vantaggio calpestando la sovranità popolare. Democrazia non è soltanto votare ogni 5 anni per delegare dei deputati a votare le leggi, ma è fare in modo che la volontà e gli interessi del popolo siano reamente al primo posto.
Se un partito non si preoccupa neppure di comprendere come funzionano i meccanismi di potere che interferiscono con la Democrazia, per tentare quantomeno di arginarli, sarà certamente destinato al fallimento politico. Non intendo dire un “fallimento elettorale”, ma intendo l’irrilevanza della sua azione politica, in quanto la gente continuerà a soffrire molte situazioni inaccettabili, senza che la politica sia di aiuto.

Proviamo a fare un elenco (non esaustivo): settori deviati della magistratura e dei servizi segreti, le televisioni che sono agli ordini di qualche “spin doctor”, la casta dei funzionari pubblici che servono solo i propri interessi, delega decisionale ad organizzazioni internazionali in cui le lobbies spadroneggiano, mafia, massoneria, la lobby delle banche, le multinazionali…

Oggi la nostra classe politica vede solo la situazione esterna, le conseguenze finali di cattive decisioni che spesso non sono state prese dalla politica, ma altri gruppi di potere. E sulla base di questa analisi superficiale legifera. Ma approvare delle buone leggi in Parlamento (cosa peraltro piuttosto rara) non è cosa sufficiente: è anche necessario agire affinché tali leggi vengano effettivamente attuate ovvero che la catena decisionale VOTO POPOLARE -> VOTO DEI DEPUTATI -> DECISIONI DEL GOVERNO venga effettivamente rispettata, senza che vi siano indebite intromissioni.

Dal punto di vista concreto questo significa che è necessario prima di tutto partire da una analisi approfondita di come oggi opera il cosiddetto “Stato Profondo” (negli USA chiamato “Deep State“) ovvero i gruppi di potere sopra indicati. Solo dopo avere comprese quelle dinamiche il Parlamento potrà fare delle leggi veramente efficaci per risolvere i problemi degli italiani. Diversamente si continuerà a fare leggi solo di facciata, piene di bei principi, ma che non sanno contrastare i meccanismi di potere che portano il Paese in altre direzioni.

Questa è una delle ragioni per cui opera il Centro Studi di Politica della nostra associazione Confederazione Sovranità Popolare, a cui la presente rivista è confederata.
Prima di agire è necessario pensare, studiare, analizzare per capire cosa davvero è necessario fare.
Dopo di che, se i politici sono onesti e (finalmente diventati) competenti, allora verranno prese le decisioni giuste per il bene del Popolo.

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