di Francesco Paolo Riglietti
Il Meccanismo Europeo di Stabilità o MES, è un’Istituzione finanziaria internazionale composta dai membri delle 19 Nazioni dell’Eurozona (art. 1 del Trattato che l’ha istituita nel 2011).
L’attuale MES è estremamente pericoloso per l’Italia e per le economia del Sud Europa, come ha già dimostrato distruggendo, insieme alla BCE ed alla Commissione Europea (la c.d. “Troika”), l’economia greca tramite l’imposizione di rigorose politiche di austerity, a seguito della speculazione sui titoli di Stato greci. Se la Riforma del MES, caldeggiata dalla Merkel, sarà firmata dal Governo e ratificata da tutti i Parlamenti, fra cui anche quello italiano, questa Istituzione diventerà molto più rischiosa per l’Italia per i seguenti motivi:
– verrà decurtato il valore nominale di una parte dei titoli di Stato e dei loro rendimenti, oppure allungata la loro scadenza, per cui nessuno li acquisterà e lo Stato non potrà più finanziarsi; questo sarà ottenuto tramite una semplificazione della ristrutturazione del debito pubblico;
– i nostri soldi saranno utilizzati per contribuire a rimediare ai danni delle crisi bancarie e, poiché le banche tedesche e francesi sono piene di derivati, noi pagheremo verosimilmente per la bolla speculativa che la Deutsche Bank farà scoppiare, prima o poi, per i suoi derivati, il cui valore stimato è pari a circa 50.000 miliardi di euro, pari ai 2/3 del Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale.
Tutti questi “aiuti” saranno erogati con i soldi dei cittadini mentre potrebbero essere tranquillamente erogati dalla BCE che avrebbe finalmente le funzioni di prestatrice di ultima istanza. Essa infatti, come ha detto Mario Draghi, può stampare denaro senza alcun limite.
Di seguito si riporta una sintesi dei principali articoli del MES attuale e di quelli della riforma, con gli effetti che una loro eventuale ratifica produrrebbe.
COSA PREVEDE IL TRATTATO DEL MES
Il Trattato istitutivo prevede che il capitale sottoscritto totale sia di circa 704 miliardi di euro di cui, ad oggi, sono stati versati circa 80 miliardi (art. 8). L’Italia ne ha sottoscritti 125,4 miliardi, pari al 17,8% del totale e ne ha versati, fino ad oggi, 14,3 miliardi. La Germania ne ha sottoscritti il 27% e la Francia il 20,2%. I diritti di voto sono proporzionali alle quote sottoscritte e, poiché le decisioni a maggioranza qualificata richiedono generalmente l’80% dei voti, la Francia e la Germania hanno il diritto di veto. Solo nel caso di decisioni urgenti, in cui è necessario l’85% dei voti, anche l’Italia ha il diritto di veto. Il Consiglio dei Governatori del MES, composto dai Ministri dell’Economia dei Paesi dell’Eurozona, può decidere di modificare tali quote ed assegnarle alle Nazioni (art. 10) che sono tenuti a versarle entro pochi giorni. La massima capacità di prestito del MES è pari a 500 miliardi di euro.
Il MES è quindi un Organismo sovranazionale che agisce da banca con le prerogative di un soggetto sovrano, poiché può prestare soldi agli Stati ed intervenire imponendo ad essi rigorose condizionalità (politiche di austerity con privatizzazioni, aumenti di tasse, ecc., nonché ristrutturazione dei titoli di Stato) anche impoverendo l’intera Nazione. Inoltre raccoglie fondi emettendo strumenti del mercato monetario nonché debito a medio e lungo termine con scadenze fino a un massimo di 30 anni. Può anche concludere accordi con i propri membri, con istituzioni finanziarie o altre parti.
Aiuti del MES
Gli aiuti che il MES può erogare agli Stati membri sono di due tipi (art. 14 ed All. III):
– linea di credito condizionale precauzionale;
– linea di credito soggetta a condizioni rafforzate.
La prima viene erogata ai Paesi che soddisfano alcune condizioni relative alla sostenibilità del proprio bilancio:
– non essere soggetti alla procedura per disavanzo eccessivo;
– aver rispettato i seguenti parametri quantitativi di bilancio nei due anni precedenti alla richiesta di sostegno: rapporto deficit/PIL inferiore al 3%, un saldo di bilancio strutturale pari o superiore al valore di riferimento minimo specifico per quel Paese (in genere inferiore all’1%), rapporto debito/PIL inferiore al 60% o una riduzione del differenziale del rapporto debito/PIL rispetto al 60%, pari ad un ventesimo;
– aver rispettato alcuni parametri qualitativi ed arbitrari, ossia non evidenziare squilibri eccessivi nel quadro della sorveglianza macroeconomica dell’UE, presentare riscontri storici di accesso ai mercati dei capitali internazionali a condizioni ragionevoli, presentare una posizione sull’estero sostenibile e non evidenziare gravi vulnerabilità del settore finanziario che mettono a rischio la stabilità finanziaria.
I Paesi che vengono ritenuti in linea con questi parametri, possono accedere alla linea di credito condizionale precauzionale con una semplice lettera di intenti con la quale si impegnano a garantire il mantenimento delle condizioni di ammissibilità, mentre gli altri Paesi possono richiedere di accedere alla linea di credito soggetta a condizioni rafforzate, previa firma di un Memorandum of Understanding (MoU) che lo Stato negozia con i rappresentanti del MES, della Commissione Europea (CE), della Banca Comune Europea (BCE) e, ove possibile, anche del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Nel MoU si definiscono le condizionalità in funzione degli interventi richiesti, che possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto delle condizioni di ammissibilità predefinite.
Il MES, previa sottoscrizione di un MoU, può fornire sostegno per mezzo dei seguenti strumenti (articoli dal 15 al 18):
– prestiti per ricapitalizzare le istituzioni finanziarie del Membro del MES;
– prestiti del MES;
– meccanismi di sostegno al mercato primario;
– meccanismi di sostegno al mercato secondario.
L’Italia non rispetta i parametri quantitativi di cui sopra tranne il rapporto deficit/PIL inferiore al 3%. I parametri qualitativi sono arbitrari e soggetti a grosse discrezionalità. Ciò significa chel’Italia potrà accedere solo a prestiti soggetti a condizioni rafforzate e quindi soggetta a rigorose condizionalità (politiche di austerity devastanti per ripagare, in breve tempo, i prestiti del MES).
Da quanto sopra risulta evidente l’assurda architettura dell’U.E. che prevede una Banca Centrale che non ha le prerogative delle altre banche Centrali perché non è prestatrice di ultima istanza, ossia non acquista i titoli di Stato sul mercato primario (cioè alla loro emissione) ed inoltre non presta neanche soldi alle banche per ricapitalizzarle. Quindi, se uno Stato subisce un attacco speculativo, come è successo in Grecia a partire dal 2009 ed in Italia nel 2011, i rendimenti dei titoli di Stato raggiungono rendimenti elevatissimi ed insostenibili per cui, in Grecia, è intervenuto il MES con BCE e Commissione Europea (“Troika”), che ha fornito un piano di aiuti acquistando titoli greci dalle banche tedesche e francesi che avevano speculato sugli stessi. Per concedere tale prestito, la Troika ha imposto politiche di austerity che hanno distrutto l’economia greca ed hanno altresì aumentato il rapporto debito pubblico/PIL dal 109% del 2008 al 181% del 2019.
Clausole di azione collettiva
Nell’attuale stesura del MES, sono state introdotte le Clausole di Azione Collettiva (CAC), in cui una maggioranza qualificata di creditori può imporre la ristrutturazione del debito pubblico a tutti gli altri creditori (riducendo il valore nominale o allungando il periodo di rimborso), per una determinata serie di titoli di Stato, emessi a partire dal 1° gennaio 2013 (art. 12).
Immunità
Tutto il personale del MES gode dell’immunità di giurisdizione per gli atti da loro compiuti nell’esercizio ufficiale delle loro funzioni e godono dell’inviolabilità per tutti gli atti scritti e documenti ufficiali redatti (art. 35). I beni, le disponibilità e le proprietà del MES, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione e non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca, esproprio e di qualsiasi altra forma di sequestro o pignoramento. I locali, gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono inviolabili (art. 32). Infine, i membri del MES sono tenuti a non rivelare le informazioni coperte dal segreto professionale (art. 34).
COSA PREVEDE LA RIFORMA DEL MES
La riforma conferisce maggiore autonomia al MES poiché stabilisce che questo è l’unico Organismo che può decidere a quali Stati ed a quali condizioni concedere i finanziamenti, a differenza di quanto accade per la CE e la BCE. Infatti, per ciascuna richiesta di aiuto, il MES valuterà, di concerto con la Commissione Europea e la BCE, fra l’altro, anche la sostenibilità del debito pubblico e la capacità di rimborso del sostegno alla stabilità, per cui stabilirà anche le opportune misure per garantire il tempestivo rimborso da parte della Nazione interessata.
Con la riforma, le Clausole di Azione Collettiva (CAC) verranno approvate con votazione a maggioranza singola per i titoli di Stato emessi dal 1 gennaio 2022 e di durata superiore ad un anno, per cui una maggioranza qualificata di creditori potrà ristrutturare tutte le serie di un dato titolo, senza dover votare per ogni singola serie (art. 12). Affermare che il debito pubblico possa essere ristrutturato da una maggioranza di creditori, significa che questo non è più un bene sicuro perché garantito dallo Stato, con conseguenze devastanti già per il solo effetto annuncio. Chi comprerà o si terrà i titoli di Stato, sapendo che in qualunque momento un gruppo di creditori, e non lo Stato, deciderà se il loro valore nominale potrà essere ridotto al 70% o al 60% e la loro durata potrà aumentare, ad esempio, da 5 a 10 o a 15 anni? E’ evidente che tutte le banche, i fondi, le imprese ed i risparmiatori, per non subire gravi danni, venderebbero immediatamente tutti i titoli in loro possesso con effetti devastanti sullo spread e sul sistema Paese. Tali effetti potrebbero verificarsi già al momento della ratifica del MES solo per l’effetto annuncio, come ha confermato Antonio Patuelli, Presidente dell’ABI, nel mese di novembre, dichiarando che le banche non comprerebbero più titoli di Stato.
Anche il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nel corso del seminario congiunto Omfif-Banca d’Italia del 15 novembre 2019, ha affermato che “I piccoli e incerti benefici di una ristrutturazione del debito devono essere ponderati rispetto all’enorme rischio che il mero annuncio di una sua introduzione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default”.
Ciò creerebbe immediatamente una crisi di liquidità che, da sola, sarebbe già sufficiente a costringere lo Stato Italiano a chiedere un aiuto finanziario al MES ed, eventualmente, anche al Fondo Monetario Internazionale, che imporrebbero quindi pesanti condizionalità (politiche di austerity devastanti).
In definitiva, la ratifica della riforma, equivale ad innescare una crisi dei titoli di Stato e, di conseguenza, di tutto il sistema Italia.
Ignazio Visco (Lapresse)
Inoltre, con la riforma, il MES, previa sottoscrizione di un MoU, oltre ai casi già previsti dall’attuale Trattato, può fornire sostegno anche alle crisi bancarie (art. 18.a) per mezzo del dispositivo per sostenere l’applicazione degli strumenti di risoluzione (delle banche) e l’esercizio dei poteri di risoluzione del Comitato di Risoluzione Unico (CRU), che si avvale del Fondo di Risoluzione Unico (FRU), come previsto dal diritto dell’Unione Europea.
Come se non bastasse il danno ai titoli di Stato Italiani dovuto alle nuove norme per le CAC, la riforma introduce, quindi, anche la possibilità di intervenire in caso di crisi del sistema bancario. La Deutsche Bank ha derivati per circa 50.000 miliardi di euro ed anche le banche francesi sono piene di derivati per cui, quando scoppierà la bolla speculativa, tutte le Nazioni dell’U.E., fra cui anche gli Italiani, dovranno pagare per cercare, invano, di limitare i danni, che saranno comunque disastrosi. Infatti gli aiuti del MES non servirebbero assolutamente a niente se parliamo di decine di migliaia di miliardi in derivati. Anche in questo caso, non c’è alcun motivo per accollare ai cittadini italiani i danni delle banche tedesche e francesi, che dovrebbero invece chiedere i soldi in prestito alla BCE, la quale ha recentemente acquistato le azioni della LVMH francese per finanziare l’acquisto delle azioni di Tiffany.
E IN GERMANIA?
In Germania la Corte Costituzionale, già dalla prima stesura del MES nel 2012, ha posto due vincoli alla sua ratifica, senza i quali sarebbe incostituzionale:
– l’obbligo del segreto professionale non vale di fronte al Bundestag tedesco, per cui i Ministri devono riferire tutto;
– inoltre quest’ultimo deve avere il controllo sull’operato del MES e sulle contribuzioni tedesche.
Questo significa che buona parte degli articoli del Trattato del MES in Germania non sono operanti, mentre in Italia tutto il Trattato è una mina vagante e, per smontarlo, basterebbe impugnarlo dinanzi alla Corte Costituzionale, ma questo argomento viene trattato solo da pochissimi costituzionalisti.
CONCLUSIONI
In definitiva, con il Trattato attuale, il MES decide quanto chiedere ai singoli Stati, anche importi superiori a quelli già stabiliti di 700 miliardi, e gli Stati dovranno pertanto ulteriormente indebitarsi. In caso di necessità, il MES, a sua discrezione, deciderà a quali Nazioni offrire il supporto lasciandole libere di scegliere le azioni da intraprendere, ed a quali Nazioni imporre pesanti condizionalità, esattamente come è già successo in Grecia.
Nel caso in cui l’Italia fosse oggetto di un attacco speculativo, come quello del 2011, non avendo la possibilità di difendersi da questi, poiché la BCE non svolge le funzioni di prestatrice di ultima istanza, vedrebbe aumentare lo spread ed essere costretta a chiedere il sostegno del MES. Con il pretesto dell’alto rapporto debito pubblico/PIL, il MES fornirebbe verosimilmente il sostegno imponendo un MoU con pesanti rigorosità ossia politiche di austerity devastanti (privatizzazioni di beni e servizi pubblici, aumento di tasse, riduzione di stipendi e pensioni, ecc.). L’Italia dovrebbe quindi ripagare questo prestito in poco tempo con gli interessi (notare che parte di questi soldi sono stati prestati dall’Italia al MES!).
Con la riforma, che introduce l’approvazione delle Clausole di Azione Collettiva con votazione a maggioranza singola, la ristrutturazione del debito pubblico italiano sarà più semplice e rapida e provocherà, per il solo effetto annuncio, un attacco speculativo ai titoli di Stato Italiani che farà crollare il loro valore innescando il processo di richiesta di aiuto al MES, alla CE, alla BCE ed al FMI con effetti devastanti per il sistema Paese.
Inoltre, i cittadini Italiani e di tutti gli Stati dell’eurozona, dovranno versare i propri risparmi al MES anche per salvaguardare la stabilità del sistema bancario ed intervenire, ad esempio, quando la Deutsche Bank, che detiene derivati per circa 50.000 miliardi di euro, o le banche francesi, anch’esse piene di derivati, faranno scoppiare la gigantesca bolla speculativa.
Non c’è alcun motivo di continuare su questa strada se non quello di saccheggiare tutte le ricchezze pubbliche e private delle Nazioni del Sud Europa, ed in particolare dell’Italia. Basterebbe che la BCE, come tutte le altre Banche Centrali del mondo, agisse come prestatrice di ultima istanza e non ci sarebbe alcun problema in caso di attacchi speculativi né si penserebbe al MES per cercare di porre rimedio a questa architettura dell’U.E. completamente priva di senso.
E’ auspicabile che il Parlamento non ratifichi la riforma del MES, sia poiché costituirebbe il preludio di un attacco speculativo contro l’Italia sia perché permetterebbe al MES di utilizzare i soldi degli Italiani per ridurre i danni delle bolle speculative che le banche tedesche e francesi causeranno prima o poi.
È evidente che tutto viene fatto e deciso in funzione del peso %ale di Francia e Germania che così detengono il potere decisionale. Quei valori dell’80% e dell’85% sono decisioni ad hoc per lasciare a Francia e Germania il potere decisionale. Mi sembra evidente che il CAC sia un’altra decisione paracadute di Francia e Germania a tutto discapito dei membri della CE ed in particolare per l’Italia a causa del suo alto debito pubblico, ma anche dei paesi mediterranei CE che non godono di buona vita finanziaria. Non capisco fino in fondo per quale ragioni Francia e Germania non vogliono che la BCE abbia tutte le funzioni e poteri come la Banca Federale USA o del Giappone e delega alcune funzioni e poteri al MES (ESM), che invece dovrebbero essere specifiche della BCE, fra queste la funzione di banca di ultima istanza che assicuri l’acquisto del debito (periodico) degli stati CE. Il tutto mi sembra offensivo e limitativo della dignità di stato dei vari membri della CE che a questo punto sarebbe giusto negassero la nuova e vecchia normativa con un voto negativo e ripensare a una nuova norma senza padroni né figli né figliastri. In caso contrario è inutile stare in questa CE e nell’Euro.
Assolutamente d’accordo con l’analisi fatta, approvare qualcosa del genere è criminale. Nemmeno i servizi segreti hanno l’immunità che chiedono per il mes, già soltanto questo basterebbe per non approvarlo.