di Alberto Marabini
Un giorno, guardandoci alle spalle, scopriremo che il periodo storico della democrazia borghese non è stato per nulla democratico. Che la politica e i parlamenti sono stati una sorta di Panem et Circenses che si offre come paravento a quella commistione di ceti dominanti, gran commis di Stato, malavita e interessi finanziari la cui oligarchia ha rappresentato la reale sostanza del regime dominante in Italia.
Scopriremo che i grandi proclami per cui la sovranità appartiene al popolo erano solo parole roboanti e che nonostante la retorica populista sui “politici” le elezioni sono state poco più̀ di un concorso di bellezza, di Reality Show ad eliminazione ante litteram in cui la gente vota il più̀ bello, il più̀ simpatico, con la vaga illusione di contare qualcosa ma senza minimamente intaccare sul serio la sostanza del vero Potere.
Che nonostante i paroloni proferiti dai Soloni dello Stato nella amministrazione dello stesso c’è stato poco di onorevole e dignitoso, lasciamo stare democratico.
Ce lo diranno le grandi questioni per cui quasi mai i governi hanno fatto ciò che avevano promesso e la Costituzione è stata costantemente disattesa ma soprattutto ce ne accorgeremo per le piccole cose, i piccoli soprusi quotidiani, vedendo come questa commistione di poteri potendo decidere con la massima discrezionalità sul destino di una pratica, su quanto rapidamente avrebbe potuto lasciare o non lasciare una scrivania o sul suo insabbiamento, potendo contare sul massimo della impunibilità e della mancanza di controlli, sulla mano che lava l’altra, possa decidere sui destini di una singola persona rubandole mesi se non anni di vita, serenità̀ e lavoro, schiacciandola e facendola a pezzi.
E proprio nella prospettiva del piccolo si inserisce la storia esemplare di Nadia Gentilini che con il supporto di un’enorme mole di evidenze documentali ci racconta in modo secco e diretto, facendo nomi e cognomi, la sua storia di imprenditrice nella Liguria delle n’drine arrivata a scontrarsi contro questa commistione assoluta fra politica, magistratura, sistema bancario, criminalità e corpi intermedi dello Stato.
Raccontando lo Stato per quello che è: un’enorme associazione mafiosa dove il falso ideologico é la norma, la terzietà delle istituzioni una buffonata, la legge abilmente piegata per i propri scopi e il cittadino una vittima devastata e annientata nella propria solitudine e impotenza di fronte a forze oscure che agiscono alle sue spalle nella totale mancanza di trasparenza.
Un testamento democratico che sembra quasi voler lasciare una traccia prima che dalle continue minacce ricevute in questi anni si passi ai fatti che è venuto alla luce grazie al supporto la Federcontribuenti di Marco Paccagnella, conosciuto attraverso l’amicizia con un altro testimone di giustizia e vittima di Mafia, Pino Masciari, e nonostante il silenzio colpevole e colluso delle istituzioni per cui anche dal M5S di cui Nadia è stata attivista il messaggio che arrivava era “Abbiamo le mani legate”, “Non ce lo lasceranno mai fare”, sottintendendo in tutta la loro ipocrisia la presenza in Italia di un potere più forte dello Stato a cui si sono sottomessi.
Dopo Io Sono Il Potere, un altro testo uscito di recente con cui questo libro virtualmente fa il paio raccontando la stessa storia dalla prospettiva del “basso”, questo è un altro libro che dovremmo aiutare a far divenire un piccolo caso letterario.
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