di Stella Khorosheva
Non è un segreto che tutti sogniamo su ugualianza, come non è un segreto che il Dio sa scherzare.
Come la mettiamo, col titolo? Mettiamola come una ricetta, o se volete un cocktail da shakerare. Certamente il titolo “Dio creò la donna” è monco, è una frase ellittica che va completata. In tutte le Vulgate della Bibbia che, solitamente confliggono tra loro, su questo punto cè una concordia totale: Dio creò la donna, la femmina, ma non direttamente ma con la costola di Adamo e quindi fate voi, anzi voi non potete fare niente, dovete prima cambiare la grammatica. A me insegnarono, come a voi, a scuola che i generi sono due maschile e femminile e anche un genero neutro. L’ho presa alla larga? Parafrasando Lacan, se il sogno si struttura come un linguaggio, sarà cosi anche per la Bibbia e in Zoologia? Aha! La struttura, la struttura, vogliamo decostruirla? E poi ricostruirla come fece il buon Dio che dalla costola decostruita ne fece venir fuori Eva? A voi l’ardua sentenza. E non voglio parlare a proposito di trans-gender, di autoctisi, di partenogenosi, termini autorevoli, puntuti, eruditi che però appesantirebbero queste mie “nugae”, e comunque, non sostutierebbero mai col nome, uno fra questi, la voglia matta di un maschio verso la femmina o per meglio dire di una metà verso l’altra – Plato dixit -, e che cosa ci rimane? Il neutro? Possiamo solo dire, come per ogni non-essere, che ogni negazione è una affermazione.
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