La Bielorussia con la Russia – nessuna ambiguità

La soluzione all'aggressione dei globalisti è l'Unione dei due Stati, Bielorussia e Russia

Bandiera dello Stato della Bielorussia. "Noi siamo uniti"

di Valery Korovin, Direttore del Centro delle Espertise Geopolitici, membro del Club Izborsk

Il presidente della Corte costituzionale della Bielorussia, a seguito della dichiarazione di Tikhanovskaya ha risposto in modo chiaro e deciso: “La Costituzione della Bielorussia non prevede la possibilità di creare enti pubblici o organizzazioni autorizzate ad esaminare i risultati delle elezioni presidenziali.” In questa risposta è molto chiaro cosa potrà delinearsi nel futuro molto vicino: l’unione con la Russia. Continua: “la creazione del Consiglio di coordinamento dell’opposizione è incostituzionale”

Elezioni come pretesto. Nonostante l’opposizione continui a considerare i possibili scenari per nuove elezioni in Bielorussia, va evidenziato che le elezioni, per molti esperti di politica estera, sono solo un pretesto per sostituire il governo attuale. Questa stessa strategia è già stata applicata in altri paesi, sfruttando anche l’utilizzo delle nuove tecnologie della comunicazione, con un solo fine politico, la creazione di un mondo unito sotto un’unica guida, quella dell’Occidente – E’ iniziato tutto nell’Europa orientale, poi nello spazio post-sovietico e poi in tutto il mondo: Hong Kong, nei dintorni della Cina, il mondo arabo e l’America latina.

Bandiera dell’opposizione dei (nuovi) neonazisti in Bielorussia

Nell’attuale situazione bielorussa, le elezioni, nel complesso, non centrano niente. Questa è solo una scusa e il tentativo di sostituire l’attuale governo sfruttando ed alimentando il malcontento e spingendo i cittadini verso lo scontro, anche violento, verso le istituzioni governative in modo particolare la presidenza. Molti di questi malcontenti e problemi esistono in qualsiasi paese, anche nelle società europee e americane e se osserviamo come e con quali strategie si sviluppano le rivoluzioni “colorate” promosse e finanziate da UE ed USA, tutto ci apparirà più chiaro e sarà più facile capire cosa stà accadendo in Bielorussia. In questo senso, possiamo immaginare, una rivoluzione pacifica, un colpo di stato di velluto, una rivoluzione “colorata”, comunque lo chiami, negli stessi Stati Uniti d’America. In America sono presenti tanti problemi che causano malcontento popolare facilmente da indirizzare contro l’attuale governo, con un semplice “click”. Lo stesso meccanismo vale per l’Europa, dove gli strateghi politici globalisti si sono stabiliti, spostandosi tra un regime post-sovietico dopo l’altro. Cioè, tutto può trasformarsi in un boomerang contro quei paesi che sono attivamente coinvolti nel rovesciare il governo legittimo in Bielorussia ed in altri paesi del mondo.

Sanzioni o guerra? L’Europa, rappresentata dai burocrati europei, minaccia regolarmente di volere applicare delle sanzioni contro la Bielorussia. Ma anche se vengono introdotte, in linea di principio non ha una grande importanza. Al contrario è importante che l’attuale élite europea agisca secondo un certo scenario inerziale creato negli USA ancor prima del presidente Donald Trump, da Obama e Clinton. Ma a differenza degli stessi Stati Uniti, dove l’anti-globalista Trump è ancora il presidente, in Europa il potere è nelle mani delle élite globaliste. 

I loro metodi preferiti per influenzare i governi restano ancora le sanzioni economiche, forme diaboliche di embargo. Eppure vale la pena notare che le sanzioni, generalmente strumento ad uso occidentale, non sono la peggiore forma di pressione da indirizzare dentro e contro la Russia. Una misura estrema per abbattere un governo è l’aggressione militare diretta e l’Occidente ha ripetutamente compiuto contro la Russia, o indirettamente attaccando militarmente un paese confinante con la Russia. A confronto della guerra, le sanzioni sono il minore dei mali. Quasi ogni cento anni negli ultimi mille anni, l’Occidente ha lanciato una campagna militare contro la Russia. La domanda sorge spontanea: è ora il momento in cui può accadere di nuovo? Sì, la storia mostra che l’Occidente, in un modo o nell’altro, di tanto in tanto ricorre alla guerra. E in questo senso, la Bielorussia – forse è davvero il “Casus belli”, e l’Occidente – la NATO o alcuni singoli paesi europei possono attaccare con forze militari la Bielorussia? Certo, questo è possibile se la Russia rinunciasse alla sua politica e quindi anche alla difesa militare della Bielorussia. Se l’Occidente capirà che la Bielorussia è sola, senza una forte e decisa politica, sostenuta dalla Russia ovviamente, l’invasione militare ci sarà, perché l’aggressione è la solita misura che l’Occidente usa sempre nei confronti degli Stati. Ma non appena la Russia dichiarerà inequivocabilmente di essere pronta a difendere la stessa Bielorussia, l’interlocutore non sarà più la politica ma l’Occidente dovrà trattare con l’esercito russo e come spesso la storia ci ricorda, l’Occidente si limiteà a sanzioni rinunciando all’aggressione militare diretta. Tutto questo accade da molto tempo, è una legge, non scritta in nessun trattato ma in vigore da secoli e secoli. E quando i russi – i Bielorussi sono russi – si confrontano con l’Occidente, sono consapevoli dell’aggressività nei loro confronti e se si mostrano deboli, l’Occidente entra in guerra ma quando si mostrano forti il tutto si limita alle sanzioni. Oggi, molti esperti politici notano che il processo di escalation dell’opposizione in Bielorussia inizia a diminuire, e che Lukashenko in questa situazione ne uscirà da vincitore.

Sostenitori di Lukashenko: salviamo la Bielorussia

Il ruolo della Russia. Il fattore Putin. Lukashenko, dall’inizio delle proteste non ha avuto paura e questo ha fortemente demoralizzato la protesta. Ma il principale fattore alla base del declino dell’attività di protesta è stato il ripristino dei contatti e della comunicazione, contatti quasi quotidiani, con il presidente della Russia Vladimir Putin. Il Presidente russo ha ripristinato il collegamento strategico tra Bielorussia e Russia, ribadendo che la Russia in questa situazione non si farà da parte. Nella prima fase delle proteste in Bielorrussia, la percezione degli esperti era diversa, la Russia, sembrava non interessata ad avere un ruolo strategico nella crisi in Bielorussia ed ha voltato le spalle al “papà”(sopra nome di Lucashenco). I diversi viaggi compiuti dal Presidente della Bielorussia a Washington, gli abbracci con il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, ed alcune frasi contro la Russia, hanno raffreddato molto i rapporti con Mosca.

Questa situazione ha condizionato l’Occidente creando l’illusione che la Bielorussia sia sola, senza alcuna difesa e quindi facile preda dei globalisti. Ma la ripresa dei contatti tra Lukashenko e Putin sono per l’Occidente un messaggio chiaro, la Bielorussia non è terra da invadere e la Russia è l’interlocutore principale per qualsiasi processo. Questa nuova situazione priva di ogni significato il sostegno alle azioni di protesta.

Come si svilupperanno gli eventi. Dalla storia degli ultimi due decenni sappiamo che i globalisti agiscono sempre con la stessa strategia. Quando il processo di protesta interna si intensifica, aumenta la violenza e gli scontri diretti con la polizia diventano sempre più violenti e a questo punto, le vittime sono inevitabili.

Per chi pianifica queste strategie, una o cento vittime non sono un problema, è parte stessa della strategia e lo abbiamo visto accadere proprio in Ucraina: le vittime definite “celesti”, la “sacra vittima”.

Quando la protesta svanisce, come avviene sempre nelle rivoluzioni “colorate” le soluzioni sono solo due, la prima: lo scenario diventa sempre più complicato, la seconda, gli aggressori devono ritirarsi, consapevoli che anche con il sangue non puoi raggiungere nessun obiettivo. Questo è successo in Bielorussia. Quando Lukashenko è apparso, armato di una mitragliatrice, circondato da funzionari della sicurezza, pronto a difenderlo “fino alla fine ”, è diventato chiaro che questo bielorusso era pronto allo scontro. In questa situazione, l’Occidente ha scelto di ritirarsi, dando inizio ad un lungo assedio, attivando le sanzioni, minacce, pressioni legali e preparazione di una nuova fase di tensione, tutto come è scritto nei manuali – aumento della violenza, creando terrore e paura di una guerra civile. Ma non subito, dalle prossime elezioni, fino ad una nuova destabilizzazione.

Creazione dello Stato dell’Unione – come panacea contro l’aggressione dei globalisti.

Ma quale sarà la posizione di Lukashenko quando tutto questo finirà a suo favore? Guarderà più alla Russia o continuerà la sua “politica multi-direzionale”, che quasi lo ha portato alla sconfitta. Questo problema preoccupa molti, non solo in Russia, ma anche in Europa. Una cosa è chiara: la “politica multi-direzionale” è la fine sia di Lukashenko che della Bielorussia. Esattamente questa ambiguità crea la possibilità che l’Occidente entri in Bielorussia, separandolo dalla Russia mettendolo sotto il suo controllo strategico. L’unico toccasana, l’unico modo per mantenere la loro sicurezza, sovranità, integrità, migliorare lo sviluppo, è inequivocabile, la Bielorussia deve orientarsi, deve guardare verso la Russia. La soluzione è la creazione dello Stato dell’Unione nel quadro di un unico spazio di civiltà eurasiatico. In altre parole, l’unificazione con la Russia. Oppure, inizialmente, creare strutture sovranazionali a tutti gli effetti preservando la sovranità e l’autonomia politica della Bielorussia, con una unica moneta, il rublo, e la creazione di un parlamento e governo unico. Cioè, strutture di integrazione a pieno titolo, comprese le infrastrutture militari e di sicurezza a tutti i livelli. Tutto ciò escluderà completamente qualsiasi invasione dall’Ovest alla Bielorussia. Qui non c’è altra opzione.

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1 Commento

  1. tutte repubbliche sono indebolite dopo tradimento dei Gorbaciov. Maggior parte del popolo hanno votato SI per URS

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