di redazione
Le pressioni del governo ucraino sono forti sia all’interno sia all’esterno dell’aula.
Durante l’udienza, seguita anche dal ministro dell’interno ucraino, Arsen Avakov, la corte ha riferito di aver ricevuto “da canali non tradizionali e di rito” una mail dal ministro della giustizia ucraino nel quale per questioni di giuristizione si fa notare che Markin, l’imputato, è cittadino ucraino. Ma Vitaly Markiv è anche italiano e, quindi, processabile in Italia.
Questa mattina, richiesto dal sostituto pg Nunzia Ciaravolo, in esame sono le nuove trascrizioni di alcune intercettazioni, un nuovo mistero, dato che il primo interprete incaricato ha denunciato di aver ricevuto delle minacce da sconosciuti e per il Tribunale di Milano non è stato facile individuare un interprete disponibile per la lingua ucraina, a Milano ed in Lombardia tutti si sono rifiutati. La frase riesaminata: “Nel 2014 abbiamo fottuto un reporter..”. Parole che sarebbero sfuggite al precedente perito, intimidito, “per problemi tecnici”
Contempraneamente all’apertura di un nuovo procedimento contro ignoti, per le minaccie all’interprete, sempre questa mattina è’ stata depositata la nuova traduzione di una registrazione di un colloquio in carcere dell’imputato. Era già catalogato come prova il brogliaccio trascritto dalla polizia giudiziaria (non dal perito per «ragioni tecniche») con una frase dell’imputato intercettata in un colloquio in cella, il primo luglio 2017: “Nel 2014 – avrebbe detto, – abbiamo fottuto un reporter ma lui era…”. Nella traduzione depositata la frase è stata trascritta così: «Nel 2014 è stato fottuto un reporter (…) loro vogliono cucirmi addosso tutto”.
Terminato il chiarimento sulle minaccie dell’interprete e l’acquisizione delle trascrizioni riviste, in aula a Milano il pg accusa il militare italo-ucraino: “Se non ha sparato lui i colpi di mortaio, ha concorso e contribuito materialmente ad aiutare chi li ha esplosi colpendo dei civili inermi”
E’ durato 3 ore l’intervento del pg “Markiv non è imputato per aver esploso direttamente i colpi di mortaio”, ma per aver “concorso e contribuito materialmente ad aiutare chi li ha esplosi colpendo dei civili, che erano in abiti civili e privi di qualsiasi arma». Lui, in particolare, ha utilizzato un mirino di precisione per osservare i movimenti e rice-trasmittenti con cui mandava «informazioni ai suoi commilitoni”.
La prova della sua «responsabilità», ha aggiunto il pg, «si forma con i tanti elementi che abbiamo e persino dalle testimonianze non attendibili ci arriva la conferma di cosa Markiv facesse nell’esercito ucraino”. Sono state trovate “in suo possesso”, ha detto ancora il pg, “immagini raccapriccianti sulle modalità in cui il conflitto veniva portato avanti con violazioni di qualsiasi convenzione, con civili tenuti incappucciati e persone buttate vive dentro una fossa”.
Il governo ucraino non ha mai smesso di sparare contro la memoria di Andrea Rocchelli è da oltre 6 anni che il processo subisce pressioni diplomatiche. Molti sono stati i tentativi di depistaggio a favore dell’imputato.
Nuova udienza quindi per il 23 ottobre, ancora alcuni aspetti da chiarire, uno importante in particolare, la responsabilità civile dello stato ucraino.
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