di Ilenia Sbrugnera
Tra i principali obiettivi dello sviluppo sostenibile figura il welfare, ovvero un sistema di servizi atto a tutelare l’invecchiamento della popolazione e l’accessibilità alle cure da parte delle fasce marginalizzate. Le tecnologie robotiche, la telemedicina e l’intelligenza artificiale possono aiutare ad affrontare queste sfide.
Ma come si può facilitare la diffusione delle tecnologie ad alto impatto sociale, volte ad una distribuzione più equa della qualità della vita? Ci viene in aiuto la robotica, che può diventare sociale, consentendoci così di affrontare la complessità delle problematiche attuali.
Viviamo in una nuova era, quella in cui i robot sociali escono dalla fabbrica e vengono ad abitare in mezzo a noi, nelle nostre case, nelle strade, dentro il nostro stesso corpo. Entro la fine del 2021, infatti, si stima che saranno ben 42 milioni quelli finalizzati al servizio e all’assistenza domestica o personale venduti nel mondo. E l’Italia- con la sua popolazione così longeva- di conseguenza potrà diventare un laboratorio ottimale per inserire la tecnologia (anche) nel sistema socio-sanitario.
È un piacere parlare con Daniele Lombardo uno dei fondatori della Behaviour Labs, startup innovativa con sede a Catania nata con lo scopo di dare un’anima a robot umanoidi.
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Daniele, Behaviour Labs è una realtà pensata anche per bambini con delle difficoltà. Quanto ha inciso la sensibilità personale sulla nascita di tutto questo?
Moltissimo, da sempre abbiamo desiderato che la tecnologia in generale e la robotica in particolare potessero essere utili all’interno della nostra società, anche per chi ha delle esigenze speciali. A tal proposito, abbiamo preso spunto dal motto di Patch Adams “Quando curi una malattia puoi vincere o perdere. Quando ti prendi cura di una persona, vinci sempre”.
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Decidere di abbandonare la tranquillità di un posto sicuro per dare vita a questa bellissima iniziativa presuppone una forte motivazione. Ce ne parla?
Sia io che mio fratello Marco abbiamo cambiato lavoro, lasciando un posto da dipendenti, per rischiare in prima persona e diventare così artefici del nostro destino. La motivazione ed il desiderio di creare un nostro progetto di robotica sono stati la spinta decisiva, il nostro motore degli ultimi anni.
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Cos’è la piattaforma roboMate?
RoboMate è la prima piattaforma in commercio dedicata ai social robot umanoidi. Totalmente inventata e sviluppata da noi di Behaviour Labs, è in grado di renderne semplice ed efficace il loro funzionamento all’interno della terapia dei deficit del neurosviluppo e della didattica innovativa ed inclusiva. Migliorando, quindi, sensibilmente la curva di apprendimento e l’inclusione di tutti i bambini.
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Le riporto una definizione del Ministero della Salute: “L’autismo è un disordine neuropsichico infantile, che può comportare gravi problemi nella capacità di comunicare, di entrare in relazione con le persone e di adattarsi all’ambiente.”
Alla luce di tutto questo, quindi un robot potrebbe essere anche un mediatore nel gestire e nell’affrontare problematiche e terapie (anche) infantili. Secondo lei perché la risposta dei bambini migliora se vengono utilizzati i robot?
Il robot è un catalizzatore dell’attenzione, nonché un efficace motivatore: i bambini si divertono e nel frattempo imparano, mentre giocano ed interagiscono.
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Un robot potrebbe essere un sostituto o un valido ausilio per gli operatori? E nel concreto quali informazioni riesce a memorizzare?
Il robot è un ottimo ausilio e supporto per medici, terapisti, operatori, genitori e insegnanti, ma non è mai un sostituto. RoboMate e i social robot sono in uso da anni in diverse strutture sanitarie e scolastiche ed i risultati attuali sono ottimi ed incoraggianti.
Queste tecnologie sono in grado, infatti, di stimolare i bambini secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, proponendo al tempo stesso curricula sanitari e didattici specifici. Senza contare che memorizzano le interazioni ed i risultati dei giovani soggetti che li utilizzano, (di)mostrando così l’andamento del trattamento e la reale curva di apprendimento.
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Se considerassimo un robot una sorta di mediatore didattico, fino a che età sarebbe possibile utilizzarlo?
Il robot è anche un mediatore didattico in classe. Ad oggi lo stiamo utilizzando dalla scuola materna alle superiori.
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Ci spiega cos’è la parte interattiva e in cosa consiste l’idea della scuola senza pareti?
La parete interattiva è una soluzione basata sulla realtà virtuale immersiva, ma non invasiva. Nel concreto, attraverso un proiettore o tramite un grande TV vengono simulati degli scenari virtuali dove il bambino sperimenta nuove dimensioni di apprendimento attraverso il gioco.
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Ultima domanda. È d’accordo con la frase: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una tecnologia diventano per tutti”?
Si. Questa frase è stata il nostro “credo” da sempre, nonché la motivazione di fondo che ci ha spinto a realizzare il nostro progetto.
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