Emergenza 1
Come dice Nino Galloni:
Il virus contagia tutti, giovani e
anziani, ovvero anche l’80% della popolazione ma i sintomi si manifestano nell’1
per mille e poco più. Di questi, in Italia parliamo di 600.000 casi, il 10% ha
bisogno di cure; quando il governo realizza che non ha 60.000 posti in ospedale
e l’incognita è il numero di quelli che morirebbero soffocati senza cure
appropriate, scatta l’allarme politico sociale. Ha fatto così nel giro di pochi
giorni la Germania, e Francia idem. Rallentando il contagio si salvano vite,
anche di giovani ma i tempi della guarigione sono più lunghi di quelli dell’incubazione
e del passaggio dai primi sintomi (di tipo influenzale) a quelli specifici,
urgenti e gravissimi: quindi si dovrebbe lavorare non solo sul contenimento del
contagio ma anche sul rafforzamento di chi ha sintomi iniziali onde evitare che
il virus passi dalle prime vie aeree ai polmoni. Questo è strategico!
Emergenza 2
Sta montando un’enorme crisi di
liquidità nel senso che stiamo andando incontro al blocco totale delle transazioni economiche. È una reazione a catena, potenzialmente esplosiva,
che appare inarrestabile. Man mano che il blocco delle attività produttive
avanza inesorabile tutto rallenta e poi si ferma. La velocità di circolazione
della moneta tende a zero. I lavoratori non più in grado di svolgere le proprie
mansioni smettono di essere pagati, gli ordinativi ai rifornitori vengono
bloccati, disdette in tutti i settori, intere filiere paralizzate. I lavoratori
più colpiti ovviamente quelli flessibilizzati e precarizzati che vivono di
lavoro “a scadenza” assunti quando va bene per un trimestre o meno e
poi licenziati, che non hanno risparmi… una condizione di povertà relativa in cui si trovano 10 milioni di italiani!
La domanda interna crolla. I rapporti di import export ridotti al lumicino.
Stiamo andando incontro alla paralisi dell’intero sistema produttivo a velocità
crescente. È la fine della globalizzazione come l’abbiamo conosciuta. Il mercantilismo tedesco in atto da due decenni grazie ai vincoli europei è
improvvisamente divenuto non più praticabile. Tutto è collegato con tutto. L’intero sistema dei pagamenti si sta paralizzando a velocità crescente.
Il verbo pagare
contiene la radice pace, ebbene, oggi non è possibile alcuna quietanza perché è sempre più difficile la
pacificazione risultante dal pagamento di quanto dovuto. Tutto rallenta e
inesorabilmente tende a fermarsi… Le rate sospese di mutui, prestiti, ecc.
rischiano di mettere in crisi il sistema bancario. In questo scenario da crisi
sistemica il bail-in ossia la partecipazione
dei risparmiatori ai rischi di impresa svela la sua criminale, premeditata,
pericolosità. Il sistema bancario, infatti, è stato messo in condizioni di
utilizzare il denaro dei propri correntisti nel caso di fallimento e di
finanziarsi con esso. Si ricordi che i risparmi italiani, secondo i dati della
Banca d’Italia, ammontano alla ragguardevole cifra di 4300 miliardi. Chi si
crogiolasse pensandosi al sicuro perché nel proprio conto corrente dispone meno
di 100 mila euro sappia che
La legislazione dell’UE
garantisce che tutti i depositi fino a € 100.000
sono protetti attraverso il sistema nazionale di garanzia dei depositi (DGS), in caso di fallimento di una banca. Tuttavia, i DGS nazionali
possono essere vulnerabili a grandi shock locali.
e che a livello dell’Unione bancaria
Il sistema si svilupperà in
diverse fasi e i contributi dell’EDIS
(Sistema europeo di assicurazione dei depositi) aumenteranno progressivamente
nel tempo. Nella fase finale dell’istituzione
dell’EDIS, la protezione dei depositi bancari sarà interamente
finanziata dall’EDIS, sostenuta da una stretta
cooperazione con i DGS nazionali
nella speranza che la fase finale non arrivi quando ormai i buoi
saranno scappati… Anche senza voler pensare a cosa succederebbe nel caso di
crisi sistemica, con fallimenti a catena del sistema bancario, vanno
preventivati i possibili attacchi al risparmio italiano da impiegare piuttosto quale risorsa spendibile
per il finanziamento dei grandi investimenti a maggior ragione oggi nel tempo
del coronavirus come consigliato saggiamente da Guido
Grossi.
Il decreto governativo appare come il tentativo patetico di porre rimedio
al deserto che avanza inarrestabile con un annaffiatoio da giardino
condominiale. Ancora più tristi o meglio criminali le ipotesi di ricorrere al
fondo salva stati. Il fondo salva stati (MES), a causa dei vincoli capestro che contiene,
dovrebbe semplicemente essere chiuso restituendo ai Paesi che l’hanno
finanziato quanto vi avevano destinato (60 miliardi nel caso italiano!).
Ricorrere ai finanziamenti del fondo monetario internazionale (variante globale
del MES) ci ridurrebbe alla stregua di quei paesi in via di sviluppo che vi
sono stati costretti incorrendo negli ormai famigerati piani
di aggiustamento strutturale che hanno bloccato l’evoluzione della
loro economia, dello stato sociale e civile, contribuendo piuttosto al loro
sfruttamento sistematico. In pratica tagli ai servizi pubblici tra cui la sanità
oggi in estrema difficoltà e previdenziali (bocciatura quota 100), maggiori
imposte (Iva maggiorata), austerity ecc.. Questa “soluzione“, farebbe lievitare
immediatamente il rapporto debito/pil e di conseguenza il costo del servizio a
debito. Le manovre in atto (Lagarde, Holzmann) a discapito del nostro paese
hanno fatto lievitare lo spread, che misura la sfiducia dei mercati rispetto
alla solvibilità del sistema Italia, a valori altissimi.
Gualtieri, in particolare, col
pretesto di attutire le conseguenze economiche della crisi chiede l’applicazione
del MES come se l’Italia fosse un paese in bancarotta e nessuno fosse più interessato
a comprare i suoi titoli malgrado
«ll capo dell’ESM Klaus Regling ha ricordato lunedì sera
che attualmente non esistono condizioni essenziali per l’avvio di un programma
ESM. Al momento, ha affermato Regling, tutti i paesi dell’euro hanno pieno
accesso ai mercati finanziari e a condizioni abbastanza favorevoli.»
I mercati reagiscono immediatamente, come era prevedibile. Temendo per
la solvibilità dell’Italia fanno registrare un ulteriore innalzamento dello
spread BTP/Bundt a 320 punti e tasso di interesse dei BTP sopra il 3%! Spread
su, borse giù, hanno infine convinto la Lagarde a fare ammenda e a varare il il ‘Pandemic Emergency Purchase Programme’ 750 miliardi di
moneta BCE, con cui orientare e condizionare le scelte economiche e politiche e
calmierare i mercati finanziari comprando sul mercato secondario titoli
pubblici e privati, inclusi quei titoli di debito come i prestiti a breve e
altri che tengono in vita molte aziende messe a dura prova dalla pandemia in
corso.
Dobbiamo piuttosto reimparare a non
chiedere più liquidità indebitandoci con soggetti non residenti ma restituire al debito pubblico la sua funzione
virtuosa originaria. Ricorrere ai mercati finanziari esteri avrebbe
senso solo se fossimo in grado di inaugurare finalmente una stagione a tassi
sottozero come è cominciato ad avvenire in certi paesi. Perché questo possa
accadere abbiamo bisogno di ricostruire velocemente il nostro Paese ridando,
nel contempo, in mano al Tesoro, le redini del tasso di interesse. Man mano,
infatti, che gli Stati imparassero a riprendersi la loro sovranità e ad
esercitarla per affrontare l’emergenza, e più in generale la
ricostruzione/riconversione dell’economia, essi sarebbero proporzionalmente
percepiti come un porto sicuro. Gli investitori saranno, di conseguenza,
disposti a pagare pur di non continuare a rischiare i loro investimenti nella
tempesta finanziaria perfetta che li sta coinvolgendo in misura in misura
crescente.
Infine, solo il ritorno massiccio a
strumenti monetari non a debito, già sperimentati in passato come i biglietti
di stato e la moneta fiscale potranno permettere di affrontare adeguatamente le
grandi emergenze da cui saremo altrimenti travolti. Solo un piano di
salvataggio destinato all’economia reale di entità proporzionalmente pari a
quello mobilitato dalla Germania può sperare di arrestare i pericolosi processi
in atto catalizzati dalla emergenza sanitaria covid-20.
Il Governo tedesco è stato, infatti,
il primo a dichiarare che il re è nudo incoraggiando famiglie ed imprese con la
promessa di prestiti «illimitati», a partire
da una disponibilità di 550 miliardi di euro,
praticamente un quarto del loro reddito nazionale, che peraltro non
appesantiranno il debito pubblico tedesco (1).
Moneta non a
debito quindi che servirà ad
affrontare le calamità e i problemi di cassa dovuti alla pandemia di
coronavirus, nel mentre procederanno alla ri-nazionalizzazione di settori
strategici, gli stessi che in Italia, in questi giorni, sono offerti al
peggiore offerente sui mercati finanziari che sono stati lasciati liberi di
speculare al ribasso (2).
In pratica cade
il velo dell’ideologia l’ordoliberista che ci ha ammorbato in questi
ultimi decenni con vincoli e restrizioni che hanno impedito ai governi e ai
parlamenti dell’Unione l’esercizio della democrazia e della politica economica.
Il ministro delle finanze Olaf Scholz
in tandem con il ministro dell’Economia Peter Altmaier, in aperta violazione
(per Germania e Francia non è mai stato un problema) di qualsiasi vincolo di bail outricorrono
apertamente agli aiuti di Stato. Tengono, piuttosto, a sottolineare che si
tratta di un what ever it takes fatto
in casa: «Non esiste un limite massimo, questo è il
messaggio più importante»
La Merkel fa sentire la
presenza dello Stato con aiuti miliardari giustificati dall’eccezionalità della
sfida posta dal virus che rappresentando qualcosa di «inedito» necessita di «tutte
le forze» per combatterlo compresa la rimozione dell’ossessivo mantra del pareggio di bilancio:
«Come si
vede noi, come governo e come Laender, faremo tutto ciò che è necessario, tutto
quello di cui la Germania ha bisogno».
Sull’altro versante la Commissione
Ue, per bocca della sua presidente, Ursula von der Leyen, annuncia la flessibilità del
Patto di Stabilità, pronta a sospenderne le regole: «Massima flessibilità» nell’applicazione
del Patto di Stabilità e per gli aiuti di Stato destinati a far fronte
alle conseguenze del coronavirus:
«La
Commissione Ue è pronta a proporre al Consiglio di attivare la clausola di
crisi per accomodare un sostegno fiscale più generale. Questa clausola – in
cooperazione col Consiglio – sospenderà gli aggiustamenti di bilancio
raccomandati dal Consiglio in caso di recessione severa della zona euro e della
Ue»
La von der Leyen, forse per rimediare all’impennata dello spread,
oltre il livello 200, causato dalle dichiarazioni della Lagarde, sembra voler
controsterzare violentemente, spingendosi a dichiarare che una parte del debito
italiano, quello detenuto dalla BCE presso le banche centrali dei singoli paesi
dell’Unione possa essere cancellato, consolidato! Ricordiamocene…
Il virus ha già ucciso l’Unione
europea?
A cosa può ancora
servire che la Unione Europea stia ancora formalmente in piedi se non per
imporci i suoi vincoli, divenuti in questo stato di cose del tutto
impraticabili, e il MES, grazie ad un governo del tutto prono persino in questa tragica
congiuntura, e a commissariare il paese, rubarci quanto di buono ci rimane
ossia moltissimo, come già accaduto non solo in Grecia, e liberarsi definitivamente di noi.
Non possono non venire in mente le parole di Mario Monti che diventano
ancora più comprensibili nel contesto attuale:
«Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi, e di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata»
Il cigno nero vola alto nei cieli del mondo
Del crollo borsistico si
gioveranno soltanto i grandi hedge fund (2)
in grado di speculare al ribasso, in grado cioè di guadagnare dai cali
borsistici conseguenti all’inevitabile sgonfiamento della bolla finanziaria
montata a dismisura dai fiumi di denaro di banca centrale che l’hanno pompata
nel tentativo di tenere in piedi il castello di carta finanziaria senza regole
e sempre più pericolosamente disgiunto dall’economia reale. Ci saranno grandi
trasferimenti di ricchezza, anche reale, di cui si avvantaggerà la solita
aristocrazia finanziaria che si farà ancora più ricca e potente a discapito di
milioni di piccoli investitori. Per il resto avverrà un salutare riequilibrio,
seppure traumatico fra gli utili reali delle società e gli indici borsistici.
In
sintesi
La malattia ormai cronica che
affligge la nostra economia è oggi in fase di grave acutizzazione. È necessario
evitare tutte quelle scelte che negli ultimi decenni ne hanno causato il
peggioramento progressivo, adottando finalmente quelle strategie in grado di
curarla e riportarla nel minor tempo possibile in piena salute, prima fra tutte
l’uso di moneta non a debito, che permette di operare investimenti in grado di
mobilitare tutte quelle risorse normalmente sprecate finalizzandole alla
costruzione di bene comune, non peggiorando, e anzi migliorando i conti
pubblici.
Emergenza
3
Come recita la nostra Costituzione,
non a caso all’articolo che precede tutti gli altri: L’Italia
è una Repubblica democratica, FONDATA SUL LAVORO.
La
sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
La ricchezza
la costruisce il lavoro…
Emiliano Brancaccio ha ricordato
qualche giorno fa una celebre frase di Marx: “Se una
nazione sospendesse il lavoro, non dico per un anno, ma anche solo per un paio
di settimane, quella nazione creperebbe. Questo lo sa anche un bambino”
Ecco allora l’emergenza delle
emergenze. Dobbiamo trovare il modo di tornare al lavoro il più presto
possibile sapendo cosa è più urgente fare
anche perché già prima dello scoppio dell’emergenza covid la nostra economia
era in stallo e che lo stato di coma in cui rischia di entrare potrebbe rivelarsi
fatale. La distruzione rapida e progressiva del tessuto produttivo scatenerebbe
fenomeni di inflazione sui prezzi di quei beni necessari divenuti scarsi perché
non più prodotti a sufficienza… Stessa cosa per tutti quei beni e servizi che
siamo stati soliti importare e che il blocco dell’import o le delocalizzazioni
selvagge hanno reso oggi non più disponibili. La sostituzione delle
importazioni dovrebbe estendersi a tutti quei prodotti che possiamo produrre
localmente con grande vantaggio dell’economia locale e interna così come dell’ambiente
minimizzando i trasporti necessari. L’incentivazione alla produzione locale,
regionale su scala Nazionale può essere ottenuta grazie a quei circuiti di
credito commerciale come il sardex che funzionano adottando il sistema della camera
di compensazione che utilizza la moneta quale unità di misura (unità di conto)
del valore dei beni e dei servizi scambiati, in grado di velocizzare
enormemente la frequenza degli scambi all’interno della rete di mutuo credito.
Una tale organizzazione ha, oltretutto, l’effetto virtuoso di costituire una
barriera a tutti quei prodotti prodotti veicolati dalle multinazionali che
continuerebbero ad avere una via d’accesso privilegiata perché mediata dall’e-commerce.
È fondamentale avere la
consapevolezza che nessuna immissione monetaria, anche se virtuosamente non a
debito, risulterà in grado di mobilitare la costruzione della ricchezza e la
ripresa, se nel frattempo il tessuto produttivo risultasse seriamente
danneggiato innescando piuttosto fenomeni inflazionistici esattamente come
accaduto nel dopoguerra a Weimar. In questo caso i tempi di ripartenza dell’economia
sarebbero assai più lunghi, legati alla ricostruzione del sistema produttivo
pubblico e privato. Ecco una motivazione importante ad agire presto e bene
nella giusta direzione
La
riconversione dell’economia
È, perciò, quanto mai urgente e
necessario lanciare un grande piano di investimenti su tutto il territorio
finalizzato prima di tutto alla risposta ai bisogni interni anche attraverso un opportuno piano di riconversione dell’economia che abbandoni
il primato dato alle esportazioni a cui ci siamo lasciati costringere dai
vincoli Ue.
In estrema sintesi, la riconversione
dovrebbe abilitarci a produrre in casa tutti
quei servizi e prodotti che ci hanno reso vulnerabili rispetto all’emergenza
sanitaria in corso, mirando in generale alla sostituzione
delle importazioni ovunque possibile e limitarci alla esportazione delle eccedenze, abbandonando quel
modello economico che ha sinora trovato i suoi equilibri nella continua ricerca
della massimizzazione ad ogni costo delle esportazioni. Servizi pubblici di
qualità per tutti, salvaguardia, tutela e fruizione dei beni comuni, conquiste
sociali, civili e culturali, protezione della salute e dell’ambiente,
efficienza della rete idrica, della rete dei trasporti locali e nazionali, buon
funzionamento della giustizia, pieno impiego, devono tornare a essere
considerati il risultato virtuoso di un sistema economico. La misura tangibile
del suo successo.
Un grande piano per le infrastrutture
ormai al collasso, un piano energetico finalizzato alla transizione dal fossile
alle rinnovabili, un piano nazionale per affrontare il dissesto idrogeologico,
la ricostruzione dei centri storici colpiti dal terremoto, la messa in
sicurezza sismica del patrimonio edilizio nazionale privato e pubblico, un piano
di assunzione nella pubblica amministrazione ponendo finalmente fine alla
stagione del blocco del turnover, un piano di investimenti nella istruzione,
scuole, università, ricerca pubblica, rimessa in opera delle grandi imprese
pubbliche, a partire da quelle farmaceutiche sino alle ricostruzione di quella
rete di banche pubbliche svendute e privatizzate negli anni ’90. Dobbiamo
arrestare lo smantellamento del servizio sanitario invertendo la tendenza
pericolosamente in atto mirando alla riapertura dei piccoli ospedali, al
ripristino dei posti letto tagliati, alla riapertura di interi reparti e alla
formazione e riassunzione di tutto quel personale sanitario mancante ma
strettamente necessario. Investimenti massicci nella sanità pubblica, sia per l’ordinarietà
che per l’emergenza. Nella fattispecie, l’emergenza, tra l’altro, impone l’apertura
di un centro di ricerca italiano che si occupi di isolare e studiare il virus
suggerendo l’adozione di giuste contromisure da adottare contro il virus e non
in obbedienza alle lobbies farmaceutiche secondo la proposta/documento promossa meritoriamente da Nino Galloni.
È altresì doppiamente urgente e non più rinviabile un grande piano di investimenti per il Sud, la valorizzazione delle zone periferiche del nostro paese sempre più marginali e in stato di abbandono così come delle zone montane;
È importante rimettere al
centro l’orizzonte costituzionale del pieno impiego e il ripristino del welfare
universale. La Costituzione ci indica gli strumenti per raggiungere tali
obiettivi di civiltà percepiti oggi come un lusso che non possiamo più permetterci.
Solo alla spesa militare non abbiamo mai voluto rinunciare quella sì sempre
crescente e a livelli ormai insostenibili. Oggi possiamo dire che “andrà tutto
bene” se sapremo riconvertire il più in fretta possibile il sistema militare in
sistema di welfare universale, in sistema di protezione civile. Dal warfare al welfare ritirando i nostri militari
impegnati in tutte quelle missioni militari (37 in 22 paesi diversi) al di
fuori del territorio nazionale…
Dobbiamo tornare a lottare contro la
crescita della diseguaglianza e della povertà. Si pensi che mentre la Cina con
il suo miliardo e 380 milioni di abitanti ha quasi sconfitto la povertà diminuendo
i casi al di sotto della soglia della povertà, in 7 anni, dal 2012 al 2019, da
98 milioni a 5 milioni e mezzo, da noi i poveri assoluti sono ormai 6 milioni,
il 6% della popolazione, mentre i poveri relativi arrivano a 10 milioni, valori
destinati a rapidissima crescita se non sapremo intervenire nel modo più opportuno
nel breve termine.
Teniamoci ben stretto il controllo su quel residuo di impresa pubblica che ci è rimasta. Non cediamo a nessuno il controllo di Eni, Enel, Finmeccanica, CDP ecc.; semmai invertiamo la rotta e procediamo verso la loro socializzazione. L’avvoltoio franco-tedesco non aspetta altro che mettere le mani sul nostro settore turistico e quello agroalimentare; anche il patrimonio artistico secondo molti sarebbe più tutelabile nei loro musei (si ricordi, ad esempio, la cessione alla inglese bridgeman, da parte del governo Gentiloni, del 50% dei diritti d’autore sulle immagini d’arte dei nostri musei) (5), tutto a prezzi di fallimento come già accaduto in Grecia che si è trovata nella condizione di dover cedere intere isole, villaggi turistici, porti e aeroporti mentre abbatteva lo stato sociale. L’Italia fa gola essendo un piatto assai più ricco da continuare a razziare.
Dovremmo immediatamente
puntare, in estrema sintesi, su economia interna, esportazione delle eccedenze
e moneta pubblica non a debito per evitare il nodo scorsoio dei mercati
finanziari. I biglietti di stato o statonote già sperimentati negli anni ’70 da
Aldo Moro con la consulenza economica di Federico Caffè, quale moneta legale,
sovrana, non a debito, a circolazione interna, che nessun trattato europeo può impedirci
di emettere, può essere usata per finanziare la spesa sociale di cui
necessitiamo e mobilitare finalmente tutti i fattori produttivi inespressi del
nostro paese senza peggiorare i conti pubblici anzi migliorandoli. I
certificati di credito fiscale potrebbero affiancare le statonote promuovendo
investimenti e manovre espansive consentendo il superamento dei vigenti vincoli
di bilancio.
È appena il caso di dire che tutti
nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa, da subito, comprando, mangiando e
viaggiando italiano.
La ribellione contro le élite deve essere agita a più livelli contemporaneamente. Dobbiamo impedire che siano ancora loro a gestire la finanza degli stati creando le condizioni per un ritrovato esercizio della sovranità a cominciare da quella monetaria sino a quella politica ed alimentare. A livello internazionale è necessaria una nuova Bretton Woods che riformi il sistema dei pagamenti internazionali e abbandoni finalmente il paradigma vigente fondato sulla liquidità che prevede un mercato del tutto abusivo, quello del denaro; che istituisca e faccia osservare nuove leggi che regolamentino finalmente la finanza mondiale, chiudano i paradisi fiscali, portino alla luce e impediscano l’attività bancaria ombra (shadow banking) e istituiscano un Tribunale Internazionale contro i crimini finanziari.
(1) Si tratta di 550 miliardi di prestiti agevolati concessi dalla Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), nata nel 1948 per amministrare i fondi del Piano Marshall. È azionista di KfW Ipex-Bank; svolge attività bancaria senza superare il limite dei 30 miliardi di euro che gli permette di non deve sottostare ai requisiti di capitale e alle regole dell’Unione Bancaria e della vigilanza della BCE. La KfW non consolida il proprio passivo in quello del Tesoro, può, inoltre ricorrere ai prestiti della BCE come previsto dal comma 2 dell’articolo 123 del TFUE. Naturalmente noi ci chiediamo come mai Conte e Gualtieri non fanno lo stesso con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) facilmente trasformabile da CDP da SPA a Ente Pubblico Economico (EPE)? Anche MPS e BdI e la ex cassa per il mezzogiorno il MCC tenuta in ibernazione potrebbero svolgere questo ruolo.
(2) Quando la bolla
inevitabilmente prende a sgonfiarsi perché gonfiata ad arte da ricchezza
fittizia ( ossia droga monetaria di banca centrale destinata a pompare
artificiosamente i corsi borsistici, con il sistema del buyback
azionario) il valore di aziende, partecipate,
banche, assicurazioni, cala perché si sparge il panico e in tanti cominciano a
vendere ma i grandi fondi speculativi miliardari esteri, americani, francesi,
tedeschi, arabi e di tutto il mondo, comprano in modo speculativo al ribasso
con una tecnica che si chiama short selling.
ecco in etrema sintesi come funziona:
mi faccio prestare, per il tempo che
ritengo necessario, un titolo finanziario allo scopo di venderlo per poi
riacquistarlo e infine restituirlo.
Perché faccio una cosa del genere?
Perché so che i prezzi stanno calando
e continueranno a farlo.
Per ottenere ciò che voglio vendere
pagherò 10 (non è nemmeno necessario averli subito). Vendo ciò che mi hanno
prestato a 100. Lo ricompro a 70. Ricavo 30. Restituisco 10 facendo un profitto
di 20. Se sono molto sicuro che i prezzi scenderanno posso “rischiare“ moltiplicando
il mio profitto ossia “scommettendo“ con un effetto leva
per guadagnare il doppio, il triplo, 10 o venti volte tanto…
Ecco, chi sa ed è in grado di fare
cose di questo tipo, in genere i grandi speculatori della finanza, in periodi
come questo colgono immancabilmente l’occasione per arrichhirsi ancora di più.
In tantissimi in questo periodo
perdono. Alcuni piccoli più avveduti hanno imparato ad affidarsi ai grandi speculatori.
Mentre l’economia reale, quella che pretende di costruire ricchezza col lavoro
declina paurosamente. La finanza non serve più l’economia reale ma se stessa
procurando fallimenti, licenziamenti, miseria, sofferenza, distruzione dello
stato sociale…
Loro, i vampiri, estraggono valore a
discapito di tutti noi… Le crisi, e le grandi crisi sono il loro pane
quotidiano. Sono parassiti, diceva mio padre, uomo di cultura contadina. Non
costruiscono valore. Lo estraggono e lo distruggono.
Ecco la “libertà“ di cui si fanno
promotori, quella di arricchirsi a qualsiasi costo, qui e ora, ciclicamente
vampirizzando, parassitando, schiavizzando. Noi li lasciamo fare in nome della “libertà“
che è licenza di uccidere…
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